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Halo 5 e Hunt the Truth: la traduzione dell'Episodio 11

Continuiamo con le traduzioni delle indagini del giornalista Benjamin Giraud sui segreti dell'ONI e le origini di Master Chief. Eccovi oggi l'undicesimo episodio, proposto sempre in collaborazione con i ragazzi di 17K Group che ringraziamo nuovamente. Buona lettura!


Elenco traduzioni precedenti:


La finestra temporale sulla pista di Petra si sta chiudendo. Con sole 72 ore per arrivare nello spazio oltrepassando gli Oni, ci vorrà un miracolo - o un intervento tempestivo - per tenere la storia sui binari.

Episodio 11 - Fino all'Osso


Ero in ritardo per prendere il volo che mi avrebbe portato su Bliss a seguire la pista di Petra, ma non mi sarei recato nella periferia dello spazio; non mi sarei mosso contro l’ONI; sarei rimasto seduto qui, fra gli infissi del miovecchio letto e tutti quei frantumi di vetro e silicio che mi strappavano i vestiti e graffiavano la pelle. A questo punto non mi interessava più nulla: la stanza in cui ero solito dormire non aveva più neanche un pavimento. La notte stava prendendo il sopravvento sulle mie spalle e nonostante facessi del mio meglio per nascondermi sotto la mia felpa con cappuccio, faceva sempre più freddo. Non avrei mai dovuto venire qui: avevano evacuato i miei vicini, preso tutte le mie cose, i miei risparmi, raso tutto al suolo senza nemmeno far pensare che nulla fosse stato in quella stanza tanto per cominciare. L’ONI avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva…

(sottovoce): Hunt the truth.

E quindi rimasi seduto. Tutto era silenzioso, quando improvvisamente ricevetti una chiamata.

Benjamin: Pronto? Chi è?
FERO: Ben? Devi uscire da lì SUBITO. Ti hanno trovato.
Benjamin: Aspetta, FERO? Aspetta, come hai?
FERO: Ti prego ascoltami. Avevo detto che ti avrei protetto, ora VAI, prima che sia troppo tardi.
Benjamin: Protetto? Io non so nemmeno chi tu sia, come faccio a fidarmi di te?
FERO: Dannazione Ben, DEVI USCIRE, ORA.

Era già troppo tardi.

FERO: Ben, ascoltami.
Benjamin: Oh mio dio…

Riuscivo a sentirli parlare attraverso il buco dove prima si trovava la mia finestra.

Benjamin: Ooohhooh … Oh no!

Dovevo nascondermi. Se avessero usato una scansione biometrica avrei dovuto pure rallentare il mio cuore, ma ero terrorizzato. Poi rimasi di ghiaccio: l’ONI era qui, e tutto divenne istantaneo, corsi fuori dal mio appartamento, lungo il corridoio; una porta, qualunque porta; ne presi una, ma i veli di plastica facevano troppo rumore, quindi mi spostai e mi nascosi oltre una porta dall’altra parte della sala, muovendomi quanto più veloce potessi ma a passo leggero, diretto verso una camera da letto, evitando le increspature sul pavimento e facendomi strada tra i mobili confiscati, cercando di essere silenzioso. Mi nascosi vicino a una finestra di un vicino e ascoltai. Sentii la mia porta aprirsi; erano nel mio appartamento. Avevo lasciato qualche traccia?

Agente ONI: Va bene, qui.

Dovevo calmarmi.

Agente ONI: Libero.

Respirai e aspettai.

Agente ONI: Uh, è qui.

Avrebbero sistematicamente esaminato l’edificio fino a quando non mi avessero trovato e poi mi avrebbero infilato in un sacco. Chiusi i miei occhi, cercai di sparire. Il suono si fece più lieve: era la mia occasione. Potevo raggiungere la scalinata ma dovevo andare ora. Mi fiondai e dopo tre passi in salotto sentii che mi venivano incontro. Mi nascosi dietro un divano. Erano esattamente fuori dalla stanza.

Agente ONI: Shhhhh… È qui.

Aspettai… Era silenzioso…. Poi colpirono.

*La porta viene sfondata*

Benjamin: No, nonono no!

Gli agenti presero il sopravvento, stavano per farmi fuori quando-

*rumore di colpi di pistola*

Gli agenti caddero a terra. Erano – Erano morti. Cos’era successo? Cercai di guardarmi intorno quando sentii uno degli agenti ancora vivo.

*altro colpo di pistola*

E poi morì. Vidi il tiratore uscire dalle ombre, prendere i palmari degli agenti dell’ONI e avvicinarsi a me.

FERO: Ora ti fidi di me?
Benjamin: Sì! Sì!! Cosa –
FERO: Altri agenti arriveranno entro due minuti. Puoi aspettare qui e morire o puoi portare il culo fuori da quella finestra, ORA.

Feci come disse.

Benjamin: Va bene, va bene, va bene!

Avevo appena incontrato FERO. Sono Benjamin Giraud e questo è Hunt the Truth.


FERO fece strada attraverso le scale anti incendio. Cercai di non guardare in basso. Saltammo qualche metro più in basso e corremmo spediti attraverso la strada per rimanere al coperto.

Benjamin: FERO, dove stiamo andando?
FERO: Smettila di parlare.

Feci come disse, cercando di non pensare. Si muoveva velocemente, rimanendo nelle ombre. Cercai di seguire esattamente i suoi passi ma era difficile rimanere in pari. Ero quasi senza fiato quando finalmente si nascose in un canale di scolo e si fermò. Cercai di elaborare quello che era appena successo.

Benjamin: Cosa – Chi erano quegli agenti?
FERO: Non ho tempo per parlare. Sono venuta qui solo per assicurarmi che rimani libero, quindi devi ascoltare attentamente. Se non lo hanno già fatto, l’ONI ha appena messo una luce verde su di te. Devi andartene dal pianeta; gli agenti probabilmente stanno setacciando il vicinato mentre parliamo e non si fermeranno finché non sarai neutralizzato.
Benjamin: Oh mio dio, mio dio, mio dio…
FERO: Ascoltami. Noi ti proteggeremo. Stiamo mobilitando le colonie esterne ora. Grossi pezzi si stanno muovendo quindi ora stanno cercando di bloccare tutto. Dovrai cavartela da solo per almeno qualche giorno. Ti daremo le risorse per fare in modo che tu rimanga nascosto.

Mi passò un palmare.

FERO: Questo è completamente intracciabile quindi usalo per qualunque cosa ti serva. Ti da accesso ad un account sicuro. Avrai molto più che a sufficienza.
Benjamin: Cosa? Dici – Dici sul serio?

Sin da quando l’ONI aveva congelato i miei conti non ero stato nemmeno in grado di comprarmi un bicchierino di caffé e ora FERO mi aveva dato una scorciatoia fuori dalla rovina finanziaria. Mi aveva salvato la vita e ora mi aveva anche salvato economicamente.

Benjamin: Questo… È grandioso. Non posso rigraziarti abbastanza.
FERO: Puoi accedere alla nostra rete di case sicure grazie a quello. Il protocollo è bloccato ora ma quando scade il blocco, ti dirà automaticamente cosa fare. Farò in modo che si prendano cura di te.
Benjamin: Aspetta, tu – Tu non ci sarai?
FERO: La mossa che abbiamo pianificato è pericolosa ma sto per andare nel buio. E questa vola potrebbe essere per sempre.
Benjamin: COSA? Aspetta, correresto un rischio del genere?
FERO: Non c’è tempo. La finestra si sta chiudendo e Chief sta ancora subendo tutto. La tua storia ha esposto l’ONI – Le fughe di Biko lasciano tagli profondi. Abbiamo quei bastardi sanguinanti ma dato che i Senatori non hanno dato credito alla nostra intromissione, l’ONI ha avuto modo di riprendersi quindi andiamo a piene forze finché sono vulnerabili. Ecco perché siamo in blocco. La missione è disperatissima ma non c’è un colpo fortunato in canna-
Benjamin: No, ci dev’essere.
FERO: Va tutto bene, Ben, non ho paura di morire. Cio che facciamo è molto più importante di me e io so che ci saranno sempre persone a continuare la lotta, persone come te.

L’ONI mi stava cercando con qualunque mezzo a loro disposizione. FERO mi aveva salvato la vita e ora era pronta a sacrificare la propria. Non potevo stare a guardare. Sapevo cosa fare.

Benjamin: Aspetta, Aspetta, Aspetta, potrei averlo io il colpo fortunato.

Convinsi FERO a rinviare il piano per qualche giorno mentre io seguivo la pista di Petra. Sapevo che qualunque cosa avessi fatto, qualunque cosa ci avrei trovato, sarebbe stato grosso. Dovevo assolutamente fare qualcosa per tenere uno dei miei amici in vita in tutto questo… Ringraziai FERO ancora una volta.

Benjamin: Grazie.

Le dissi che l’avrei rivista presto e ci separammo. Rimasi nelle ombre e mi spostai attraverso la città verso il traghetto diretto per Bliss, fermandomi una volta sola presso un negozio di articoli militari; raccolsi un pò di roba e poi presi il mio volo per lo spazio profondo. Quando arrivai, mi diressi al’ufficio dei diritti minerari. Lungo il viaggio di andata, il capitano del traghetto sembrava ben più interessato ai soldi che gli avrei dato per tener la bocca chiusa che non alla mia storia campata per aria di prospettore. Speravo che il coordinatore delle reclamazioni sarebbe stato ugualmente pragmatico.

Coordinatore: Signor Jared, un esperto di minerali e rocce di silicio di solito non fa un volo con astronave per farsi una camminata nelle lande vetrificate. Mi piace la sua iniziativa, ma vorrei mostrarle alcune di queste cose.
Benjamin: A dire il vero ho già in mente un piano.

Dopo aver negoziato il trasporto fin lì, avevo capito bene che cosa l’industria considerava un compenso accettabile. Con tutti gli uomini di fuori con palmari luccicanti, avevo capito che l’uomo che concedeva i permessi mi avrebbe fatto metter mano all’account di FERO. Quindi, 75.000 crediti più tardi, avevo accesso, navigazione e atrezzatura completa. Sembrò in guardia tuttavia quando rifiutai una scorta.

Coordinatore: Uh sono quattro chilometri da qui e oltre la periferia è una camminata bella tosta tra roccia vetrificata; alcune formazioni sono accuminate come lance.

Firmai l’atto di rinuncia. A suo favore, mi offrì diversi avvisi, gratuitamente.

Coordinatore: Il vento è bello forte la fuori. Il particolato è molto ruvido. Abbiamo dovuto sigillare le porte due volte nella scorsa settimana. Quindi se senti quell’allarme, vai al coperto, okay? Altrimenti, ti sbrindellerà la pelle.
Benjamin: Grazie, lo apprezzo.


L’orizzonte dall’avamposto nei sobborghi sembrava essere popolato solo da cave. Quando raggiunsi la periferia però, le cave all’aperto si fermavano di colpo e vidi il VERO pianeta vetrificato: un’inquietante oceano di forme e colori, formazioni fragili ovunque costellate da telai di edifici sciolti. Il terreno era brutale, rallentava il mio percorso rendendolo una scarpinata tra campi di vetro sporgente. Anche il clima era fastidioso: una sete costante nonostante mi fermassi spesso a bere. La mia pelle sembrava andare in frantumi sotto il mio equipaggiamento coperto di sudiciume. Dopo essere quasi soffocato a causa della polvere, passai più di un ora a respirare attraverso il respiratore. A volte alcune piante desertiche uscivano dalle crepe, colorate di blu acceso o di rosso cremisi.

Ma a parte i corvi che setacciavano gli insediamenti, quella era l’unica forma di vita non umana che avessi visto. Era tutto ridotto a una fine cenere trentadue anni dopo, sospesa nell’atmosfera. Mentre colorava il cielo surreale sopra di me, cambiando costantemente coi venti, formando flussi o colonnati deformi, tutto sembrava andar bene quando una nube di densa cenere arrivò di colpo. Mi fermai; ero completamente accecato, non volevo fare un passo in quanto una caduta letale era fin troppo probabile. Controllai la mappa; solo milleduecento piedi rimasti. Ero in dubbio se aspettare che si diradasse la nebbia quando improvvisamente si fece più lieve. Per un momento era fantastico quando sentii un sono che mi riportò coi piedi per terra: l’allarme per la tempesta. Misi via la mappa e cominciai a muovermi quanto più veloce possobile, con sbalzi di temperatura frequenti tra caldo e freddo. Il vento che cambiava, soffiando prima avanti poi indietro, frammenti di sabbia che si scontravano contro di me; ma non vedevo nulla; dietro di me tutto era calmo e di fronte, il cielo sopra le montagne era perfettamente limpido. Dov’era la tempesta?

Guardai di nuovo la mappa, ancora qualche centinaio di piedi. Vidi le rovine di un grosso complesso; sarei arrivato in poco tempo. Poi capii: quelle non erano montagne. Un muro nero era diretto verso di me dall’orizzonte; cominciai a correre, con la tempesta che si avvicinava, colorata come la notte e incredibilmente alta. Ottenni il segnale dalla mappa, tuttavia la struttura era stata rasa al suolo; non c’era posto dove andare e la sabbia era sempre più veloce; graffiando le mie guance, mi guardai intorno disperatamente, cercando di coprirmi il volto; più in là c’era un grosso complesso collassato. Mi avvicinai, con frammenti di vetro che cominciavano a frantumarsi contro il pulviscolo facendo rumore di campanelle. Il vetro stava lacerando i miei vestiti; scalai e mi calai con ondate di polvere che mi graffiavano mentre entravo in una fossa, graffiandomi le gambe nel mentre. Il suono era assordante, dovevo entrare subito; iniziai a girare una valvola nel pavimento. La tempesta colpiva più duramente, la mia pelle sembrava prendere fuoco.

Spinsi ancora una volta; mi infilai dentro il bunker mentre il muro di vetro si schiantava sopra di me e rimasi al buio. Rimasi fermo per un pò, prima di togliermi il respiratore. La mia pelle pungeva ovunque. controllai la mia coscia, stava sanguinando e faceva malissimo ma non era troppo profonda la ferita. Presi il kit medico, bendai e cominciai a guardarmi intorno.

Benjamin: Qui è crollato tutto… Ci sono frammenti ovunque per terra.

Chiunque avesse abbandonato questo posto doveva essere stato avvisato in anticipo e aver lasciato il posto di fretta. Illuminai con la torcia la stanza.

Benjamin: Va bene, Ufficio di Intelligence Navale, settore comunicazioni…

Era uno stabilimento d comunicazioni subspaziali ONI. Uno delle centinaia sparse nello spazio profondo per propagare le comunicazioni tra la terra e l’esterno. l’ONI non avrebbe lasciato nulla di utile in un posto simile.

Benjamin: Va bene, Petra, che sto cercando?

Seguii ogni cosa potessi trovare, cercando zone ad accesso risevato. Qualche piano più in basso e dozzine di svolte, ero in quello che sembrava il piano più basso e stando agli echo nell’ombra, la stanza era enorme. Mi mossi attraverso dozzine di file di scaffali coperti da tessuti. Qualunque cosa fosse successa su Bliss, qui non aveva fatto niente.

Benjamin: Che cosa sto cercando…

Guardai dietro uno dei teli.

Benjamin: Dannazione..

Armi, esplosivi, munizioni, modifiche di ogni genere, nessuna omologata dall’UNSC.

Benjamin: Sul serio, armi?

Avevo fatto tutta questa strada per merci di contrabbando a buon mercato?

Benjamin: (Rivoltando altri teli) Ditemi che è uno scherzo…

Poi lo vidi, con la coda dell’occhio. Fra le ombre in fondo alla stanza, attraverso una porta di vetro.

Benjamin: Va bene, ci siamo.

Una luce lampeggiante.

Benjamin: No, non può essere attivo.

Un ripetitore attivo?

Benjamin: Sul serio?

In una stazione ONI? Ci sarebbe potuta essere qualunque cosa su di esso, ci avrebbe potuto essere qualunque cosa se qualcuno lo avesse usato. La superficie era un disastro, dunque avranno presunto che la vetrificazione si fosse spinta così in profondità. L’ONI probabilmente non stava nemmeno operando in alcun modo notevole in questa zona. Questo doveva essere il motivo per cui mi trovavo qui.

Benjamin: Vediamo…

Immediatamente presi il mio palmare e non riuscii a crederci. Il server era in standby ma era pienamente operativo. Qualcosa si attivò e la luce ausiliaria riempì la stanza.

Benjamin: Ahahaha non ci credo!

Cominciai a fare ricerche. Biko, eventi recenti. Ricordai il nome del file del video di Biko che FERO aveva fatto trapelare in rete. Quel video comparve e così fece anche il secondo video, quello che FERO non aveva visto. Lo scaricai e aprii la registrazione. Era una composizione di ogni camera che avesse registrato quel giorno. Il video originale mostrava Chief che sparava lungo la sala principale dove quattro civili erano morti. Ma non vidi civili in quella sala, vidi due bidelli armati di laciarazzi. Vidi corrieri con granate e nessuno di loro aveva una possibilità mentre Chief li abbatteva uno ad uno. Colpo dopo colpo, proiettile dopo proiettile, lo guardai uccidere i terroristi, sparando con la sua pistola esattamente dodici volte, colpendo solo assassini ogni volta. Guardai la guardia del corpo e quattro guardie dell’ambasciata sparare a Sekibo Stesso. La parte migliore era che il medico legale confermava tutto. Il razziatore di Ray aveva ragione, era inconfutabile. Chief aveva ucciso i cattivi, i cattivi avevano ucciso gli innocenti. Trovai la richiesta originale di Sekibo di rinforzi e il rifiuto automatico dell’UEG.

Benjamin: Non riesco a crederci.

Avevo tutto quel che serviva a scagionare Chief.

Benjamin: Ce l’abbiamo.

C’era molto altro per incastrare l’ONI. Ebbi un’idea terribile e sapevo esattamente cosa cercare dopo.

Benjamin: (Digita) Benjamin Giraud…

Comparvero i risultati, un brivido mi percorse la schiena. Profili psicologici su di me, conversazioni tra Sully e i suoi superiori, lista dei miei punti deboli, relazioni. Mi stava nauseando. Scaricai i file ma non riuscii a trovare la forza per leggerli.

Benjamin: Oh, ovviamente.

Percorsi le interviste. La vera data di arruolamento di Gabriella Dvorak? 2524, era su Dwarka. Non aveva nemmeno messo piede sul pianeta in cui lei sosteneva di aver liberato un giovane John. Il sopravvissuto al campo di prigionia, Thomas Wu, l’uomo che aveva mentito sull’esistenza di campi sul pianeta di John? L’ONI aveva deciso di andarci giù pesante. Avevano promesso di finanziare altri memoriali e campagne di sensibilizzazione per i sopravvissuti dei campi di prigionia dei ribelli in cui erano stati imprigionati Thomas e innumerevoli altri. Trovai anche gli attori.

Benjamin: Walker, ahha, ti vedo, bastardo.

Paul Gustivson, conosciuto come Jacob Walker, era lì dentro. Il riassunto delle sue opere di recitazione, note personali, un accordo di rinuncia al lavoro corrente e di andare in pensione. Trovai Deon, o Smon Kensington. C’era anche un video di lui che provava, testando la sua versione di Deon, rispondendo ad una delle richieste fatte da un’impegata dell’ONI. Mentre ascoltavo lui discutere le mie vulnerabilità emotive, la mia nausea mutò in rabbia.

Benjamin: Bastardi.

Poi venne il turno della storia che non volevo sentire, la versione di Anthony sul progetto Spartan; compresi di essere ancora spaventato dal vedere prove concrete, per confermare le voci. Cercai ugualmente; presto trovai diversi documenti altamente classificati in cui l’ONI mandava degli esploratori nel 2516. Interrogazioni e richieste di pianeta in pianeta, quando esaminavano le colonie esterne e poi le qualifiche per il progetto Spartan-II: una lista di criteri fisici ementali, compatibilità genetica con una serie di procedure di potenziamento e un’età ottimale – Sei anni o più giovane. Feci un ultima ricerca.

Benjamin: John-117.

Eccolo comparire, sulla lista del 2517. Iniziai a seguire il suo nome lungo la scia di documenti che seguivano il giorno in cui i suoi genitori in teoria l’avevano sepolto. I rapporti sui progressi, scritti da scienziati. Linguaggi da prototipi tecnologici costosi, ma parlando di un bambino. Avevano fatto tutto questo ad un eroe, al MIO eroe e a innumerevoli altri bambini. Stavo indagando quando improvvisamente-

Benjamin: Cosa diavolo è stato?

File corrotti iniziarono a penetrare il mio palmare. Scollega immediatamente dal server e controllai i file: erano sani.

Benjamin: Oh, grazie a dio.

Poi si spense tutto.

Benjamin: Aspetta, aspetta- Oh, no.

Ero terrorizzato, avevo per caso superato la finestra di 72 ore fornita da Petra? L’ONI mi aveva appena beccato? Controllai l’ora.

Benjamin: Aaah, va bene.

Era tutto a posto, ma cos’era stato? Guardai il server ancora una volta. La luce di standby brillava ancora più forte, pulsando a me. Iniziava a calare, ma non aveva più importanza, avevo ciò di cui avevo bisogno e la tempesta era passata. Uscii dal bunker, era ora di lasciarsi questo triste incubo alle spalle. Mentre camminavo verso la landa desolata, i miei passi erano sempre più sicuri. Conoscevo questo terreno e avevo l’ONI in pugno. Unitevi a me nel prossimo episodio di Hunt the Truth.

Traduzione a cura di Andrea Buzzi.

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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