Recensione - Little Nightmares III
di
Mirko Rossi / Thor
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Il Gioco
Little Nightmares III è il terzo capitolo della saga nata nel 2017 dalla creatività degli svedesi di Tarsier Studios, a cui hanno fatto seguito lo spin-off per dispositivi mobili “Very Little Nightmares” nel 2019 e un secondo capitolo principale nel 2021, sempre a firma di Tarsier Studios. Il nuovo episodio, pubblicato anche in questa occasione da Bandai Namco, è però stato affidato a un team di sviluppo inedito, ovvero gli inglesi di Supermassive Games, che hanno raccolto il testimone lasciato dalla software house svedese, acquisita da Embracer Group. Il nuovo team, forte delle sue esperienze da Until Dawn a The Quarry, passando per la corposa antologia The Dark Pictures, non è certo nuovo né alle avventure di stampo narrativo, né alle atmosfere più cupe e spaventose, e qui dimostra di trovarsi pienamente a suo agio anche nel minuto e dark mondo di Little Nightmares.
MX Video - Little Nightmares III
Al netto di questa sostituzione, Little Nightmares III propone sostanzialmente la stessa struttura da avventura con elementi platform che abbiamo imparato a conoscere nei capitoli precedenti, impreziosita però da nuovi protagonisti e da una location inedita. Supermassive Games ha infatti deciso di introdurre due nuovi personaggi, ovvero Low e Alone, e di ambientare l’intera vicenda nella “Spirale”, un agglomerato di luoghi inquietanti collocati nel misterioso Nulla dal quale i due protagonisti dovranno disperatamente tentare di fuggire nell’arco di quattro diversi capitoli principali, a cui corrispondono altrettanti ambienti differenti. La storia alla base del titolo, come sempre criptica e che lascia spazio a varie interpretazioni, vede i due amici Low e Alone risvegliarsi senza troppe spiegazioni alle porte di una città letteralmente deserta, che scopriremo poi essere conosciuta come la Necropoli, nella quale si aggira una pericolosa minaccia in grado di trasformare in polvere qualunque essere vivente con un solo sguardo.
Da qui prende il via tutta la vicenda che, come da tradizione, si dipana con un’alternanza di fasi esplorative, durante le quali i protagonisti attraversano le varie zone in modo pressoché lineare, risoluzione di enigmi, più o meno articolati, e fasi action, che comprendono sia frenetiche fughe dalle mostruose creature che popolano la Spirale sia brevi sezioni di combattimento nelle quali i due amici devono sfruttare le loro abilità e collaborare per sopravvivere. A differenza di Six e Mono, i protagonisti dei titoli precedenti, Low e Alone hanno infatti in dotazione rispettivamente un arco, completo ovviamente di frecce, e una chiave inglese, che possono essere usati sia per interagire con l’ambiente o con meccanismi di vario tipo sia per difendersi dai nemici. Nel corso dell’avventura, la coppia entra poi in possesso di altri oggetti come un ombrello, utile per planare e sfruttare alcune correnti d’aria, una torcia, perfetta per illuminare gli anfratti più bui delle ambientazioni, e così via.

La seconda grande novità presente in Little Nightmares III è che, per la prima volta nella saga, l’intera avventura può essere giocata da soli, scegliendo quale dei due personaggi controllare e lasciando alla I.A. il compito di guidare l’altro, o in co-op online con un altro giocatore in carne ed ossa. Nel primo caso la CPU muove in autonomia uno dei due personaggi durante l’esplorazione, con interazioni per la maggior parte scriptate durante la risoluzione degli enigmi o i combattimenti. Nel secondo caso l’intera gestione passa nelle mani dei giocatori, che devono necessariamente collaborare e coordinarsi per superare indenni le molte insidie presenti nel gioco. Ad esclusione di alcune sporadiche occasioni, anche in Little Nightmares III è infatti presente una marcata componente “trial and error” con game over praticamente istantaneo in caso di fallimento, tanto quando si gioca in single player quanto durante le sessioni cooperative.
Tenuto conto di questa dinamica, per completare la mia prima run in solitaria nei panni di Alone ho impiegato circa 5 ore, alle quali se ne sono sommate poco meno di 4 per raggiungere nuovamente i titoli di coda impersonando Low. Se si escludono le differenti interazioni previste per i protagonisti e le brevi sezioni in cui i due si separano, l’esperienza di gioco è pressoché identica, il che rende eventuali partite aggiuntive inevitabilmente più lineari e rapide. Ci sono due variabili da tenere però in considerazione parlando di longevità: la prima riguarda la presenza di alcuni collezionabili sotto forma di piccole bambole che è possibile raccogliere nelle varie ambientazioni. La seconda, decisamente più personale, riguarda il tempo che ciascun giocatore decide di dedicare all’esplorazione e alla ricerca di dettagli nelle varie aree, utili a comprendere meglio le vicende.

Vale inoltre la pena di spendere qualche parola sulla suddivisione tra le due modalità e la gestione dei salvataggi. Innanzitutto, è giusto sottolineare che il gioco supporta il cosiddetto “Pass Amici”, che consente di poter giocare in due utilizzando una singola copia del gioco. Entrando più nel dettaglio, è poi opportuno sapere che in single player non è possibile cambiare il personaggio selezionato dopo aver avviato la partita. Una volta fatta la propria scelta tra Low e Alone, per vivere l’esperienza dal punto di vista dell’altro protagonista è necessario iniziare una nuova avventura, approfittando se necessario di uno degli 8 slot di salvataggio messi a disposizione dagli sviluppatori.
Allo stesso modo, non è possibile passare “al volo” da una partita in singolo a una partita multigiocatore, ma bisogna necessariamente avviarne una nuova. Questo vale anche se si vuole continuare l’avventura in co-op con una persona diversa da quella con cui si è iniziato. La modalità multigiocatore, inoltre, non supporta né il gioco in locale, né il cross-play tra le varie piattaforme di pubblicazione, né la funzionalità cross-gen tra piattaforme della stessa famiglia, ma di generazione differente. Quest’ultima opzione, almeno secondo quanto dichiarato dal publisher, dovrebbe però arrivare in futuro così come anche i due DLC previsti per il 2026 che proseguiranno la storia narrata nel capitolo principale.

A gestire tecnicamente Little Nightmares III è la quinta edizione dell’Unreal Engine di Epic, che si dimostra nuovamente in grado di tradurre in realtà, seppur virtuale, la visione distopica e grottesca degli sviluppatori, enfatizzando il tutto con ottimi effetti di illuminazione e grande attenzione ai dettagli. Su Xbox sono presenti due diverse modalità di rendering, una che predilige la qualità bloccando il framerate a 30fps e una che si focalizza sulla fluidità a 60fps rinunciando a qualche dettaglio e con qualche compromesso per quanto riguarda la risoluzione. Il comparto audio è invece affidato a una colonna sonora originale affiancata a un sound design interamente al servizio dell’esperienza di gioco, specie per chi deciderà di viverla indossando un paio di cuffie. Il gioco è interamente localizzato in italiano per quanto riguarda i pochi testi disponibili, ovvero menu e tutorial, mentre il doppiaggio è assente in quanto, anche questo terzo capitolo, non propone dialoghi di sorta.


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