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The Halo 4 Experience: storia di un marine nella neve

Prima del lancio di Halo 4, l’UNSC e 343 Industries hanno dovuto affrontare un’ultima sfida per preparare il ritorno di Master Chief e per farlo hanno richiesto la collaborazione di fan e diversi siti specializzati. Scopo dell’operazione era salvare una squadra di marine incappata in un’imboscata Covenant, recuperare dei glifi di origine sconosciuta (presunta Precursore) e liberare il Principato del Liechtenstein dalla minaccia di ben due nemici alieni. Per questo motivo, martedì 30 ottobre MondoXbox è saltato sulla navetta da sbarco (9° reggimento aviotrasportato, nome in codice: Swiss Airlines) e ha fatto rotta verso Zurigo.
Lo Sbarco
L’altoparlante sopra la mia testa gracchia mente il comandante del volo ci informa che sono iniziate le manovre d’atterraggio per l’aeroporto di Zurigo. Mi scuoto di dosso la sonnolenza indotta dal monotono rumore delle turboeliche del bimotore, chiedendomi se la visiera riflettente degli Spartan serva a nascondere le grasse dormite che si fanno durante gli spostamenti in Pelican. Fuori dal finestrino la Svizzera mi accoglie con campi spruzzati di neve. La cosa mi prende totalmente di sorpresa. È finta, di sicuro.

Sulla pista mi aspetta un signore elegante con in mano un cartello eloquente: Halo 4. Tanto mi basta per seguirlo fino alla macchina con cui mi porta in una sala d’attesa dell’aeroporto. Una volta varcata la scoglia dell’area mi viene chiesto il nome e mi viene consegnata una cartelletta marchiata UNSC con dei documenti all’interno. Il primo foglio è una lettera dove mi vengono fatti i complimenti per la mia preparazione in quanto esperto di manufatti e culture aliene. Evidentemente sanno delle cose sul mio conto. Cose che non so nemmeno io. Ricevo anche dei ringraziamenti per essermi precipitato con così poco preavviso sul posto. A farmi sentire così importante è la Dottoressa Catherine Halsey, la madre del progetto Spartan e una delle maggiori esperte della civiltà dei Precursori.

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I fogli successivi mi forniscono le istruzioni minime per capire cosa sta accadendo. In poche parole hanno trovato delle tracce riconducibili ai Precursori in un bosco nelle vicinanze del Castello di Gutenberg, in Liechtenstein. L’UNSC ha prontamente richiesto una squadra di esperti per localizzare tali reperti e decifrarli. Il team è composto da specialisti arrivati da tutto il mondo (Spagna, Olanda, Francia, Inghilterra, Italia, Stati Uniti, Austria…). Dopo un paio d’ore durante le quali veniamo sfamati con razioni militari al gusto di panino al salame e dall’aspetto di panini al salame, ci viene detto di lasciare i bagagli sul posto e prendere solamente il necessario. Ci viene consigliato anche di adottare un abbigliamento pesante perché farà freddo. Elimino l’albergo dalle possibili mete.

Durante l’attesa ci hanno divisi in quattro team e con tale organizzazione veniamo condotti all’esterno dell’aeroporto dove ci aspettano due pullman. Vicino all’entrata di ogni mezzo c’è un Luogotenente dell’UNSC in uniforme che ci spiega che non si tratta di una gita o di una vacanza ma di un’operazione top secret estremamente importante. “Tutto chiaro?” chiede. “Sì, Signore!” rispondono pochi convinti. La domanda viene ripetuta una seconda volta, lanciata verso il cielo di Zurigo con un urlo poderoso. Un paio saltano sul posto interrompendo la loro conversazione privata, gli altri vengono improvvisamente pervasi da un cieco furore militare e rispondono con altrettanto vigore. Veniamo caricati sui pullman e inizia il viaggio verso il campo base Echo Sword.

Il Liechtenstein non sarà più lo stesso
Il viaggio in pullman dura quasi due ore e per non farci annoiare viene proiettata la versione completa della seria Forward Unto Dawn. L’episodio conclusivo conferma il valore estremamente elevato della produzioneMicrosoft e riserva scene spettacolari e una sorpresa finale che lascerà diversi fan con gli occhi sbarrati. Inoltre sarà un piacere ritrovare il protagonista, un giovane Thomas Lasky, in Halo 4. Fuori nel frattempo è calata l’oscurità e la temperatura si aggira intorno allo zero. All’improvviso la radio legata alla cintura del Luogotenente che viaggia con noi inizia a emettere suoni confusi, frasi spezzate da esplosioni e il ruggito di un motore. I due pullman accostano immediatamente in uno spiazzo poco più avanti. Le porte si aprono e salgono due marine armati di MA5B. Sono agitati e dopo una velocissima ispezione ci fanno scendere in fretta e furia dal mezzo. Non possiamo nemmeno portarci dietro il regalo che avevamo trovato sul sedile: una mela e una bottiglia d’acqua rigorosamente marchiate UNSC. Mi dolgo ancora adesso di non aver potuto assaggiare una mela prodotta su chissà quale colonia.

Quando scendiamo dal pullman veniamo investiti dal freddo e da una sfilza di ordini perentori. I soldati presenti hanno fretta e ci spingono verso delle camionette militari appostate a pochi metri. Nella confusione che segue la divisione delle squadre salgo sulla camionetta di coda, insieme ad un paio di connazionali e al Luogotenente che ci ha accompagnato nel viaggio in pullman. Una volta chiuso lo sportello sul retro il buio è totale e due vigorose manate dall’esterno indicano che dobbiamo muoverci. Mentre attraversiamo i boschi del piccolo principato, gli autisti civili ci guardano perplessi. Provo a figurarmi la homepage di Facebook con tutti gli aggiornamenti di stato dei miei amici riguardo la loro serata e il mio, in mezzo, che recita: “Io stasera sto invadendo il Liechtenstein con un compartimento militare UNSC.” Non è solo l’embargo a impedirmi di farlo. Durante il tragitto il Luogotenente ci informa che hanno perso i contatti con la squadra inviata a recuperare uno dei reperti alieni individuati nella regione, è per questo che i soldati che ci hanno caricato sulle camionette erano così agitati. Durante la sua spiegazione fa più volte capolino la parola Covenant. Ok, mi serve un’arma.

Il convoglio devia dalla strada principale inoltrandosi nella vegetazione su un sentiero fangoso. Il ragazzo vicino a me si guarda le scarpe, sono di tela. Poi guarda i miei anfibi. Io gli sorrido facendomi un nuovo nemico. Il motore si spegne e ci viene ordinato di scendere. Per la seconda volta in un’ora scendo da un veicolo venendo accolto da freddo e ordini, ma questa volta nell’aria c’è qualcosa di diverso. Odore di bruciato, fumo. Giro intorno alla camionetta e mi trovo di fronte ad un campo militare: sullo sfondo c’è un elicottero in parte immerso nel buio. Al centro dell’accampamento una tenda scarsamente illuminata attira la mia attenzione per via delle mappe appese ad una lavagna. Le panche di fronte sono rovesciate nel fango. Veniamo mandati dentro ad una tenda dove ci fanno raccogliere uno zaino militare e ci danno le istruzioni su come sfruttare l’equipaggiamento contenuto. Dopo qualche minuto mi ritrovo con una mantellina cerata, una pila a led, un cappello protettivo e dei guanti. Cerco meglio nella sacca: niente Magnum. Trovo però un tubetto con del colore per la mimetica facciale; male che vada posso travestirmi da Flood. Quando anche i più lenti arrivano ad avere un aspetto vagamente marziale, raddrizziamo le panche e ci sediamo per il briefing. Perché ci sarà un briefing, vero? Non possono spararci per i boschi senza istruzioni più dettagliate. Sì, c’è un briefing. A farlo è una donna vestita con un camice bianco, si presenta come la dottoressa Catherine Halsey. Qualcuno dietro di me smette di respirare. Mentre parla mi accorgo che il suo volto mi è familiare, e non perché da dieci anni ormai vivo ripetendo la parola Halo almeno una ventina di volte al giorno. Lei è la dottoressa Halsey. La dottoressa Halsey ha creato una IA basandola sul suo cervello, Cortana. Quindi potremmo dire che Cortana è la dottoressa Halsey, ci siete? Perfetto, ecco che si incastra l’ultimo tassello del puzzle: la donna di fronte a me è Jennifer Taylor, la voce di Cortana.

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Durante il briefing ci viene detto che le quattro squadre dovranno compiere quattro missioni diverse: tre recupereranno questi misteriosi glifi, l’ultima dovrà prestare soccorso alla squadra finita sotto il fuoco dei Covenant. Sarà il team di cui faccio parte, chiamato Alpha Team, a prestare soccorso ai feriti. Saremo accompagnati dal Capitano in persona, un veterano armato di SMG silenziata. Le squadre si dividono ognuna verso il proprio obbiettivo, e presto ci ritroviamo a marciare nel fango lungo un sentiero buio in mezzo al bosco. Qualcuno impreca verso le sue scarpe, evidentemente sono di tela. Ad un certo punto sentiamo delle esplosioni e alcune vampate luminose rischiarano la notte. La radio del Capitano prende vita, è una soldatessa. Parla a bassa voce, dal tono immagino sia nascosta nella vegetazione attenta a non farsi scoprire dal nemico. Ci informa che è insieme ad un compagno ferito e che hanno dovuto abbandonare il mezzo sul quale viaggiavano per scappare a piedi. Sono inseguiti e non sa quanto tempo le resta prima di essere scoperta. Il Capitano ascolta con attenzione e poi con un ordine secco ci divide in due gruppi. Lui, insieme al primo gruppo, correrà a soccorrere i soldati, mentre il secondo gruppo dovrà cercare il mezzo abbandonato per recuperare i medikit a bordo. Come membro del secondo gruppo mi avvio verso una strada in salita, il soldato che ci scorta punta il fucile verso ogni ramo scosso dal vento. Per un attimo un ceppo coperto di muschio mi appare come un Grunt. Dopo qualche minuto vediamo un jeep sul ciglio della mulattiera. Vengo mandato a controllare la condizione del conducente ma quando punto la pila all’interno dell’abitacolo lo trovo vuoto. Nel frattempo i compagni del mio gruppo hanno scaricato una cassa dal retro del veicolo e stanno cercando di scoprire la combinazione del lucchetto che la chiude. Se ci fosse con noi uno Spartan ci dimostrerebbe come aprire un lucchetto senza la chiave. Mentre i miei compagni brancolano nel buio, questa volta metaforicamente, ispeziono la zona passeggeri della jeep e trovo una piastrina militare UNSC: John Miller UNSCDF-2170. Poveraccio. Mentre fisso la piastrina mi si illumina il volto: il nostro soldato mi sta guardando puntandomi la torcia in faccia. Poi sposta il fascio di luce sulla piastrina. Eh, giusto! Il numero. Dopo averlo inserito nel lucchetto, la cassa ci svela i suoi segreti: altro non sono che medicazioni di vari tipo. Ne raccogliamo un paio e corriamo per ricongiungerci con il primo gruppo che ci raggiunge portando a spalla un soldato ferito. Il Capitano è preoccupato, le forze Covenant sono troppo vicine, ci ordina di tornare alle camionette. Il soldato lo cureremo una volta arrivati alla base Sword. Non ce lo facciamo ripetere due volte, in assenza delle giuste strumentazioni in grado di provocare considerevole danno un Elite è una di quelle minacce che ti impediscono di arrivare al prossimo Natale.

Il viaggio verso la base Sword è relativamente tranquillo, il soldato ferito sale insieme a noi e ci chiede sa abbiamo avvistato il nemico e quando rispondiamo che non si è visto nulla sembra calmarsi. Uno dei presenti gli chiede come va la gamba. “Bene” risponde il soldato. “Ottimo!” esclama il ragazzo. “È al braccio che mi hanno sparato.” Aggiunge il soldato. Tace imbarazzato il ragazzo. Passano pochi freddi minuti e arriviamo alla base, lo spettacolo mette soggezione: un’immensa parete si alza di fronte a noi sfidando la notte, su un lato il simbolo dell’Antico Male risplende come monito a tutti quelli che osano sfidare il suo alfiere. Al centro della cava c’è un accampamento scientifico e uno studioso con il camice sporco di fango ci accoglie con aria confusa. Deve essere stato aggredito da poco, forse è stata proprio una delle nostre squadre a soccorrerlo. Ci raduniamo sotto la tenda e lo scienziato osserva tre pezzi di pietra con un’incisione su ognuno di essi. Mentre cerchiamo di capirne il significato componendoli come un puzzle, il Capitano riceve una comunicazione via radio: è la Halsey. Ci informa che secondo i suoi studi manca un ultimo tassello per completare il glifo e ci invita nel frattempo a descriverle la figura parzialmente formata. Ad osservarla sembra il simbolo di Adjutant Reflex, ma è incompleto e approssimativo. All’improvviso l’aria viene lacerata da un boato, e colti di sorpresa ci abbassiamo temendo l’arrivo del colpo, ma non era diretto a noi evidentemente. Dopo pochi secondi dalla galleria alle nostre spalle sentiamo arrivare una serie di scoppi, sembra un trattore o comunque il motore di un mezzo potente. Gli scoppi si trasformano in un ruggito e dall’imboccatura esco sgommando un Wartogh, al posto della torretta si erge un’arma ancora più pericolosa. Uno Spartan. LO Spartan.

L’applauso scatta immediato e sulla visiera di Master Chief si riflettono i flash di decine di macchinette fotografiche, che vi ricordo essere dotazione standard di ogni marine che vuole riportare a casa delle foto dalle colonie. Il Capo ci porta in dono l’ultimo pezzo del glifo e mentre ce lo consegna, la galleria dietro di lui collassa in una pirotecnica esplosione. È giunto il momento di saltare sulle camionette e portare il glifo completo alla dottoressa. I gruppi si dividono in maniera scomposta nei diversi veicoli e io mi trovo a bordo di una jeep con una ragazza che viene dagli Stati Uniti. Quando le dico che si è fatta un bel viaggio per arrivare fino nel cuore dell’Europa, lei mi risponde che doveva, essendo Bonnie Ross, General Manager di 343 Industries. Poi mi presenta Jessica Shea, seduta davanti a noi, Community Manager di 343 Industries e conosciuta su Halo Waypoint come “bs Angel”. Durante il tragitto si scherza sul freddo e sul fatto che non vediamo minimamente dove stiamo andando e che Bonnie nonostante lo sappia non voglia dirlo. Ma non passa molto tempo prima che la jeep si spenga e veniamo scaricati ai piedi di una salita che termina alle porte del castello di Gutenberg, un monumento nazionale del 13esimo secolo. Anche qui il marchio dell’Antico Male splende imponendo la sua vista agli abitanti della valle. A gruppi di cinque veniamo fatti entrare all’interno del castello e prendiamo posto attorno ad una specie di totem che proietta un fascio di luce verso l’alto e dal quale proviene un rumore sordo che copre ogni parola, come quello di un Pelican a bassa quota. Noto con la coda dell’occhio che il tipo alla mia destra è bello alto, e grosso, e verde… mi giro piantando il naso sulla spallina di un’armatura Mjolnir. Ok, so che è un attore ma… sono vicino a Master Chief! Vorrei fargli delle domande decisamente specifiche sulla sua carriera militare ma temo di ricevere un muto sguardo di compatimento come risposta. Mi accontento del fatto che nelle foto dell’evento di diversi siti in giro per il mondo ci sarà Master Chief e vicino… io. Nel frattempo la dottoressa Halsey e l’altro studioso hanno posizionato i pezzi del glifo all’interno del fascio di luce. Il rumore si fa fortissimo e tutti si abbassano temendo un’esplosione. Invece cala il silenzio. I soldati esultano e inneggiano a Master Chief e alla dottoressa Halsey. Se solo sapessero cos’ha combinato quella donna. Mentre stiamo applaudendo, da un megaschermo appeso sulla parete del castello appare Cortana. “Ok,” dice “Il portale è stato chiuso.” Poi si accorge di noi e ci saluta. Perfetto, in due ore ho incontrato Master Chief e Cortana mi ha salutato. Non mi serve nemmeno l’Amaro Lucano.

L’IA ci avvisa che nonostante abbiamo chiuso uno dei portali che avrebbero potuto far passare ondate di Prometeici (in Liechtenstein?!) c’è ancora molto da fare se vogliamo impedire, cito le sue parole, “al Didatta e ai suoi soldati di dichiarare guerra al genere umano.” Poi in un brillare di dati e algoritmi scompare. Nemmeno il tempo di rimpiangerla che dietro di noi cade un telo nero svelando 32 postazioni di gioco con Halo 4 a nostra disposizione. La notte è giovane e io ho ancora voglia di sentire il suono di una Magnum.

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Ritorno alla realtà
Alla fine dello spettacolo preparato per noi da 343 Industries, Microsoft e quasi 90 persone tra attori, addetti agli effetti speciali e tecnici, ho potuto provare Halo 4 per quasi tre ore. Dal menu di gioco era possibile scegliere tutte le modalità e le mappe che saranno presenti poi il 6 novembre. Molte sono già state descritte dalla visita di MondoXbox alla sede milanese di Microsoft lo scorso settembre altre invece erano nuove. Fra queste ho potuto giocare alla modalità Flood, che si è rivelata particolarmente divertente, soprattutto se si è in compagnia di personaggi che iniziano ad urlare in maniera isterica invocando diversi santi e la propria madre quando si rendono conto di essere gli unici sopravvissuti. Ho avuto modo anche di giocare un paio di partite Capture the Flag nella mappa Ragnarok, il remake di Valhalla presente in Halo 3. Nonostante non fosse la prima volta che giocavo al nuovo capitolo della saga, sono rimasto comunque sbalordito dalla bellezza del titolo e, come già detto nella nostra recensione, alcuni paesaggi della campagna potrebbero essere stampati e incorniciati come quadri bellissimi e suggestivi. A conti fatti Halo 4 è forse il capitolo più carico della bellezza derivante dall’essere un soldato impegnato in una guerra su mondi alieni, dagli scorci irreali ed evocativi.

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Il multiplayer si è rivelato molto divertente, soprattutto grazie a delle mappe facili da memorizzare ma che, sono pronto a scommettere, risulteranno interessanti anche dopo 100/200 partite. Alla fine della serata, se non fosse che Halo 4 esce fra meno di 5 giorni, non mi sarei fatto riportare in albergo per dormire e poi tornare in Italia.

Qualche aneddoto da questa bella esperienza: mentre ero alla ricerca del bagno, sono entrato nella porta sbagliata trovandomi faccia a faccia con un infreddolito Frank O’Connor, il direttore dello sviluppo del franchise di Halo. E avendo dimenticato la piastrina nella tasca del giubbotto, se durante il ritorno l’aereo fosse precipitato mi avrebbero identificato come Mille John, Marine UNSC.

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L'autore

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Un giorno qualcuno gli disse che c'erano altri giochi oltre Age of Empire. Da quel momento è alla ricerca dell'esperienza definitiva, molti sostengono faccia apposta a non trovarla per poter continuare a giocare. Convinto sostenitore de "il voto non fa il gioco", scrive su diversi siti, un paio addirittura creati da lui. Un giorno scomparira nel nulla in un vortice di gameplay, o impazzito scenderà in strada urlando di minacce a New York e brandendo una spada immaginaria.

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