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The Dark Pictures: House of Ashes
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Recensione - The Dark Pictures: House of AshesXbox Series X | S Xbox OneGame

Quale modo migliore di prepararsi per Halloween se non vestendo i panni dei protagonisti di The Dark Pictures: House of Ashes, il nuovo capitolo della serie horror di Supermassive Games? Noi lo abbiamo già fatto e siamo quindi in grado di raccontarvi quale oscuro mistero ci attende nascosto sotto la sabbia.
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Il Gioco

Iraq, dicembre 2003. A pochi giorni di distanza dalla cattura di Saddam Hussein, l’esercito americano invia una pattuglia di soldati in missione con l’intento di localizzare alcune delle armi di distruzione di massa nascoste dal dittatore. Secondo le analisi del colonnello Eric King, basate sulle rilevazioni effettuate da un satellite sperimentale di ultima generazione, l’esercito iracheno avrebbe nascosto un ingente quantitativo di armi chimiche in un’area remota del paese utilizzando una fattoria come copertura. Una volta giunta in zona, la squadra composta dal Colonnello King, dal Tenente Jason Kolchek, dal Sergente Nick Kay e dall’agente operativa della CIA Rachel King, moglie del caposquadra, viene però attaccata da un gruppo di soldati iracheni ancora fedeli all’ex dittatore, tra cui il tenente Salim Othman. Ne scaturisce un violento scontro a fuoco, con vittime da entrambe le parti. Improvvisamente però la situazione precipita, e non intendo solo in senso metaforico. A causa di alcune scosse sismiche, nella zona iniziano infatti ad aprirsi alcune voragini, che fanno sprofondare nel sottosuolo sabbia, costruzioni e, soprattutto, persone, tra cui ovviamente i membri della squadra americana e i soldati iracheni rimasti in vita. Una giornataccia per tutti diciamo. Nessuno di loro può però nemmeno lontanamente immaginare che questo sarà solo l’inizio di un vero e proprio incubo, che affonda le proprie radici in epoche remote e che, anche in questa occasione, sembra intenzionato a esigere un vero e proprio “tributo di sangue”.

MX Video - The Dark Pictures: House of Ashes

Sono queste le premesse narrative dalle quali prende il via The Dark Pictures: House of Ashes, terzo capitolo della peculiare collezione di avventure horror sviluppate da Supermassive Games e pubblicate da Bandai Namco Entertainment. Il gioco ricalca fedelmente la struttura vista nei precedenti episodi, proponendosi come una sorta di ibrido tra il videogioco e l’esperienza cinematografica in cui il giocatore si trova a vestire i panni di 5 diversi personaggi, in questo caso i quattro soldati statunitensi e il tenente delle forze irachene, in un’alternanza di fasi esplorative, durante le quali è possibile raccogliere indizi e collezionabili, quick-time event, nel quali bisogna eseguire azioni entro un tempo limite, e tantissimi dialoghi. Nelle circa 4/6 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda si passa continuamente da una fase all’altra, rivestendo di volta in volta un ruolo anche a seconda del numero di giocatori coinvolti. The Dark Pictures: House of Ashes, proprio come i precedenti capitoli della saga, può infatti essere affrontato in solitaria, impersonando in ogni occasione il protagonista designato, o in compagnia, sia in locale che online. Nel primo caso il gioco offre la possibilità a un massimo di 5 giocatori di condividere l’esperienza impersonando uno o più personaggi specifici condividendo lo stesso controller e le stesse inquadrature. La modalità online permette invece a due giocatori di vivere l’esperienza in modo cooperativo, interpretando più personaggi con tanto di percorsi separati e sequenze differenti in base al momento.

The Dark Pictures: House of Ashes non è però un’esperienza cinematografica passiva, anzi. La filosofia alla base di tutta la collezione sviluppata da Supermassive Games è infatti quella di mettere nelle mani del giocatore le sorti di tutti i protagonisti e quest’ultimo capitolo non rappresenta ovviamente un’eccezione. Sin dalla sequenza introduttiva, che ho ovviamente evitato di raccontare per evitare spoiler, chi impugna il pad è infatti chiamato costantemente a eseguire delle azioni e, soprattutto, a effettuare delle scelte, grandi o piccole che siano. Alcune, come i QTE, hanno un impatto immediato sullo sviluppo delle vicende mentre altre potrebbero averlo in futuro, magari come conseguenza di più azioni e/o decisioni prese nell’arco dell’intera avventura. Anche le fasi esplorative e dialoghi rivestono un ruolo fondamentale da questo punto di vista. Le prime permettono al giocatore di raccogliere informazioni che potrebbero in qualche modo aiutarlo (o semplicemente influenzarlo) in uno specifico momento attraverso oggetti, documenti e punti di interesse. Tra questi meritano sicuramente una menzione d’onore le tavolette incise, che una volta raccolte “sbloccano” delle brevi premonizioni su eventi che potrebbero verificarsi da lì a breve o come conseguenza di una decisione. Lo stesso vale per i dialoghi, i quali però vanno a influire, così come alcune specifiche scelte, sull’allineamento dei personaggi e sui rapporti tra gli stessi.

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Ognuno dei cinque protagonisti ha infatti tre tratti distintivi principali che ne delineano il carattere all’interno dell’avventura e che regolano i rapporti tra i vari personaggi. Nessuno di questi parametri è però invariabile o fine a sé stesso. Così come ogni azione o ogni scelta, anche ogni dialogo può infatti incanalare, in modo più o meno evidente, la storia su un binario differente modificando in modo irreversibile gli equilibri sociali. Avete capito bene. Irreversibile. Si perchè The Dark Pictures: House of Ashes non permette al giocatore di salvare o caricare liberamente i propri progressi. Il gioco memorizza costantemente ciò che accade e questo influisce in modo tangibile sulla storia e sulle sorti dei vari protagonisti. L’epilogo della vicenda, così come la sorte dei cinque personaggi, infatti non è già deciso ma dipende in larga parte dalla prontezza di riflessi del giocatore e dalle scelte effettuate durante l’avventura, che non possono essere modificate se non rigiocando la storia dall’inizio.

A differenza di Man of Medan e Little Hope, The Dark Pictures: House of Ashes permette ai giocatori di selezionare sin dall’inizio uno dei tre livelli di difficoltà disponibili, da cui dipende la complessità dei QTE e il tempo messo a disposizione dal gioco per completare le sequenze, prendere decisioni o rispondere durante i dialoghi. Una volta raggiunti i titoli di coda si sblocca inoltre l’ormai tradizionale Curator’s Cut, una sorta di versione estesa della storia racconta dal Curatore interpretato da Pip Torrens e che include sequenze di gioco inedite o punti di vista differenti rispetto alla versione originale. E’ però doveroso segnalare che in sede di prova non abbiamo avuto modo di testare questa modalità extra in quanto ancora non disponibile e che quindi la nostra analisi non tiene in alcun modo conto di questa versione, se non per quanto riguarda la semplice presenza come modalità extra.

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Anche sotto il profilo tecnico The Dark Pictures: House of Ashes prosegue sulla strada tracciata dai capitoli precedenti proponendo una visuale in terza persona affidata alle capacità dell’Unreal Engine di Epic. L’unica vera differenza rispetto al passato, oltre ovviamente alla location, riguarda proprio la gestione delle inquadrature che, sulla scia di quanto fatto con Little Hope, abbandona quasi del tutto il sistema fisso in favore di una gestione completamente libera, se non in sporadiche occasioni. L’ultimo capitolo della saga è inoltre il primo a beneficiare dell’ottimizzazione dedicata alle console di ultima generazione, che permette al titolo di ridurre notevolmente i tempi di avvio e di offrire al giocatore la possibilità di selezionare due modalità grafiche differenti pensate per privilegiare, rispettivamente, la resa grafica o il frame-rate. Nessuna differenza anche per quanto riguarda doppiaggio e localizzazione. The Dark Pictures: House of Ashes, proprio come gli altri capitoli, è infatti interamente tradotto in lingua italiana, sia per quanto riguarda i testi che per quel che riguarda i dialoghi.

Amore

Gameplay

- Al netto delle incertezze messe in mostra nel primo capitolo, la serie di avventure cinematografiche sviluppata da Supermassive Games propone un sistema di gioco accessibile e ben strutturato, che riesce a coinvolgere il giocatore e a mantenere alta la sua attenzione senza dover memorizzare combinazioni di tasti complicate o sistemi di controllo troppo sofisticati. La somma di tutti questi elementi si traduce in un gameplay perfetto per un gioco di questo tipo, che mira a intrattenere un pubblico molto vasto senza risultare mai invasivo o complesso da padroneggiare.

Ambientazioni affascinanti

- Senza nulla togliere a sottomarini abbandonati e cittadine sperdute, The Dark Pictures: House of Ashes è sicuramente il primo titolo della collezione a proporre ambientazioni davvero di impatto, specie nella seconda parte dell’avventura. La cura riposta dagli sviluppatori nel ricreare un certo tipo di architettura è evidente e conferisce al gioco un carattere molto ben definito. In questo contesto, la possibilità di gestire liberamente la telecamera e muovere in maniera indipendente le fonti di luce a disposizione amplifica la sensazione di trovarsi davvero sepolti centinaia di metri sottoterra senza via di uscita.

Rigiocabilità elevata

- The Dark Pictures: House of Ashes, proprio come i due capitoli precedenti, dispone di innumerevoli percorsi differenti che possono incanalare la storia verso uno dei tanti finali scritti dagli sviluppatori e questo, già da solo, basterebbe a garantire al gioco una varietà più che soddisfacente. La possibilità di vivere (o rivivere) le avventure in compagnia di altri giocatori, in locale o online, e la presenza della Curator’s Cut, che offre sequenze inedite e punti di vista differenti rispetto alla modalità classica, non fanno che migliorare la situazione rendendo il rapporto longevità/prezzo davvero favorevole per tutti gli appassionati del genere.

Odio

Tensione, dove sei?

- Per quanto possa sembrare strano data la sua natura, uno dei difetti principali di The Dark Pictures: House of Ashes, se non il principale, è che il titolo non solo non spaventa, ma non riesce nemmeno a trasmettere un po’ di sana ansia. Non ci si sente braccati, i nemici vengono svelati quasi subito, i jumpscare sono estremamente prevedibili e non ci sono situazioni nelle quali la pressione rende ogni movimento più lento e ogni scelta più difficile. La sensazione, nella maggior parte dei casi, è quella di trovarsi di fronte ad un’avventura action piuttosto che horror, e questo incide inevitabilmente sul risultato finale. La struttura messa a punto da Supermassive Games sin dal primo gioco della serie punta infatti molto sull'elemento tensione, ed in assenza di questo l’intera produzione perde quasi del tutto il proprio fascino.

Trama

- A rendere le cose ancora più complicate nel caso di The Dark Pictures: House of Ashes ci pensa poi la sceneggiatura, che non decolla mai e che non regala particolari colpi di scena. Già dopo poche ore si inizia infatti a intuire quale verità si nasconde sotto la superficie e il finale, che oserei definire abbastanza buttato lì, non riesce in alcun modo a sorprendere chi impugna il pad. Anche le vicende personali e il passato dei personaggi, che come da tradizione si intrecciano con la storia principale, appaiono banali e forzate, finendo per diventare un semplice intralcio allo sviluppo della vicenda principale piuttosto che un valore aggiunto.

Personaggi dimenticabili

- Questo è un difetto che la serie sviluppata da Supermassive Games si porta purtroppo dietro dal primo capitolo. Nessuno dei protagonisti riesce infatti a risultare ben caratterizzato o dotato della profondità necessaria per rimanere impresso nella memoria del giocatore una volta concluso il gioco, e nel caso di The Dark Pictures: House of Ashes questo aspetto riguarda anche l’antagonista principale (o presunto tale), davvero poco incisivo dal punto di vista narrativo.

Problemi tecnici

- Per quanto ho potuto osservare durante la mia prova, The Dark Pictures: House of Ashes è purtroppo afflitto da alcuni fastidiosi problemi tecnici. Molte texture in alta definizione vengono caricate in ritardo o non vengono caricate affatto, il doppiaggio spesso non è allineato con quello che sta succedendo, sia per recitazione che per quanto riguarda la sincronia, in alcuni momenti viene riprodotto il doppiaggio errato (quello francese, nello specifico), alcune animazioni, incluse quelle facciali, appaiono poco rifinite, il gioco online è instabile e così via. Nulla che renda il titolo ingiocabile o che non possa essere risolto con un update, sia chiaro, ma si tratta di tante piccole imperfezioni che alla fine rovinano l’esperienza e che speriamo vengano risolte con la patch prevista per il day one (ancora non disponibile nel momento in cui sto scrivo).

Tiriamo le somme

Per quanto dispiaccia dirlo, The Dark Pictures: House of Ashes rappresenta un deciso passo indietro rispetto a Man of Medan e, soprattutto, a Little Hope almeno sotto il profilo della sceneggiatura, dell’atmosfera e della realizzazione tecnica. I continui miglioramenti relativi al gameplay e la nuova ambientazione finiscono purtroppo per passare in secondo piano, messi in ombra da una storia poco ispirata, da una regia che di horror o thriller ha davvero poco e da alcuni fastidiosi problemi tecnici. Il prezzo contenuto permette al gioco di risultare comunque interessante per chi non vuole perdersi nemmeno uno dei capitoli della saga e/o per chi cerca assolutamente un gioco di questo tipo per passare qualche serata in compagnia. Tutti gli altri dovrebbero invece rivolgersi ai precedenti capitoli o attendere un eventuale 4° episodio capace di riportare la serie horror sui giusti binari.
5.0

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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