Recensione - The Berlin Apartment

Il Gioco
Berlino, 2022: il carpentiere Malik è impegnato nella ristrutturazione di un grande appartamento situato nella vecchia Berlino Est, nelle vicinanze di un tratto dove un tempo sorgeva il Muro. Non potendo affidarla ad altri, porta con sé la figlioletta Dinara ed è proprio mettendoci nei panni della bambina che The Berlin Apartment prende le mosse. Iniziamo quindi a gironzolare in quello che è sostanzialmente un cantiere, esplorando le varie stanze con gli occhi di Dinara (e il gioco accuratamente gestisce la prospettiva in prima persona ponendo l’inquadratura a non più di un metro da terra), giocherellando con quello che capita: una radiolina, un faretto, una pila di vecchie lattine. Certo, la noia è sempre in agguato, ma per fortuna le nostre esplorazioni sono ripagate da particolari scoperte: una fotografia coperta dall’intonaco, una vecchia macchina da scrivere... presupposti perfetti per far sì che Dinara reclami dal papà una storia che spieghi origini e motivi di questi oggetti. Ognuna delle quattro storie (che possiamo supporre Malik in buona parte inventi al momento basandosi sul reperto in questione) dà vita ad un capitolo del gioco: tutti si svolgono interamente all’interno dell’appartamento, ciascuno però in una diversa fase storica, trasportandoci via via nella Berlino di fine anni ’80 nell’imminenza della caduta del Muro, negli anni ’30 al momento dell’avvampare del nazismo, per passare poi all’immediato dopoguerra e concludersi con una storia ambientata negli anni ’60, in piena guerra fredda.
MX Video - The Berlin Apartment
Con il cambiare delle epoche cambiano ovviamente i protagonisti, ma a cambiare è soprattutto il mondo, sia all’interno che all’esterno dell’appartamento. Quest’ultimo subisce infatti modifiche profonde ad ogni passaggio: la sua ampia superficie viene suddivisa in più appartamenti mediante pareti divisorie, o addirittura lo possiamo vedere in gran parte sventrato e ridotto in macerie nell’episodio ambientato nel Natale del 1945. Si assiste peraltro ad un’evoluzione dell’ambiente in senso opposto quando, conclusosi un episodio, il gioco ci fa tornare al presente, nei panni di Dinara: ogni volta l’azione riprende “qualche giorno dopo”, dandoci la possibilità di vedere coi nostri occhi l’avanzamento dei lavori di ristrutturazione, che progressivamente riportano l’appartamento alle proprie origini. Sarebbe anzi stato bello disporre nel gioco di una mappa dettagliata dell’appartamento, magari strutturata su diversi livelli, in modo da dare evidenza della porzione utilizzata in ciascuno degli episodi: purtroppo non abbiamo nulla di tutto ciò, per cui non resta che affidarci al nostro senso dell’orientamento (o di disegnarne una per conto nostro, come ho provato a fare!).
Si diceva anche del mondo esterno. C’è, in particolare, una finestra dell’appartamento che affaccia su una piazzola e un viale: questa visuale (che pare non essere ripresa con assoluta fedeltà dalla realtà: nella versione contemporanea il palazzo di fronte alla finestra è caratterizzato da un enorme murale che raffigura un astronauta e che ricorda molto quello che si può ammirare nel quartiere di Kreutzberg, ma i dintorni in realtà non corrispondono) ci offre ad ogni capitolo uno spaccato di vita quotidiana nella Berlino dell’epoca, che gli sviluppatori si sono impegnati ad arricchire con una serie di “punti di osservazione” attivi, che forniscono lo spunto per considerazioni ed informazioni aggiuntive.

L’intreccio tra “dentro” e “fuori”, tra pubblico e privato, potremmo dire tra la Storia con la S maiuscola e le varie storie che The Berlin Apartment ci fa vivere rappresentano la chiave di lettura di questo gioco che, come tipico di ogni buon racconto minimalista, porta a riflettere su temi importanti e su eventi di grande respiro, facendoci però vivere queste piccole vicende (che evitiamo di raccontarvi in dettaglio per non rovinarvi il piacere della scoperta).
Anche la porzione di gioco che si svolge ai giorni nostri, con Malik e Dinara protagonisti, è a sua volta rappresentativa di una delle fasi storiche di Berlino che il gioco vuole descrivere: non è un caso che i due protagonisti siano immigrati, dandoci quindi un esempio dell’evoluzione in senso multi-etnico della città e sappiamo che il processo di ristrutturazione immobiliare di ampie parti della vecchia zona est è un fenomeno reale in corso da tempo.
L’avanzamento nel gioco segue sempre uno schema consolidato. Abbiamo una prima fase in cui Dinara è chiamata a svolgere qualche semplice incarico, come preparare i sandwich per il pranzo, oppure aiutare il padre rompendo delle piastrelle che vanno rimosse da una parete. Compiere queste attività conduce di solito alla scoperta di un oggetto-chiave che porta all’avvio di un nuovo racconto ad esso legato, in sostanza ad un nuovo capitolo del gioco. In ogni momento siamo però liberi di indulgere in un po’ di sano free roaming all’interno dell’appartamento, e sicuramente ne vale la pena: possiamo curiosare in giro, interagire con numerosi oggetti per ricavarne qualche commento istruttivo e/o divertente, come pure intrattenerci con alcuni improvvisati giochi che gli sviluppatori hanno inserito nelle stanze (ad esempio c’è una specie di bowling improvvisato da giocare calciando una palla contro una serie di lattine impilate a mo’ di piramide).

L’esplorazione libera è un’opzione sempre valida anche in tutti gli altri capitoli “storici”, anche se in quei casi avere una narrazione da seguire può portare a voler andare più dritti al punto. Personalmente ho apprezzato gironzolare anche per godermi in tutta calma e nei dettagli il pregevole tratto stilistico con cui l’appartamento viene raffigurato e, dopo aver fatto qualche progresso nel gioco, ho trovato piacevole cogliere in ogni epoca i cambiamenti apportati all’appartamento: avendo progressivamente preso familiarità con la casa e con le vicende che si sono lì svolte, ci si trova poi a pensare cose come “ah, qui è dove Kolja aveva lo studio!” o “ehi ma la porta che c’era qui è stata murata?”.
Come accennato, le vicende ambientate nel secolo scorso hanno un ritmo un po’ diverso, in quanto sono più numerosi gli eventi scriptati che guidano e danno ritmo alla narrazione. L’avanzamento nel gioco è comunque legato allo svolgimento di determinati compiti, che spesso forniscono il pretesto per esplorare a dovere l’appartamento (ad esempio, in un episodio dobbiamo preparare una valigia mettendoci dentro una serie di oggetti che risultano sparpagliati per tutta la casa) o che comunque rappresentano nei momenti di interattività da parte di chi gioca. Nulla di nemmeno vagamente impegnativo, comunque, anzi in alcune occasioni a mio avviso si sarebbe potuto osare qualcosa di più, senza ovviamente snaturare il gioco: ad esempio nel primo episodio in più occasioni siamo chiamati a realizzare degli aeroplanini di carta (giocando capirete il perché!) e si tratta di fasi totalmente guidate in cui dobbiamo limitarci a muovere la levetta nella direzione suggerita dal gioco e che quindi risultano un po’ sterili… si poteva magari sfruttare diversamente l’occasione lasciandoci più liberi, magari anche di sbagliare la progettazione del nostro aeroplanino!

Se c’è quindi davvero poco o nulla che possa rappresentare un ostacolo nel nostro avanzamento in The Berlin Apartment, va detto che chi cerca qualche sfida extra la può trovare in alcuni degli obiettivi proposti dal gioco: per ritornare a situazioni già citate, il gioco ci sfida ad esempio a fare “centro” col nostro aeroplanino al primo tentativo, oppure a riuscire a mettere effettivamente tutti gli oggetti dentro la valigia… achievements non impossibili, ma nemmeno proprio banali!
Il gioco non propone opzioni grafiche tra cui scegliere, ma va detto che data anche la relativa semplicità e staticità dell’ambientazione, l’esperienza di gioco scorre senza segnalare problemi prestazionali. The Berlin Apartment dispone invece di un ricco set di opzioni di accessibilità, segno di una grande attenzione a fare in modo che il gioco costituisca un’esperienza piacevole e coinvolgente per il maggior numero possibile di persone.



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