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Driver: Parallel Lines
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Driver: Parallel Lines - Hands-on

Dopo un controverso e per molti deludente terzo episodio, gli sviluppatori di Driver si sono rimboccati le maniche cercando di riportare la serie ai livelli qualitativi di un tempo: grazie ad un bilanciamento più teso verso le missioni in automobile la serie riscopre le sue meccaniche di gioco originali, e prova a stuzzicare l'interesse dei giocatori con la promessa di fargli vivere due diverse epoche storiche. Ho provato a fondo una versione beta di Driver: Parallel lines, ed eccovi le mie impressioni.
Fine anni 70: come tanti altri giovani, TK (abbreviazione di The Kid) è arrivato a New York in cerca di fama e successo, armato unicamente della sua abilità al volante e tanta voglia di fare. Ben presto riesce a farsi un nome come autista, molto ricercato in tutti i sensi: dalle organizzazioni criminali, che lo utilizzano per vari compiti da svolgere nella città, e dalla polizia, le cui volanti finiscono sempre per essere seminate dall'abile pilota. Ma quando tutto sembra andare per il meglio, un evento che non voglio rivelarvi si metterà sulla strada del nostro driver, costringendolo ad un soggiorno forzato di quasi 30 anni in carcere. Le porte della libertà si apriranno solo nel 2006, quando T.K. riuscirà a rimettere piede in una Grande Mela profondamente cambiata.

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Ritorno al futuro
Questa è in grandi linee la trama portante di Driver: Parallel lines: le "linee parallele" del titolo rappresentano la vita del protagonista (e del giocatore) prima e dopo l'imprigionamento. La prima metà del gioco avviene durante gli anni settanta, e tutto ciò che caratterizzava quell'epoca è stato trasferito all'interno del gioco: dai palazzi della città agli abiti dei pedoni, passando per i veicoli disponibili fino alla colonna sonora, tutto è immerso in quella suggestiva epoca. Tutto cambierà però quando T.K. si ritroverà, dopo 28 anni di prigionia, tra le strade di una modernissima città: le strade di una volta ora pullulano di nuovi e potenti bolidi ed ai loro lati nascon moderni palazzi, mentre le vite della gente sono immerse nella tecnologia. Tutto questo riesce a sorprendere non solo il protagonista ma anche il giocatore: dopo aver svolto molte missioni nella N.Y. degli anni 70, tanto da imparare a memoria la struttura delle strade, testimoniare la metamorfosi della città dopo tanti anni di sviluppo mi ha fatto un certo effetto. E' stato davvero come tornare dopo tanto tempo in un luogo, riconoscendone le strade ma non i palazzi, il traffico, la gente.


Guida, guida ed ancora guida
Storia a parte, la stuttura del gioco è quella tipica che ci si aspetterebbe da un titolo a giocabilità aperta come questo: una grande città piena di traffico e liberamente esplorabile, una mappa della città con indicante di volta in volta le diverse destinazioni da raggiungere, e la facoltà di girare a piedi o in auto. Il gioco ci farà passare la maggior parte del tempo alla guida dei molti mezzi disponibili, ed anche se è possibile andare a piedi ed ingaggiare sparatorie, è evidente come non sia questa la parte focale del gioco, com'è giusto che sia in un titolo chiamata "Driver", ossia "guidatore". Come già accennato, la struttura è estremamente aperta: per procedere nella storia dovremo trovare una serie di personaggi che ci daranno dei lavori da svolgere, come scortare qualcuno, rubare un'auto, compiere un tragitto in un determinato tempo e così via. Il tutto ovviamente cercando di non farci acciuffare dalla polizia, che avrà sempre gli occhi aperti e potrà anche essere allertata dai pedoni se iniziamo a fare i matti sparando all'impazzata o provocando incidenti. Non mancano un buon numero di missioni secondarie opzionali, rappresentate da dei mini-giochi e delle gare automobilistiche sia su pista che su strade urbane: molto utili per racimolare velocemente qualche soldino, spendibile poi in upgrades per le nostre auto.

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Già, upgrades: visto il successo di giochi come Need For Speed Underground, gli sviluppatori non hanno voluto essere da meno ed hanno inserito la possibilità di customizzare sia nell'aspetto che nella meccanica le automobili di cui entreremo in possesso (possiamo rubare auto per strada, ma le più interessanti le otterremo dalle missioni della storia): carrozzeria antiproiettile, potenziamenti del motore, nitro e così via sono tutte modifiche che cambieranno il comportamento e le prestazioni delle nostre vetture. La guida dei veicoli è impostata su un modello arcade, e mi è sembrata molto divertente: sfuggire agli inseguimenti della polizia non è una impresa facile, ma con un pò di creatività (leggasi buttarsi con l'auto in un parco o saltare di sotto da un ponte) riusciremo a scrollarci di dosso i fastidiosi tutori dell'ordine. Va comunque menzionato che con le nostre auto potremo saltare o provocare incidenti, ma queste non sono indistruttibili: dapprima subiranno dei danni alla carrozzeria, per poi danneggiarsi sempre più gravemente fino a diventare inutilizzabili, a meno che non spendiamo dei soldi per ripararle nel garage.

Anche se in quantità inferiore rispetto alle fasi di guida, sono presenti anche dei momenti di sparatoria in cui dovremo uccidere più nemici. Avremo a disposizione diverse armi (pistola, fucile a pompa, mitra, ecc) ed il sistema di mira ci permetterà di lockare i nemici passando velocemente da uno all'altro, ma questa feature può comunque essere disattivata dagli amanti degli sparatutto a mira libera. Le sparatorie non mi sono comunque sembrate avvincenti quanto la parte di guida, ed è un bene che gli sviluppatori abbiano deciso di porle in secondo piano rispetto al resto.


Luci ed ombre su New York
Dal punto di vista grafico, Driver: Parallel lines mi ha piacevolmente sorpreso. Da un titolo multiformato e soprattutto con ambientazioni così vaste e dense di oggetti mi aspettavo una grafica non particolarmente esaltante, invece sembra che gli sviluppatori si siano divertiti parecchio: ottimi effetti di luce, ombre dinamiche e riflessi sulla carrozzeria dei veicoli donano al gioco un aspetto degno di un titolo Xbox di fine generazione. Purtroppo, almeno nella versione del gioco che ho provato, non tutto è perfetto: è presente un evidente effetto pop-up con gli oggetti che ci compaiono davanti agli occhi quando ci avviciniamo, e soprattutto anche se il frame-rate è generalmente buono, si notano spesso dei problemi di v-sync, con il tipico e sgradevole effetto dell'immagine a schermo "a stricioline". E' comunque probabile che questi problemi vengano risolti prima dell'uscita del gioco, quindi per ora non me ne preoccupo, ma se questo non dovesse accadere sarebbe un bell'handicap per il gioco. Una menzione speciale la meritano i filmati di intermezzo in computer grafica: davvero molto ben realizzati e cinematici, aumentano sicuramente il livello di immersione nella storia. In questa versione del gioco i filmati sono parlati in inglese mentre durante il gioco i personaggi parlano in italiano, suppongo quindi che il doppiaggio fosse incompleto e che alla fine sarà tutto doppiato in italiano (ti prego Atari, non darci un gioco con doppiaggio misto come fece Microsoft con Sudeki!).

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Driver: Parallel lines è stato una piacevole sorpresa: mi ha ricordato i due mitici primi episodi della serie molto più di quando non fosse accaduto con Driv3r, e questo è bene. La storia interessante ed il gameplay che, basato principalmente su missioni di guida, lascia poco spazio alla noia sono affiancati da una realizzazione tecnica "teoricamente" molto buona, purchè gli sviluppatori riescano a risolvere i problemi di prestazioni presenti in questa versione del gioco. Le possibilità che nei negozi arrivi un ottimo titolo sono molto alte: sicuramente da tenere d'occhio, suggerimento che vale anche per quelli di voi che sono rimasti delusi dal precedente episodio.

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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