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The Bard's Tale
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Recensione - The Bard's TaleXboxGame

Ecco a voi, nuovamente nei panni di recensore, il vostro amichevole Cubiq di quartiere. Dopo lunga astinenza vedo recapitare nella Cub-Caverna un misterioso plico proveniente dal baldo Neural. Verificata l'assenza di ordigni esplosivi estraggo il prezioso reperto che riporta sulla lucida copertina l'evocativo titolo di “The Bard's Tale”.


Miriadi di esplosioni sinaptiche tempestano le mie cervella che inevitabilmente riportano alla memoria quel famoso omonimo videogioco di circa 20 anni fa (e sul quale, è ovvio, il sottoscritto si amava trastullare). Oh gioia! Quale ludibrio nell'inserire nella magica scatola nera-verde-griffata, quello che nella mia mente si prefigurava come un remake del titolo originale.

Nonostante il nome e che tra i responsabili del progetto appaia uno dei padri della saga di BT, niente questo sequel ha a che spartire con il suo lontano parente. Il fascino di uno dei migliori giochi di ruolo anni '80 s'infrange sulle implacabili leggi dell'action-RPG del nuovo millennio.

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Il bardo, che simpaticone!
Resettiamo tutto, scordiamo il suo antenato e procediamo con l'imparziale recensione.
Elemento che risalta fin dalle prime battute dell'introduzione è l'impronta umoristica e goliardica che quelli della inXile hanno voluto regalare al loro pupillo. Troveremo quindi spesso il protagonista battibeccare con il narratore, dando vita ad alcune divertenti (anche se scontate) gag. Mentre ad esempio vi trovate a trafugare uno dei numerosi scrigni incustoditi, il ligio narratore si lamenta che state rubando e voi di tutta risposta gli ricordate che in questo tipo di gioco gli scrigni sono li per essere svuotati.
Abituatevi, perché il gioviale interscambio bardo-narratore vi seguirà per tutta l'avventura.

La creazione del personaggio è piuttosto rapida. Le caratteristiche del bardo (unico eroe disponibile) sono le classiche che ci aspetteremmo da un RPG con l'aggiunta della “Fortuna” (Luck) presente anche nel suo predecessore. Non è ben chiaro come la fortuna influisca sul gioco, ma si sa, un po' di c**o non guasta mai.

Distribuiti i punti alle caratteristiche primarie, non resta che scegliere un talento (come: usare due armi, attaccare con lo scudo e tutte quelle cose che vi aspettereste) e partire alla pugna.

“Ye old shoppe”
Il primo scoglio che dovrete affrontare è l'inglese antico con il quale tutti i personaggi si esprimono. Se in qualche modo avete fatto l'orecchio allo slang americano di molti videogames, scordatevi tutto perché qui siamo catapultati nel bel mezzo della cara vecchia Inghilterra. Neanche i sottotitoli giungono in nostro aiuto, vi sembrerà di leggere un manoscritto shakespeariano di ben poco ausilio. Non fatevi impaurire comunque. Alla fine i dialoghi sono piuttosto semplici e in fondo, per il tipo di gioco, non così indispensabili. Indubbio è che se non cogliete la componente umoristica, il gioco perde una buona fetta del suo fascino.

L'avventura ha inizio
Il tutto ha inizio in una locanda malfamata di un non precisato paesello rurale. Come tutti sanno le locandiere inglesi giravano tra gli avventori con tacchi a spillo e reggiseno a balconcino, ma il giorno in cui vedrò una figlia dell'oste vestita in questo genere di giochi venderò la Cub-Caverna su eBay.

La prima missione, neanche a dirlo, è liberare la cantina dai ratti. Uno spaventoso flash-back che riporta immediatamente a “Baldur's Gate: Dark Alliance” dal quale oltretutto eredita il motore grafico. Tecnicamente infatti è molto vicino al titolo della Snowblinds: effetti di luce, elettricità, nebbia e acqua sono pressoché gli stessi con qualche piccolo tocco di classe come la camera che sposta le fronde degli alberi più alti quando vi entra in collisione.
L'animazione di gioco è fluida e senza rallentamenti, le cut-scene invece soffrono di movimenti un po' legnosi e poco naturali. Le texture generalmente buone, hanno qualche caduta di risoluzione e alle volte sgranano. Nel complesso comunque l'impatto grafico è buono e certamente non influisce in modo negativo sulla valutazione finale.

Il gioco alla fine si riduce a un action-RPG “fai fuori tutto quello che ti separa dal punto A al punto B”. Le meccaniche non prevedono particolari enigmi da risolvere, ma solo un ilare bardo da buttare nella mischia. Oltre all'arma bianca avrete a disposizione una serie di “Tunes” (che bardo sareste altrimenti?!) che vi permetteranno di evocare fino a 16 compagni differenti di combattimento. Questa probabilmente è la caratteristica principale del gioco che lo distingue dai suoi simili. Per evocare una creatura è necessaria la combinazione di almeno tre tasti, il che la rende in determinate situazioni un po' frustrante.

Per curarsi ad esempio l'unico modo è richiamare a se lo spirito di una principessa (che dovrete salvare, per rimettere in campo l'originalità), ma se siete alle strette difficilmente riuscirete a lanciare l'incantesimo nei tempi che avreste desiderato. L'azione, mentre selezionate la melodia, non si ferma e anzi un devastante menù copre gran parte dello schermo.

Eliminati i vostri avversari, questi rilasceranno una serie di oggetti utili per essere rivenduti per acquistare l'equipaggiamento. La refurtiva comunque non finisce nell'inventario, che in BT non esiste, ma viene automaticamente convertita in denaro sonante. Questo aumenta da un lato l'immediatezza del gioco e ci permette di non dover stare dietro all'ingombro, ma dall'altro toglie un po' il gioco-nel-gioco di trovare il giusto mix di accessori per il nostro personaggio.
Anche la scelta dell'arma non è permessa, la vecchia viene automaticamente rimpiazzata dalla nuova, se quest'ultima è migliore, e convertita in monete.

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Ogni sorta di fauna della foresta, una manciata di non morti, folletti, qualche druido malvagio e un paio di elementali saranno i vostri avversari. Avremmo voluto vedere una varietà di mostri, armi e armature superiore, ma l'avventura si conclude in 20 ore, quindi non si ha il tempo di farseli venire a noia (sarcasmo mode-on).

Beer, beer, beer, didly beer!
Avete presente le canzoni “read-along” nei cartoni animati con il testo in sovraimpressione e la pallina che ci balzella sopra per dare il ritmo? Se ne siete estimatori, BT vi offre la possibilità di cantare assieme agli ubriaconi dell'osteria curiose e divertenti filastrocche come appunto “Beer, beer, beer, didly beer!”. E quando vi si presenta questa occasione, vi giuro, non so se l'impulso è quello di schiantare a ridere o schiantare il gioco dalla finestra.

Nel complesso comunque l'atmosfera è ben sottolineata da una colonna sonora composta di liuti, cornamuse e lire che si sposano perfettamente con lo spirito del gioco. In un titolo con un bardo per protagonista, la colonna sonora è stata giustamente ben curata, non distrae mai dall'azione ma accompagna egregiamente l'avventura.

In conclusione
La mancanza di multiplayer, l'inglese antico, la longevità non elevata e un sistema di gioco un po' ripetitivo non possono che abbassare il punteggio di quello che in fondo non è un pessimo titolo. BT va a coprire quella cospicua fascia di giochi di “fascia media”. Se vi piacciono gli action-rpg (molto action e poco rpg) alla Baldur's Gate e l'inglese non è un problema non credo che rimpiangerete gli Euro spesi, altrimenti rivolgete le vostre attenzioni altrove.


Ringraziamo Ubisoft per la collaborazione.
7.2

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