Recensione - RAID: World War II
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Il gioco ci permette di controllare quattro personaggi, ognuno dei quali appartenente ad una diversa classe: Ricognizione, Assalto, Rivolta o Demolizione. Ed ognuno di essi viene da un paese diverso, includendo anche un ex-nazista che ha cambiato sponda e che ha deciso di entrare in battaglia a fianco degli alleati. I giocatori possono quindi crearsi le proprie squadre cooperando online (lo schermo condiviso non è previsto) in una serie di missioni, oppure in single player con l'IA a coprire i ruoli dei compagni. RAID: World War II è comunque un gioco pensato specificamente per la cooperativa, e complice un'IA non molto riuscita il single player non ha tanto senso.
Le basi del gioco sono quelle di un classico FPS della Seconda Guerra Mondiale, con le diverse classi che hanno armi e di conseguenza ruoli differenti tra loro. Troviamo però novità che prendono ispirazione dagli FPS dei giorni nostri, uno su tutti Overwatch: uccidendo numerosi nemici infatti è possibile attivare il Grido di Guerra, un potenziamento della durata di qualche secondo che ci vede combattere con salute aumentata ed infliggendo molti più danni ai nemici. Anche gli obiettivi di gioco traggono ispirazione dal titolo di Blizzard: oltre a missioni di omicidio e distruzione, troviamo infatti anche carichi in movimento da difendere.
Qualunque missione scegliate, si parte prima da un hub di gioco dove si possono personalizzare le classi, potenziare le armi, cambiare il look, vedere i collezionabili che si sono trovati in giro per le missioni e così via. Quest'area è una base segreta sotto una chiesa conquistata in un tutorial single player che tutti i giocatori devono affrontare, e che spiega abbastanza bene le basi del titolo. Ogni missione, peraltro, è presentata da una serie di esilaranti filmati con attori veri tra cui il comico inglese John Cleese, che uniscono costumi e scenari d'epoca ad un umorismo moderno e azzeccato. Infine, capitolo localizzazione: i dialoghi sono in lingua inglese con tanto di accenti marcati delle varie nazionalità, ma sono sottotitolati in italiano.
Commenti