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Metal Gear Solid Delta: Snake Eater
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Recensione - Metal Gear Solid Delta: Snake EaterXbox Series X | SGame

Sono passati più di vent'anni, ma il richiamo della giungla sovietica è ancora forte; Konami ci riporta ci riporta nel 1964 con Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, un remake attesissimo che si pone un obiettivo tanto ambizioso quanto rischioso: rimanere fedele all'opera originale di Hideo Kojima, aggiornandola per una nuova generazione. Scopriamolo insieme!

Il Gioco

A ben 21 anni dal lancio dell'originale, Naked Snake torna sulle nostre console con un'operazione di remake dichiaratamente conservativa: non siamo di fronte a una rilettura del materiale originale in stile Final Fantasy VII Remake o Resident Evil 4, bensì a una ricostruzione fedele del capolavoro di Kojima uscito nel 2004 su PlayStation 2, per poi arrivare in diversi porting su tutte le piattaforme. E se vi state chiedendo come mai Konami abbia deciso di partire dall'episodio numero 3 per questo revival della serie, è perché di fatto si tratta della prima storia nell'ordine cronologico della saga che narra la trasformazione di un semplice agente CIA nell'iconico Big Boss. L'intento è chiaro: preservare intatta la struttura narrativa, i dialoghi (riutilizzando l'audio originale), i personaggi e il level design che hanno reso celebre il titolo, avvolgendo il tutto in una veste grafica moderna grazie all'Unreal Engine 5 e arricchendolo con una serie di migliorie "quality of life" mutuate dai capitoli più recenti della serie ed ispirate agli standard degli action game contemporanei. Il risultato è un'esperienza che i veterani riconosceranno come autentica in ogni suo aspetto, ma che risulterà al contempo più fluida e accessibile. Il simbolo "Delta" nel titolo è stato scelto proprio per rappresentare questo concetto: un "cambiamento" che non altera la struttura di base.

MX Video - Metal Gear Solid Delta: Snake Eater

Per chi non avesse mai avuto l'occasione di addentrarsi nella giungla di Tselinoyarsk, Metal Gear Solid Delta: Snake Eater rappresenta il miglior punto d'ingresso possibile nella complessa mitologia di Metal Gear. La storia, ambientata nel pieno della Guerra Fredda, nel 1964, ci mette nei panni di Jack, un agente della CIA dal nome in codice Naked Snake. La sua missione è infiltrarsi in territorio sovietico per recuperare lo scienziato Nikolai Sokolov, costretto a sviluppare un'arma terrificante: lo Shagohod, un carro armato in grado di lanciare testate nucleari da qualsiasi terreno. La missione prende una piega drammatica a causa delle azioni della mentore di Snake, la leggendaria The Boss, e di quello che questo causa a livello geopolitico. Questo immerge Snake in una grande epopea di spionaggio, tradimenti e dramma personale che getterà le basi per tutto ciò che i fan della serie conoscono e amano.

Il gameplay del gioco è un concentrato di azione stealth e survival. A differenza dei corridoi metallici dei predecessori, qui l'ambientazione è prevalentemente una giungla ostile e brulicante di vita. La sopravvivenza diventa un elemento centrale: dovremo cacciare animali per saziare la fame di Snake, curare le sue ferite con un sistema medico dettagliato (nel quale vanno selezionati nel giusto ordine i rimedi da usare per ogni tipo di ferita) e, soprattutto, sfruttare l'ambiente a nostro vantaggio. La mimetizzazione è la chiave di volta dell'esperienza: dovremo costantemente cambiare uniforme e pittura facciale per adattarci all'ambiente circostante e diminuire la nostra visibilità agli occhi dei nemici. Metal Gear Solid 3: Snake Eater è stato un titolo seminale, che ha introdotto meccaniche di sopravvivenza e stealth contestuale che hanno influenzato innumerevoli giochi a venire.

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È proprio nell'ammodernamento di queste meccaniche che Metal Gear Solid Delta: Snake Eater concentra i suoi sforzi maggiori. La novità più impattante è l'introduzione di due stili di controllo. Lo stile "Classico" ripropone la telecamera fissa e dall'alto e i controlli originali, per un'esperienza purista che farà la gioia dei nostalgici. Lo "Stile Moderno", invece, rivoluziona l'interfaccia del gioco, introducendo una visuale in terza persona sopra la spalla del tutto simile a quella vista in MGS V: The Phantom Pain. Questa scelta non è puramente estetica: rende la mira molto più intuitiva e in linea con gli standard moderni, eliminando la legnosità del sistema originale.

A questo si aggiunge un'impressionante lista di migliorie al gameplay. È stata introdotta la possibilità di camminare accovacciati, una meccanica che fu aggiunta per la prima volta nella versione 3DS del gioco e che offre maggiore flessibilità tattica. Ora è possibile muoversi e mirare anche mentre si è sdraiati sulla schiena, e persino utilizzare armi pesanti come fucili di precisione e lanciarazzi senza doversi necessariamente fermare, in stile MGSV. Anche il sistema di copertura è stato ereditato da The Phantom Pain, permettendo a Snake di appoggiarsi a muri e ostacoli in maniera automatica e fluida senza dover premere un pulsante specifico come con i controlli classici. Il combattimento corpo a corpo, il celebre CQC (Close Quarters Combat), è stato inoltre arricchito con nuove animazioni degli atterramenti, che sono ora più stilose e brutali rispetto a quelle legnose e poco spettacolari del gioco originale. Sul fronte della "quality of life", le innovazioni sono altrettanto significative. L'accesso alla radio e al cambio di mimetica non richiede più di entrare in menu a schermo intero; ora sono disponibili delle scorciatoie rapide tramite D-pad o stick, rendendo l'azione molto più fluida e immediata. È stata poi aggiunta una bussola, assente nel gioco originale, equipaggiabile per orientarsi più facilmente. E, ciliegina sulla torta, le cut-scene possono finalmente essere messe in pausa, feature che era stata introdotta nella versione del gioco della MGS Master Collection.

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Ma le novità non sono solo nei controlli e nei miglioramenti all'esperienza di gioco: graficamente, il passaggio all'Unreal Engine 5 ha permesso una ricostruzione visiva impressionante. La giungla è più densa e vibrante, con una vegetazione lussureggiante e un'illuminazione realistica. I modelli dei personaggi sono estremamente dettagliati, al punto da mostrare rughe, pori e movimenti oculari separati per iride e pupilla. La novità più interessante è però il nuovo sistema di "danni permanenti" di Snake: ogni ferita da proiettile, taglio o escoriazione subita gli lascerà una cicatrice permanente sul corpo per tutta la durata dell'avventura. Allo stesso modo, le uniformi si strapperanno e si sporcheranno in tempo reale, riflettendo le peripezie affrontate sul campo. Anche il sistema di mimetizzazione è stato reso più dinamico: il fango delle paludi si attacca al corpo e ai vestiti di Snake, seccandosi col tempo, e le foglie potranno impigliarsi nella sua attrezzatura, influenzando dinamicamente la percentuale di mimetizzazione, sia in positivo che negativo a seconda dell'area in cui siamo. Non mancano anche i contenuti extra: su Xbox è presente la modalità esclusiva "Snake contro Bomberman", che ci vede combattere contro numerosi cloni del bombarolo di Konami in un gameplay a metà tra quello di MGS e quello di Bomberman. È stata annunciata anche una nuova modalità multiplayer online, "Fox Hunt", descritta come un'esperienza "nascondino" basata su stealth e sopravvivenza, in arrivo dopo il lancio e purtroppo senza supporo cross-play.

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Per quanto riguarda la longevità, Metal Gear Solid Delta: Snake Eater si attesta sulla stessa durata dell'originale: la campagna principale può essere completata in circa 12-15 ore, ma esplorare ogni anfratto e completare tutte le attività secondarie può facilmente portare il contatore oltre le 20 ore. Come già accennato, il gioco ripropone il doppiaggio originale del 2004, sia in inglese che in giapponese, una scelta che farà felici i puristi, accompagnato da sottotitoli in italiano.

Amore

Rispetto dell'opera originale

- Anche se si tratta di un vero e proprio remake, è sicuramente da apprezzare (ma con riserva, come leggerete più in basso) la volontà di rimanere fedeli al design originale di Hideo Kojima, senza snaturarlo ma semplicemente renderlo più fruibile dal pubblico moderno. Che lo si ami o lo si odi, Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è una riproposizione 1:1 dell'esperienza del 2004, dal posizionamento dei nemici a quello degli oggetti, fino alla regia delle cut-scene. I puristi, che ritengono l'opera di Kojima intoccabile, lo apprezzeranno.

Make-up visivo riuscito

- Il lavoro di ricostruzione grafica è eccezionale. L'Unreal Engine 5 fa miracoli nel dare nuova vita alla giungla sovietica (in realtà ritratta come una giungla sudamericana, con tanto di coccodrilli, perché facente parte di un esperimento russo per riprodurre gli ambienti ostili stranieri), che ora appare più opprimente e viva che mai. Ma è sul modello di Naked Snake che il salto generazionale si fa più evidente. Il livello di dettaglio è eccellente, e il nuovo sistema di danni permanenti è estremamente efficace nel raccontare visivamente il viaggio del giocatore: vedere il volto e il corpo di Snake coprirsi progressivamente di cicatrici, tagli, lividi e macchie di sangue rende ogni scontro a fuoco e ogni caduta un evento con conseguenze tangibili e persistenti. Le nuove animazioni del CQC, più fluide e d'impatto, donano poi una rinnovata cinematograficità ai combattimenti ravvicinati, rendendo ogni presa e ogni atterramento uno spettacolo da vedere. La resa visiva generale è davvero ottima e non sfigurerebbe in un titolo moderno.

Ringiovanimento del gameplay

- È qui che l'operazione di svecchiamento mostra i suoi frutti migliori. Grazie ai tanti accorgimenti apportati, il gameplay di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater risulta allo stesso tempo familiare ma incredibilmente più moderno e reattivo. La modalità di controllo "Stile Moderno" è una manna dal cielo: la visuale da sopra la spalla e il sistema di puntamento ereditato da MGSV trasformano radicalmente il gunplay, rendendolo preciso, soddisfacente e al passo con i tempi. La possibilità di sparare mentre ci si muove con armi pesanti, di camminare accovacciati o di strisciare all'indietro offrono un ventaglio di opzioni tattiche prima impensabili. Le tante scorciatoie per l'uso di radio e mimetica, poi, eliminano i tempi morti e quella fastidiosa sensazione di dover costantemente interrompere l'azione per navigare tra i menu. L'intera esperienza risulta più fluida, dinamica e semplicemente più divertente da giocare.

Odio

Molto fedele, anche troppo

- Lo spirito del gioco è quello di mantenere l'opera originale intatta, ma forse qualche strappo alla regola si poteva fare per non far sembrare il titolo più un'opera di restauro che un vero remake. La fedeltà diventa un'arma a doppio taglio quando si estende anche ai limiti tecnologici dell'epoca: ad esempio, il gioco conserva ancora la struttura a piccole aree interconnesse da schermate di caricamento. Sebbene queste siano pressoché istantanee, la segmentazione della mappa risulta anacronistica e spezza il ritmo dell'esplorazione, una scelta che non può che far storcere il naso a un giocatore moderno, abituato a mondi di gioco più fluidi e senza interruzioni. Inoltre molte animazioni, al di là del CQC, risultano ancora piuttosto rigide e legate all'impostazione originale. Anche l'intelligenza artificiale dei nemici non sembra aver ricevuto un aggiornamento significativo, mostrando routine e comportamenti che tradiscono i loro 21 anni di età, e molte animazioni rimangono un po' troppo legnose. Insomma, se cercavate qualcosa di più di un "remaster potenziato" del titolo giocato tanti anni fa, qui non lo troverete.

Prezzo troppo alto per il tipo di opera

- Capisco che parliamo di un capolavoro del gaming d'inizio millennio ed una pietra miliare della storia dei videogiochi, ma trovo difficile da giustificare un prezzo di 80 Euro per questo tipo di operazione. Il 90% del gioco – la storia, le cut-scene, il level design, gran parte del gameplay, le registrazioni vocali, le musiche – è materiale creato da Kojima e il suo team più di due decenni fa. Konami ha svolto un eccellente lavoro di restauro, applicando un nuovo motore grafico, ricostruendo gli asset e implementando migliorie fondamentali all'esperienza utente. Ma questo, a mio avviso, non è sufficiente per posizionarlo sullo stesso piano, dal punto di vista commerciale, di un vero remake come Resident Evil 4, che ha ricostruito da zero l'esperienza, rielaborato il ritmo e aggiunto contenuti significativi. Per un'"operazione nostalgia" di questo tipo, per quanto ben realizzata, un prezzo più contenuto sarebbe stato più appropriato.

Tiriamo le somme

Metal Gear Solid Delta: Snake Eater è un'operazione di ammodernamento di un classico dei videogiochi che possiamo considerare eseguita con successo. Konami ha trattato il materiale originale con un rispetto quasi (ed anche troppo) reverenziale, consegnandoci la versione definitiva di un capolavoro senza tempo. La veste grafica è sontuosa e le migliorie al gameplay rendono l'esperienza più fluida e godibile che mai. Tuttavia, proprio questa fedeltà estrema lascia un po' l'amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere un vero remake, completamente ridisegnato per un pubblico moderno e libero dai vincoli strutturali del 2004. Nonostante questo, rimane un'occasione imperdibile per rivivere, o per scoprire per la prima volta, uno dei titoli che hanno scritto la storia dei videogiochi, in una forma smagliante e rispettosa.
8.0

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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