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Aumento Xbox Game Pass: tutta colpa di Call of Duty?
L'annuncio da parte di Microsoft di un significativo aumento di prezzo per le diverse formule di abbonamento a Xbox Game Pass ha generato un forte malcontento tra gli utenti, soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni della presidente di Xbox, Sarah Bond, che definivano il servizio già ampiamente redditizio, con un fatturato record di 5 miliardi di dollari nell'ultimo anno fiscale. La domanda sorge spontanea: perché un rincaro così pesante? A quanto pare, dietro a questa decisione si cela l'ombra imponente di Call of Duty e una crescente pressione interna per massimizzare i profitti.
Nonostante i tentativi di giustificare i nuovi prezzi con l'aggiunta di inediti benefici all'offerta, diverse fonti interne, riportate da Bloomberg, hanno rivelato che i ricavi generati dal Game Pass non sono ancora in linea con le aspettative di Microsoft. Il problema principale è un fenomeno che la stessa compagnia aveva ammesso davanti alla CMA britannica già nel febbraio 2023: la cannibalizzazione delle vendite dei giochi. Includere titoli di enorme richiamo nel servizio fin dal giorno del lancio spinge inevitabilmente gli utenti a non acquistare il gioco a prezzo pieno.
E con una macchina da soldi come Call of Duty, l'impatto è devastante: si stima che Xbox abbia rinunciato a circa 300 milioni di dollari di vendite del franchise su console e PC solo nell'ultimo anno. Come dichiarato dall'analista Joost Van Dreunen, "il Game Pass non ha generato la crescita esplosiva che Microsoft anticipava dopo l'acquisizione di Activision, e si sono resi conto che i loro costi infrastrutturali non corrispondevano al loro modello di prezzo".
L'acquisizione di Activision Blizzard King per la cifra di quasi 69 miliardi di dollari ha cambiato radicalmente le carte in tavola, aumentando a dismisura la necessità di rientrare nell'investimento. Secondo quanto riferito da attuali ed ex dipendenti, la direttrice finanziaria di Microsoft, Amy Hood, avrebbe esplicitamente chiesto alla divisione Xbox di individuare nuove strategie di aumento dei profitti, una richiesta arrivata peraltro dopo una già dolorosa ondata di licenziamenti. La decisione, presa nel 2018, di includere tutti i giochi first-party nel Game Pass sin dal lancio non aveva trovato un consenso unanime all'interno dell'azienda proprio per questi timori, e ora i nodi sembrano venire al pettine.
Un dato su tutti avrebbe fatto suonare il campanello d'allarme ai piani alti di Xbox: l'82% delle vendite di Black Ops 6 è stato registrato su PlayStation. Questa cifra evidenzia in modo impietoso quante vendite a prezzo pieno vengano sacrificate sull'altare del Game Pass, spingendo la dirigenza a correre ai ripari con l'aumento dei prezzi. La strategia è chiara: se si vuole giocare al nuovo Call of Duty al lancio tramite abbonamento, si dovrà sottoscrivere la formula più costosa.
Questa nuova politica si riflette perfettamente nella struttura dei nuovi tier di abbonamento. Il nuovo Xbox Game Pass Premium, infatti, promette l'accesso ai giochi Xbox entro 12 mesi dalla loro uscita, ma con una vistosa eccezione: Call of Duty. Microsoft non ha infatti specificato quando il celebre sparatutto arriverà in questa fascia di prezzo. L'unico modo per giocare al prossimo capitolo della saga il giorno stesso della sua uscita rimane l'abbonamento Xbox Game Pass Ultimate, quello che ha subito il rincaro più pesante.
In un mercato hardware dominato da Sony e Nintendo, e con una crescita degli abbonati che rallenta (dal +80% del 2020-2021 al +36% del 2022-2024), Microsoft sta disperatamente cercando un nuovo equilibrio per rendere la sua offerta sostenibile e, soprattutto, molto più redditizia.
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