Recensione - Darkwatch: Curse of the West
di
Giovanni Grasso / Shadowlord
P
Giovani vampiri crescono
La storia inizia con la più classica delle scene da film western. Il protagonista, un bandito dalla faccia truce, si lancia, letteralmente, all’assalto di un treno per depredare tutto ciò che è di valore. Il contenuto della cassaforte, che come tradizione viene fatta saltare con la dinamite, non era quello sperato, infatti, invece di soldi e gioielli, spunta fuori un vampiro che azzanna il protagonista. Da quel momento il bandito acquista poteri vampireschi che lo aiuteranno nell’avventura. Ora addentriamoci nella meccanica di gioco: il titolo in questione appartiene al genere degli sparatutto in prima persona esattamente come Halo, con cui condivide parecchie analogie. I comandi sono semplici ed intuitivi, ormai seguendo il capostipite della Bungie non potrebbe essere altrimenti; le levette analogiche sono adibite allo spostamento ed alla visuale del protagonista, i tasti dorsali sono usati per far fuoco con l’arma selezionata e per il lancio di oggetti esplosivi come candelotti di dinamite e granate. Seguono i tasti per saltare, ricaricare, attacco in mischia, interagire con l’ambiente, abbassarsi ed attivare il mirino o l’occhio di sangue. Proprio questa è la vera novità del titolo: oltre al blastaggio dei nemici con le armi messe a disposizione, il protagonista ha dalla sua parte dei poteri sovrannaturali. Alcuni, come lo scudo (retaggio dai vari Halo e Halo 2) che permette di assorbire i danni e si ricarica molto velocemente, l’occhio di sangue che, se attivato, evidenzia nemici, oggetti e porte, e il doppio salto, sono acquisibili automaticamente con l’avanzare dei livelli di gioco. Altri invece andranno guadagnati in base al comportamento del giocatore. In base alle nostre scelte etiche si riempirà una barra che farà aumentare il livello di "bene" o "male": salvare una giovane donna o succhiarle il sangue? In base alla propria inclinazione morale si avranno a disposizione abilità diverse, la luce per esempio permetterà di utilizzare pallottole d’argento e fulmini magici mentre l’oscurità ci donerà il berserk o il controllo di un avversario, tutto questo ovviamente se la barra della magia è carica.
Le armi a nostra disposizione saranno quelle classiche viste in molti altri titoli, si va dalle pistole ai fucili, dalla dinamite al lanciamissili (ovviamente molto comune di quei tempi), e come non ricordare anche la mitica balestra a frecce esplosive. Da segnalare che si potranno portare con noi solo due armi per volta con l’eccezzione degli oggetti da lancio. L’azione non si svolgerà sempre a piedi, potremmo infatti cavalcare il nostro fido destriero da noi zombizzato oppure guidare un carro a vapore che assomiglia un pochino ad un certo warthog con tanto di postazione per mitragliatrice. Le sezioni di gioco risultano tutte molto lineari: e’ raro trovarsi in ambientazioni particolarmente vaste, anche se, in un gioco come questo, non sono affatto necessarie.
A livello di multiplayer il gioco si difende bene, infatti sia in schermo condiviso che in Live si può partecipare a diversi incontri. Le modalità sono quelle classiche già viste in molti altri titoli eccetto il Soul Hunter (dove vince chi riempie per primo la propria barra del sangue): dal Cattura la Bandiera al Deathmatch, insomma tutti potranno trovare la sfida che più li aggrada.
Come sono brutti i non morti
Il livello tecnico di questo titolo è molto buono. Il gioco infatti utilizza l’Havok Engine che permette di bersagliare qualsiasi parte dei nostri nemici. Arti e teste mozzate sono all’ordine del giorno, ops pardon, della notte. Infatti molti livelli sono alla fioca luce notturna, in questi casi la palette grafica di questo titolo utilizza colori poco accesi (non che i livelli più illuminati siano un’orgia cromatica) donando al titolo la giusta aria lugubre. Il lato artistico è molto buono, le ambientazioni sono molto dettagliate e interagibili. Bottiglie, casse e barili possono essere rotte o spostate aumentando, di fatto, l’immedesimazione. Peccato per il primo livello a cavallo dove sembra di scorrazzare nel nulla della Pianura Padana in un giorno di nebbia, e peccato per il protagonista, inespressivo come pochi. Le musiche non sono invadenti, creano la giusta atmosfera adatta ad un titolo del genere mentre gli effetti sonori non risultano particolarmente esaltanti. Si ricorda anche la localizzazione completamente in italiano, anche se non eccelsa.
Conclusioni
Questo Darkwatch è un gran bel titolo! L’impostazione particolarmente arcade e l’utilizzo dei poteri vampireschi aiutano più di un videogiocatore ad uscire dalla routine del classico FPS. Le citazioni ad Halo sono forse eccessive ma il prodotto risulta molto godibile. Molto buono anche il fattore rigiocabilità, per poter provare tutte le abilità della luce o dell’ombra bisogna completarlo più di una volta.
Ringraziamo Ubisoft per la collaborazione. 7.8
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