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Botany Manor

Botany Manor - visto in anteprima

A poca distanza dal lancio previsto per il 9 aprile, quando il gioco entrerà anche nel catalogo Xbox Game Pass, abbiamo avuto l’opportunità di dare uno sguardo più approfondito a Botany Manor, l’originale avventura “botanica” in sviluppo presso Balloon Studios. Eccovi il nostro resoconto!
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Botany Manor è un puzzle game in prima persona ambientato in un maniero vittoriano inglese alla fine del XIX Secolo. Nel gioco impersoneremo Arabella Greene, una botanica in pensione, che si è trasferita nel maniero per continuare le ricerche necessarie a completare il suo ultimo libro, intitolato “Forgotten Flora”. Per raggiungere questo traguardo, i giocatori e le giocatrici dovranno esplorare la dimora insieme alla protagonista e scoprire le informazioni necessarie a far crescere svariate specie di piante, esplorando nel frattempo le varie parti del maniero e ripercorrendo gli eventi principali che hanno influenzato la vita di Arabella.

MX Video - Botany Manor

Per permetterci di capire come queste idee si concretizzano nel gameplay di Botany Manor, durante la presentazione ci è stata mostrata una piccola porzione del gioco commentata dalla Creative Director dello studio, Laura De Mey. Nella demo, la protagonista è appena entrata in possesso della chiave del frutteto ed è da lì che decide di proseguire le sue attività. Contestualmente al ritrovamento della chiave del frutteto, Arabella ha anche raccolto le informazioni necessarie per iniziare a coltivare due nuove piante, tra cui una generalmente correlata ai frutteti denominata “Pixie Tears”.

Tutte queste informazioni vengono riportate nel libro “Forgotten Flora”, il quale suggerisce che un sacchetto di semi relativi a questa pianta dovrebbe trovarsi proprio nel frutteto e che per poterla coltivare è necessario scoprire cinque differenti “indizi”, i quali corrispondono ad altrettanti consigli fondamentali per la crescita della pianta. Inizia così la fase esplorativa del gioco, durante la quale la protagonista ispeziona l’area per trovare dapprima il sacchetto di semi, posizionato in un capannone insieme a un foglietto che riporta le quantità di concime da utilizzare in base alla tipologia di vaso selezionato, e successivamente un microscopio con vari vetrini, all’interno dei quali sono collocate diverse tipologie di semi, tra cui quello della varietà “Pixie Tears” oggetto della nostra attuale ricerca.

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Esaminando il vetrino, Arabella scopre che i semi di questa pianta differiscono dalle altre per l’assenza di “puntini” verdi all’interno della struttura cellulare. Un’informazione apparentemente poco utile, almeno fino a quando la protagonista non si imbatte in un libro nel quale viene spiegato che i puntini non sono altro che “cloroplasti” e che la loro funzione, semplificando molto, è quella di catturare la luce solare e convertirla in zuccheri attraverso la fotosintesi. Le piante che ne sono prive, come le “Pixie Tears”, hanno perso questa capacità ed è necessario che vengano aggiunti degli zuccheri al concime per permettergli di crescere in maniera corretta.

Le varie informazioni raccolte rappresentano gli “indizi” che stiamo cercando e man mano che vengono sbloccati, possono essere inseriti negli slot dedicati presenti nelle pagine del libro dedicate alle singole piante. Grazie alle nozioni raccolte fino a questo momento, Arabella può iniziare a piantare il seme in un vaso, ottenendo un piccolo germoglio. Ora non resta che scoprire come ricavare e aggiungere il giusto nutrimento al terriccio per permettergli di crescere nella maniera corretta. La risposta potrebbe trovarsi in un’altra zona del frutteto destinata alla produzione di succhi di frutta e sidro. Qui la protagonista trova un torchio e, soprattutto, un documento nel quale sono riportate le quantità di zucchero contenute nel succo ottenuto spremendo le varie qualità di mele presenti nelle vicinanze.

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Ora Arabella sa quali mele è necessario spremere per ottenere i 97 gr di zucchero da inserire nel vaso scelto, come suggerito nel primo documento raccolto. Quello che ancora non sa è però come riconoscere le varie qualità di mele. In suo soccorso arriva però un poster, posizionato in prossimità del torchio, nel quale sono catalogate per nome tutte le tipologie di mele. A questo punto alla protagonista non resta che posizionare tre tipi di mele diverse nel torchio, appoggiare il vaso con il germoglio di “Pixie Tears” nel luogo di raccolta dei succhi spremuti, manovrare il torchio e voilà...ecco spuntare una rigogliosa e affascinante pianta.


La dimostrazione di gameplay terminava qui. Da quanto visto, Botany Manor propone un gameplay estremamente semplice ed accessibile. I comandi necessari per compiere le varie azioni sono pochi e intuitivi, senza l’obbligo di eseguire i vari gesti entro un tempo prestabilito. Come confermato anche dalla Creative Director Laura De Mey, l’obiettivo del team è quello di proporre un puzzle game in grado di mettere alla prova i giocatori, ma senza introdurre elementi che possano rendere meno accessibile il titolo, sia per quanto riguarda la struttura degli enigmi sia per quanto riguarda le meccaniche di gioco. Tutte le informazioni di botanica necessarie per risolvere i puzzle sono infatti presenti all’interno dell’ambientazione e non sono presenti interazioni complesse con nessuno degli oggetti presenti. La sfida, che ovviamente cresce mentre si avanza nel gioco, è rappresentata dal numero di informazioni da tenere a mente e dalla quantità di collegamenti logici tra i vari elementi, con l’obiettivo di non risultare mai frustrante.

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Alla base dell’intera produzione c’è infatti la volontà di creare un gioco dal ritmo rilassante, nel quale i giocatori e le giocatrici possano immergersi e perdersi senza particolari difficoltà. La scelta stessa dell’ambientazione, che in parte vuole anche essere un omaggio ai livelli tutorial presenti nei primi Tomb Raider, ed il particolare stile grafico, ispirato ai paesaggi della contea inglese di Somerset, contribuiscono a questo risultato, il tutto senza però sacrificare l’elemento narrativo. Di capitolo in capitolo verranno infatti svelate sempre più informazioni sul maniero, sul contesto storico e sulla vita della protagonista. Non vi aspettate però scene di intermezzo o lunghi dialoghi. La maggior parte della trama, se così possiamo definirla, verrà proposta al giocatore attraverso gli scenari o gli oggetti che sarà possibile raccogliere nel maniero. L’impressione, almeno da quanto abbiamo potuto apprendere dalla dimostrazione, è quindi che Botany Manor si proponga come un puzzle game narrativo dai toni e dall’ambientazione volutamente molto rilassanti, nel quale il giocatore possa approcciare gli enigmi con il proprio tempismo e possa comprendere, nel limite del possibile, cosa significava essere un botanico alla fine del ‘900.

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L’intera realizzazione tecnica sembra voler sottolineare questi aspetti, con ambientazioni dai colori pastello, una colonna sonora a tratti quasi impercettibile e un comparto sonoro in grado di trasportare davvero il giocatore in un maniero inglese immerso nel verde. Per capire se oltre a questo c’è di più dovremo però attendere. La porzione di gioco mostrata ha evidenziato la presenza di enigmi abbastanza semplici, ma comunque in grado di stimolare le abilità logiche di chi impugna il pad. Se la curva di difficoltà si dimostrerà adeguata e se il gioco completo riuscirà a offrire una maggiore varietà di situazioni, anche per quanto riguarda l’esplorazione del maniero, Botany Manor potrebbe rivelarsi come una delle sorprese più interessanti proposte attraverso il programma ID@Xbox e Game Pass nell’ultimo periodo.

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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