Recensione - DOOM: The Dark Ages

Il Gioco
La storia di DOOM: The Dark Ages si svolge sul pianeta Argent D’Nur, un luogo che diventa teatro di una lotta epica per il controllo di un potente artefatto, il Cuore di Argent. Questa reliquia, capace di conferire il potere di un dio a chiunque la possieda, diventa ovviamente l’oggetto del desiderio delle forze infernali. Gli abitanti del pianeta, incapaci di fronteggiare l’inarrestabile orda di demoni, si vedono costretti a invocare l’aiuto dello Slayer, l’eroe leggendario della saga di DOOM, per respingere l’assalto. È così che il giocatore viene catapultato nell’azione, pronto a immergersi in un universo dove il ritmo frenetico si combina con una musica heavy metal sempre più dura e incalzante.
MX Video - DOOM: The Dark Ages
Uno degli elementi più distintivi di DOOM: The Dark Ages è proprio l’ambientazione medievale, da Epoca Oscura appunto. Non solo l’atmosfera, ma anche le armi e i nemici riflettono questo cambiamento tematico. Il gioco introduce una serie di nuovi strumenti di morte, oltre a varianti delle armi classiche. Tra queste spicca il Trituratore, una versione alternativa del fucile a rotaia, adatta agli assalti rapidi e intensi. L’Impalatore, invece, è una variante a colpo singolo che offre maggiore precisione. Il fucile al plasma lascia spazio alla Pistola Ciclica e all’Acceleratore, armi energetiche perfette per il combattimento ravvicinato e per abbattere gli scudi energetici dei nemici. Tra le novità più intriganti troviamo il Polverizzatore, un’arma devastante che abbiamo potuto ammirare sin dal primo trailer e che consuma teschi di demoni, la quale permette di sparare ampie rosate di proiettili capaci di decimare gruppi di nemici. La sua variante, il Razziatore, offre una rosa di colpi più concentrata, ideale per situazioni che richiedono maggiore controllo. Non mancano le armi corpo a corpo, come il Guanto, la Mazza Chiodata e la Mazza del Terrore, ciascuna con un sistema di sviluppo che consente di sbloccare il pieno potenziale e adattarsi alle preferenze del giocatore.
Un’altra innovazione significativa introdotta in questo capitolo è lo scudo-sega circolare. Contrariamente a strumenti opzionali come il lanciafiamme da spalla visto in Doom Eternal, lo scudo diventa una componente essenziale del gameplay. Non solo permette di parare i colpi in mischia dei demoni più potenti, ma consente anche di respingere e riflettere alcuni attacchi a distanza. Può inoltre essere lanciato contro i demoni più forti per abbatterne gli scudi o per stordirli temporaneamente. La sua padronanza richiede un certo livello di abilità e adattamento, soprattutto considerando che i pulsanti LB ed LT devono essere utilizzati praticamente in contemporanea.

Altre due grosse novità sono date dal Drago e dall’Atlan. Il Drago è una creatura volante che è possibile cavalcare in lunghe sezioni aeree. Per fare un paragone, queste parti mi hanno ricordato molto le sessioni in elicottero di Call of Duty. Molto interessante per staccare un po’ dal classico spara-spara tipico della saga. L’Atlan invece è un enorme mech, anch’esso utilizzabile esclusivamente in un paio di sezioni a lui dedicate, che trasforma il gioco in una sorta di brawler in cui si devono prendere a pugni demoni altrettanto giganteschi. Entrambe le novità sono state un’ottima intuizione, a mio avviso.
Dal punto di vista tecnico, DOOM: The Dark Ages rappresenta un traguardo importante per il motore grafico id Tech, che debutta nella sua versione 8 proprio con questo titolo. I miglioramenti visivi sono evidenti: dettagli straordinari, fluidità impeccabile e una capacità di gestire l’azione frenetica senza compromettere le performance. Il gioco gira stabilmente a 60 FPS su Xbox Series X, garantendo un’esperienza visiva fluida anche nei momenti di maggiore intensità. Questo livello di ottimizzazione permette al titolo di competere con motori grafici di punta come l’Unreal Engine 5, mantenendo comunque un’identità propria e un’efficienza straordinaria. Il comparto audio è come al solito un heavy metal cattivo, che apprezzo particolarmente.

La durata della campagna principale di DOOM: The Dark Ages si assesta sulle 20 ore circa ed è suddivisa in 22 livelli di durata abbastanza variabile, offrendo comunque un’esperienza consistente e ricca di contenuti. Al termine della campagna, è possibile rigiocare i livelli con tutte le armi e i potenziamenti raccolti nel corso dell’avventura appena conclusa, ideale per chi vuole completare il gioco al 100% e raccogliere eventuali collezionabili persi.
DOOM: The Dark Ages non si limita a essere un gioco tecnicamente impeccabile, ma riesce anche a catturare l’essenza stessa della saga. È una celebrazione dell’azione pura, dove splatter, kill spettacolari e orde infinite di nemici si combinano per offrire un’esperienza adrenalinica e senza compromessi. Nonostante i cambiamenti rispetto ai precedenti capitoli, il titolo riesce a mantenere intatto il DNA di DOOM, rendendo omaggio alle origini della serie e agli elementi che l’hanno resa iconica. Poi finalmente sono tornati gli Imp nella loro concezione originale dei primi capitoli del 1993!

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