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Crash Bandicoot 4: It's About Time
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Recensione - Crash Bandicoot 4: It's About TimeXbox Series X | S Xbox OneGame

Dopo vari spin-off e reboot più o meno riusciti, il mitico Crash Bandicoot torna allo stile della trilogia originale con Crash Bandicoot 4: It's About Time, quarto capitolo numerato che punta a ricatturare la magia di un tempo in un gioco dalla sensibilità moderna. Scopriamo insieme con quali risultati.

Il Gioco

La parabola di Crash Bandicoot è stata a dir poco discendente. Ai tempi della prima PlayStation, il bandicoot antropomorfo sfornò un capolavoro dopo l'altro, soprattutto per quel che riguarda i primi 3 capitoli platform 3D e lo spin-off corsistico, Crash Team Racing. Giochi che, non a caso, negli ultimi anni hanno ricevuto eccellenti remake. Successivamente abbiamo però assistito a un'alternanza di giochi discreti e altri abbastanza mediocri. Se Crash Tag Team Racing o Crash Twinsanity avevano il loro perché, non penso però siano in molti a preferirli ai primi 4 giochi della saga. E dunque, dopo aver riprodotto con cura e rispetto quei mitici capitoli di un'era ormai lontana, Activision ha finalmente deciso di dare una volta per tutte un tanto atteso quarto capitolo. Niente personaggi che saltano in spalla uno all'altro, niente tentativi di rendere la nuova avventura del bandicoot più famoso dei videogiochi un clone di Super Mario 64: si torna alla formula originale, ma con una ventina di anni di esperienza in più nel game design.

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La trama di Crash Bandicoot 4: It's About Time decide infatti di ignorare completamente gli eventi dei giochi PS2, Xbox 360, GBA, mobile e così via, andando a collocarsi un paio di anni dopo la fine di Crash Bandicoot 3: Warped. I cattivoni sconfitti in quel titolo, ossia lo scienziato pazzo Dr. Neo Cortex, il suo alleato Nefarious Tropy e lo spirito Uka Uka, sono in esilio in una prigione temporale senza apparente via d'uscita. Uka Uka riesce però a creare un varco che non solo gli permette di fuggire, ma che gli apre le porte del multiverso, permettendogli così di ampliare le ambizioni di conquista del gruppo a più universi e linee temporali. Neanche a dirlo, starà nuovamente a Crash e alla sua abile e arguta sorella Coco fermare l'ennesimo piano diabolico di Cortex e compagnia, con l'aiuto della maschera Aku Aku che rivela ai nostri protagonisti l'esistenza di Maschere Quantiche, capaci di donargli nuovi poteri e, soprattutto, di viaggiare tra gli universi alla ricerca dei cattivi. E'una bella scarica di nostalgia avere una nuova storia con questi personaggi, con il gioco stesso che ironizza su quante volte Crash e i suoi hanno dovuto affrontare lo scienziato pazzo.

MX Video - Crash Bandicoot 4: It's About Time

Dopo il filmato iniziale prendiamo subito il controllo di Crash in una giungla che ricorda quelle viste nei primi capitoli della saga, e ben presto, a scelta, è possibile affrontare ogni livello utilizzando anche la sorella Coco che presenta lo stesso set di mosse ed abilità, risultando quindi in sole differenze estetiche. Sin da subito troviamo numerose citazioni ed easter egg, ed il feeling del gioco è inconfondibile: livelli 3D limitati a percorsi larghi pochi metri esplorabili con telecamera fissa dietro le spalle, casse piene di mele da raccogliere, sezioni a scorrimento laterale dove la difficoltà dei segmenti platform aumenta, nemici da scaraventare o da schivare, burroni e le tanto iconiche casse TNT e nitro. Grafica in alta risoluzione a parte, è praticamente tutto quello che ci saremmo aspettati da un ipotetico sequel di Crash Bandicoot 3: Warped, e tornare su questa formula di gioco, ma con contenuti nuovi di zecca, è dannatamente soddisfacente.

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Crash mantiene tutto il suo inventario di mosse: doppi salti, piroette, panciate e scivolate, funzionanti in maniera identica a quanto visto nel recente N. Sane Trilogy. La struttura stessa dei livelli ricalca quello stile: percorsi prevalentemente lineari, con le sole deviazioni date dalle sezioni bonus a scorrimento laterale dove mettere in pratica tutta la conoscenza delle mosse per risolvere piccoli enigmi, mirati al raccoglimento di ogni cassa. Infatti, come da tradizione, superare ogni livello è solo l'inizio visto che ogni area può essere affrontata col classico sistema di vite limitate o con la novità dei respawn tramite checkpoint illimitati. Ogni livello presenta sfide dedicate alla distruzione di ogni cassa (comprese TNT e Nitro), al raccoglimento di tante mele, al ritrovamento o meno di una gemma nascosta, e ritornano anche le reliquie per le sfide a tempo, che di fatto sono un elemento di speedrunning incorporato nel gioco con tanto di classifiche online. C'è persino una nuova medaglia per aver superato tutto il livello senza mai morire. Come se non bastasse, dopo pochi livelli si sblocca anche la possibilità di affrontarli in versione invertita (anzi, N-vertita) e con qualche filtro visivo applicato. C'è poi una quantità notevole di livelli aggiuntivi, a partire dai difficilissimi test a scorrimento laterale fino a linee temporali alternative dove si affrontano varianti di aree già viste, utilizzando un personaggio diverso in un universo parallelo.

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Crash Bandicoot 4: It's About Time non si accontenta però di ricalcarele meccaniche dei primi giochi, ma alza l'asticella in tantissime aree. I livelli sono nettamente più complessi e variegati, hanno numerose variazioni inedite sul gameplay (ma con il ritorno di classici come l'utilizzo di moto d'acqua o i livelli di fuga con visuale anteriore), ma soprattutto mettono i giocatori in scenari e situazioni di gioco davvero variegate. La tematica dei viaggi nel tempo, infatti, dà agli sviluppatori la scusa perfetta per trasportare i giocatori in ambienti ed ere totalmente scollegate tra loro. Le classiche giungle presto lasciano spazio a spiagge dell'epoca dei pirati, i dintorni di un vulcano al tempo dei dinosauri, città futuristiche e così via, ognuna con le proprie peculiarità di gameplay. Una delle novità delle varie aree è l'utilizzo delle Maschere Quantiche che, dove utilizzabili, ci donano "poteri quantici". Uno di questi ci permette di accedere ad elementi del livello che si trovano in un universo parallelo, un altro è capace di rallentare il tempo, un altro ancora ci consente di invertire la gravità per camminare sul soffitto. Queste novità portano alla creazione di livelli variegati non più solo visivamente, ma anche nel gameplay, e il loro utilizzo intelligente nelle impegnative aree bonus ne dimostra le potenzialità.

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Parlando di difficoltà, è da notare come il nuovo titolo di Activision abbia cercato di soddisfare tutti. Da una parte ci sono nuove opzioni di accessibilità: il nuovo sistema con vite illimitate, checkpoint aggiuntivi che si creano in caso di morti eccessive e tanti dei livelli difficili che risultano essere totalmente opzionali. Dall'altra, il fatto che il gioco dia abbastanza per scontato che i giocatori abbiano già finito e strafinito la trilogia originale e siano alla ricerca di un livello di sfida ancor più elevato. I livelli sono mediamente più lunghi, i checkpoint scarseggiano, le parti dove si ha bisogno di precisione quasi millimetrica e di reazioni istantanee sono numerose, e per l'appunto sono presenti numerosi livelli totalmente opzionali che sono più difficili di qualunque cosa vista nel già notoriamente difficile N. Sane Trilogy. Se quella raccolta a suo tempo venne scherzosamente definita "il Dark Souls dei platform 3D", qui il paragone con alcuni dei livelli opzionali sarebbe da fare con il playthrough di Dark Souls... bendati.

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A livello grafico e stilistico, questo sequel di stampo nostalgico segue da vicino la strada tracciata da N. Sane Trilogy e Crash Team Racing Nitro-Fueled. Il look dei protagonisti è leggermente cambiato con mondi di gioco variegati, colorati e dettagliati, mantenendo però un piacevole feeling cartoonesco, con modelli poligonali volutamente non troppo complessi per non rovinare il feeling retrò del titolo. Discorso analogo per quel che riguarda le colonne sonore, che sono perfettamente in linea con i classici, con le canzoni che mischiano elettronica e tribale con un netto mood comico da cartone animato. Questa volta anche lo stile visivo dei protagonisti la fa da padrone: finendo infatti le numerose sfide opzionali del gioco, è infatti possibile sbloccare dozzine di costumi differenti sia per Crash che per Coco. Vestiti da giullare, costumi futuristici, stili punk e persino le versioni low-poly della trilogia originale.

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Con così tanti contenuti opzionali e una struttura di gioco che premia il miglioramento costante in livelli già visitati, la longevità e la rigiocabilità non mancano di certo. Va però detto che, già di suo, si tratta di un gioco sorprendentemente lungo. Solo il completamento dei livelli obbligatori può tranquillamente portare via 7-8 ore anche tentando fin da subito di raccogliere più casse possibile, con le aree opzionali che più che raddoppiano le zone da visitare. Ci sono anche alcune opzioni per il multigiocatore locale da 2 a 4 giocatori: ogni livello può essere affrontato infatti in modalità "passa il controller", dove si gioca a turni finché il compagno non abbia raggiunto un checkpoint o non sia morto. Discorso simile per le modalità aggiuntive dove ci si sfida da un checkpoint all'altro o per un tempo record o per una combo più alta possibile di casse raccolte in sequenza. Manca una vera componente multiplayer alla Crash Bash o un elemento split-screen come in Crash Team Racing, ma fa piacere avere queste novità, seppur basilari, trattandosi comunque di un titolo pensato prevalentemente per il single player. Per concludere, notiamo con piacere la presenza del valido doppiaggio italiano che da sempre caratterizza questa saga.

Amore

Come ai vecchi tempi…

- Tante saghe storiche come i primi Mario, Zelda e Final Fantasy in 3D si fregiano di innovazioni e stravolgimenti ogni pochi anni, offrendo ai giocatori nuovi modi di giocare a mondi che già adorano. Crash Bandicoot 4: It's About Time non ha questo tipo di pretese, si accontenta di riproporci una formula nota e molto apprezzata dandogli una svecchiata visiva ed a livello di varietà, offrendoci in pratica uno sguardo ad una linea temporale parallela dove Naughty Dog ha continuato a sfornare sequel iterativi della serie. E dopo pochi secondi di gioco è impossibile non sentirsi a casa per chi ha giocato i primissimi titoli della serie.

...ma con un occhio al presente

- Non si tratta però di un semplice tuffo nel passato. A differenza di tanti giochi di stampo retrò usciti in questi anni, Crash Bandicoot 4: It's About Time punta ad un look decisamente più moderno e dettagliato, con i livelli che, pur seguendo la struttura "a blocchi" dei vecchi giochi, che presentano molti più elementi dinamici e vivi. Anche la struttura di gioco ha subìto diversi ritocchi, tra la possibilità (opzionale) di fare a meno del punitivo sistema di vite, un pratico cerchio che indica il punto sopra il quale si trova il personaggio in caso di salto, ma anche inedite opzioni cooperative e di accessibilità.

Accessibilità

- Il nuovo Crash Bandicoot offre ai puristi un'esperienza classica se lo vogliono: gameplay pressoché invariato, sistema a vite, persino la possibilità di sbloccare i look classici di Crash e Coco. Sono però passati oltre vent'anni da quella splendida trilogia, il mondo videoludico è cambiato, ci sono gamer già maggiorenni che nemmeno erano nati quando spopolava questo franchise. Quindi questo episodio offre una notevole varietà di opzioni per chi è meno pratico con questo tipo di giochi. La modalità che permette di passarsi il controller in locale con qualcuno è un ottimo modo per finire il gioco in compagnia di qualcuno più esperto. La nuova opzione Moderna permette di avere vite illimitate, rinascendo sempre all'ultimo checkpoint in caso di morte, non perdendo mai dunque troppo progresso. In caso di troppi fallimenti consecutivi, ritornano le maschere protettive che permettono di subire un colpo in più, e addirittura vengono generati più checkpoint sul percorso. Molti dei livelli più difficili, infine, sono completamente opzionali, non andando dunque a gravare su chi non voglia affrontare sfide folli.

Una marea di contenuti

- A suo tempo, la trilogia originale di Crash Bandicoot fu lodata anche per la sua rigiocabilità e la notevole quantità di contenuti. Crash Bandicoot 4: It's About Time quasi esagera nel voler seguire questa filosofia: dozzine di livelli di storia, con altre dozzine di aree opzionali da sbloccare. Ogni livello ha una versione N-vertita che ne cambia lo stile e l'orientamento. Quasi ogni livello (a parte alcune sequenze boss) presenta 6 + 6 gemme legate a sfide varie di completamento, oltre ai tempi da battere nelle corse a tempo e all'inedita medaglia per aver finito il percorso senza mai morire. E ognuno di questi livelli sblocca skin applicabili in qualunque momento a Crash e a Coco. Infine, le già citate modalità cooperative e competitive. Gli ossessionati che vogliono completare anche questo Crash Bandicoot al 100% hanno una scalata davvero ripida davanti a loro, sia per la difficoltà che soprattutto per la quantità impressionante di cose da fare. Il prezzo di lancio di 69,99 Euro può sembrare eccessivo per un platform vecchio stile, ma di certo di carne al fuoco per giustificare questa scelta ce n'è.

Odio

I limiti di un gameplay d'epoca

- La saga di Crash Bandicoot ha a più riprese cercato di modernizzarsi, copiando la concorrenza dei platform 3D o proponendo idee nuove di zecca. Come però tanti titoli di questo genere, hanno fatto fatica ad adeguarsi ai tempi che cambiano, non riuscendo più a ricatturare la magia dei primi titoli 3D che, al tempo, era ancora una novità tecnologica affascinante. Crash Bandicoot 4: It's About Time replica volutamente lo stile e il gameplay dei classici, ma così facendo si porta dietro diverse problematiche. Una su tutte è la telecamera posteriore fissa a una distanza relativamente elevata, che spesso rende difficile tarare al meglio gli atterraggi su piattaforme o casse di superficie ridotta. Anche i controlli sono molto "scattosi" come lo erano gli originali, nulla a che vedere con la precisione e fluidità di titoli più recenti come Super Mario Odyssey. Capita spesso, dunque, di capire esattamente cosa si deve fare ma di avere difficoltà ad eseguirlo per via di sistemi di gioco non proprio al passo coi tempi. Per chi ha passato tante ore ai Crash classici non sarà la fine del mondo, ma quando esistono platform con controlli molto più rifiniti, il confronto inevitabilmente pesa.

Sadismo finale

- Ottima scelta quella di mettere una serie di sfide dalla difficoltà veramente elevata come contenuti opzionali, offrendo però anche numerosi opzioni di accessibilità per i giocatori meno esperti. Ciò non toglie però che la difficoltà di Crash Bandicoot 4: It's About Time è parecchio altalenante, con livelli folli spesso seguiti da segmenti quasi fin troppo facili. Ma, soprattutto gli ultimi mondi di gioco sono un susseguirsi di parti davvero toste, al limite del sadico. Sequenze di salti da fare in rapidissima successione senza possibilità di sbagliare, rari checkpoint, numerosi nemici e situazioni di gioco dove è pressoché impossibile sapere in anticipo cosa accadrà, trasformandosi in pratica in sezioni trial and error. Il tutto in livelli davvero lunghi dove diventa complicato fare tempi perfetti per avere gli amuleti. Ritorna poi un difetto fastidioso di N. Sane Trilogy, cioè la forma simil-uovo dell'area di collisione del protagonista. Questo a volte permette di passare molto vicino a certi ostacoli mortali senza lasciarci le penne, ma soprattutto porta a cadere più facilmente da una piattaforma se si salta tardi e rende gli atterraggi più ostici, rischiando infatti di scivolare giù se si atterra con una parte troppo ridotta del corpo.

Tiriamo le somme

Esame brillantemente superato da Activision e Toys for Bob per il ritorno del bandicoot più famoso del mondo videoludico. Crash Bandicoot 4: It's About Time è il seguito che avremmo sempre voluto dell'iconico terzo capitolo, Warped, mantenendo intatte le filosofie di design e gameplay ma arricchendo l'esperienza di gioco con una presentazione nettamente migliorata, una varietà più elevata che mai, novità di gameplay ben riuscite e nostalgia che sprizza da tutti i pori. Sarà anche un gioco che tradisce la propria età mentale, limitandosi volutamente a tante scelte di design degli anni '90, e anche la difficoltà non è tarata perfettamente, ma si tratta della miglior esperienza di Crash Bandicoot che si possa avere a oggi. Chi è cresciuto su questa indimenticabile saga non potrà non avere il sorriso stampato in faccia praticamente dall'inizio fino alla fine di questa lunga e memorabile avventura, ma anche i nuovi arrivati godranno con soddisfazione di un'ottima esperienza platformer.
8.4

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L'autore

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Prima di saper scrivere a mano, sapeva già immettere i comandi DOS per avviare Doom, ma dopo una lunga vita al PC, il mondo di Halo lo avvicina alle console Microsoft. Non si nega i classici giochi tripla-A, specialmente gli FPS competitivi, ma passa la maggior parte del tempo a scovare gemme nascoste, dagli indie insoliti ai folli shmup giapponesi.

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