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Rewilders: The Lost Spring

Rewilders: The Lost Spring - visto alla gamescom

Tra i titoli più affascinanti visti nel corso della gamescom spicca indubbiamente Rewilders: The Lost Spring, un roguelite che sotto un’apparenza colorata e cartoonesca nasconde un’anima profonda e una lezione importante: il recupero del bioma e il ritorno a un equilibrio perduto tra uomo e natura. Abbiamo assistito ad una presentazione del gioco da parte degli sviluppatori, e siamo pronti a raccontarvi cosa abbiamo scoperto.
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La protagonista dell'avventura è Abby, una giovane sopravvissuta il cui villaggio è stato distrutto dall’abuso di pesticidi e dalla monocultura, che hanno devastato l’ecosistema. Dotata di un legame speciale con le api e gli impollinatori, Abby viene salvata da un’anziana donna e portata su una skyship, un’enorme nave volante che funge da rifugio per altri superstiti. Da qui parte la sua missione: dapprima ritrovare i fratelli, trasformati in mostri colmi d’odio, e poi comprendere che l’obiettivo più grande è salvare il mondo dalla rovina ecologica. Ogni boss sconfitto, infatti, torna umano, arricchendo la narrazione e sbloccando nuovi strumenti di progressione.

MX Video - Rewilders: The Lost Spring

Durante la presentazione ci è stata mostrata in azione la particolare struttura di gameplay, che mescola l’anima roguelite alla profondità dei giochi soulslike. Ogni spedizione parte dalla skyship, che funge da hub persistente: qui è possibile piantare fiori e colture che garantiscono bonus permanenti alle run successive, decorando allo stesso tempo lo spazio in maniera unica per ciascun giocatore. Il mondo di gioco è suddiviso in biomi – dalle praterie alle paludi, dalle tundre ai vulcani – ognuno popolato da creature specifiche, i cosiddetti critters, che Abby può liberare e reclutare. Ognuno di essi offre abilità passive o attive, permettendo di dar vita a build personalizzabili e di affrontare le sfide con strategie sempre diverse: alcuni risultano efficaci contro nemici volanti, altri infliggono gelo o radicano al suolo gli avversari, e la scelta della combinazione giusta appare determinante.

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Il combattimento, come mostrato dagli sviluppatori, è scandito da ritmi precisi e richiede di osservare con attenzione le mosse dei nemici, i quali sfruttano tratti differenti che ne modificano il comportamento e la pericolosità. Interessante anche la gestione della difficoltà dinamica: più biomi vengono ripristinati, più il mondo diventa impegnativo, con nuove varianti e combinazioni di avversari che arricchiscono la sfida. Nel corso della demo ho potuto assistere anche a sequenze più esplorative, in cui Abby, man mano che recupera i fratelli e altri sopravvissuti, ottiene strumenti che aprono nuove possibilità di movimento e di accesso a zone precedentemente inaccessibili. Gli scenari spiccano per varietà e atmosfera: dalle praterie rigogliose alle paludi infestate, dai vulcani ostili fino a zone corrotte e buie che restituiscono un forte senso di minaccia.

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Rewilders non si limita a offrire un’avventura ricca e impegnativa, ma intesse in ogni sua parte un messaggio ecologico ben riconoscibile. La natura avvelenata dall’uomo e il suo graduale ritorno all’armonia diventano metafora della necessità di prenderci cura del nostro pianeta. Gli autori hanno tenuto a sottolineare come la scelta di un’estetica “cute” e accessibile serva proprio ad ampliare la portata del messaggio, rendendolo universale e capace di parlare sia ai giocatori più giovani sia a quelli più esperti.

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L'impressione che ne ho tratto è quella di un titolo estremamente promettente, capace di coniugare meccaniche profonde e strutturate con un’estetica fresca e accattivante, arricchita da un messaggio che difficilmente lascia indifferenti. Rewilders: The Lost Spring si presenta così come una vera boccata d’aria fresca in un panorama dominato da titoli tripla A restii a rischiare con nuove IP: un progetto che osa e che, proprio per questo, merita di essere seguito con grande attenzione fino alla sua uscita.

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L'autore

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Nato nel 72, cresciuto ad insalate di matematica e libri di cibernetica non poteva che sviluppare una naturale inclinazione verso tutto quello che è tecnologia. Ha iniziato a giocare a Radar Rat Race sul Vic-20, a International Soccer su C64 e da quel momento in poi non ha mai tradito la sua passione, passando per quasi tutte le piattaforme di gioco e finendo ancor oggi per consumare tutto il suo tempo libero tra hobby e lavoro. Sperando che prima o poi coincidano perfettamente: ci siamo quasi.

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