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REANIMAL

REANIMAL - provato alla gamescom

C’è da portare pazienza fino al prossimo anno per poter giocare alla nuova opera di Tarsier Studios, ma alla recente gamescom abbiamo avuto il privilegio di sederci su un divano insieme a loro e giocare per circa 30 minuti al promettentissimo REANIMAL. Eccovi le nostre impressioni!
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L’incontro con Tarsier Studios in quel di Colonia è stata l’occasione per fare il punto su un gioco la cui uscita è vicina-ma-non-toppo (ufficiosamente si parla di “early 2026”) e che già ben conosciamo nei suoi tratti fondamentali: proprio alla gamescom dello scorso anno avevamo potuto provarlo e anche di recente un nuovo trailer di gameplay ha contribuito a mettere ancora meglio a fuoco questo REANIMAL.

Volendo fare un breve riepilogo per chi avesse perso le “puntate precedenti”: REANIMAL è sostanzialmente un'avventura survival con elementi stealth ed enigmi, caratterizzato da una narrazione di genere horror e da un’estetica da fiaba nera e surreale… tante parole e probabilmente non tutte efficaci, quando basterebbe invece dire “avete presente Little Nightmares?”. E con buona ragione, visto che Tarsier Studios sono appunto gli autori dei primi due giochi della saga Little Nightmares e, anche se la loro acquisizione da parte di Embracer Group li ha allontanati da quella IP, non hanno certo rinnegato il loro stile, né il genere di gioco che amano realizzare.

MX Video - REANIMAL

A prima vista, REANIMAL risulta quindi immediatamente riconoscibile e in qualche modo familiare, con il suo stile pittorico a tinte tenui (che contrasta con la durezza delle scene e della vicenda), l’interfaccia minimalista che interferisce il meno possibile con l’atmosfera misteriosa che avvolge chi gioca, un mondo spesso calato nell’oscurità e altrettanto spesso desolato, immobile, quasi come un coccodrillo acquattato pronto a tenderci il suo improvviso e letale agguato.

Non appena si inizia a giocare emergono però con forza le sue particolarità: innanzi tutto, il forte accento messo sulla modalità cooperativa. Protagonisti della vicenda sono due orfani, fratello e sorella, alla ricerca di tre loro compagni, dopo che il gruppo è stato disperso da una non meglio precisata “catastrofe” (la narrazione di REANIMAL avviene tutta su un piano simbolico e piscologico) ed è proprio questa coppia che siamo chiamati a controllare per tutta la durata del gioco. Non si tratta di una co-op “obbligatoria” (alla It Takes Two, per capirci): REANIMAL si può benissimo affrontare da soli ed in questo caso la IA del gioco si occupa di gestire il personaggio della sorella, avendo cura di non prendere troppe iniziative per non facilitare la soluzione di enigmi ed in generale influenzare le nostre decisioni. Al tempo stesso però, il gioco è stato creato con l’intento di farne un’esperienza da vivere al meglio in coppia: così come i protagonisti nel gioco, anche i giocatori sono chiamati a unire le loro forze e a trovare conforto anche solo nella loro semplice presenza: nella nostra chiacchierata abbiamo tutti rapidamente convenuto come l’orrore vissuto insieme ad un’altra persona faccia decisamente meno paura!

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La conferma di quanto questa scelta risulti azzeccata l’ho avuta immediatamente durante la sessione: seduto al fianco di uno sviluppatore (ma tranquilli: il gioco supporta anche la co-op online), abbiamo iniziato immediatamente a scambiarci suggerimenti, incappando magari in un game-over a causa di una mossa irragionevole di uno dei due (tipo… saltare in un dirupo!) o per un difetto di coordinamento nello stabilire chi dovesse raccogliere un certo oggetto e a chi toccasse invece fare altro. Ne è risultata una sessione di gioco dannatamente divertente, in cui i jump-scare (che pure ci sono stati, perché sotto questo aspetto il gioco non si fa certo pregare) sono stati altrettanto frequenti delle risate, dovute alla proverbiale imprevedibilità del fattore umano e tutto ciò, a mio parere, finirà probabilmente con l’essere il vero tratto distintivo di REANIMAL.

Il gioco peraltro non lesina sforzi per rafforzare anche dentro lo schermo questa atmosfera da “io & te contro tutto”: non solo ovviamente i puzzle proposti richiedono la collaborazione di entrambi per essere superati, ma anche gran cura è stata riposta nelle animazioni, con i due protagonisti che si incoraggiano a vicenda, oppure richiamano l’attenzione uno dell’altra.

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Determinante risulta anche il contributo dell’inquadratura, governata da una regia dallo stile molto dinamico e che costituisce l’altra grande novità che ci ha colpito durante la prova. L’evoluzione rispetto ai precedenti lavori di Tarsier è nettissima: l’esperienza di gioco in REANIMAL è decisamente più coinvolgente, con l’inquadratura che si allarga ad esempio per darci una panoramica del nuovo ambiente in cui si sta entrando, o per consentire ai due protagonisti di allontanarsi di qualche metro (non c’è split-screen, scelta accuratamente ponderata per fare il possibile per non rovinare l’immersione nel gioco), salvo poi stringere con movimenti sinuosi sui protagonisti o su determinate porzioni dell’ambiente, a supporto di quanto avviene nel gioco. Ne emerge un’esperienza molto “cinematografica”, se così si può dire, decisamente utile per dare ulteriore forza ad un gioco che punta molto sulla potenza delle suggestioni che riesce a creare, dato che poi il gameplay (almeno per quanto visto) non spicca per originalità e complessità dei suoi meccanismi.

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A conclusione di questo resoconto, mi sembra giusto rimarcare un ultimo punto: artisticamente REANIMAL si conferma davvero eccezionale. E’ un aspetto su cui magari si rischia di sorvolare, in quanto come detto il gioco lo conosciamo ormai da qualche tempo, ma che nondimeno rimane un fiore all’occhiello di questa produzione: i protagonisti, i “mostri” che danno loro la caccia, gli oggetti... senza eccezioni si nota in ogni elemento una grande forza evocativa ed una maniacale attenzione al dettaglio, che fa di questo gioco un manuale esemplare del concetto di “environmental storytelling”, cioè della capacità di veicolare informazioni, messaggi ed emozioni tramite la rappresentazione dell’ambiente di gioco.

Giocare questa mezz’ora di REANIMAL mi ha lasciato con la brama di vederne di più e addentrarmi in un’avventura che a detta degli stessi sviluppatori costituisce quanto di più potente e “orrorifico” abbiano finora mai concepito. Come detto, l’attesa durerà ancora una manciata di mesi, ma da quanto abbiamo potuto provare ci sono tutte le premesse per pensare che sarà abbondantemente ripagata!

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L'autore

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La sua passione per il gaming nasce nel lontanissimo 1982 con Gorf per Vic-20, ma da quando ha scoperto le "gioie" della caccia agli obiettivi, gioca solo su Xbox. Il suo nemico giurato è l'Arretrato, smisurato ed in costante aumento. Maguzzolo però non si arrende: armato di sei console ed un numero sterminato di controller, continua a dare battaglia.

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