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img Shadow of the Tomb Raider
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Recensione - Shadow of the Tomb RaiderXbox OneGame

A distanza di oltre 5 anni dall’uscita del primo reboot, Eidos Montreal e Crystal Dynamics concludono con Shadow of the Tomb Raider la loro trilogia dedicata all'archeologa più famosa e longeva del mondo dei videogiochi (e non solo). Riuscirà questo atteso terzo episodio, con la sua ambientazione lussureggiante e la sua trama apocalittica, a rappresentare la giusta conclusione del viaggio di Lara? Scopritelo nella nostra recensione!

Il Gioco

La giovane Lara Croft, dopo aver affrontato l’ira della regina-sciamana Himiko sull’isola di Yamatai e aver combattuto contro l’esercito della Trinità nella gelida Siberia, non è più la stessa. Le perdite subite nel corso degli anni e lo scontro con l’efferato ordine dei cavalieri templari, che pare siano anche responsabili della prematura morte di suo padre, l’hanno inevitabilmente cambiata. Lara non è più un'archeologa fresca di laurea che cerca in qualche modo di trovare il suo posto nel mondo: ora è una persona disposta a sacrificare tutto e tutti per raggiungere il suo scopo, ovvero cancellare dal mondo ogni traccia della Trinità ed impedire ai suoi adepti di fare del male ad altre persone. E’ per questo motivo che, all’inizio di Shadow of the Tomb Raider, Lara e l’inseparabile Jonah si trovano nel villaggio messicano di Cozumel: la Trinità si è stabilita in zona per tentare di recuperare un potente manufatto Maya, e la giovane archeologa si è subito messa sulle loro tracce, aiutata anche dagli appunti raccolti a suo tempo da Lord Croft. Grazie alle sue conoscenze, Lara scopre che le truppe paramilitari, guidate dal misterioso Dott. Dominguez, stanno cercando nel posto sbagliato ma che nella zona potrebbe essere custodita la chiave necessaria per raggiungere la preziosa reliquia. L'avventuriera decide quindi di intervenire, usando come copertura i festeggiamenti per il Dia de Los Muertos, e di recuperare per prima la chiave, ma le cose ovviamente non vanno come previsto. Il suo eccesso di intraprendenza si scontra infatti con la strenua resistenza degli uomini di Dominguez, che alla fine riusciranno a mettere le mani sulla chiave e, soprattutto, con la forza degli elementi. Le azioni di Lara sembrano infatti aver dato il via ad un'antica, nonché catastrofica, profezia e l’unica opzione che rimane a lei e Jonah è quella di mettersi subito all’inseguimento della Trinità per impedirgli di portare a compimento la loro missione e fermare l’apocalisse Maya scatenata dal gesto di Lara.

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Sono queste le intriganti premesse dalle quali prende il via Shadow of the Tomb Raider, l’ultimo capitolo della nuova trilogia sviluppata da Square Enix e Crystal Dynamics, e dalle quali si dipana una storia cupa e ricca di elementi sovrannaturali che, nell'arco delle circa 15 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda, porterà la giovane Lara ad affrontare nuovi ed antichi avversari nel cuore della giungla peruviana. Un’avventura che, come già abbondantemente confermato nei mesi passati dagli sviluppatori, non si discosta particolarmente dai titoli precedenti per quanto riguarda la struttura generale, lo sviluppo della trama ed il gameplay. Il gioco ripropone infatti la consueta alternanza di sequenze lineari e fasi di esplorazione libera, ma ognuno di questi elementi è stato rivisto ed ampliato per adattarsi meglio al contesto narrativo e alla personalità della protagonista.

Partiamo proprio dall’ultimo punto, quello legato alle meccaniche di combattimento ed esplorazione. Nei titoli precedenti Lara era una combattente inesperta, che inizialmente si trovava quasi a disagio con un’arma tra le mani e che spesso sceglieva di adottare un approccio più discreto per sfuggire ai nemici. In Shadow of the Tomb Raider la troviamo però cambiata. Gli eventi passati l’hanno resa più forte, più cinica e più determinata. Ora Lara maneggia con maggior disinvoltura le armi in suo possesso, e usa le tattiche stealth non solo per sfuggire al nemico ma, soprattutto, per uccidere in modo letale dopo aver instillato il terrore nella mente degli avversari. Oltre a poter sfruttare il consueto arsenale di armi e l’istinto di sopravvivenza, che le permette di evidenziare buona parte degli elementi che la circondano, Lara può ora infatti ricoprire il suo corpo di fango per mimetizzarsi con la fitta vegetazione, può nascondersi tra i cespugli ed appiattirsi contro le pareti per cogliere di sorpresa i nemici, può sferrare agguati mentre si trova sui rami degli alberi per colpire i nemici dall’alto o appenderli come diversivo, e monito, per i nemici. La giovane archeologa inoltre può ancora utilizzare i cadaveri come trappole improvvisate, ma anche scagliare contro i suoi avversari delle frecce avvelenate, così che vengano colti da allucinazioni e si rivoltino contro i propri compagni prima di morire. Le truppe della Trinità ovviamente non staranno a guardare, riversandole addosso la consueta dose di proiettili e sfruttando quando possibile le tecnologie a loro disposizione, come i visori termici che permettono a determinati tipi di nemici di individuare con facilità la protagonista mentre si nasconde nella vegetazione. Nel corso dell’avventura Lara si imbatterà poi in un nuovo tipo di nemici, decisamente più rapidi e letali della Trinità, e in alcuni inaspettati alleati, dei quali però preferisco ovviamente non rivelare nulla così da non privare nessuno del piacere della scoperta.

MX Video - Shadow of the Tomb Raider

Anche per quanto riguarda le fasi esplorative Shadow of the Tomb Raider adotta un approccio simile. Lara, proprio come accadeva nei capitoli precedenti, può infatti scalare molte delle superfici presenti nel mondo di gioco, a mani nude o con l’aiuto di vari accessori che potranno essere recuperati nel corso dell’avventura, come l’immancabile piccozza o gli inediti ramponi, perfetti per muoversi sulle superfici dove la forza delle braccia non è sufficiente. La protagonista può ancora utilizzare le corde per creare ponti improvvisati, per allestire teleferiche dalla quali scendere o risalire o per calarsi dalle sporgenze e dondolare, così da raggiungere punti apparentemente fuori dalla sua portata, ma può anche utilizzare le corde per muoversi lungo le pareti di roccia dopo essersi calata, così da coprire in salto distanze maggiori, e usare il fedele rampino per saltare tra i vari appigli improvvisati come una sorta di “spara-ragnatele”. Lara può inoltre sfruttare la corda in suo possesso per interagire con vari oggetti, così da aprire nuovi passaggi o azionare specifici meccanismi presenti nelle varie ambientazioni. Qualche novità anche per quanto riguarda le fasi di nuoto: in questo terzo capitolo la protagonista può infatti muoversi liberamente sotto la superficie dell’acqua, così da raggiungere aree poste in profondità o percorrere lunghe sezioni in apnea, magari per accedere ad un’area nascosta o cogliere di sorpresa un nemico. Una delle caratteristiche fondamentali del gameplay della serie, rimasta praticamente invariata, riguarda invece la necessità di combinare spesso tutte queste abilità, sia durante fasi più guidate, dove i giocatori saranno chiamati a dare sfoggio di tutte le loro abilità per sopravvivere agli eventi che si succederanno nel corso dell’avventura, che nelle zone aperte come Kuwaq Yaku o la gigantesca Paititi, che fungono da veri e propri “hub” per tutte le attività presenti nel titolo.

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L’ambientazione sudamericana presente nel nuovo capitolo, palcoscenico perfetto nel quale dare vita ad una trama che affonda le radici proprio nella tradizione di questi luoghi, si compone di 14 aree differenti, tra le quali troviamo villaggi che alternano sprazzi di civiltà moderna a resti di culture precolombiane, intricate foreste, corsi d’acqua impetuosi, impianti petroliferi, templi e molto altro ancora. Proseguendo con la storia Lara visita tutti questi luoghi, che potranno successivamente essere raggiunti in modo più o meno libero sfruttando i classici falò presenti per spostarsi rapidamente da una località all’altra. Anche Shadow of the Tomb Raider infatti include alcuni elementi di level design metroidvania, con porte e luoghi che diventano accessibili solo dopo aver appreso una determinata abilità o aver recuperato una specifica attrezzatura. Inoltre, quasi tutte le zone sono disseminate di attività extra - se così possiamo definirle - che possono essere completate dal giocatore. Nel gioco fanno infatti ritorno tutte le attività viste in passato come la raccolta di risorse, il ritrovamento dei collezionabili, la caccia, il completamento delle varie sfide, le missioni secondarie e, ovviamente, le Tombe della Sfida, che in questo capitolo vengono affiancate dalle Cripte. Nessuna di queste attività è fondamentale per il proseguo del gioco, ma non sono nemmeno fini a sé stesse. Ogni azione compiuta da Lara le permette innanzitutto di ottenere punti esperienza, che possono poi essere utilizzati davanti ad uno dei focolari per sbloccare le 60 abilità, suddivise in 3 specializzazioni, che permettono di aumentare le capacità di Lara come Guerriera, come Sopravvissuta o come Esploratrice. Lo sviluppo delle capacità tramite punti esperienza non rappresenta però l’unico strumento a disposizione del giocatore. Sempre presso i falò è infatti possibile migliorare il proprio equipaggiamento e riparare alcuni capi di vestiario ottenuti nel corso del gioco, alcuni dei quali permettono di ottenere degli specifici power-up.

Ma l’importanza delle attività extra non si esaurisce qui. La raccolta di materie prime e le battute caccia, specie quelle di animali rari, sono infatti indispensabili per poter migliorare il nostro equipaggiamento, per creare frecce alternative e per avere sempre a disposizione gli ingredienti necessari per creare quattro unguenti che permettono rispettivamente di curare Lara, di migliorare la sua resistenza ai colpi, di incrementare le sue capacità percettive così da individuare con maggiore facilità prede e risorse, e di aumentare la sua concentrazione per “rallentare” il tempo durante i combattimenti o durante la risoluzione degli enigmi. La giungla peruviana inoltre custodisce enormi ricchezze, tra cui oro e giada, che possono essere vendute ai mercanti presenti nei villaggi, dai quali è anche possibile acquistare risorse, munizioni e nuovi equipaggiamenti. La raccolta di collezionabili permette invece di approfondire la storia principale o la conoscenza delle varie culture sulle quali si basa la narrazione, così da decifrare le indicazioni presenti sui molti monoliti presenti o ottenere dettagli utili per poter superare alcuni enigmi. Gironzolando per i villaggi capita poi di imbattersi in alcune side-quest che, a differenza di quanto accadeva in passato, non si basano più su richieste molto semplici ma poggiano su trame leggermente più complesse al termine delle quali il giocatore riceve in ricompensa monete o equipaggiamenti speciali.

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Le 9 Tombe della Sfida e le 10 Cripte, tutte accuratamente nascoste nel mondo di gioco, meritano invece un discorso a parte. Le prime, proprio come nei precedenti capitoli, propongono al giocatore articolati enigmi che possono essere risolti solo dando fondo a tutte le doti atletiche e logiche delle quali si dispone, per sbloccare abilità speciali impossibili da ottenere in altro modo. Le Cripte invece sono luoghi estremamente pericolosi che custodiscono costumi speciali e che vanno esplorati facendo costantemente attenzione all’ambiente che ci circonda.

Tutte queste attività hanno ovviamente un impatto sulla longevità del titolo. Come ho scritto in apertura, per completare la sola trama principale di Shadow of the Tomb Raider si impiegano circa 12/15 ore, ma queste diventano necessariamente di più se si decide di dedicarsi ad una o più delle attività presenti. Nella mia prova ho giocato l’intera storia, ho completato tutte le Tombe della Sfida più buona parte delle Cripte e ho speso un po’ di tempo tra varie quest secondarie, raccolte di risorse e battute di caccia. Dopo i titoli di coda il cronometro indicava quasi 22 ore di gioco ed una percentuale di completamento generale prossima all’85%. Anche il livello di difficoltà scelto potrebbe incidere sul tempo necessario: Shadow of the Tomb Raider propone infatti 4 gradi di sfida differenti, che si differenziano tra di loro per la complessità degli scontri e degli enigmi, per il quantitativo di aiuti che vengono forniti, sia a video che tramite la voce di Lara, e per le capacità rigenerative della protagonista. Il gioco permette poi di andare ad agire indipendentemente sul grado di difficoltà dei combattimenti, dell’esplorazione e degli enigmi, così da adattare ogni aspetto ai propri gusti o alle proprie capacità. Inoltre, anche dopo aver terminato l’avventura, si può continuare ad esplorare il mondo di gioco per completare eventuali attività lasciate in sospeso o iniziare una nuova partita in modalità “Nuovo Gioco+” mantenendo tutte le abilità ed i potenziamenti ottenuti in precedenza.

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Dal punto di vista tecnico Shadow of the Tomb Raider sfrutta una versione potenziata del “Foundation Engine”, lo stesso utilizzato per dare vita al capitolo precedente della saga. La piattaforma utilizzata per la recensione è una Xbox One X, sulla quale il titolo raggiunge i 4K nativi a 30 fps in modalità “Alta Risoluzione”, che diventano 1080p a 60fps nel caso si decidesse di optare per la modalità “Framerate Elevato” rinunciando ad una parte dei dettagli. Sulla console base il titolo dovrebbe assestarsi sulla medesima risoluzione Full HD, ma ovviamente a 30fps. Il titolo supporta inoltre le tecnologie HDR e Dolby Atmos, disponibili ovviamente solo sugli hardware che le supportano, ed include una modalità fotografica tramite cui è possibile catturare screenshot nel gioco, andando ad agire su vari parametri ed applicando filtri e cornici se necessario.

Amore

Graficamente spettacolare

- Potrei stare qui ore a raccontarvi mille dettagli sulle tecnologie utilizzate dal team di sviluppo per spingere al limite il “Foundation Engine” e spremere dagli hardware attuali ogni briciola di potenza, ma non ne varrebbe la pena. Quello che dovete sapere è che Shadow of the Tomb Raider, soprattutto se giocato su Xbox One X in modalità “Alta Risoluzione”, è una vera meraviglia per gli occhi. 4K nativo, texture in altissima definizione, distanza visiva elevata, tantielementi a schermo, attenzione maniacale per i dettagli, modelli ben realizzati, animazioni curate, effetti di luce di altissimo livello, ombre realistiche, riflessi di grande impatto. Nel gioco di Eidos Montreal e Crystal Dynamics c’è tutto questo e molto di più. La giungla peruviana e le numerose strutture Maya, con le loro mille tonalità, appaiono quasi vive e lo stesso si può dire di tutte le ambientazioni presenti nel gioco, che oltre ad una incredibile qualità grafica mettono in mostra una buona distruttibilità ed una discreta dinamicità, evidenti soprattutto durante gli scontri a fuoco più intensi. A rendere il tutto ancora più interessante ci pensa poi la “regia” che gestisce la telecamera, capace di sottolineare ogni singolo passaggio con la giusta inquadratura ed il giusto pathos, come nel caso delle sezioni d’azione scriptate o durante le sequenze acrobatiche più spettacolari. Menzione d’onore per le aree sommerse, capaci di lasciare letteralmente senza fiato (scusate il gioco di parole), così come per il meraviglioso design delle Tombe della Sfida e per la realizzazione dei protagonisti principali, impreziositi da una mole di dettagli incredibile e da un lavoro di Motion Capture facciale di altissima qualità eseguito con attori professionisti. Ovviamente se si gioca in modalità “Alte Prestazioni” o su una console standard alcuni di questi aspetti vengono ridimensionati, ma senza che questo possa compromettere l’impatto generale del comparto grafico.

Gameplay appassionante

- Nel 2013 l’originale Tomb Raider pose le basi per riportare alla ribalta Lara Croft ed i titoli a lei dedicati. Un progetto iniziato ben prima del rilascio del reboot e che, nel corso di questi ultimi anni, ha continuato ad evolversi ed arricchirsi per accontentare i fan senza tradire lo spirito originale della serie. Shadow of the Tomb Raider rappresenta la summa dell’esperienza accumulata dai due studi di sviluppo, che si traduce in un sistema di gioco tanto semplice quanto appassionante. Ogni elemento, dalle fasi di esplorazione ai combattimenti, trova infatti il giusto spazio nel mondo di gioco e ogni aspetto mette in mostra una profondità davvero coinvolgente. L’esplorazione è un piacere che non stanca neanche dopo 20 ore di gioco, la ricerca di risorse e collezionabili non diventa mai noiosa, le battute di caccia richiedono una buona dose di pianificazione e le fasi di combattimento, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, rappresentano sempre una sfida. Anche chiacchierare con i numerosi personaggi presenti nei villaggi si rivela utile, visto che spesso permette di ottenere informazioni sulla posizione di tesori e collezionabili. E’ chi impugna il pad a decidere come procedere ed a quali attività dedicarsi, sulla base dei suoi gusti e delle sue capacità. Grazie alla presenza di vari livelli di difficoltà e di opzioni separate per gli elementi di gioco principali, ognuno di noi può trovare il giusto equilibrio e godere appieno di ogni singolo minuto passato nelle foreste peruviane.

Tombe & Cripte

- Per quanto la trama principale sia costellata di sequenze acrobatiche ed enigmi da risolvere, è quando Lara varca l’ingresso di una Tomba o di una Cripta che si sente davvero a casa. Questi due elementi, nonostante siano molto diversi tra loro, rappresentano uno dei punti di forza della serie nonché una delle componenti fondamentali di Shadow of the Tomb Raider. Le tombe finalmente propongono al giocatore sfide estremamente diversificate e, soprattutto, complesse (specie se si disattivano tutti gli aiuti come amo fare io) che possono richiedere parecchio tempo per essere risolte tra enigmi fisici, logici e sequenze di movimenti da eseguire con precisione e tempismo. Le Cripte, dal canto loro, rappresentano invece il luogo dove mettere alla prova le capacità di sopravvivenza in ambienti ostili e dal level design estremamente ispirato. Il risultato raggiunto in termini di complessità e varietà è sicuramente ammirevole.

Sezioni stealth

- Uno degli aspetti più convincenti dell’intera esperienza di gioco è quello legato alle sequenze di combattimento silenzioso. E’ qui che Lara, con le sue innumerevoli capacità, dà il meglio di sé. Scivolare alla spalle dei nemici sfruttando la vegetazione per poi colpirli, magari dopo aver appeso il cadavere di un loro compagno ad un albero e averne fatto impazzire uno grazie alle frecce allucinogene, regala sempre grandi soddisfazioni e in questo capitolo il giocatore ha la possibilità di mettere in mostra in più occasioni, e con un maggiore ventaglio di possibilità, queste doti. Certo, si può sempre decidere di imbracciare un fucile e fare piazza pulita degli avversari, ma in questo modo si priva il gioco di una delle sue parti fondamentali e, ai livelli di difficoltà più elevati, si rischia di andare rapidamente incontro alla morte. Sfruttare le ombre a proprio vantaggio permette infatti di apprezzare l’ottimo design delle ambientazioni, di godere degli ottimi giochi di luce e, soprattutto, di non attirare su di sé le attenzioni dei nemici, notoriamente più numerosi ed armati della povera Lara.

Atmosfera “cupa”

- La storia alla base di Shadow of the Tomb Raider, come da tradizione della saga, alterna sequenze lineari e fasi di gioco libero, intervallate da spettacolari sequenze scriptate e risoluzione di enigmi. L’avventura si snoda con agilità e naturalezza tra questi elementi, senza mai mettere fretta al giocatore e senza risultare mai troppo dispersiva. A tenere insieme le varie componenti ci pensa la narrazione che, pur senza beneficiare di una sceneggiatura capace davvero di lasciare il segno, convince soprattutto per merito di un approccio sensibilmente più oscuro e maturo rispetto al passato. Non solo la storia principale, sulla quale gravano il peso di una profezia Maya e le ombre che si stagliano sull’anima di Lara, ma anche tutti gli altri elementi presenti nel gioco sembrano voler sottolineare questo aspetto, tra ambientazioni macabre, pile di cadaveri, fosse comuni ed efferate esecuzioni. La trama però non ruota attorno solo a questi aspetti. Ci sono le problematiche sociali, lo sfruttamento insensato delle aree del mondo meno sviluppate, la componente religiosa, l’avidità e la sete di potere. Insomma. Posso assicurarvi che i colpi di scena non mancano, così come i riferimenti al passato di Lara, capaci di strappare più di un sorriso soprattutto in coloro che “conoscono” la protagonista da tanto tempo. Ovviamente non voglio svelare nulla di quanto accade nel gioco, ma sono sicuro che anche i più esigenti da questo punto di vista difficilmente rimarranno delusi.

Audio da favola

- Shadow of the Tomb Raider vanta una colonna originale di altissima qualità, che miscela i suoni della giungla sudamericana con le atmosfere di origine Maya e nella quale trovano spazio numerosi strumenti musicali tradizionali della regione. Le musiche composte da Brian D’Olivera sottolineano con attenzione l’intera storia, enfatizzando in modo perfetto ogni singola situazione. Ma non è tutto qui. L’ultimo capitolo della saga mette in mostra un’attenzione unica per il comparto sonoro, capace di avvolgere il giocatore e farlo sentire davvero nel cuore della giungla peruviana. Il fruscio degli alberi, il suono delle cascate, il canto di un uccello in lontananza, il rumore del vento che si insinua tra le rovine di una vecchia struttura Maya. Sono solo piccoli esempi del vasto campionario di suoni presenti nel gioco, che grazie ad un’opera di design scrupolosa e alle potenzialità della tecnologia Dolby Atmos, permettono al comparto sonoro del titolo di regalare costantemente nuove emozioni.

Odio

Piccoli difetti tecnici

- Shadow of the Tomb Raider, nonostante il grande impatto, non è perfetto dal punto di vista tecnico. Ogni tanto si nota qualche animazione fuori posto, qualche texture non all’altezza, qualche collisione non particolarmente curata e qualche modello riciclato. Giocando in modalità “Framerate Elevato” inoltre può capitare che il gioco non riesca a mantenere con costanza i 60 fps, il che si traduce in qualche rallentamento ed un leggero screen-tearing. Qualche volta capita poi di incappare in caricamenti inspiegabilmente lunghi, sia nelle fasi iniziali sia durante i viaggi rapidi, che spezzano inevitabilmente il ritmo dell’azione. Niente di particolarmente fastidioso o che possa danneggiare l’esperienza di gioco, sia chiaro, ma si tratta di difetti che, proprio in virtù della splendida presentazione grafica, saltano subito all’occhio andando a “sporcare” questo aspetto.

Doppiaggio altalenante

- Shadow of the Tomb Raider include un doppiaggio completo in lingua italiana, che volendo può essere addirittura reso più coinvolgente lasciando che i vari personaggi non inglesi/americani parlino usando la loro lingua originale (attivando ovviamente i sottotitoli). I problemi qui sono due: il primo è che la qualità del doppiaggio dei personaggi secondari, sia in italiano che in lingua originale, non è quasi mai all’altezza di quelli principali, tutti dotati di una buona recitazione. Il secondo è concettuale. Perché se i personaggi si rivolgono a Lara in spagnolo, o peggio ancora in una lingua sconosciuta, lei risponde in italiano? Come fanno a capirla? Capisco che si tratti di un espediente necessario per non dover riscrivere tutti i dialoghi, ma alla lunga questa cosa stona parecchio. L’insieme di questi due difetti purtroppo non fa che mettere inevitabilmente in ombra un comparto che, nel complesso, avrebbe sicuramente meritato miglior attenzione.

Tiriamo le somme

Shadow of the Tomb Raider è la perfetta conclusione di un ciclo iniziato oltre 5 anni fa. E’ un’avventura avvincente, capace di miscelare senza difficoltà tutti gli elementi fondamentali del genere e di proporsi al giocatore con un comparto tecnico così prorompente da lasciare costantemente a bocca aperta. L’ultimo capitolo della nuova trilogia dedicata a Lara Croft non è perfetto, ma anche così rappresenta uno dei punti più alti raggiunti dal genere negli ultimi anni. Un titolo coinvolgente ed appassionante, che tutti gli amanti delle avventure dovrebbero comprare ad occhi chiusi e che, speriamo, possa porre le basi per un futuro altrettanto straordinario.
9.2

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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