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Max Payne 3
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Recensione - Max Payne 3Xbox 360Game

Sono passati quasi nove anni dall’ultima avventura dell’agente newyorkese Max Payne; oggi Rockstar Vancouver, con la collaborazione di tutti gli altri studi di sviluppo della R stellata, ce ne propone il terzo capitolo per rilanciare una vecchia serie di successo nata tra le mani di Remedy Entertainment. Scopriamo insieme cosa ha da offrirci Max Payne 3, analizzandone pregi e difetti.

Il Gioco

Max è un uomo estremamente provato da una vita dominata da assassinii, poteri forti e organizzazioni criminali, ma anche dall’alcol da cui non si separa mai e con cui praticamente convive nei suoi momenti liberi, riflettendo sul passato e sul presente. E nonostante il trasferimento da New York a San Paolo di Brasile, continua a vedere attorno a sé quel profondo e radicato marciume tale da far confondere il giusto con lo sbagliato. Payne ora lavora per la ricca famiglia De Branco come guardia del corpo in una città che di certo è sempre pronta a riservare brutte sorprese a causa delle sue radicate differenze economico-sociali e dei suoi forti contrasti, ma che in ogni caso regala quegli alcolici puri che tanto fanno star bene il protagonista. Ad una sola settimana dal suo arrivo, Max si trova già in grandi party lussuosi, ricchi di celebrità e politici importanti appesi ad una corda che rischia sempre di spezzarsi: a seconda di come gira la fortuna, infatti, ci si può ritrovare sulle solite riviste patinate o negli obitori. La sorte decide così di girare a sfavore dei ricconi e la situazione precipita quando dei banditi ben armati fanno irruzione in un locale rapendo Fabiana, moglie di Rodrigo Branco. Ovviamente toccherà a Max cercare di salvare la donna e scoprire chi siano i mandanti del rapimento: a fargli da spalla troviamo Passos, altro ex poliziotto che ci accompagnerà nelle nostre pericolose scampagnate e che si rivelerà veramente utile nelle situazioni più disperate grazie alla sua abilità di poter pilotare elicotteri. La storia si dipana con intensità sin dai primi minuti di gioco, nonostante il giocatore non potrà ancora essere in grado di riconoscere i veri burattinai che gestiscono le fila delle vicende: ad aiutarci nel percorso investigativo, oltre ai personaggi e ai fatti che verranno introdotti in ogni nuovo capitolo, sono presenti anche degli indizi in stile L.A. Noire sparsi in diverse missioni e che contribuiscono a chiarire il quadro messo in piedi fino a quel momento.

Tra le meccaniche di gioco ritornano il bullet-time, ovvero la possibilità di rallentare il tempo per meglio colpire i nemici, e lo shootdodge che consiste nel buttarsi in avanti a tempo rallentato per schivare i proiettili o per meglio raggiungere i nemici. Il bullet-time, attivabile con la pressione sullo stick destro, risulta estremamente utile nelle situazioni più concitate permettendoci così di analizzare con più calma l’ambiente circostante e di mettere a segno quanti più colpi di precisione possibili. Lo shootdodge, eseguibile con la levetta del movimento in combinazione con il tasto RB, risulta fondamentale in quei capitoli in cui i cecchini nemici cercano di eliminarci, ma può essere utilizzato in qualsiasi momento se il giocatore lo ritiene necessario. Sia in single player che in multiplayer, le due funzionalità in slow motion sono attivabili con l’accumulo dell’adrenalina derivata dall’uccisione o dal ferimento dei nemici, e più i colpi saranno particolari, più si ricaricherà rapidamente. In Max Payne 3 un altro aspetto fondamentale del gameplay è riservato alle coperture che fungono da temporanei ripari strategici per poter accumulare adrenalina o prendersi cura dei criminali. Anche la salute del protagonista è preziosa per il proseguimento delle missioni e il bullet-time può contribuire a conservarla, ma nei casi più disperati è possibile contare sugli antidolorifici sparsi in vari punti delle missioni, come semplici cassette di pronto soccorso o lasciati imprudentemente su delle scrivanie. Se si decide di non utilizzare un antidolorifico mentre stiamo ormai per morire, il gioco ci dà la possibilità di rialzarci solo se riusciremo ad uccidere un nemico prima di cadere a terra: dalla stessa posizione prona si può anche continuare a sparare contro altri banditi se la situazione lo richiede. Nel corso del gioco, oltre agli indizi già citati, ci sarà spazio anche per i collezionabili rappresentati da delle armi dorate, ognuna delle quali divisa in tre spezzoni per poter allungare la ricerca. Per gli amanti di medaglie e onoreficenze, sia la campagna in singolo che Arcade e Multiplayer presentano le cosìdette “Sgobbate”, una sorta di stats tracker che tengono conto di tutte le nostre azioni per poi restituirci punti esperienza.

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La campagna single player si compone di 14 capitoli con una durata che si attesta intorno alle 12-15 ore a seconda della difficoltà e delle tattiche scelte, con la possibilità di poter inizialmente selezionare tra tre livelli (Facile, Medio, Difficile) e una volta terminata la campagna alle difficoltà più alte di poter sbloccare due livelli aggiuntivi (Hardcore e Vecchia Scuola) per gli amanti delle esperienze toste. Il gioco dà inoltre la possibilità di scegliere anche tre tipi di mira: Manuale (dove il giocatore può gestire nemici e posizione del mirino a sua discrezione), Semi-Assistita (dove il giocatore può puntare ancora i nemici che desidera ma il mirino segue i movimenti del nemico precedentemente agganciato) e Assistita (dove il mirino aggancia automaticamente i nemici e li segue in qualsiasi direzione essi vadano).

Per quanto riguarda il doppiaggio, come da tradizione Rockstar è presente il parlato originale in lingua inglese mentre sono disponibili come sempre i sottotitoli in lingua italiana (i dialoghi in portoghese delle organizzazioni locali non vengono tradotti proprio per mettere il giocatore allo stesso livello del protagonista, che non conosce minimamente la lingua). Dalla campagna derivano tre modalità Arcade aggiuntive, sviluppate principalmente per restituire ancor più varietà e per attirare quella fetta di pubblico alla ricerca di sfide: si tratta di Sfida a Punti e Ultimo Respiro, quest’ultima presente anche in versione Hardcore. Nella prima, come suggerisce anche il nome, bisogna cercare di accumulare il maggior numero di punti possibili: questi derivano dalle uccisioni e dai ferimenti e possono essere incrementati grazie ai moltiplicatori dati dal bullet-time, dai colpi messi a segno e dalle serie di uccisioni ininterrotte; nella seconda modalità ci viene dato un minuto di tempo per uccidere i nemici e completare il livello con il maggior tempo bonus accumulato: più avversari uccideremo, più il tempo aumenterà e più serie di uccisioni effettueremo, più altro tempo extra guadagneremo.

Presente anche il comparto multigiocatore, suddiviso in elenchi partite con mira manuale e mira semi-assistita mentre le modalità presenti sono Deatmatch e Deathmatch a Squadre (distinte per 8 e 16 giocatori e con le varianti Recluta, Normale e Hardcore), Payne Killer (una sorta di modalità VIP dove il primo ad uccidere prende le sembianze di Max mentre il primo a morire gioca come Passos: a questo punto entrambi devono sopravvivere e cercare di abbattere i predatori. Una volta morti, i ruoli vengono sostituiti da altri giocatori e così via fino a decretare il vincitore che avrà raccolto il massimo dei punti) ed infine Guerriglia (modalità che riprende in tutto e per tutto il single player condividendo eventi simili, storie, fazioni e lo stesso meccanismo di cutscene con l’unica differenza che si tratta di scontri tra giocatori in carne ed ossa). Tutte le caratteristiche principali della campagna si ritrovano anche in multiplayer: abbiamo a disposizione il bullet-time, lo shootdodge e gli antidolorifici. Per attivare il bullet-time e le altre abilità, che si compongono di tre livelli ciascuno, è necessario avere a disposizione un certo carico di adrenalina che viene iniettata ogni qualvolta si uccide un nemico o si depreda un cadavere: quando il tempo viene rallentato, tutti i giocatori che sono nella visuale del membro che l’ha attivato, nemico o amico che sia, sono soggetti ad esso e di conseguenza possono divenire bersagli facili. Depredando i cadaveri, caratteristica abbastanza inusuale nei giochi competitivi, è possibile ottenere oltre all’adrenalina già citata anche munizioni per le armi, soldi e antidolorifici per rigenerare la propria salute. Infine non poteva mancare la personalizzazione del proprio arsenale in cui, a partire dal livello 4, è possibile modificare armi a disposizione, tipo di granate, abilità e bonus aggiuntivi. Nella scelta del proprio equipaggiamento risulta fondamentale tener conto del peso che ci si porta dietro: più saremo leggeri, più rapidamente rigenereremo la nostra salute e avremo resistenza infinita; al contrario, più saremo carichi e più tutte le nostre caratteristiche riguardanti salute e resistenza peggioreranno.

Amore

Narrazione e immedesimazione

- Lo stile narrativo offerto da Max Payne 3 è unico nel suo genere ed ogni dialogo pronunciato dal protagonista fa sentire il giocatore immerso in quello stesso mondo a cui Max è ormai indissolubilmente legato. Non solo le cut-scene, ma anche molti dei momenti in-game offrono un montaggio in stile telefilm crime americano (sebbene l’intenzione degli sviluppatori fosse quella di riprendere lo stile a fumetti) che restituisce dinamicità e frenecità anche in quei momenti in cui il giocatore non può essere attivamente partecipe. I particolarissimi effetti grafici utilizzati, tutti squisitamente realizzati in real time e decisamente accattivanti, danno quasi l’impressione di voler riprodurre la visione d’insieme di Max, ormai rapito dall’alcol e dai farmaci che alleviano i suoi dolori.

Realizzazione tecnica

- L’assenza dell'elemento free roaming, uno degli elementi tradizionali dei titoli targati R*, questa volta ha permesso al team di sviluppo di concentrarsi maggiormente sulla qualità delle texture e sulla realizzazione di ambienti, personaggi ed effetti particellari. La maggior parte degli elementi scenici sono curati nei minimi dettagli e con una eccellente direzione artistica nella quasi totalità dei livelli proposti, ad esclusione di uno dei capitoli avanzati dove, per esigenze di trama, si combatte in setting fin troppo canonici. Tutto ciò che si vede nelle cut-scene è frutto del motore grafico stesso del gioco, che sia in questo contesto che durante lo svolgimento delle missioni sfoggia un'ottima gestione dell’illuminazione ed effetti visivi. Più volte sono rimasto sorpreso dalla qualità tecnica offerta dal titolo, e ciò che viene mostrato nel secondo capitolo si avvicina molto alla famosa tech demo Samaritan di Epic: al giorno d’oggi, dove le case di sviluppo sono ormai abituate ad offrire comparti tecnici avanzati, è difficile stupire il giocatore in questo senso.

Bullet-time e animazioni

- Non poteva mancare uno degli elementi principali che ha reso Max Payne famoso: si tratta del bullet-time, ovvero la possibilità di rallentare il tempo (e con esso nemici e proiettili) senza che le nostre azioni ne vengano influenzate. Con questa tecnica è possibile gestire con efficacia le sparatorie più violente ed effettuare uccisioni di precisione colpendone i punti deboli: colpire alla testa i vari avversari è fondamentale per guadagnare tempo prezioso e togliere di mezzo le bande o le organizzazioni più numerose ed insidiose. A rendere più suggestivo il bullet-time sono le “bullet cam”, ovvero delle killcam in slow motion che vengono sempre attivate sull’ultimo nemico rimasto e che possiamo visionare frame per frame tenendo premuto il tasto A. Con le bullet cam si può notare l’estrema cura riposta nelle animazioni dei personaggi: i movimenti risultano fluidi, le posizioni assunte sia nel momento del ferimento che nella successiva morte sono naturali e rarissimi sono invece i casi in cui si possono notare dei piccoli scatti tra un movimento e l’altro.

Esperienza tattica intensa

- La campagna di Max Payne 3, oltre ad essere estremamente frenetica e dinamica, offre anche un’esperienza tattica di tutto rispetto persino alle difficoltà più basse: la soluzione migliore non è né andare dritti alla Rambo contro la banda di nemici né fossilizzarsi su un’unica copertura, bensì sfruttare i ripari come momenti organizzativi temporanei e decidere il da farsi in base alle posizioni e al tipo di nemico che si ha davanti. Non avremo sempre a che fare con banditi sempliciotti, e più progrediremo nella storia più ci troveremo di fronte a gang estremamente organizzate e gruppi paramilatari dall’arsenale avanzato: di conseguenza, anche il comportamento dei nemici varierà e saranno in grado di smantellare piani e strategie o accerchiarci. Fondamentale è la gestione della salute e degli antidolorifici che non vanno sprecati ogni qualvolta si viene feriti, quindi è cruciale l'uso del bullet-time anche per schivare i proiettili o cambiare riparo senza subire danni. Da segnalare una piccola chicca che ho denominato “pausa riflessiva”: andando in pausa, è possibile nascondere il menu ed utilizzare la telecamera per guardarci intorno e valutare meglio quali siano i prossimi bersagli da colpire oppure quale sia la copertura o la via di fuga migliore.

All’ultimo respiro

- Una modalità tratta dal single player che ho particolarmente apprezzato è “Ultimo Respiro”, che aggiunge il fattore tempo alla normale campagna: in questa maniera, al giocatore viene messa una certa ansia nel cercare di uccidere i nemici nel più breve tempo possibile. Si tratta sicuramente di una variante interessante e diversa da quella a punti che potrebbe essere ripresa in futuro anche da altri titoli.

Mappe multiplayer

- Le mappe del multiplayer sono ben strutturate, sebbene alcune siano abbastanza piccole e costringano i giocatori a riversarsi nelle stesse zone: il tutto è comunque ben bilanciato dagli altri setting offerti, alcuni dei quali abbastanza vasti per le modalità a 16 giocatori. Il fattore che ho più apprezzato è lo sfruttamento in alcune mappe della verticalità degli ambienti, con la possibilità di arrampicarsi sui tetti o altre zone elevate sfruttando elementi ambientali o oggetti di vario tipo.

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Odio

Elementi grafici lillipuziani

- Più Rockstar continua a produrre nuove esperienze videoludiche, più queste si presentano con dei sottotitoli che definire minuscoli è fin troppo generoso. La dimensione utilizzata per i font non permette, in alcune circostanze, la corretta comprensione di ciò che viene visualizzato a schermo e questo non vale soltanto per i sottotitoli ma anche per le scritte di raccolta munizioni. A soffrire di questa miniaturizzazione è anche il mirino standard, rappresentato praticamente da un semplice punto bianco che si tinge di rosso nel momento in cui incontra il nemico: dopo tante ore di gioco, mi è capitato anche che rimanesse impresso sulla retina, proprio perché a volte ho dovuto concentrarmi ed avvicinarmi per distinguere bene la direzione del mirino. Non tutti i giocatori hanno la possibilità di giocare i propri titoli preferiti in salotto, dove solitamente si dispone di uno schermo più grande, ma un 23 pollici Full HD dovrebbe essere comunque adeguato alla corretta fruizione del materiale proposto.

Pesantezza in multiplayer

- L’unico difetto del comparto multigiocatore, che probabilmente potrebbe sparire con l’abitudine, è la pesantezza che si avverte nei movimenti del personaggio, soprattutto per quanto riguarda corsa e copertura. Se questo piccolo aspetto realistico ha un suo perché nel single player, con l’utilizzo di molte tattiche ragionate e bullet-time, il multiplayer necessita di più fluidità e leggerezza visto che la scarica adrenalinica e il grilleto facile non sono certamente sempre attivabili. Solo il tempo potrà dire se sia una scelta azzeccata o meno, ma per il momento tendo a pensare che causerà problemi: i giocatori amanti dell’online difficilmente seguiranno piani tattici perché semplicemente sceglieranno di spostarsi rapidamente o di andare incontro ai nemici, specialmente in tutti contro tutti.

Tiriamo le somme

Rockstar Games scuote ancora una volta il panorama videoludico con una produzione di altissimo livello: una narrazione unica in stile serie televisiva, un’immedesimazione profonda, una realizzazione tecnica eccezionale ed un gameplay frenetico ed intenso fanno di Max Payne 3 un must buy assoluto sia per chi conosce già la saga, sia per chi non ha mai avuto a che fare con Max ma comunque ama gli shooter in terza persona. Un’esperienza che vi rapirà.
9.6

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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