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Ghost Recon Wildlands: la Beta messa alla prova

A meno di un mese dall’uscita di Ghost Recon Wildlands molti fortunati giocatori hanno potuto ”assaporare” una piccola porzione del gioco prendendo parte ad una delle beta più attese dell’ultimo periodo. Ovviamente non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di scendere in campo contro il Cartello Santa Blanca: queste sono le nostre impressioni!
Annunciato in pompa magna durante l’E3 del 2015, Ghost Recon Wildlands ha immediatamente catturato l’interesse dei giocatori prendendo chiaramente le distanze dai controversi episodi precedenti ma senza rinnegare le sue fortunate origini. Dopo aver parzialmente abbandonato la componente tattica legata ai movimenti di squadra in favore di una giocabilità più frenetica, la serie sembra infatti voler ripartire da zero, o quasi, coniugando l’esperienza di gioco originale con le peculiarità dei titoli più moderni, The Division e Far Cry su tutti, da cui Wildlands eredita molte delle sue caratteristiche di open world diviso in zone nelle quali scorrazzare più o meno liberamente in compagnia dei propri compagni di team. Ecco dunque che la componente cooperativa torna ad essere la vera protagonista in un titolo della serie Ghost Recon, mettendo il giocatore nei panni di uno dei 4 “fantasmi” inviati in Bolivia per contrastare il Cartello Santa Blanca, una spietata e ramificata associazione criminale che ha letteralmente messo in ginocchio la regione per alimentare la produzione ed il traffico di cocaina trasformandosi rapidamente in una forza terroristica spalleggiata, per mancanza di alternative, anche dal governo dello stato sud americano.

A capo del cartello troviamo “El Sueño”, una specie di Messia del narcotraffico che tiene in scacco l’intera regione a suon di propaganda, brutali esecuzioni ed attentati. Come apprendiamo dal filmato introduttivo, El Sueño si è infatti appena macchiato dell’efferata uccisione di Ricardo “Ricky” Sandoval, un agente della DEA infiltrato nel cartello, e dell’attacco all’ambasciata statunitense di La Paz. E’ in questo contesto che veniamo catapultati una volta avviata la beta di Ghost Recon Wildlands, pronti per scendere in campo e contrastare il cartello insieme al resto della squadra. Il primo passo è quello di creare il nostro alter-ego nel gioco utilizzando il potente editor sviluppato da Ubisoft che, già in questa versione, garantisce una buona varietà di opzioni sia per quanto riguarda l’aspetto fisico che per quanto riguarda il vestiario e l’equipaggiamento in dotazione. Tramite classici menu a scelta multipla è possibile adattare le caratteristiche fisiche del proprio Ghost, uomo o donna che sia, ai propri gusti, per poi selezionare l’abbigliamento più adatto da un vasto assortimento di capi e colorazioni differenti. Già da queste prime fasi è facile intuire la doppia natura di Ghost Recon Wildlands che, senza farne mistero, cerca di abbracciare sia uno stile di gioco più serio sia titoli meno “ingessati” come Just Cause o la mai dimenticata serie Mercenaries. Il livello di personalizzazione è davvero molto alto e tra curiosi tagli di capelli, pittoreschi tatuaggi, abbigliamento tattico di prim’ordine, improbabili polo a maniche corte da indossare sotto al giubbotto protettivo ed accessori vari sembra proprio che sarà quasi impossibile trovare due soldati uguali,o anche solo simili, una volta atterrati in Bolivia.

Conclusa la fase di creazione del personaggio possiamo finalmente raggiungere Itacua, una delle 21 province presenti in Ghost Recon Wildlands, per dare ufficialmente il via all’operazione “Kingslayer” colpendo uno dei rami del cartello. Nello specifico il nostro obiettivo è scoprire chi ha materialmente ucciso l’agente Sandoval e, se possibile, neutralizzarlo così da indebolire la rigida gerarchia militare dell’organizzazione. Durante il filmato introduttivo veniamo messi al corrente della situazione del paese, attualmente sotto il controllo del Santa Blanca e dell’Unidad, un esercito paramilitare che collabora con il cartello per tenere a bada la popolazione e che non esiterà ad intervenire nel caso la situazione dovesse degenerare. Fortunatamente anche il nostro team può contrare sul supporto delle forze ribelli locali, dislocate a macchia di leopardo in tutta la Bolivia, per un totale di ben 4 diverse fazioni di gioco, ognuna con le sue peculiarità e la sua capacità offensiva.

Anche se non è chiaramente specificato nella beta, è facile supporre che per arrivare alla testa del serpente il nostro team dovrà neutralizzare l’intero cartello risalendo per gradi la struttura in modo analogo a quanto visto in Mafia 3. L’area a disposizione della beta includeva l’intera regione di Itacua, esplorabile liberamente sin dal primo minuto, e tutte le relative missioni, principali e secondarie, molte delle quali ci vedono colpire o aiutare proprio una delle fazioni. Come detto in precedenza, da questo punto di vista l’ultimo capitolo della serie di Ghost Recon prende quindi spunto da altri franchise lasciando libero il giocatore di decidere come avanzare nel gioco. Per proseguire con la storia principale è necessario prima di tutto scoprire l’identità del proprio bersaglio per poi concentrarsi sulla sua ubicazione attuale e sulla raccolta di informazioni utili a facilitarne la dipartita, mentre gli incarichi secondari generalmente vedono i Ghosts impegnati in missioni di supporto ai ribelli, utili soprattutto per raccogliere risorse preziose per la resistenza.

Nella beta questo si traduceva in 6 incarichi principali di varia natura ed un numero leggermente più alto di missioni secondarie. Le prime spaziavano dalla raccolta di documenti agli interrogatori dei tenenti del Santa Blanca passando per azioni di salvataggio ed infiltrazione, il tutto sulle tracce di Yuri e Polito, una coppia di spietati “piccioncini” responsabile della morte di Sandoval e di innumerevoli altre atrocità, mentre quelle secondarie prevedevano generalmente il furto di risorse al Cartello tramite incarichi di varia natura. Proprio la raccolta di risorse rappresenta uno dei cardini dell’esperienza di gioco visto che marcare barili di carburante, scorte di cibo, medicinali e punti di comunicazione per i ribelli permette di guadagnare crediti, suddivisi per tipologia di risorsa, spendibili in seguito per sbloccare nuove abilità e questo incoraggia di conseguenza il giocatore ad esplorare in lungo e in largo la mappa in cerca di nuovi punti di interesse. Non preoccupatevi però. Come in ogni open world che si rispetti sono presenti numerosi veicoli, civili e militari, con cui spostarsi nel vasto territorio boliviano e non sto parlando solo di autovetture ma anche di pickup, mezzi militari, moto da cross, elicotteri ed aerei, per la gioia di coloro che amano variare spesso il loro mezzo di locomozione!

MX Video - Ghost Recon Wildlands

Terminata questa doverosa introduzione possiamo finalmente concentrarci sulla giocabilità di Ghost Recon Wildlands che, come già detto, è a tutti gli effetti un TPS open world che abbraccia sia uno stile di gioco più strategico sia un approccio meno ragionato. I controlli di base sono quelli classici del genere a cui si aggiungono le numerose opzioni di gestione del proprio armamentario e la possibilità di dare ordini ai propri compagni (quando si gioca in solitaria) o di richiedere il supporto dei ribelli in varie forme, se disponibile. Vi faccio qualche esempio pratico, giusto per darvi un’idea delle varie possibilità. Per sparare è possibile utilizzare sia la visuale in terza persona standard, sia passare alla modalità di mira in prima persona, ovviamente più precisa. Mentre miriamo possiamo però decidere di spostare la telecamera sopra la spalla premendo un tasto così da avere una visuale più libera, seppur meno stabile, o coordinarci con i membri del team per mettere a segno spettacolari colpi sincronizzati.

Sempre mentre miriamo possiamo poi utilizzare la croce direzionale per modificare la modalità di fuoco, passare ad uno degli accessori utilizzabili come il lanciagranate o togliere/mettere il silenziatore alla nostra arma. Utilizzando la croce direzionale senza mirare è invece possibile utilizzare i vari gadget a disposizione tra cui troviamo un classico binocolo multi zoom, un utile drone, granate speciali, mine, bengala, ecc. Infine, utilizzando i tasti dorsali e la levetta analogica, è possibile dare ordini ai propri compagni o richiedere supporto alla resistenza tramite colpi di mortaio, supporto logistico o i classici rinforzi. Nel complesso lo schema dei comandi presente è abbastanza articolato ma devo ammettere che già dopo un’ora di gioco ero completamente a mio agio con l’intero ventaglio di controlli presenti. Una tale profondità era ovviamente necessaria per garantire ai giocatori totale libertà di approccio in ogni situazione e soprattutto per consentire un rapido passaggio tra l’approccio strategico e l’azione in campo aperto.

Per quanto visto nella beta, Ghost Recon Wildlands mantiene dunque le promesse lasciando liberi i giocatori di interpretare come meglio credono ogni singola incursione. I giocatori più raffinati possono eseguire un’accurata ricognizione prima di ogni azione marcando quanti più nemici possibile con il binocolo ed il drone, per poi colpire silenziosamente e con precisione chirurgica il nemico senza che questi nemmeno se ne accorga, mentre gli amanti dell’azione possono scatenare una pioggia di fuoco sui Santa Blanca, magari chiedendo ai ribelli di condire il tutto con qualche immancabile colpo di mortaio, per poi fuggire lasciandosi alle spalle una scia di esplosioni da blockbuster americano. Chiaramente questi due esempi rappresentano gli estremi del gameplay presente in Ghost Recon Wildlands che, al loro interno, racchiudono innumerevoli sfaccettature e possibilità differenti. Capiterà spesso di dover cambiare approccio in corsa, di essere costretti ad improvvisare, di dover reagire ad eventi imprevisti o semplici errori di valutazione. Più volte nel corso della prova mi è capitato di pianificare un attacco silenzioso per poi ritrovarmi coinvolto in furiosi scontri a fuoco o, viceversa, di trovare inaspettate soluzioni stealth con cui risolvere sparatorie apparentemente disperate.

Come prevedibile uno degli aspetti fondamentali apprezzabili già durante la beta è stato l’arsenale a disposizione dei Ghosts, vasto e profondamente personalizzabile tramite l’editor integrato, denominato Gunsmith. Questo potente strumento permette di modificare praticamente ogni parte delle moltissime armi presenti sia sostituendo un componente con uno più adatto al nostro stile di gioco sia personalizzando le varie parti con la colorazione che più ci aggrada. Ovviamente durante la beta molte delle armi e delle parti non erano utilizzabili ma nel corso della prova ho potuto comunque testare varie tipologie di armi da fuoco come fucili d’assalto, mitra, fucili a pompa, fucili da cecchino e pistole spendendo un po’ di tempo nei menù di personalizzazione per ogni categoria. L’impressione è che, anche in questo caso, Ghost Recon Wildlands possa vantare un catalogo di armi e personalizzazioni approfondito e capace di soddisfare buona parte dei giocatori, non solo da un punto di vista quantitativo.

Il feeling delle armi è davvero buono, le differenze tra le stesse si sentono sempre e anche la più piccola modifica ha un impatto sul gameplay, sia dal lato estetico che da quello funzionale. Il sistema di controllo mi è sembrato preciso e la simulazione fisica dei proiettili appare coerente seppur con qualche piccola “licenza poetica” (riguardando i miei video ho notato alcune lievi correzioni alla mira). Niente che faccia gridare allo scandalo, sia chiaro. Ghost Recon Wildlands rimane sempre fedele alle sue origini realistiche, seppur con molte concessioni, quindi non aspettatevi di ottenere grandi risultati imbracciando un fucile di precisione muovendovi, o anche solo stando in piedi, o di colpire con precisione i Santa Blanca sparando all’impazzata con il vostro fido P416. Immancabile infine la presenza di un sistema di progressione delle abilità del personaggio tramite un classico albero diviso per categorie. Portando a termine missioni ed incarichi il giocatore guadagna punti abilità che possono poi essere spesi insieme ai punti risorse per sbloccare o potenziare specifici aspetti, sia legati alle proprie caratteristiche che a quelle delle propria squadra o dei gadget. Si parte da nuovi interessanti accessori come le bombe speciali capaci di distrarre gli avversari o il paracadute per arrivare ad una maggiore resistenza ai proiettili o una migliore stabilità di tiro. Anche in questo caso le opzioni disponibili nella beta non erano moltissime ma da quanto visto sembra che il numero possa risultare adeguato soprattutto se si considera che molte delle opzioni hanno più step di potenziamento da sbloccare.

Passiamo ora ad un altro degli aspetti fondamentali, ovvero la gestione della squadra. Come sicuramente saprete Ghost Recon Wildlands può essere affrontato sia in cooperativa (con altri 3 giocatori) sia in solitaria. In quest’ultimo caso gli altri 3 componenti del team sono gestiti dalla I.A ed il giocatore controlla direttamente solo il proprio alter-ego, con la possibilità di dare semplici ordini alla squadra indicandogli dove dirigersi, quando rimanere in attesa e quando aprire il fuoco contro i nemici. Il sistema, ad essere sinceri, è un po’ macchinoso e talvolta si fa fatica a coordinare i movimenti dei propri compagni soprattutto nelle situazioni più concitate nelle quali, personalmente, ho sempre preferito delegare alla CPU il compito di contrastare il nemico. In questa modalità l’I.A. sembra funzionare abbastanza bene, i membri del team si muovono agilmente tra le coperture e ingaggiano il nemico con una discreta reattività. Gli unici tentennamenti riguardano la gestione di spostamenti e l’utilizzo dei veicoli.

Nel primo caso uno o più membri del team hanno interpretato male un mio ordine posizionandosi dalla parte sbagliata di una copertura, con conseguenze che vi lascio immaginare, mentre nel secondo caso mi è capitato di attendere a lungo i miei compagni dopo essermi messo alla guida di un mezzo per poi trovarli “incastrati” da qualche parte. Ovviamente le cose cambiano notevolmente quando si affronta il gioco in compagnia di altri 3 amici visto che ognuno dei membri del team può muoversi autonomamente aprendo la strada a nuove ed interessanti strategie. In questo caso il limite è solo la vostra fantasia. Potete decidere di circondare un villaggio controllato dai Santa Blanca e colpirlo contemporaneamente da più fronti, oppure lasciare che uno dei membri del team guidi i compagni da una posizione rialzata utilizzando tutti i gadget a sua disposizione. O magari avvicinarvi in elicottero al vostro obiettivo e lanciarvi con il paracadute per cogliere di sorpresa i membri dell’Unidad e poi fuggire in direzioni opposte a bordo di quattro veicoli differenti. Questi sono solo esempi basati sulle mie personali esperienze durante la beta e rappresentano una parte infinitesimale delle possibilità offerte dal gioco.

Buona anche l’I.A. degli avversari, che sopperiscono ai limiti dettati dal classico sistema di ronda “su binari” tipico dei titoli di questo genere con una discreta reattività ed una buona intraprendenza già a livello di difficoltà standard, indagando su eventuali situazioni sospette e circondando nei limiti del possibile il giocatore dopo averlo scoperto. Piccola parentesi sulla difficoltà vista nella beta. A livello Normale il gioco mi è parso più che abbordabile, a volte addirittura troppo se giocato in coop, ma questo non significa che i Ghosts siano immortali. Nel caso in cui uno dei membri del team venisse abbattuto in azione,i compagni potranno sempre cercare di rianimarlo ma se la situazione dovesse peggiorare, o se tutto il team venisse messo al tappeto, il game over sarebbe comunque inevitabile con conseguente ritorno al punto di salvataggio più recente.

Passiamo infine ad alcune considerazioni tecniche. Nel complesso la beta di Ghost Recon Wildlands ha sicuramente messo in mostra una realizzazione di tutto rispetto. Il motore grafico, seppur con qualche limitazione, gestisce bene l’enorme area di gioco con un livello di dettaglio globale davvero notevole per un titolo open world così vasto. A dare una marcia in più al comparto visivo troviamo una scelta di colori particolarmente riuscita ed un sistema di illuminazione di ottima fattura, capaci di regalare scorci da cartolina e di rendere alla perfezione l’atmosfera sud americana nonostante nella beta fossero purtroppo presenti alcuni fastidiosi bug quali compenetrazioni, pop-up di oggetti e uno screen-tearing abbastanza evidente nelle fasi di guida che speriamo vengano risolti prima del lancio. Il level design, per quanto visto, appare decisamente ispirato e l’area di Itacua, nonostante l’estensione, risulta ben caratterizzata e ricca di punti di interesse come piantagioni, cimiteri, chiesette isolate, basi militari, ville lussuose, corsi d’acqua e molto altro ancora.

Ovviamente è presto per giudicare, ma in Ghost Recon Wildlands sembra esserci tutto quello che ci si potrebbe aspettare e soprattutto sembra che tutti questi elementi siano stati inseriti in un contesto credibile e ben progettato. Il sistema di controllo, al di là della complessità già evidenziata, si è comportato bene nelle fasi a piedi e durante gli scontri a fuoco, ad esclusione di alcune incertezze relative alla gestione delle coperture (soprattutto quando si tenta di fare fuoco sporgendosi dalle stesse), mentre la gestione delle fasi di guida risulta abbastanza approssimativa. La fisica che gestisce i veicoli terrestri non convince a pieno, le moto reagiscono in modo spigoloso ad ogni asperità e gli elicotteri sono a tratti ingovernabili. Anche in questo caso la speranza è che si tratti di difetti relativi alla sola beta assenti (o quantomeno ridimensionati) nella versione finale. Menzione d’onore per il comparto audio, così coinvolgente e realistico da trarre in inganno più volte la mia povera gatta, indecisa sull’origine dei rumorosi cinguettii presenti in casa, e capace di riprodurre al meglio le differenze tra le varie armi disponibili. Altalenante la qualità del doppiaggio, che può fregiarsi dell’inconfondibile voce di Luca Ward nei panni de “El Sueño” a cui però sono affiancate alcune voci decisamente non adeguate al contesto. Più o meno simile il mio giudizio a pelle sulla parte narrativa. L’impressione è che Ghost Recon Wildlands possa contare su cast di prim’ordine e su una trama intrigante, irrimediabilmente esposta al rischio di risultare però troppo lineare o ripetitiva. Vale infine la pena di sottolineare che durante l’intera prova non ho mai riscontrato problemi di connessione, lag o difficoltà nel trovare compagni con cui giocare in coop, il che è sicuramente positivo in vista del rilascio. Come sempre si tratta di considerazioni basate su una prova limitata di una versione non definitiva del gioco, che non mancheremo di verificare ed approfondire in sede di recensione.

A conti fatti sembra dunque che Ghost Recon Wildlands sia un TPS open world in grado di regalare tante soddisfazioni qualunque sia lo stile di gioco scelto dai giocatori grazie ad una realizzazione di prim’ordine abbinata ad un sistema di gioco dinamico e coinvolgente. La libertà d’azione concessa ai giocatori rende questo capitolo della saga di Ghost Recon davvero interessante ma, allo stesso tempo, espone gli sviluppatori a molteplici rischi, alcuni dei quali evidenziati proprio in questa anteprima e molti altri (trama, varietà e numero delle missioni secondarie, longevità) che andranno analizzati a fondo prima dell’uscita. Inoltre è innegabile che l’esperienza di gioco sia stata concepita soprattutto per coloro che puntano a condividere con altri 3 giocatori in carne ed ossa le proprie partite dato che giocando da soli le possibilità d’azione, almeno allo stato attuale, risultano decisamente più limitate. La speranza è che Ubisoft abbia pensato anche ai giocatori solitari confezionando un titolo godibile anche per coloro che non vogliono o non possono sempre godere delle meraviglie dell’esperienza multigiocatore. Non ci resta dunque che attendere il 7 di marzo per scoprire se queste prime impressioni troveranno, tutte o in parte, conferma nel gioco completo e se Ghost Recon Wildlands riuscirà davvero a mantenere tutte le grandi promesse fatte ai giocatori nel corso di questi anni.

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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