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Revenge of the Savage Planet
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Recensione - Revenge of the Savage PlanetXbox Series X | SGame

Dopo l’improvvisa chiusura di Typhoon Studios, non c’erano molte speranze per un seguito di Journey to the Savage Planet, titolo che nel 2020 aveva riscosso parecchio successo grazie al suo umorismo tagliente e al gameplay semplice ma divertente. Il creatore Alex Hutchinson tuttavia non si è dato per vinto, e dopo aver fondato Raccoon Logic, ecco arrivare dopo ben 5 anni Revenge of the Savage Planet. Vediamo quindi cosa ci aspetta in questo sequel ancora più ambizioso, ironico e dissacrante.
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Il Gioco

La chiusura di Typhoon Studios deve essere stato un duro colpo per Alex Hutchinson. Si tratta infatti di un veterano dell’industria che ha lavorato a diversi titoli importanti per Electronic Arts e Ubisoft (è stato direttore di Assassin’s Creed III e Far Cry 4, solo per nominarne alcuni), e una volta fatto il “grande passo” di fondare un proprio studio non ci è voluto molto prima venisse notato e inglobato da Google. All’epoca infatti Google era in cerca di talenti da inserire negli studi interni dedicati allo sviluppo di giochi per Stadia, e Typhoon Studio sembrava essere uno dei team di punta. Il loro primo gioco, Journey to the Savage Planet, non era tuttavia incluso nell’accordo di acquisizione essendo avvenuta quando lo sviluppo era già quasi ultimato e il gioco uscì fortunatamente anche su PC, Xbox One, Switch e PlayStation 4… perché quando poco dopo arrivò anche una versione speciale appositamente per Stadia, nel frattempo Google aveva perso interesse nella piattaforma, chiudendo lo studio e tutta la divisione nello stesso giorno. Un debutto decisamente amaro, da cui Hutchinson tuttavia fu in grado di rialzarsi e, con diversi membri del team originale riuscì a tenere i diritti dell’IP da Google e a fondare Raccoon Logic Studio.

MX Video - Revenge of the Savage Planet

Revenge of the Savage Planet non è quindi solo il sequel di un titolo sfortunato ma dal grande potenziale, ma la “vendetta” nel titolo è anche quella di Hutchinson e compagni dopo essere stati usati e gettati da una multinazionale. Proprio questo infatti è l’incipit narrativo del gioco, che maschera neanche troppo velatamente una feroce critica sociale verso le multinazionali spietate con un’abbondante dose di ironia e situazioni grottesche che strappano non solo risate, ma anche riflessioni.

La storia ci vede nei panni di un impiegato della Kindred Aerospace inviato in un viaggio spaziale dopo essere stato ibernato 100 anni, ma al nostro risveglio scopriamo che nel frattempo l’azienda è stata acquisita dalla Alta Interglobal, che non esita a chiudere il progetto e lasciarci al nostro destino su un pianeta sconosciuto. Ad accompagnarci nell’avventura c’è Eko, un simpatico robot fluttuante la cui unica funzione è quella di essere quanto più logorroico possibile commentando in maniera più o meno sarcastica gli eventi e le nostre azioni. Nelle opzioni si può perfino decidere quanto deve essere frequente la parlantina di Eko, ma il consiglio è di lasciarla al massimo per non perdersi neanche una battuta. Appena avviato il gioco si nota subito una differenza rispetto al predecessore, ovvero l’abbandono della visuale in prima persona in favore di quella in terza persona.

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Finalmente possiamo vedere il nostro personaggio in tutta la sua gloriosa goffaggine, ammirando il lavoro del team nel rendere quanto più ridicole possibili (in senso buono) le animazioni di corsa, scivolata e camminata a ginocchia alte quando si è impantanati in qualche liquame o viscere dei nemici. La terza persona inoltre consente la realizzazione di sezioni platform più semplici grazie anche al jetpack e una maggiore verticalità delle ambientazioni, ricche di segreti e aree accessibili solo dopo aver acquisito i giusti potenziamenti.

Ciò che non è cambiato rispetto al predecessore infatti è la struttura tipicamente da Metroidvania, e partendo con un equipaggiamento di base con a malapena una pistola dovremo scansionare piante, nemici e fauna locale e raccogliere materiali per sbloccare i progetti di ricerca con cui creare nuove armi, oggetti e potenziamenti utili per raggiungere aree prima inaccessibili. Tra questi abbiamo ad esempio la Frusta Protonica che può essere utilizzata sia come arma contundente all’inizio per poi diventare anche una sorta di rampino per arrivare rapidamente alle sporgenze, oppure una Aspiratore con cui assorbire e sparare vari liquidi come acqua, acido e lava. Scannerizzando i nemici si possono scoprire i loro punti deboli e sfruttarli per stordirli e catturarli, così da poterli studiare più approfonditamente al centro ricerca del campo base per ottenere ulteriori upgrade o cosmetici con cui personalizzare l’aspetto del nostro personaggio.

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Rispetto al passato l’avventura non si svolge su un solo pianeta, ma saranno ben 4 quelli esplorabili in Revenge of the Savage Planet, più un quinto che si sblocca una volta completata la trama. Ogni pianeta offre diversi biomi, creature e puzzle ambientali, e per esplorarli a fondo bisogna tornarci più volte dopo aver ottenuto l’equipaggiamento necessario. Nel corso della storia verremo contattati anche da altri bizzarri personaggi anch’essi in cerca di vendetta contro Alta Interglobal, offrendoci un gran quantitativo di missioni sia principali che secondarie.

Per arrivare ai titoli di coda servono circa 12/15 ore, ma i completisti potranno essere impegnati anche per il doppio grazie alla mole di collezionabili e segreti sparsi per i pianeti, inoltre l’intera avventura può essere giocata in cooperativa sia online che in split-screen locale. Dal punto di vista tecnico Revenge of the Savage Planet sfrutta l’Unreal Engine 5 per nascondere alcune imprecisioni (stiamo pur sempre parlando in un piccolo team) con colori sgargianti e accesissimi che rendono la resa generale comunque piacevole da vedere. Discorso diverso invece per il frame-rate, che sia su Xbox Series S che Xbox Series X è bloccato unicamente a 30 fps e non è esente da sporadici cali nelle situazioni più concitate. Il doppiaggio inglese è ottimo e ispirato, in particolare Eko che sarà alla fine anche la “nostra” voce visto che il protagonista è muto, mentre i testi sono localizzati in italiano. Il gioco inoltre è presente dal day one su Xbox Game Pass.

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Amore

Un risata amara

- Il punto di forza di Revenge of the Savage Planet è sicuramente il suo umorismo e la satira sociale. Non si tratta in realtà di argomenti originali, anzi, ma conoscendo la storia di Raccoon Studio e sapendo come gli sviluppatori hanno vissuto in prima persona l’esperienza di essere abbandonati a sé stessi da una multinazionale, la storia riesce a strappare sia risate che riflessioni. Il gioco inoltre esagera volutamente sfociando nel grottesco, in particolare con l’utilizzo di attori reali in alcuni filmati che vengono rappresentati quasi come mostri in questo futuro all’apparenza distopico, ma molto più reale di quanto si pensi. Non mancano comunque situazioni e battute unicamente trash fatte per ridere e basta, e Revenge of the Savage Planet da questo punto di vista è uno dei titoli che più mi ha divertito nell’ultimo periodo.

Gameplay semplice ma divertente

- Revenge of the Savage Planet non ha chissà quale profondità, e il pattern è abbastanza lineare mescolando platform e shooting. Il massimo dello sforzo è scannerizzare i nemici per scoprire i loro punti deboli e adattarsi di conseguenza, con alcuni ad esempio vulnerabili solo ad attacchi fisici o se colpiti in determinati punti come le ginocchia o la schiena. Grazie al jetpack inoltre c’è una grande libertà di movimento, e una volta presa confidenza viene naturale spostarsi velocemente, riconoscere i vari nemici e adottare la relativa strategia per abbatterli, il tutto in un flusso che funziona, intrattiene e diverte, anche grazie con i continui commenti di Eko o alle situazioni assurde che ci si parano davanti.

In due è meglio

- Esattamente come vedere un film comico è più divertente in compagnia, così anche Revenge of the Savage Planet dà il meglio se giocato insieme ad un amico. Per quanto la co-op online sia comoda, ho particolarmente apprezzato la possibilità di giocare anche in locale in split-screen, quasi una rarità al giorno d’oggi, che garantisce serate di spensieratezza.

Odio

Sparatorie blande

- Le sparatorie di Revenge of the Savage Planet non sono di certo il fulcro dell’esperienza, anche perché sono forse l’elemento più debole del gioco. In particolare il feedback della pistola è praticamente inesistente, e a questo si unisce una generale imprecisione dei comandi. Paradossalmente mi sono trovato meglio a sparare senza usare la funzione di mira, in quanto troppo lenta. Il passaggio dalla prima alla terza persona per la visuale è stata sicuramente una scelta coraggiosa, ma se esplorazione e platform ne hanno giovato, lo stesso non si può dire dello shooting.

Qualche bug di troppo

- Al momento della mia prova Revenge of the Savage Planet soffre purtroppo di alcuni problemi tecnici e bug, fortunatamente mai troppo gravi ma comunque fastidiosi. Mi è capitato ad esempio di avere delle casse che non si aprivano, nemici che si incastravano nelle pareti o strane compenetrazioni di poligoni, e in alcune sezioni con tanti nemici a schermo il frame-rate calava vistosamente.

Tiriamo le somme

Revenge of the Savage Planet è un degno sequel con un umorismo e una satira ancor più pungenti per via delle vicende che hanno coinvolto il team di sviluppo. Il gioco riesce ad essere divertente sia nella narrazione che nel gameplay, risultando un titolo leggero da giocare e perfetto per le serate in compagnia. Non è esente da difetti tecnici e qualche bug di troppo, ma nulla che non possa essere risolto nel giro di qualche patch. In generale non posso che consigliare comunque di provarlo, specialmente se avete Xbox Game Pass dove è compreso nell’abbonamento.
8.0

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L'autore

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I videogame lo intrigano fin da piccolo nonostante il disappunto della nazi-mamma, che alla fine è costretta a cedere e sopporta anche la sua mania per i Comics, i Manga e il collezionismo di Limited Edition. Spera di farsi strada nel mondo del giornalismo videoludico iniziando nel dicembre 2011 a collaborare per MX, inoltre studia psicologia per cercare di capire il comportamento dei fanboy.

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Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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