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img Death Stranding: Director's Cut

Recensione - Death Stranding: Director's CutXbox Series X | S DigitalGame

In maniera completamente inaspettata, Death Stranding: Director's Cut di Hideo Kojima è da poco arrivato su Xbox: il primo titolo originale del creatore giapponese dopo dopo la separazione da Konami può finalmente essere giocato anche dai possessori della console Microsoft, scopriamo quindi insieme di cosa si tratta.
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Il Gioco

Riassumere la storia di Death Stranding: Director's Cut non è semplice, così come non è facile comprenderla; Kojima ha infatti infarcito la trama di personaggi dai nomi autoreferenziali, di allegorie, di terminologie inusuali e soprattutto di una lore così complessa che basta poco per perdersi nel mare di informazioni e riferimenti. Vi basti sapere che il gioco è ambientato in un'america post-apocalittica nella quale un evento chiamato appunto Death Stranding ha connesso il mondo dei vivi con quello dei morti, lasciando la superficie completamente devastata ed isolando tra loro le poche città ed accampamenti superstiti per via di un fenomeno atmosferico chiamato cronopioggia, che oltre a far invecchiare velocemente tutto ciò su cui si posa, causa anche la comparsa di letali entità spiritiche chiamate CA; come se non bastasse, ora i morti non si decompongono più in maniera naturale ma si trasformano in devastanti bombe atomiche, a meno che non vengano inceneriti subito dopo il decesso. È per questo che nasce il corpo dei Porter, dei corrieri che fanno la spola tra le varie città per consegnare strumenti e beni di consumo ed anche per portare i morti presso gli inceneritori posti in zone isolate, prima che esplodano lasciando un cratere al loro posto.

MX Video - Death Stranding: Director's Cut

Death Stranding: Director's Cut ci vede impersonare proprio uno di questi corrieri, Sam Porter Bridges (interpretato da Norman Reedus), considerato una leggenda per la sua capacità di raggiungere incolume e senza danneggiare i suoi "pacchi" qualsiasi destinazione. Ma non solo: Sam è anche un "rimpatriato", un individuo capace di riportare la propria anima nel suo corpo dopo la morte, invece di trasformarsi egli stesso in una bomba atomica. È per questo che viene convocato dal governo della UCA, le Città Unite d'America, il quale gli assegna una missione importantissima: attraversare tutto il continente dalla costa est a quella ovest dell'America, connettendo una alla volta le città che incontrerà alla "Rete Chirale" e metterle in comunicazione tra loro, cosa che permetterà agli abitanti anche di usare le "Stampanti Chirali" per creare gli strumenti di cui hanno bisogno invece di farseli consegnare dai corrieri. La destinazione ultima di questo viaggio è la città più a ovest del paese, Edge Knot City, dove è tenuta in ostaggio la figlia della presidente; starà a Sam liberarla.

Come accennato, la storia di Death Stranding: Director's Cut non è tra le più semplici e già questa breve introduzione dovrebbe avervi dato un'idea della stravaganza della trama. E non vi ho ancora parlato del Bridge Baby, per gli amici BB: all'apparenza è un feto all'interno di un contenitore trasparente trasportato sull'addome da Sam, ma in realtà si tratta di un dispositivo ingegnerizzato per captare la presenza delle entità CA e tenere così i corrieri alla larga da esse. Non si può certo dire che a Kojima manchino buone dosi di folle e genialoide creatività.

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Se queste sono le basi della storia di Death Stranding: Director's Cut, il gameplay non è meno originale: alla base si tratta di una sorta di simulatore di consegne che ci vede accettare degli ordini in una città per consegnare i carichi nella città successiva, iterando questo processo man mano che attraversiamo e connettiamo l'intero paese. Ma se vista così può sembrare banale, quello che rende l'esperienza molto più interessante è l'intero processo di attraversamento delle aree che separano le varie città, fatto di sfide continue e sempre più impegnative affiancate dalla costante crescita degli strumenti a nostra disposizione, che vengono sbloccati man mano che procediamo nell'avventura e che ci permettono di superare in maniera sempre più agevole i vari ostacoli.


La nostra avventura inizia infatti con semplici consegne attraverso quello che è un terreno principalmente pianeggiante, ricco di asperità ma senza grossi ostacoli; alle prime difficoltà incontrate, come pareti troppo alte da scalare o fiumi dalle acque troppo profonde (identificabili grazie ad uno scanner che ci rivela tutti i dettagli del paesaggio circostante), arrivano i primi aiuti: delle scale estensibili che possiamo piazzare sulle pareti o sui corsi d'acqua per poter attraversare facilmente queste zone. Queste, come tutti gli altri strumenti che potremmo utilizzare nel corso dell'avventura, occupano però dello spazio nel nostro carico, contribuendo ad aumentare il peso complessivo e mettendo sotto sforzo Sam quando questo raggiunge i suoi limiti fisici, sbilanciandolo e facendogli esaurire la resistenza fisica. Man mano che otteniamo nuovi strumenti e che il mondo di gioco diventa sempre più difficile da attraversare, quindi, dobbiamo imparare a gestire in ogni missione il giusto equilibrio tra peso trasportato ed i vantaggi che quello che portiamo (oltre al carico da consegnare, che talvolta può essere molto pesante costringendoci a portare poco altro) ci offrirà. Tra questi strumenti troviamo delle stampanti portatili in grado di costruire ponti stradali, esoscheletri per aumentare la nostra capacità di carico o velocità di movimento, stazioni di ricarica per le batterie degli esoscheletri o dei mezzi elettrici, teleferiche capaci di proiettarci attraverso lunghe distanze ed anche armi utili per affrontare i diversi tipi di nemici incontrati.

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Oltre alle già citate CA, infatti, il mondo di Death Stranding: Director's Cut è popolato anche da gruppi di banditi, dei corrieri rinnegati, che non esitano ad attaccare chiunque attraversi il loro territorio. Entrambe le tipologie di nemici sono affrontabili sia in maniera stealth, evitando e fuggendo dal pericolo oppure bloccandole con apposite armi non letali che, col procedere della storia, anche in maniera più letale, anche se nel caso dei banditi dovremo poi fare i conti con il fatto che i loro corpi morti vanno portati all'inceneritore (caricandoceli sulla schiena e facendo talvolta molta strada), pena causare diverso tempo dopo un'esplosione che ci farà morire costringendoci a ricaricare dal salvataggio più recente, ma con il corpo esploso non più presente.

Una componente importantissima del titolo è inoltre l'interazione con gli altri giocatori: ogni area che dobbiamo connettere alla Rete Chirale è inizialmente deserta, ma una volta connessa è come se si fosse anche collegata ai server del gioco, riempiendosi delle strutture e degli aiuti piazzati su terreno dagli altri giocatori, anche se in maniera limitata e randomica per evitare che il mondo si popoli di migliaia di strutture create dai milioni di giocatori che hanno calcato le lande americane dal primo lancio avvenuto cinque anni fa. Una volta connessa un'area vediamo quindi spuntare ponti, autostrade, scale, corde da arrampicata ed una miriade di cartelli posizionati dai giocatori per incoraggiare gli altri avventurieri o per avvertirli di un pericolo imminente. Non incontreremo mai fisicamente un altro giocatore, ma la loro presenza è sempre costante e ci aiuta a progredire, ricordandoci che la connessione e l'aiuto tra gli esseri umani è un fattore fondamentale. L'aiuto che gli altri ci danno e che noi diamo loro è peraltro reso più tangibile con un sistema di "like" che ci fa ricevere dei like ogni volta che qualcuno utilizza una nostra struttura, e viceversa anche noi lasciamo segni d'apprezzamento per gli aiuti degli altri giocatori che utilizziamo.

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Man mano che procediamo nel gioco sbloccando nuove aree, la storia si dipana facendoci incontrare nuovi singolari personaggi, come la bella Fragile (che ci ricorderà spesso come, a dispetto del suo nome, non sia per niente fragile), in grado di teletrasportarci ci tra le città già connesse alla rete passando per le spiagge, una sorta di luoghi extradimensionali che connettono la nostra realtà a quella dei morti.

Qualora aveste giocato al titolo originale su PS4 e vi stiate chiedendo cosa cambia in questa Director's Cut, realizzata originalmente per PS5, si tratta in gran parte di vari contenuti aggiuntivi, dai veicoli agli strumenti, ma questa versione introduce anche una nuova area esplorabile, alcune missioni aggiuntive, la modalità fotografica ed ovviamente il supporto alle alte risoluzioni, con la possibilità di scegliere tra prestazioni e qualità grafica.

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Tra lunghe fasi di esplorazione, incontri con personaggi sopra le righe, combattimenti, atipiche boss battle e costruzione di oggetti nel mondo di gioco o utilizzo di quelli degli altri giocatori, raggiungere i titoli di coda vi richiederà un minimo di 30 ore se vi concentrate esclusivamente sulla storia principale, andando ben oltre le 60 se vorrete completare ogni consegna ed esplorare tutte le opportunità offerte dal gioco, come ricostruire le autostrade che richiedono di recuperare molte materie prime dall'ambiente per portarle in apposite piattaforme di costruzione. Ma non è necessario fare tutto prima della conclusione: una volta terminata la storia, rimane comunque possibile continuare ad esplorare il mondo e completare le missioni rimaste. Il gioco è infine completamente ed ottimamente doppiato in italiano.

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Amore

Cast stellare

- L'elemento che spicca maggiormente in Death Stranding: Director's Cut è il cast che Kojima è riuscito a mettere insieme e la splendida recitazione degli attori virtuali: non solo il protagonista interpretato da Norman Reedus ma anche Mads Mikkelsen,Troy Baker (probabilmente la miglior interpretazione del gioco), Guillermo del Toro, Léa Seydoux e altri danno vita a personaggi veri, dalla profonda caratterizzazione e capaci di farci dimenticare che quelli sullo schermo sono modelli poligonali anziché personaggi in carne e ossa. Persino il misterioso Die-Hardman, che indossa quasi sempre una maschera, risulta essere un personaggio molto interessante.

Un mondo intrigante

- Molto affascinante il mondo ideato da Kojima, non solo visivamente - con scenari naturali ispirati più all'Islanda che all'America, ma soprattutto dal punto di vista della storia, con la questione del Death Stranding, le Spiagge, i corrieri, la cronopioggia, le tecnologie Chirali, le CA ed i Bridge Babies. Un esercizio di creatività ed inventiva degno dei migliori scrittori di fantascienza, con una regia che riconferma la grande propensione del creatore giapponese verso il mondo del cinema.

Grafica fotorealistica

- E' incredibile dirlo di un gioco uscito cinque anni fa su una console della scorsa generazione, ma ancora oggi la grafica di Death Stranding: Director's Cut risulta sbalorditiva, con un comparto grafico capace di raggiungere in alcuni momenti livelli di puro fotorealismo sia per quanto riguarda le ambientazioni che nella resa degli attori virtuali, dotati di eccellenti espressioni facciali. Degno di menzione poi il fatto che il gioco gira sul Decima Engine di Guerrilla Games, studio First Party di Sony ed autore della serie Horizon, e lo fa alla grande!

L'evoluzione del corriere

- Il gameplay di Death Stranding: Director's Cut gira tutto intorno al meccanismo delle consegne di merce, ma quello che lo rende interessante è l'evoluzione costante delle nostre capacità: dall'inizio alla fine della storia vergogno costantemente sbloccati nuovi strumenti utili a facilitarci il viaggio, bilanciati però da un progressivo aumento di difficoltà nei terreni affrontati. Questo aiuta a scongiurare, anche se non lo elimina, il rischio di noia che potrebbe derivare da missioni che sono basilarmente sempre del tipo "prendi questa merce, consegnala in quel luogo".

Giocatori interconnessi

- Molto interessante, e significativa per il messaggio che Kojima vuole trasmettere, la funzione di connessione tra i giocatori nelle aree che abbiamo aggiunto alla Rete Chirale. Il mondo di gioco si popola man mano di strutture, cartelli e veicoli lasciati dagli altri giocatori, oltre che anche dei loro carichi abbandonati che possiamo aiutare a consegnare al posto loro, ma soprattutto man mano che noi costruiamo strutture riceviamo notifiche quando qualche giocatore le utilizza e ci lascia dei like, facendoci capire che, al di là della nostra missione solitaria, abbiamo lasciato un segno nel mondo di gioco aiutando così anche gli altri Porter in missione. Una gran bella idea.

Odio

Quando il troppo stroppia

- A fronte di tante idee geniali e di un design tanto affascinante, in Death Stranding: Director's Cut non mancano però i problemi che risiedono principalmente nella mancanza di moderazione da parte di Kojima, il quale ha voluto "strafare" in alcune parti del gioco. Questo lo si nota principalmente nelle fasi di esplorazione, che se nelle prime 12-13 ore di gioco non annoiano e risultano soddisfacenti e coinvolgenti, poi iniziano a perdere mordente sia a causa delle missioni principali affidateci, spesso semplici filler che non aggiungono nulla alla storia, sia per i lunghi backtracking ai quali spesso siamo costretti ma anche perché, dopo che abbiamo sbloccato una serie di utili ed interessanti strumenti, quelli successivi non sono altro che versioni più potenti di quelli che già abbiamo, senza aggiungere molto di più al gameplay. Questo almeno finché non arriviamo a circa 60-70% del gioco, dove la scoperta della Teleferica si rivela un mezzo estremamente utile e dove un radicale cambiamento di ambientazione presenta nuove sfide. Insomma, esplorare il mondo del gioco è un'esperienza affascinante, ma serve anche una buona pazienza e resistenza alla noia, anche perché potrà capitarvi non di rado di camminare e basta per molti minuti.

Spiegoni, spiegoni, spiegoni

- Altra esagerazione di Kojima sta nei lunghissimi dialoghi che ogni tanto intervengono per spiegarci parti della trama, con dei veri e propri "rigurgiti di informazioni" da parte dei vari personaggi che dobbiamo assorbire passivamente anche per decine di minuti; addirittura le parti finali del gioco non sono altro che dialoghi per due intere ore, interrotti da brevi sprazzi di gameplay in cui non dobbiamo far altro che camminare. In un'era in cui sono sempre più apprezzati i giochi che riescono a fondere gameplay e narrazione in maniera simbiotica e quasi indistinguibile, queste lunghe "pause informative", per quanto sia piacevole veder recitare certi personaggi, suonano decisamente anacronistiche.

Dove sono tutti?

- Il mondo di Death Stranding: Director's Cut è molto interessante, la connessione con gli altri giocatori è un'idea geniale, ma… dove sono tutti? Il gioco ci racconta di una popolazione rintanata nelle città, eppure non ci è permesso vedere neanche un cittadino, e tutte le interazioni che abbiamo avvengono tramite ologrammi, in genere con gli "operatori postali" delle varie città. Anche quando raggiungiamo la casa isolata di un artigiano o un montanaro, questi non escono fuori per avere un raro contatto dal vivo con un altro essere umano, ma parlano attraverso un ologramma. E perché non vediamo gli altri giocatori attraversare il mondo, ma troviamo solo il risultato dei loro sforzi? Anche solo uno ogni tanto, con il quale scambiare un saluto, un cenno d'intesa. Sam aiuta l'umanità, ma è condannato a rimanere costantemente solo.

Galeotto fu il Quick Resume

- Concludo segnalando un problema che denota un non troppo attento testing del gioco su Xbox: al momento il titolo presenta un bug legato al Quick Resume: se riavviate una sessione precedente tramite Quick Resume, il gioco non sarà più in grado di salvare, costringendovi a chiudere la sessione dal menu Xbox e riavviarla. Sicuramente si tratta di un problema che verrà risolto a breve con un update, ma non è comunque piacevole per chi ha preso il gioco al lancio.

Tiriamo le somme

Death Stranding: Director's Cut è senza dubbio un gioco unico, l'opera di una mente vulcanica ed incredibilmente creativa, in grado di creare un mondo affascinante ed unico, visivamente sbalorditivo e popolato da (pochi) personaggi memorabili e con meccaniche di gameplay inedite e molto interessanti. Il rovescio della medaglia sono però missioni che alla lunga diventano ripetitive e noiose ed un'ossessione per i dialoghi lunghissimi e non di rado tediosi che vi costringeranno a mollare il pad per decine di minuti mentre siete travolti da un torrente d'informazioni delle quali difficilmente riuscirete a comprendere tutto. Un'opera quindi dominata da genio e sregolatezza, che nonostante i suoi difetti consiglio comunque di provare ora che è finalmente giocabile su Xbox: non capita spesso di fare una full immersion come questa nella mente di un visionario come Hideo Kojima.
8.3

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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