Recensione - Torchlight III
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco

E dopo qualche mese di Early Access su Steam, Torchlight III approda finalmente anche sulle nostre console. Come da tradizione per la saga, la storia è basilare se non addirittura banale, con i classici eroi fantasy che devono salvare il mondo dal precipizio, causa invasione demoniaca che i semplici soldati non sono riusciti a fermare. Si sceglie dunque una classe per il protagonista (arciere, barbaro e così via), se ne personalizza l'aspetto e il nome, e ci butta immediatamente nei pericolosi dungeon. Notiamo subito che lo stile grafico rimane vagamente cartoonesco, ma punta a uno stile un po' più realistico (nonché meno riconoscibile) rispetto ai giochi precedenti, e francamente anche un frame-rate ballerino lascia una prima impressione altalenante.
MX Video - Torchlight III
Ma bastano pochi secondi di gioco per capire che si tratta, nonostante tutto, della formula Torchlight che abbiamo tanto apprezzato in passato: visuale dall'alto e nemici in abbondanza da abbattere con una grossa varietà di armamenti e magie. Nonostante si scelga infatti fin da subito un ruolo classico da gioco di ruolo, come il mago o l'arciere, il titolo permette una notevole personalizzazione del proprio stile di gioco. Ci sono infatti numerose armi totalmente distinte equipaggiabili, da armi da fuoco a mano singola o doppia fino a micidiali spadoni per il corpo a corpo, passando per staffe magiche e scudi. Se in tanti giochi di ruolo il sistema di progresso delle magie è abbastanza lineare, in Torchlight III c'è fin da subito una notevole libertà, permettendo al giocatore di scegliere tra tantissimi effetti passivi o magie da attivare manualmente per rinforzare sé stessi e gli alleati, qualora si giocasse in cooperativa, opzione disponibile fino a 4 giocatori online.

Si tratta nel bene o nel male di un sequel che si accontenta per lo più di riproporre quanto visto nei precedenti capitoli, e infatti tornano anche capisaldi della serie come gli animali, utilizzabili come boost per il combattimento, per avere un inventario più capiente e anche per mandare loro al villaggio a vendere il loot inutile al posto nostro. Il tentativo iniziale di far diventare il gioco un MMO però si fa vedere in diverse novità. Alcune sono di poco conto, come la presenza di tre differenti battle pass che sbloccano loot, riserve di monete e oggetti in base allo stile di gioco. Ma soprattutto la presenza di forti personalizzabili, dove il giocatore può creare edifici e decorazioni di ogni genere, che poi portano anche boost alle proprie statistiche di combattimento. Queste aree personali non sono particolarmente originali o essenziali per godersi il titolo, ma è piacevole sfoggiare un proprio villaggio quando arrivano altri giocatori.

Per il resto, chiunque abbia passato ore e ore su giochi come Diablo, Neverwinter Nights, Titan Quest o Torchlight stesso sa più o meno cosa aspettarsi. Le aree di gioco sono affrontate in un percorso lineare, anche se il giocatore può sempre accettare quest secondarie che lo portano in luoghi meno visibili e dungeon opzionali. Una notevole quantità di magie e loot permettono a chiunque di crearsi un proprio stile di gioco attraverso la lunga campagna, con la presenza di numerosi opzioni di difficoltà estreme e boss tosti per impegnare nell'endgame anche i giocatori più abili e "livellati". Si tratta in fin dei conti di un nuovo sviluppatore che cerca di catturare la magia di Torchlight per la prima volta, non osando dunque allontanarsi troppo dalla formula originale, risultando così in un prodotto prevedibile, sicuro, ma anche efficace. Il gioco è infine tradotto in italiano, anche se ci sono numerosi segmenti che sembrano essere sfuggiti ai traduttori rimanendo in inglese.
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