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Darksiders II
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Un altro capitolo del libro di Darksiders II

Qualche settiamana fa vi avevamo proposto uno stralcio del libro di Darksiders II "Darksiders: La Cripta dell'Abominio" il quale torna oggi a far parlare di sé grazie ad un altro estratto del libro diffuso da Vigil Games sul sito ufficiale. Quanto segue è preso dal capitolo "Morte contro gli Angeli", buona lettura. Noi vi ricordiamo che il titolo sarà disponibile da Agosto mentre il libro dal 24 luglio. 


Quando l'altro angelo apparve tra due alberi, in un punto dove fino a un istante prima non c'era stato altro che vuoto, Morte si stava già muovendo. Stretto tra le mani della creatura celeste, un poderoso cannone di tubi di bronzo e lastre di ferro sparava raffica dopo raffica. Spaventose scariche di energia solcavano l'aria, crepitando e scoppiettando e riducendo gli alberi in cenere. Frammenti di metallo benedetto si conficcavano nel terreno e trapassavano da parte a parte i tronchi più massicci, mentre un fragore di tuono faceva tremare la foresta.

Ma nulla di tutto questo toccava il Cavaliere.  

Non era mai lì quando i proiettili gli sfrecciavano accanto, mai nel loro raggio quando esplodevano. Si muoveva con una grazia che neppure il più flessuoso degli angeli avrebbe potuto eguagliare, guidato da un istinto che rasentava la precognizione. Scansava ogni colpo, rotolando sotto i proiettili o scavalcandoli, e sembrava camminare sui tronchi e persino cambiare direzione a metà salto.
La rabbia che hanno caratterizzato il viso dell'angelo attorcigliato i suoi lineamenti ancora più in là. Il suo corpo scosso con rabbia tale che cominciò ad incidere obiettivo del cannone, e l'arma sputò il più rapidamente poteva fisicamente premere il grilletto.
L'angelo continuava a mancare il bersaglio. E sarebbe stato infinitamente più frustrato se avesse saputo che il suo incessante sbarramento non era riuscito neppure ad assicurargli tutta l'attenzione di Morte.
Da dove era sbucato, nel nome dell'Oblio?
Nessuno poteva essere così abile da avvicinarglisi senza che Morte avvertisse la sua presenza, tantomeno un angelo con un'armatura ingombrante e rumorosa che si trascinava dietro un pezzo di artiglieria!
Fu proprio nel momento in cui il secondo angelo apparve, aprendo il fuoco dall'alto — con un'alabarda istoriata di rune che sputava scariche di forza così temibili che la presenza di una lama sembrava poco più di un ripensamento — che il Cavaliere si rese conto dell'incongruenza.
Prima di morire, Sarasael aveva descritto un fuoco di fila di energie ed esplosioni devastanti che avevano abbattuto interi boschetti. Dov'erano allora tutti i danni? Perché gli unici vuoti nella vegetazione e gli alberi caduti a terra erano palesemente il risultato dei colpi che stava schivando adesso?
Morte scartò bruscamente di lato, lasciando che la pioggia di proiettili lo oltrepassasse, ma evitare due diversi aggressori si stava rivelando molto più difficile che tenere testa a uno solo. “Non possiamo fermarci a discuterne?”, chiese senza troppe speranze.
Per tutta risposta, un terzo angelo, che impugnava un'alabarda molto simile a quella del soldato in alto, sbucò dal tronco di un albero — o almeno, questa è l'impressione che diede — e prese la mira.
“Che il sangue ricada sulle vostre teste, allora”.
Morte si appiattì a terra, con il ginocchio destro flesso e la gamba sinistra allungata di lato, talmente ripiegato su se stesso che i suoi capelli sfioravano il suolo. E in quell'istante, mentre i proiettili degli angeli si arcuavano sopra la sua testa e prima ancora che i suoi avversari potessero aggiustare la mira, dalle profondità della terra emerse il Falciatore.
Il Cavaliere saltò incredibilmente in alto, veloce come se avesse avuto anche lui le ali piumate degli angeli. La falce gli venne incontro all'apice del suo volo.
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