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Call of Duty: World at War
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Call of Duty: World at War - Multiplayer hands-on

Come accadde anche con il precedente episodio della serie, Activision ha organizzato una beta a numero chiuso per testare le capacità multiplayer online di Call of Duty: World at War. Ne abbiamo approfittato per passare un pò di tempo in compagnia del nuovo titolo, e siamo ora pronti per riportarvi le nostre prime impressioni.

Call of Duty: World at War - Multiplayer hands-on


A circa un anno di distanza dall'acclamatissimo COD 4: Modern Warfare, sta per giungere nei negozi il quinto capitolo della serie Call of Duty, sviluppato dal team secondario di Treyarch, il quale ha deciso, ancora una volta di puntare sul fascino per nulla scontato della Seconda Guerra Mondiale, proponendoci con grande ambizione e coraggio il nuovo Call of Duty: World at War. Seppur con qualche perplessità da parte di molti, con questo quinto episodio imbracceremo nuovamente le “rudimentali” armi da guerra degli anni '40, ma con qualche piccolo e doveroso aggiornamento sul fronte arsenale. Difatti, l'ambientazione del gioco come ben sapete è del tutto atipica per la serie, trattandosi appunto di luoghi situati nel bel mezzo del Pacifico, e di conseguenza è stato rinfoltito il parco armi, attingendo a quelle usate al tempo da americani, tedeschi, russi e, dulcis in fundo, giapponesi. In attesa della versione definitiva del gioco, Treyarch e Activision hanno messo a disposizione dei fan una beta multiplayer a numero chiuso, dandoci la possibilità di provare a fondo le qualità online del gioco e scovarne, sin d'ora eventuali pregi e difetti. Andiamo dunque ad analizzarne le caratteristiche principali.

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Un porting completo?
Partiamo innanzitutto dal menu online iniziale, che riprende chiaramente lo stile e la struttura organizzativa del suo predecessore; in World at War ritroviamo infatti la possibilità di avanzare sia di livello che di grado e di potenziare/personalizzare, una volta conquistati i punti esperienza necessari, il proprio soldato. Naturalmente, come già anticipato, non avremo più a che fare con armi evolute ed ipertecnologiche come M4 e Barrett, bensì con fucili e mitragliatori tipici della Seconda Guerra Mondiale, spesso lenti e macchinosi. In questo senso, comunque, gli sviluppatori hanno optato per una semplificazione quasi impercettibile dei tempi d'uso, sicuramente più rapidi di quanto non lo fossero nella realtà, evitando sostanzialmente di far rimpiangere ai giocatori più incalliti i ritmi ai quali si erano ormai abituati. Ecco quindi che ritroviamo il buon vecchio Garand e il sempreverde Springfield con ottica, accompagnati dagli immancabili fucili tedeschi come il Kar98 e l'MP40, e dai fedeli mitragliatori russi e giapponesi.
Nella beta, purtroppo, non ci è consentito entrare nei dettagli di tutte le armi presenti nel gioco, ma quelle messeci a disposizione rendono chiara l'idea di cosa saremo in grado di fare nella versione completa.

A parte le armi, all'interno di ogni singola classe potremo implementare diverse abilità extra (perks) e, tra esse, la maggior parte si rifà direttamente a quelle di Call of Duty 4, come “Danno colpi potenziato” o “Colpi perforanti”; altre, invece, sono del tutto inedite seppur ispirate, almeno tecnicamente, ad alcune abilità presenti nientemeno che in Call of Duty 3 (sempre di Treyarch), quali “Resuscita compagno ferito” o “Rotazione del cannone più veloce”. Proprio quest'ultima lascia ampio gradimento a chi si aspettava un ritorno dei mezzi, sicuramente l'unica mancanza del precedente episodio. In una delle tre mappe disponibili nella beta sono presenti infatti due carri armati, uno per fazione e identici per caratteristiche. Per quanto possiamo intuire da questa beta, il giocatore è portato ad adottare tattiche sempre diverse in base alla mappa giocata: “Roundhouse” è una di queste e risulta la più ampia fra le tre presenti, in quanto strutturata all'interno di un enorme cantiere forroviario abbandonato in cui spiccano una torre principale, ideale per i cecchini, e nascondigli di ogni genere; purtroppo è anche l'unica mappa in cui è stato riscontrato un grave bug che consente ai giocatori più sleali di “infiltrarsi” letteralmente sotto il terreno di gioco e far fuoco indisturbati agli ignari avversari che passano nelle vicinanze dell'area afflitta dal problema. Le beta servono dopotutto anche a scovare problemi di questo tipo, e sicuramente nella versione finale sarà tutto sistemato.

Le altre due mappe sono “Castello”, suggestiva ricostruzione pseudo-medievale di un castello giapponese, che si articola all'interno di un enorme spiazzale cosparso di casupole e caratterizzato da tipici ponticelli orientali che attraversano un piccolo corso d'acqua, e “Makin”; quest'ultima, a differenza della mappa “Castello”, sviluppata principalmente in verticale, rappresenta una fedele ricostruzione notturna di un tipico villaggio di palafitte che si affacciano sul mare, peraltro abbastanza funzionale durante il gioco in quanto consente ai giocatori di percorrere in lunghezza la mappa e giungere nella base avversaria nascondendosi fra piccole imbarcazioni e arbusti che spuntano dall'acqua. Questa è anche quella che più si fa apprezzare a livello visivo: in generale, il gioco risulta di apprezzabile fattura e di certo non poteva essere altrimenti dato che il motore grafico è lo stesso, forse leggermente ridimensionato, di quello utilizzato nel precedente episodio, ma trattandosi di una beta è sicuramente prematuro dare giudizi in merito.

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Squadra che vince...
Il tempo speso con questa beta di Call of Duty: World at War ci fa ben sperare sulla varietà e qualità dell'azione che il comparto online del gioco sarà in grado di offrirci, facendo leva soprattutto su modalità di successo come “Cerca e distruggi” e “Guerra”, sicuramente più avvincenti di un comunissimo “Deathmatch a squadre” o “Tutti contro tutti”. La modalità “Guerra”, ad esempio, prevede lo scontro di due squadre che si dovranno contendere zone di guerra contrassegnate all'interno della mappa; gli esiti dello scontro sono però sempre molto incerti, in quanto i frequenti capovolgimenti di fronte costringono il giocatore a non agire mai con troppa superficialità, ma, al contrario, a supportare appieno i compagni di squadra, proprio come in una vera battaglia.

Anche in questo quinto episodio è stata poi mantenuta la modalità Veterano, ossia una variante delle modalità tradizionali contraddistinte però da un livello di sfida più elevato, in quanto riduce decisamente al minimo la quantità massima di colpi che un giocatore può ricevere in battaglia. Come in COD 4 vige quindi una sostanziale differenza fra le due varianti, poiché giocando una qualsiasi modalità in Veterano, ancor di più se si tratta di un “Cerca e distruggi” o un “Cattura Bandiera”, la maggior parte dei giocatori (non tutti ovviamente) ricercano un'azione di gioco molto meno frenetica e più orientata alla tattica, contribuendo senz'altro al coinvolgimento generale.

Giunti alla conclusione di questo hands-on non possiamo che confermare la validità del titolo, nonostante questo risulti sicuramente fin troppo legato al capolvaro di Infinity Ward. Effettivamente, almeno per quel che riguarda il comparto multiplayer Call of Duty: World at War può essere considerato una semplice trasposizione del titolo precedente in chiave Seconda Guerra Mondiale, ma scartarlo a priori solo per questo apparente motivo non renderebbe merito al divertimento che il gioco potrà offrire sia online che in singolo. Senza contare che, per la prima volta in un titolo della serie, si potrà giocare la campagna in cooperativa fino ad un massimo di ben quattro giocatori. Restate dunque sintonizzati per la recensione definitiva del gioco, in uscita il 14 novembre.

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