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Close Combat: First to Fight
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Close Combat: First to Fight - Il multiplayer

Take 2 toglie il velo alle modalità multiplayer dell’atteso Close Combat: First to Fight. Destineer sembra proprio aver confezionato uno sparatutto tattico in grado di stupire non solo nella sua profonda modalità in singolo ma anche in tutte le alternative che offre per il gioco di gruppo.
Close Combat: First to Fight si svela dunque anche nelle sue modalità multiplayer: Take 2 ci ha infatti invitato nei propri studi per testare con mano tutto ciò che riguarda tali modalità del futuro sparatutto in prima persona targato Destineer. Dopo avere potuto ammirare la modalità in singolo del gioco in quel di Monaco nel mese di Ottobre, abbiamo con nostra gioia messo mano a tutto quello che First to Fight ha da offrire in multiplayer.

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Innanzittutto dobbiamo affermare che quanto di buono risalta nella campagna in singolo di First to Fight si ripresenta in maniera decisa anche nelle fasi di gioco multiplayer: la natura prettamente tattica di questo sparattutto fa infatti capolino in tutte le strategie da adottare, sia che ci si trovi a combattere con soldati comandati dalla IA che con compagni in carne ed ossa. Se infatti in singolo il nostro compito sarà quello di comandare un manipolo di quattro marines, impartendo ordini precisi durante le esplorazioni degli ambienti ostili, anche in cooperativa dovremo prendere parte di un team composto da quattro soldati: uno di noi impersonerà il comandante, uno il fuciliere, uno il fuciliere di assistenza e l’ultimo il soldato impiegato nel fuoco di supporto.

Prima di procedere soffermiamoci per una attimo sulle interessanti opzioni che First to Fight offre nelle partite multilayer, siano esse via system-link o via Xbox Live: oltre infatti al classico scontro tra due squadre composte ognuna da quattro membri (il massimo di giocatori è infatti otto) fa bella mostra di sé la stupenda modalità cooperativa che ci vedrà impegnati nell’affrontare insieme agli amici le missioni che fanno parte della modalità in singolo. In tal modo, tutto quello che si riscontra nel gioco in singolo può essere rigiocato in compagnia di tre amici per una esperienza di gioco quanto mai elettrizzante.

Immaginatevi di affrontare una missione insieme a tre compagni in carne ed ossa piuttosto che comandati dalla IA e di impartire ordini vocali in maniera istantanea via microfono per ottenere mosse strategiche elaborate e puntuali e potrete ben capire quanto possa essere coinvolgente anche la più banale delle situazioni.
Tatticismo dicevamo: ebbene, se da una parte First to Fight punta certamente su un azione comunque sempre adrenalinica e mai frustrante, dall’altra non si può certo negare come si essenziale la componente strategica. Avanzare compatti da perfetti marines, con un componente ad aprire la strada, due altri a controllare le ali e l’ultimo a coprire le spalle, è ovviamente la tattica più indicata qualunque sia la situazione da affrontare; provate a dividervi anche solo per pochi istanti e ben presto l’avversario avrà la meglio su di voi, sia esso umano (nelle partite a scontro tra due team) che comandato dalla IA (nella campagna in cooperativa).
L’IA dei nemici conferma anche in multiplayer quanto di buono già visto a Monaco per la modalità in singolo: i nemici sono sempre attivi e non mancano mai di trovare riparo se attaccati, persino dandosi alla fuga nelle situazioni più intricate.

Un componente della squadra dovrà assumere il controllo di tutte le operazioni, in quanto comandante: chi si assumerà tale onore avrà dunque a disposizione delle opzioni aggiuntive che contempleranno la richiesta di aiuti esterni come fuoco di supporto o cecchinaggio. Ovvio il fatto che la comunicazione vocale tra compagni prima menzionata risulta più che essenziale: mettere al corrente gli altri della propria posizione e della posizione dei nemici risulta vitale in molte occasione. In poco tempo si assisterà ad una vera e propria campagna fatta di urla e richieste di aiuto, per un’atmosfera assolutamente elettrizzante.

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Ma a creare tale atmosfera è proprio la struttura di gioco di First to Fight: in ogni momento la sensazione è effettivamente quella di essere in un campo ostile di battaglia nel quale muoversi con cautela è l’unica importante parola d’ordine.
A favore di ciò ci pensano poi l’ottimo comparto grafico e sonoro: menzione d’onore va fatta proprio nei confronti di quest’ultimo. Gli effetti sonori e l’accompagnamento musicale giocano infatti un ruolo decisivo in termini di atmosfera: colpi d’arma da fuoco, esplosioni ma soprattutto grida e urla sia dei nemici che dei proprio compagni sono qualcosa di davvero verosimile; si ha proprio la sensazione di trovarsi al centro di situazioni sempre ricche di tensione.
Spettacolare è inoltre il design dei livelli: tutte le mappe che abbiamo potuto testare hanno dimostrato di essere create e contestualizzate in maniera eccelsa. Per fare qualche semplice esempio si va da vicoli popolati da cecchini a mercati orientali o ospedali lasciati allo sbando, in un’ambientazione che per quanto visto si rifà il linea generale alle località del Medio Oriente. In ogni caso avremo di fronte scenari sempre ricchi di particolari e caratterizzati ottimamente: ciò contribuisce ovviamente in maniera decisiva a livello di coinvolgimento e immersione.

La resa grafica del gioco è senza dubbio buona: tutto il comparto si difende bene ma è abbastanza palese la perdita di nitidezza rispetto a quanto potuto vedere a Monaco in single player. In ogni caso si possono apprezzare texture di alto livello e effetti pregevoli. Purtroppo si denota anche un certa lentezza nei movimenti che porta come conseguenza un’azione non sempre fluida. Ovviamente nutriamo la profonda convinzione che tali (piccoli) problemi vengano sistemati nel tempo a disposizione tra qui e l’uscita di First to Fight (prevista per Marzo).

A livello di gameplay il gioco mostra i suoi punti forti insieme a qualche piccola debolezza: le meccaniche di movimento e di azione sono ben bilanciate e rodate ma non possiamo certo negare che qualche incertezza si avverte soprattutto nelle fasi di corsa. Purtroppo al momento gli sviluppatori hanno deciso di ottenere la corsa spingendo due volte (e poi tenendolo premuto) lo stick analogico sinistro, cosa che risulta alquanto scomoda e macchinosa; Take 2 dal canto suo ci ha prontamente avvertito che gli sviluppatori stanno lavorando su tale aspetto, intendendo inoltre aggiungere un movimento di “mezza corsa” di più immediata esecuzione.

A parte il piccolo neo appena esposto tutto il resto fila via liscio come l’olio: puntare il nemico, zoomare sulla sua fronte e fare fuoco sono tre semplici passaggi che si imparano in un batter d’occhio e trovano un impiego continuo e disinvolto. A tutto ciò si aggiunge la notevole quantità e diversità di armi a disposizione che variano a seconda del ruolo che si vuole ricoprire (comandante, fuciliere, assistente) e la possibilità di usufuire di granate ed esplosivi; in ogni momento è poi possibile attivare la visione notturna perfettamente riprodotta, con tanto di riduzione del cono visivo.

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Per quanto visto negli studi di Take 2 non possiamo che essere soddisfatti delle modalità multiplayer di Close Combat: First to Fight: l’atmosfera adrenalinica e frizzante degli scontri tra team si unisce alla spettacolare ed intrigante modalità carriera in cooperativa, dando origine ad un titolo che fa del multiplayer non soltanto una modalità di corredo all’ottimo gioco in singolo ma un pezzo forte di tutto il complesso.
Che il genere sparattutto si presti ad essere giocato in compagnia di amici è ormai assodato, importante è però che l’ossatura delle modalità multiplayer sia valida e variegata, cosa questa che First to Fight mostra in maniera più che evidente. Manca poco ormai all’uscita del gioco: caschetto in testa e fucile alla mano!


Ringraziamo Take2 Interactive e GameSurf per la collaborazione.

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