MondoXbox

Live your
passion!

MondoXbox

MondoXbox



We Were Here Forever

Recensione - We Were Here ForeverXbox Series X | S Xbox One DigitalGame

A poco più di due anni e mezzo dal lancio del precedente capitolo, il nuovo episodio della serie puzzle co-op We Were Here Forever arriva sulle nostre console. Siete pronti a mettere nuovamente alla prova le vostre capacità logiche insieme a un amico, per fuggire dalle profondità del misterioso Castle Rock? Noi lo abbiamo fatto, e questo è quello che abbiamo scoperto.
img

Il Gioco

We Were Here Forever è il quarto capitolo dell’omonima saga sviluppata dal team danese di Total Mayhem Games. Anche in questo caso parliamo di un gioco a metà strada tra l’avventura in prima persona e il puzzle game, da affrontare obbligatoriamente online in compagnia di un altro giocatore. Il fulcro dell’intero impianto videoludico ruota ancora una volta intorno alla cooperazione tra due esploratori senza nome che, dopo essersi risvegliati nelle profondità di un misterioso maniero, devono superare una lunga serie di prove ed enigmi per raggiungere la salvezza. Il ventaglio delle situazioni che i due protagonisti si trovano ad affrontare, proprio come in passato, è molto ampio e va dai classici rompicapo nei quali bisogna recuperare la giusta chiave o l’oggetto corretto per proseguire a enigmi via via sempre più complessi, ambientati non solo all’interno del misterioso Castel Rock ma anche nelle aree limitrofe. Giusto per darvi un’idea, nel corso delle circa 12/15 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda ho dovuto guidare a distanza il mio compagno su un percorso irto di trappole, ricostruire da zero una celebrazione religiosa (con tanto di musica) posizionando nel modo corretto dei manichini, dialogare con una gigantesca creatura marina e molto altro ancora.

MX Video - We Were Here Forever

L’unico elemento in comune tra tutti gli enigmi è, come da tradizione della saga, la cooperazione tra i due protagonisti, che nei giochi di Total Mayhem Games riveste sin dal lontano 2017 un ruolo centrale. Anche in We Were Here Forever per risolvere i vari rompicapo è infatti necessario che i due giocatori collaborino attivamente tra di loro, non solo per quanto riguarda le azioni da compiere ma anche, e soprattutto, dal punto di vista comunicativo. Per la maggior parte dell’avventura, i due protagonisti si ritrovano separati in modo più o meno “ermetico” con solo un walkie-talkie a disposizione, il che obbliga i due membri del team a condividere verbalmente con il partner quello che vedono, la conformazione dell’ambiente in cui si trovano, gli elementi con cui è possibile interagire e gli eventuali effetti delle azioni eseguite in un altro luogo dal compagno. Data la quasi totale assenza di indicazioni precise e di tutorial, e’ solo attraverso questo processo, talvolta anche piuttosto lungo e laborioso, che i giocatori possono decifrare gli enigmi e capire quali azioni compiere, spesso in sequenza e in modo alternato, per poter proseguire.

img
Il fulcro del gameplay di We Were Here Forever poggia quasi esclusivamente su questo elemento e sulla complessità di dover comunicare in maniera alternata attraverso le radio in dotazione, a cui si affiancano un sistema di controllo minimale e una gestione basilare dell’inventario che consente di mettere in tasca più di un oggetto, ma sempre e solo all’interno della risoluzione di uno specifico enigma. I giocatori hanno inoltre la possibilità di utilizzare alcune emote, utili per comunicare in maniera visiva con il proprio partner, e di ottenere dei suggerimenti specifici per ogni enigma, che si sbloccano progressivamente sulla base del tempo trascorso a tentare di risolverlo. A fare da collante tra tutti gli elementi ci pensa la sceneggiatura scritta per questo capitolo dalla software house danese, che si rivela progressivamente ai protagonisti e che, pur senza rinunciare ad alcuni rimandi ai precedenti capitoli pensati per strizzare l’occhio ai veterani della serie, può essere compresa ed apprezzata senza particolari difficoltà anche da chi si avvicina per la prima volta alla saga. Rispetto ai precedenti episodi, la nuova fatica di Total Mayhem Studio può inoltre contare sulla completa localizzazione in lingua italiana di tutti i menù e di tutti i testi a schermo, sottotitoli inclusi.

img
We Were Here Forever prosegue sul sentiero tracciato dai capitoli precedenti anche per quanto riguarda il comparto tecnico, affidato nuovamente alle capacità del motore grafico Unity. Il gioco, proprio come in passato, permette ai giocatori di organizzare partite su invito, di gestire lobby pubbliche e private o di cercare un partner attraverso un sistema di matchmaking. La vera novità da questo punto di vista è rappresentata dalla presenza del cross-play tra tutte le versioni, che consente di organizzare i propri match indipendentemente dalla piattaforma su cui si sta giocando.

img

Amore

Enigmi di qualità

- La gestione dei rompicapo in We Were Here Forever, come prevedibile, non rappresenta una rivoluzione ma bensì la giusta evoluzione di un sistema di gioco che, capitolo dopo capitolo, continua a definire in maniera sempre più netta la propria unicità. Un gameplay fatto di enigmi vari sia in termini di dinamiche sia per quanto riguarda l’approccio richiesto, con una curva di difficoltà ben calibrata e il focus sempre puntato sulla sinergia tra i due giocatori, che con il giusto partner si traduce in tante ore di sano, per quanto cervellotico, divertimento. E’ questo a rendere davvero speciale la saga sviluppata da Total Mayhem Games, che con l’ultimo capitolo ha sicuramente un nuovo livello di maturità.

Una storia coinvolgente

- Se nei titoli precedenti la sceneggiatura rappresentava quasi un pretesto per spingere il giocatore ad avanzare da un enigma all’altro, in We Were Here Forever si ha l’impressione che gli sviluppatori abbiano voluto dare una marcia extra alla componente narrativa, sia sul fronte della complessità e della spettacolarità delle vicende, sia per quanto riguarda il finale, che sono sicuro lascerà davvero a bocca aperta molti dei giocatori. A rendere tutto ancora più coinvolgente ci pensa poi la stretta correlazione tra gli avvenimenti e gli enigmi, tutti perfettamente contestualizzati all’interno della vicenda.

Comparto artistico

- In maniera analoga a quanto accaduto per la sceneggiatura, We Were Here Forever si propone al giocatore con una componente visiva decisamente più ispirata e più rifinita rispetto al passato, con ambientazioni più ampie, una maggiore cura per dettagli e animazioni e, più in generale, un comparto grafico adeguato al livello della produzione. Una menzione particolare va sicuramente alla piccole chicche, come gli effetti del freddo sugli occhiali dei due esploratori o la palette cromatica scelta in alcune occasioni, e al comparto sonoro, che in più di un’occasione ci ha sorpresi positivamente per la qualità dei suoni ambientali.

Benvenuta lingua italiana

- Se avete letto la nostra recensione del capitolo precedente (la trovate a questo indirizzo), sapete sicuramente di quanto ci fosse dispiaciuto non trovare la nostra lingua tra quelle supportate, almeno a livello di testi. We Were Here Forever colma fortunatamente questa lacuna, permettendo anche ai giocatori che non hanno particolare dimestichezza con lingue diverse dall’italiano (o che per varie ragioni non amano giocare in altre lingue) di godere al 100% di tutto quello che ha da offrire la nuova avventura sviluppata dal team danese.

Odio

Walkie-talkie

- Proprio come nel capitolo precedente, il sistema di comunicazione in-game implementato dagli sviluppatori per la serie di We Were Here continua a non convincerci. Innanzitutto è sempre possibile “barare” creando un party con il proprio compagno, così da eliminare quasi del tutto le difficoltà legate a questa particolare dinamica. L’altro elemento poco a fuoco è quello del contesto: se da un lato l’utilizzo del walkie-talkie contribuisce a creare l’atmosfera, dall’altro è davvero difficile accettare di doverli utilizzare anche in tutte quelle situazioni nelle quali i due esploratori si trovano letteralmente uno di fianco all’altro. Se a questo aggiungiamo qualche piccola difficoltà tecnica, che ci ha costretto a qualche riavvio di troppo all’inizio delle nostre sessioni, ci troviamo di fronte a un elemento che rischia di trasformarsi rapidamente da “peculiarità” a “opzione poco utilizzata”.

Scarsa rigiocabilità

- Questo non è tanto un difetto specifico di We Were Here Forever, quanto più una criticità legata al genere al quale il titolo appartiene. Di fatto, una volta raggiunti i titoli di coda, ci sono davvero pochi stimoli a rigiocare nuovamente l’avventura. Certo, si può sfruttare un’eventuale seconda run per affrontare gli enigmi dal lato che non si è potuto vedere nel corso della prima partita, ma dato che le chiavi di interpretazione e le soluzioni rimangono invariate si tratta più di un’opzione dedicata al completismo (è necessario giocare tutti gli enigmi in entrambi i ruoli per poter sbloccare tutti gli obiettivi) che di un reale stimolo per i giocatori. La presenza di collezionabili, che consentano di scoprire qualcosa in più sulla storia, o di enigmi con piccole differenze potrebbe sicuramente aiutare da questo punto di vista.

Ancora niente buddy-pass

- Negli ultimi anni abbiamo assistito al proliferare dei cosiddetti “pass amici”, che consentono a chi ha acquistato un gioco esclusivamente cooperativo di invitare nella propria partita un amico senza che quest’ultimo debba necessariamente acquistare una seconda copia del gioco. We Were Here Forever, proprio come i capitoli precedenti, non offre purtroppo questa possibilità e ciò significa che, nella stragrande maggioranza dei casi, solo chi ha già a disposizione un partner deciderà di acquistare il titolo mentre chi non ha un compagno “pagante” dovrà rinunciare. Certo, con un po ' di intraprendenza si può sfruttare il matchmaking e reclutare sul campo un altro aspirante esploratore, ma data la particolare natura del gioco e le ovvie difficoltà legate alla lingua, questa opzione risulta poco consigliabile. La presenza di un’opzione di questo tipo, anche con un leggero ritocco al rialzo del prezzo di vendita, garantirebbe al titolo una maggiore diffusione.

Tiriamo le somme

We Were Here Forever è, senza ombra di dubbio, il titolo più ambizioso e più riuscito di Total Mayhem Games. Un gioco che miscela tutta l’esperienza accumulata nel corso di questi anni dalla casa di sviluppo per dare vita ad un’esperienza cooperativa più unica che rara all’interno del panorama videoludico attuale, almeno per quanto riguarda il gameplay. Un’avventura che migliora praticamente tutti gli elementi fondamentali e che riesce a mantenere alta la curiosità del giocatore dall’inizio alla fine grazie a una lunga serie di rompicapo perfettamente integrati all’interno delle vicende. La struttura peculiare e la presenza di alcuni piccoli difetti, tra cui l’assenza del cosiddetto “pass-amico”, impediscono al nuovo capitolo di risultare imperdibili per ogni tipologia di giocatore, che risulta però imperdibile per gli amanti del genere e per tutti coloro che cercano una sfida da vivere in compagnia di un amico fidato.
8.0

c Commenti


L'autore

autore

Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

c

Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
x Invio commenti disattivato per gli articoli più vecchi di tre mesi.
caricamento Caricamento commenti...