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img Dying Light 2 Stay Human
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Recensione - Dying Light 2 Stay HumanXbox OneGame

A distanza di circa 7 anni dall’uscita del primo capitolo, con Dying Light 2 Stay Human i polacchi di Techland ci invitano nuovamente a esplorare il loro futuro in cui una terribile pandemia ha quasi cancellato il genere umano e dove sopravvivere è ogni giorno più difficile, specie quando calano le tenebre. Scopriamo insieme cosa ha da offrire questo ambizioso sequel.
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Il Gioco

Se avete giocato il primo Dying Light, sicuramente vi ricorderete i punti fondamentali della trama. Se così non fosse, o se per caso non avete mai provato o completato il capitolo originale pubblicato nel 2015, non preoccupatevi. Siamo qui anche per questo. La trama alla base della saga vede la città di Harran colpita da una pericolosa epidemia che trasforma gli esseri viventi in creature assetate di sangue. Il GRE, un’organizzazione che apparentemente opera per scopi umanitari, invia uno dei suoi uomini nella città per tentare di recuperare le informazioni necessarie a sviluppare un vaccino contro il virus, conosciuto come THV. Le cose ovviamente non filano lisce, ma in fondo è il risultato quello che conta. L’epidemia nella città di Harran viene, per così dire, “arginata” e il GRE, anche grazie alle informazioni recuperate, riesce a sviluppare un vaccino su larga scala. Il problema però è che l’organizzazione non si limita a questo, ma decide di continuare a studiare il virus in segreto per venderne una versione potenziata al miglior offerente.

MX Video - Dying Light 2 Stay Human

Il piano del GRE è però destinato a sgretolarsi rovinosamente quando un incidente causa la diffusione non autorizzata proprio di una delle varianti potenziate del THV. In poco tempo le città cadono nel caos e la popolazione umana viene quasi del tutto sterminata. 15 anni dopo la Caduta, così viene ricordato il momento in cui l’umanità è stata sopraffatta, i sopravvissuti vivono in enclavi di piccole dimensioni quasi del tutto isolate dal resto del mondo e dalle altre comunità. Il “quasi” in questo caso è rappresentato dai Pellegrini, dei sopravvissuti particolarmente intraprendenti, o forse sarebbe meglio dire sconsiderati, che fanno la spola tra un’enclave e l’altra per trasportare merci preziose o informazioni. Il protagonista di Dying Light 2 Stay Human, Aiden Caldwell, è un Pellegrino, mosso però da un sentimento diverso rispetto ai suoi colleghi. All’inizio del gioco lo vediamo infatti impegnato a raggiungere la città di Villedor, una delle comunità più numerose e, quindi, più strutturate, per raccogliere informazioni sul suo "problematico “passato e per ritrovare sua sorella Mia.

Anche stavolta le cose però non vanno come previsto. Dopo essere arrivato in città, Aiden viene infettato dal virus, finendo coinvolto suo malgrado nella faida che da tempo lacera Villedor e che vede contrapposte tre fazioni, ovvero i Supersiti, di fatto le persone comuni, i Pacificatori, una sorta di polizia speciale inviata in città per garantire l’ordine e la sicurezza dell’enclave, e i Rinnegati, fuorilegge che non accettano in alcun modo la nuova organizzazione sociale. Da qui si sviluppa una vicenda molto articolata, nella quale gli interessi personali del protagonista e la sua ricerca di spiegazioni finiscono inevitabilmente per mescolarsi in modo via via sempre più viscerale a quelli della città di Villedor. Nel corso dell’avventura, che può facilmente tenere impegnati per oltre 40 ore e che può essere affrontata da solo o in co-op con un massimo di altri 3 amici, il giocatore ha infatti modo di effettuare tantissime scelte, che andranno a influenzare non solo il corso degli eventi, ma anche l’aspetto stesso della città e, come prevedibile, l’epilogo al quale andremo in contro una volta conclusa la trama principale.

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Sono queste le premesse narrative sulle quali poggia Dying Light 2 Stay Human, seguito diretto, ma non troppo, del capitolo pubblicato nel 2015. Per quanto collegato agli eventi narrativi del primo episodio, questo sequel cerca infatti di scrollarsi subito di dosso ogni legame con il passato dal punto di vista della trama, rimanendo però il più possibile fedele al gameplay originale. Una volta impugnato il pad ci troviamo di fronte a un survival action oper wolrl in prima persona nel quale il parkour e gli scontri corpo a corpo rappresentano il core dell’offerta ludica messa a punto da Techland. Aiden, proprio come il suo predecessore, è infatti dotato di un’agilità fuori dal comune, che gli permette di muoversi per le strade e i tetti di Villedor con estrema facilità, sfruttando a proprio favore tutti gli elementi a disposizione per saltare, arrampicarsi e sfuggire alle orde di infetti che hanno invaso la città. Da questo punto di vista, le novità principali riguardano l’introduzione del parapendio, che permette di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili e di sfruttare le numerose correnti ascensionali presenti in città per spostarsi rapidamente, e una rivisitazione generale del sistema di controllo studiata per rendere il movimento del protagonista quanto più fluido possibile in ogni situazione.

In modo analogo, il combat system propone sostanzialmente la stessa struttura presente nel precedente capitolo, fatta di scontri corpo a corpo con armi di fortuna e mosse speciali. Anche in Dying Light 2 Stay Human non sono infatti presenti bocche da fuoco e l’unica variazione sul tema rispetto a mazze, lame di varie dimensioni, asce, tubi e strumenti artigianali è rappresentata da un arco, che consente al giocatore di colpire i propri avversari dalla distanza. Ogni arma è catalogata con un sistema di rarità crescente, che incide sulle caratteristiche, sulla possibilità di applicare delle modifiche artigianali e, soprattutto, sulla resistenza degli strumenti a disposizione del protagonista. Nel gioco non sono infatti presenti armi indistruttibili e sarà sempre necessario avere con sé più di un’alternativa se non si vuole correre il rischio di dover combattere a mani nude. Il combat system, che prevede scontri sia con avversari infatti sia con umani, miscela gli attacchi con le armi a colpi acrobatici, resi possibili dalle spiccate doti atletiche del protagonista e che possono essere sbloccati o migliorati nel corso dell’avventura. Mettere a segno una parata o una schivata con il giusto tempismo permette infatti di eseguire potenti contrattacchi, generalmente basati sull’utilizzo dei propri avversari come “basi di appoggio” o “trampolini” per eseguire mosse speciali.

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Il fatto che il gameplay di Dying Light 2 Stay Human si basi sostanzialmente su parkour e combattimento corpo a corpo è reso ancor più evidente proprio dal sistema di crescita del personaggio, che in questo sequel propone solo due skill-tree differenti dedicati proprio a questi talenti. Per ogni azione acrobatica e per ogni uccisione si ottengono punti esperienza nel relativo “ramo”, che consentono di sbloccare punti da spendere per migliorare le capacità di Aiden nella rispettiva specializzazione. A questo meccanismo di crescita si affianca poi la raccolta di fiale ricolme di uno speciale inibitore, che non solo permette al protagonista di tenere sotto controllo l’infezione, ma gli consente anche di incrementare progressivamente la sua salute, da cui dipende la quantità di danni che è possibile incassare prima di dover ricaricare un checkpoint o un salvataggio, e il vigore, da cui dipende l’energia a disposizione di Aiden per eseguire gesti acrobatici ed attacchi. Aumentare queste caratteristiche permette di migliorare le caratteristiche di base del protagonista, di avere accesso a più opzioni negli skill-tree dei talenti e, cosa da non sottovalutare, di aumentare il grado di Immunità del protagonista, un parametro che influenza in modo sensibile l’esplorazione.

Dying Light 2 Stay Human, come detto in apertura, è un titolo open world e, come da tradizione del genere, offre una mappa di gioco vasta, suddivisa in due macro-aree tra le quali sarà possibile spostarsi rapidamente dopo averle sbloccate. Ognuna di queste macro-aree è poi composta da quartieri, ciascuno dei quali propone al giocatore tanti incarichi extra da portare a termine. Oltre alla quest principale, nel gioco sono infatti presenti molte missioni opzionali e innumerevoli attività secondarie, che spaziano dalle sfide a tempo alla raccolta di collezionabili, passando per l’esplorazione di strutture particolarmente pericolose, l’uccisione di nemici speciali e così via. Ognuna di queste attività permette al giocatore di ottenere ricompense tangibili, come denaro o parti di equipaggiamento, e punti esperienza in uno o tutti e due i talenti presenti nel gioco.

La scoperta di nuove missioni è affidata, oltre che all’esplorazione libera, anche alla conquista dei mulini a vento, che nel gioco di Techland rivestono il ruolo delle “classiche” torri di osservazione presenti in altri titoli simili e che, una volta scalate e riattivate, si trasformano in rifugi di fortuna nei quali il protagonista può riposare, commerciare o gestire il proprio inventario. Ogni zona propone poi delle strutture speciali, che una volta liberate devono essere assegnate dallo stesso Aiden a una delle due fazioni principali. Favorire uno degli schieramenti, oltre a modificare lo svolgimento di alcune missioni, comporta cambiamenti sensibili nell’area, con la comparsa di nuove funi da sfruttare per muoversi rapidamente da un palazzo all’altro se si decide di appoggiare la causa dei Supersititi o il posizionamento di un maggior numero di trappole speciali se si decide di affidarne il controllo ai Pacificatori. Il numero di aree assegnate a ciascuna fazione, nel lungo periodo, modifica inoltre l’allineamento della città, garantendo l’accesso a strutture più efficaci in ogni quartiere.

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Che ruolo riveste l’immunità del protagonista in tutto questo? E’ presto detto. L’immunità, di fatto, non è altro che il tempo nel quale il giocatore può rimanere lontano da ciò che impedisce al virus di avere il sopravvento, ovvero la luce ultravioletta. Di giorno, quando ci muoviamo per le strade della città, il problema non si pone in quanto la luce solare garantisce il giusto apporto di raggi UV al protagonista. Di notte o negli spazi al chiuso, le cose però cambiano drasticamente. Aiden ha infatti a disposizione solo pochi minuti di autonomia lontano da una fonte di luce adeguata e questo obbliga il giocatore a muoversi con maggiore efficacia in queste situazioni per non rischiare di essere sopraffatto dal virus. E dove sta il problema? Basta non muoversi di notte o al chiuso. Certo, se non fosse che molte delle missioni, sia principali che secondarie, possono essere completate solo di notte, quando gli infetti più pericolosi abbandonano le aree buie per invadere le strade della città, o esplorando gli interni delle tantissime strutture abbandonate presenti a Villedor.

In modo analogo, anche molte delle attività che permettono di raccogliere materiali o oggetti preziosi andrebbero completate nelle ore notturne, ma in questo caso la scelta è nelle mani del giocatore, che può sempre decidere di avventurarsi nelle aree pericolose durante il giorno a suo rischio e pericolo. A rendere l’esplorazione notturna ancora più adrenalinica ci pensano poi gli Urlatori, degli infetti speciali capaci di radunare una vera e propria orda di nemici per scatenarla sulle tracce del protagonista. Quando questo accade, l’unica opportunità di salvezza risiede nel raggiungere uno dei rifugi sbloccati e mettersi al riparo sotto una luce UV o far perdere le proprie tracce agli inseguitori nascondendosi nell’erba alta che ha ormai invaso i tetti di quasi tutte le abitazioni di Villedor. Nessuno sarebbe quindi così folle da abbandonare le aree sicure durante la notte, se non fosse che le risorse recuperabili dopo il crepuscolo posso davvero fare la differenza tra la vita e la morte nel nuovo gioco di Techland.

Dying Light 2 Stay Human propone infatti un sistema di crafting abbastanza articolato che consente al giocatore di creare un vasto numero di oggetti diversi, tra qui varie tipologie di consumabili, frecce e potenziamenti per le armi, il tutto sfruttando le risorse raccolte fino a quel momento. Così facendo si possono rimpinguare le proprie scorte di medicinali o di sostanze capaci di migliorare le caratteristiche di Aiden per un breve periodo, così come è possibile costruire esplosivi da lancio di varia natura o creare potenziamenti per le armi capaci di rendere le stesse più performanti o di infliggere danni extra. Le risorse più rare, necessarie per creare gli oggetti più potenti o per migliorare i progetti su cui si basa tutto il sistema di creazione, possono però essere recuperare solo dai nemici speciali che infestano le strade durante la notte o esplorando le aree più pericolose in cerca di prezioso loot. Meno articolato il sistema di gestione dell’equipaggiamento indossabile da Aiden, che non prevede miglioramenti o parti craftabili ma solo una vasta gamma di indumenti di varia natura suddivisi per livello e categoria di rarità crescente, proprio come accade alle armi.

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Anche dal punto di vista tecnico Dying Light 2 Stay Human segue le orme del capitolo originale. Alla base del titolo troviamo infatti una versione migliorata del motore grafico C-Engine di Techland, aggiornato per l’occasione così da poter sfruttare anche gli hardware messi a disposizione dalle console di ultima generazione. Le differenze tra le varie piattaforme testate in sede di recensione, ovvero Series X, Series S e One X, riguardano principalmente la risoluzione e il frame-rate massimo raggiungibile. Su Series X il gioco propone tre modalità grafiche differenti: la modalità Risoluzione spinge l’engine al massimo delle sue potenzialità in 4K (non nativo) a 30fps con un livello di dettaglio superiore. La modalità Qualità abilita invece il ray-tracing, seppur in maniera limitata, rinunciando a quale dettaglio e riducendo la risoluzione fino a 1080p, sempre a 30fps. Infine abbiamo la modalità Prestazioni, nel quale il gioco rinuncia a qualche dettaglio e ai 4k per offrire un’esperienza di gioco a 60fps. Su Series S e One X il gioco gira in 1080p a 30fps, con la prima che si distingue per un maggior livello di dettaglio, per la possibilità di abilitare il VRR e per tempi di caricamento estremamente ridotti rispetto alla “sorella” old-gen. Nessuna piattaforma supporta invece l’HDR. Sul fronte audio, il nuovo action di Techland può invece contare su una colonna sonora originale e su un doppiaggio di buona qualità, ma non in lingua italiana, affiancato dalla completa localizzazione di testi, sottotitoli e menù presenti nel gioco.

Amore

Gameplay unico

- Dying Light 2 Stay Human, proprio come il capitolo originale, offre un sistema di gioco che miscela in modo incredibilmente soddisfacente esplorazione open world, parkour, crafting e combattimenti corpo a corpo, il tutto reso ancora più interessante dalle meccaniche che regolano le fasi notturne e l’immunita del protagonista. Tanti giochi hanno provato a offrire una propria visione di questa formula, ma quasi nessuno è riuscito a ricreare la particolare alchimia che permette al secondo capitolo della saga di Techland di risultare coinvolgente ed appagante anche dopo parecchie ore di gioco. Una parte del merito di questo risultato è sicuramente da attribuire al sistema di progressione, che garantisce costantemente nuove abilità e nuove opzioni con cui muoversi tra i tetti o trucidare gli avversari.

Level design e panorami

- Nonostante alcuni problemi tecnici, di cui parleremo meglio tra poco, Dying Light 2 Stay Human si distingue per un mondo di gioco progettato appositamente per invogliare il giocatore a sfruttare fino in fondo le capacità atletiche del protagonista. L’architettura stessa della città è un chiaro invito a esplorare, sia in orizzontale che in verticale, e la componente survival non fa che rendere queste fasi ancora più entusiasmanti. Anche per quanto riguarda la componente puramente estetica Dying Light 2 Stay Human non ha quasi nulla da invidiare alla concorrenza, specie sulle console di ultima generazione. L’impatto grafico generale è ottimo, il livello di dettaglio più che soddisfacente e non è raro incappare in albe o tramonti davvero spettacolari , il tutto all’interno di un ambientazione post-apocalittica molto ben caratterizzata. Probabilmente si poteva fare di più sul fronte dell’ottimizzazione, ma anche così il nuovo capitolo riesce a restituire un colpo d’occhio notevole.

Espedienti ben riusciti

- Una cosa che mi ha colpito molto di Dying Light 2 Stay Human è la capacità degli sviluppatori di “camuffare” i limiti del gameplay con dei pretesti narrativi perfettamente integrati all’interno della storia. Nel gioco non ci sono armi da fuoco? C’è un motivo sensato. Alcune aree non possono essere esplorate o si può procedere solo su un determinato percorso? C’è un motivo sensato anche per quello. Praticamente tutto nel gioco ha una spiegazione più o meno coerente con la realtà alternativa nel quale ci muoviamo, anche quello che è evidentemente dovuto a una precisa scelta di sviluppo.

Tantissime cose da fare

- Personalmente non mi sono mai fidato ciecamente dei proclami di Techland legati alla longevità che hanno preceduto il lancio, ma a conti fatti devo ammettere che le loro stime corrispondono alla realtà. Dying Light 2 Stay Human propone effettivamente una mole smisurata di attività da completare oltre alla quest principale, tutte perfettamente integrate nel gameplay di base del gioco. Questo si traduce in una longevità potenzialmente molto elevata, variabile a seconda del proprio stile di gioco. Per arrivare ai titoli di coda ho impiegato circa 45 ore, completando parecchie missioni secondarie e un discreto numero di attività secondarie, ma senza nemmeno avvicinarmi a un possibile 100%. Riguardando la mappa dopo aver concluso l’ultima missione, la sensazione è che potrebbero servirne almeno il doppio per completare tutte le attività presenti e, forse, molte di più se si desidera davvero vedere tutto quello che il gioco ha da offrire. Un risultato davvero impressionante.

Intreccio narrativo

- A rendere Dying Light 2 Stay Human ancora più coinvolgente ci pensa poi una sceneggiatura che, al netto di cliché e di qualche difetto nella scrittura generale, riesce nel difficile compito di amalgamare in modo omogeneo la quest principale con gli incarichi secondari e, spesso, anche con le attività extra. Non ci troviamo purtroppo di fronte a un’opera capace di competere con quanto fatto da CDPR con The Witcher 3 e, in parte, anche con Cyberpunk 2077, ma si tratta comunque di una caratteristica che pochi altri titoli hanno e che, complice la buona caratterizzazione dei personaggi, permette a questo sequel di rappresentare un enorme passo in avanti rispetto al capitolo originale.

Odio

Qualche problema di troppo

- Dying Light 2 Stay Human, probabilmente anche per via del suo sviluppo travagliato, è arrivato sul mercato con qualche problema in più rispetto a quanti sarebbe giusto concederne ad un gioco di questo genere. La modalità cooperativa, nonostante le patch rilasciate dopo il lancio, è ancora abbastanza instabile, con crash frequenti e difficoltà di varia natura che rendono poco divertenti le sessioni di gruppo. A questo si sommano poi alcuni bug importanti, che obbligano il giocatore a ricaricare un salvataggio per non rimanere bloccato durante una missione o che lo “imprigionano” in un loop di morti infinite da cui è quasi impossibile uscire. A queste problematiche “maggiori” si sommano poi tanti piccoli difetti tecnici, come glitch, compenetrazioni, personaggi bloccati, animazioni assenti e così via che vanno inevitabilmente a compromettere il giudizio finale sul gioco.

Poca varietà

- Nonostante la bontà del lavoro svolto da Techland nel diversificare per quanto possibile l’offerta di Dying Light 2 Stay Human, dopo parecchie ore di gioco è praticamente impossibile non iniziare a notare una certa ripetitività, non tanto nelle meccaniche quanto negli asset utilizzati e nelle ambientazioni da esplorare. I bus abbandonati, per esempio, sono sempre gli stessi, con le sacche da razziare posizionate nello stesso punto e i finestrini rotti nella stessa maniera. Lo stesso si potrebbe dire dei veicoli ammassati per le strade, della struttura di alcuni interni e, più in generale, della maggior parte degli elementi ricorrenti presenti nel gioco. Ovviamente non si tratta di una caratteristica che può compromettere in modo sensibile l’esperienza di gioco, ma sarebbe bastato davvero poco per fare meglio anche da questo punto di vista.

I.A. migliorabile

- L’I.A. è forse uno dei pochi aspetti nei quali Dying Light 2 Stay Human non riesce a fare meglio del suo predecessore. Gli infetti, come prevedibile, si limitano ad attaccare il protagonista frontalmente senza mai risultare davvero pericolosi, se non quando ci si trova accerchiati da un gran numero di avversarsi. Le cose vanno leggermente meglio quando ci si imbatte in creature speciali o in altri esseri umani, ma anche qui il risultato è sensibilmente al di sotto delle aspettative. I pattern di attacco si contano sulle dita di una mano e, nella maggior parte dei casi, è sufficiente spammare la combo parata/schivata più attacco per avere ragione anche dei nemici più minacciosi.

Una trama in calando

- Pur risultando migliore rispetto a quella del primo capitolo praticamente sotto ogni punto di vista, la trama di Dying Light 2 Stay Human non è purtroppo esente da critiche. Anzi, se possibile, gli enormi passi in avanti non fanno che mettere ancor più in evidenza alcuni difetti che, di fatto, impediscono al titolo di esprimere a pieno il suo potenziale da questo punto di vista. La sceneggiatura del gioco, dopo un inizio scoppiettante, perde progressivamente di mordente e coerenza fino ad arrivare a un finale che, senza fare spoiler, difficilmente lascerà soddisfatti i giocatori. La speranza in questo caso è che i DLC previsti per i prossimi mesi possano in qualche modo andare a colmare i “buchi “ presenti nella trama e, soprattutto, a proporre un epilogo in linea con le premesse originali.

Tiriamo le somme

Dying Light 2 Stay Human è un sequel solido, che espande i punti di forza del capitolo originale e tenta di colmare, nei limiti del possibile, anche le lacune del suo predecessore. Un open world tanto ambizioso quanto imperfetto, che offre un ottimo gameplay, una sceneggiatura più curata di quella originale e una quantità di contenuti tale da tenere incollato a lungo il giocatore senza scadere nella ripetitività eccessiva. Una pulizia tecnica superiore e una maggiore attenzione ad alcuni aspetti fondamentali, prima su tutte la I.A e la scrittura generale, avrebbero sicuramente permesso a questo capitolo di ritagliarsi un posto di tutto rispetto tra le grandi IP del genere, ma anche così l’avventura di Aiden ha tutte le carte in regola per soddisfare chi ha amato il primo capitolo o chi è in cerca di un titolo action diverso dal solito nel quale investire un discreto quantitativo di ore.
7.8

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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