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Fade to Silence
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Recensione - Fade to SilenceXbox OneGame

Abbandonate le rocambolesche acrobazie di Giana Sisters, con Fade to Silence il team tedesco di Black Forest Games prova ad unire l'ostilità dell'inverno a quella non meno sfiancante delle meccaniche survival, in un titolo che chiede ai giocatori di portare tanta pazienza e procedere sempre con i sensi all'erta. Eccovi la nostra prova del gioco.

Il Gioco

La civiltà è stata spazzata via da un cataclisma che ha ben poco di naturale. Nonostante le conseguenze siano quelle di un inverno nucleare, i risultati della corruzione sono frutto di una forza misteriosa che solamente il protagonista del gioco, Ash, sembra in grado di poter respingere. Questo suo vantaggio deriva dalla sua più grande maledizione: essere morto. Fade to Silence inizia proprio con la resurrezione del giocatore, riportato sulla terra da un'entità corrotta che sembra voler sfruttare l'uomo come una marionetta per mettere alla prova la resistenza delle sue vittime.

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All'atto pratico questa unione profana si traduce nella capacità di Ash di poter liberare i territori dalla corruzione, ma allo stesso tempo lo condanna alle catene del tormento che, in termini di gameplay, si traduce nel rischio di morire in modo permanente perdendo tutti i progressi fatti fino a quel momento.

MX Video - Fade to Silence

Fade to Silence, da questo punto di vista, mette subito le cose in chiaro. Già dall'avvio di partita si può scegliere se giocare in modalità Esplorazione, dove non vi è limite al numero di morti e alle risorse disponibili, o secondo le regole della Sopravvivenza, il vero spirito con cui è stato concepito il titolo THQ Nordic e l'unico modo per sbloccare gli obiettivi. Per non rendere l'applicazione della permadeath frustrante oltre misura (rispetto ad un classico Dark Souls, Fade to Silence ha degli elementi gestionali che in caso di decesso definitivo vengono azzerati), è stato inserito un albero delle abilità, o dei vantaggi più correttamente, che lascia al giocatore dei bonus da applicare una volta di fronte al game over. Questi bonus vanno da un maggior numero di risorse all'inizio della partita a qualche speranza in più con l'aumentare delle Fiamme della Speranza, sostanzialmente le vite a disposizione prima di dover azzerare i progressi. Tutti sistemi che mitigano gli effetti brutali di una sconfitta, ma che non rendono la curva di difficoltà di Fade to Silence meno dura.

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L'unione fra il pragmatismo di un titolo gestionale e le difficoltà di un gameplay survival - con anche un pizzico di souls-like, ma lo vedremo più avanti - fanno di Fade to Silence un titolo che non può essere consigliato a tutti. La marcia di liberazione del mondo dalla corruzione passa attraverso una serie di meccanismi che, posti su un immaginario piatto della bilancia, chiedono altissima precisione per evitare la catastrofe. L'aspetto gestionale, ad esempio, si basa sulla liberazione e sul potenziamento degli insediamenti. In questi luoghi Ash può trovare rifugio dalle temperature polari e, in caso sia riuscito a riunire un buon numero di sopravvissuti al suo interno, anche risorse e difese contro gli attacchi della corruzione.

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Non si tratta però di un circolo virtuoso che affranca il giocatore dai suoi doveri di eroe. Anzi: il mantenimento di tali punti sicuri richiede grandi sforzi in termini di organizzazione, attenzione e puro e semplice gioco. Non è solo la permadeath a minacciare l'esistenza degli insediamenti, ma anche la scarsità di risorse necessarie a tenere vivi i fuochi e pieni gli stomaci. Tutto lavoro che, manco a dirlo, ricade sulle spalle di Ash. I suoi alleati, infatti, possono sfruttare territori di caccia e raccolta solamente dopo che questi siano stati liberati dalla corruzione e comunque fino a quando non esauriscono le risorse. A quel punto Ash è chiamato nuovamente in causa per offrire nuove terre da sfruttare.
In tutto questo si innesta il gameplay survival – che è forse il vero scheletro di Fade to Silence. Il freddo, contro il quale Ash può difendersi riposando presso i fuochi degli insediamenti, è spalleggiato dalla fame e dalla stanchezza. Inoltre, come se non bastasse, eventi casuali come attacchi ai villaggi e bufere alzano il tasso di sfida di un mondo decisamente convinto di dover spazzare via ogni forma di vita.

La corretta gestione di tutti questi elementi – non pochi, va detto – è la chiave per poter resistere al gelo di Fade to Silence e alla corruzione che avvolge il suo mondo come un sudario.

Amore

Pensa con la tua testa

- Fade to Silence toglie le metaforiche rotelle della bicicletta quasi subito. Dopo un breve tutorial sulla raccolta della legna e il combat system, al giocatore viene detto semplicemente: sopravvivi. Gli appassionati del genere survival potranno per questo motivo trovare pane per i propri denti, dovendo contare prima di tutto sulla propria capacità di gestire risorse ed energie, di esplorare senza esagerare, di costruire senza sperperare.

La gestione della sopravvivenza

- L'idea di fondere due meccaniche, come survival e gestionale, in un unico titolo è sicuramente intrigante, perché, se da un lato sembra allargare il tasso di sfida in nuove direzioni, dall'altro permette un approccio a tutto tondo, sicuramente fonte di soddisfazione per i combattenti più pragmatici.

Odio

Tecnicamente insufficiente

- Quanto scritto finora deve però passare attraverso il filtro dei difetti che colpiscono Fade to Silence con la stessa durezza con cui la corruzione colpisce i giocatori. Graficamente il gioco ha poco di cui vantarsi. Sia il colpo d'occhio che le animazioni (inerenti quindi il gameplay vero e proprio) sembrano arrivare dalla scorsa generazione. Inoltre i bug presenti rischiano di aumentare ancora il tasso di sfida, anche se in modo involontario e frustrante. Più volte mi è capitato di combattere contro nemici che ricomparivano in un punto a caso dello schermo, ad esempio. Se non fosse stato per la mira agganciata avrei corso il serio rischio di essere colpito alle spalle da un glitch.

Il sistema di combattimento

- Ad un certo punto dello sviluppo, Black Forest deve aver pensato che la filosofia souls-like ben si adattasse all'impianto generale di Fade to Silence, creando così un sistema di combattimento che seguisse tale visione. Il problema, però, è che la sua superficialità lo rende più un esercizio di fastidio che qualcosa in grado di arricchire il gioco. In primis gli attacchi, limitati a leggero e pesante, senza combo, fanno di ogni scontro una copia del precedente. Poi, gli stessi nemici, poco vari e dalle routine sempre uguali, ci mettono del loro, presentandosi inoltre con barre della vita fin da subito poco leggibili. Colpi leggeri che tolgono meno di un 5%, colpi pesanti che tolgono tutta la vita, a volte, e così via.

Il sottile confine fra difficile e punitivo

- Fade to Silence soffre di un problema che può essere superato, ma fin quando rimane in piedi costituisce un ostacolo troppo grande: la curva della difficoltà. Quando si entra nella mentalità del mondo corrotto di Ash si possono anche incontrare soddisfazioni, ma per arrivare a quel punto bisogna superare un impatto iniziale davvero forte e disorientante. Dopo appena dieci minuti di gioco si viene lasciati a sé stessi, e in un contesto di permadeath è forse troppo. Qualche spiegazione in più sul ritmo e le meccaniche non avrebbe guastato.

Tiriamo le somme

Fade to Silence ricade in una tipologia di giochi, o meglio di risultati, ben precisa: un'idea forte, realizzata male. Se da un lato non si può che apprezzare il tentativo di dar forma ad un prodotto articolato e sostanzialmente attento a toccare tutti gli elementi che compongono la parola "sfida", dall'altro le debolezze strutturali e anche concettuali rendono Fade to Silence un titolo incapace di tenersi sullo stesso equilibrio richiesto al giocatore. Gli amanti dei souls-like, ad esempio, non troveranno l'eleganza marziale a cui altri titoli li hanno abituati, mentre chi è alla ricerca di un survival puro potrebbe scoprirsi poco propenso a dover badare anche ad un lato gestionale. In sostanza, il metodo "di tutto un po'" è sostenibile quando le varie parti possono contare su una loro concretezza individuale che aggiunge al risultato finale qualcosa e non mini tutto il resto.
5.5

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L'autore

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Un giorno qualcuno gli disse che c'erano altri giochi oltre Age of Empire. Da quel momento è alla ricerca dell'esperienza definitiva, molti sostengono faccia apposta a non trovarla per poter continuare a giocare. Convinto sostenitore de "il voto non fa il gioco", scrive su diversi siti, un paio addirittura creati da lui. Un giorno scomparira nel nulla in un vortice di gameplay, o impazzito scenderà in strada urlando di minacce a New York e brandendo una spada immaginaria.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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