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Recensione - The DivisionXbox OneGame

Dopo il grande hype e le promesse di un'esperienza dall'alto potenziale, The Division di Ubisoft è finalmente arrivato sulle nostre console. Scopriamo insieme le qualità di questo nuovo ibrido che miscela RPG, sparatutto in terza persona e ambiente open world simil-MMO: benvenuti nella Manhattan post-contagio.

Il Gioco

Manhattan, New York: è il Black Friday 2015, una giornata di sconti pazzi durante la quale gira molto denaro e proprio questa caratteristica viene sfruttata da qualcuno per diffondere il panico mettendo in circolazione una gran quantità di banconote infette con una variante letale del vaiolo. Questo dà il via ad un'epidemia mortale che gli organi governativi non riescono a contenere. Flash forward alla settimana di Natale: l'isola di Manhattan è ormai piena di morti e infetti, il caos dilaga ed il rischio di una pandemia globale costringe il governo americano a mettere l'intera area in quarantena bloccando tutte le vie d'accesso ed impedendo a chiunque di entrare o uscire. Qui entra il gioco la Divisione, agenti dormienti presenti in città e riattivati dal governo per fronteggiare questa situazione di emergenza in ogni suo aspetto: calmare i rivoltosi, trovare il responsabile dell'epidemia, recuperare persone capaci di trovare una cura, aiutare i civili e così via. Ed è qui che entriamo in gioco noi, nei panni di un agente della Divisione impegnato a porre fine alla crisi.

La prima cosa che The Division ci chiede di fare è la creazione del nostro personaggio maschile o femminile, dopo di che ci troviamo subito in azione in un tutorial che ci spiega le meccaniche di gioco. Alla base il titolo Ubisoft non è altro che uno sparatutto in terza persona con sistema di copertura, che vede il giocatore muoversi rapidamente da una copertura all'altra con un sistema comodo ed efficace, sporgersi per sparare ma anche fare fuoco alla cieca, compromettendo ovviamente la precisione. Il tutto con un vasto arsenale di armi: dai mitra ai fucili a pompa passando per pistole, fucili d'assalto e da cecchino, senza dimenticare granate di varie tipologie e proiettili speciali, come per esempio quelli incendiari.

Tutto questo e molto altro va usato contro i rivoltosi, suddivisi in varie fazioni, che comandano intere aree della città. Oltre ai civili in difficoltà infatti, diversi gruppi di persone hanno deciso di creare delle gang rivoltandosi alle autorità che ritengono inefficaci ed incapaci di aiutare le persone. Questi gruppi sono composti da folli rivoltosi che ricorrono spesso a violenza e terrore dando tutto alle fiamme o sparando ai civili, pertanto sia la Divisione che la Joint Task Force (un'unità composta di poliziotti, pompieri, medici e guardia nazionale) dovranno fermarli e riprendere la città. Buona parte del gioco ruota intorno a una base operativa improvvisata creata al centro di Manhattan, che inizialmente è poco più di un edificio abbandonato ma che andrà sempre più ampliata nel corso del gioco. Completando missioni, scovando ricercatori e dottori ma anche costruendo nuove aree, questa base diventerà a tutti gli effetti il centro operativo di tutto il gioco dove il protagonista potrà anche svolgere i compiti di autopotenziamento.

MX Video - The Division

Se in The Division batte un cuore TPS, dall'altra troviamo anche una struttura open-world con tanto di missioni da svolgere, aree da esplorare, nemici da abbattere, collezionabili da trovare e molto altro, il tutto condito da meccanismi da action-RPG con nette influenze di classici recenti come Destiny o più vecchi come Diablo. A supportare tutto ciò c'è soprattutto un profondissimo sistema di loot, che grazie a un'infinità di statistiche variabili (come in Diablo, per l'appunto) permette di trovare non solo tantissimi oggetti diversi ma anche infinite sfumature e livelli di potenza, con effetti di ogni tipo per fare in modo che non ci sia un oggetto dichiaratamente più potente di altri, ma che ci sia sempre la ricerca di una combinazione migliore; questo conferisce al gioco una longevità notevole che va ben oltre il completamento delle parti single player o cooperative.

Ed a proposito di cooperativa: The Division può essere giocato sia da soli (ma è comunque obbligatorio essere connessi ai server) che in cooperativa online fino a 4 giocatori, con un pratico sistema di matchmaking sempre presente per facilitare la creazione di gruppi online. Da soli ci si gode meglio le sfumature della trama e dell'esplorazione di una Manhattan visivamente accattivante (e praticamente priva di caricamenti, tra l'altro), con texture e modelli poligonali di alto livello, paesaggi innevati e desolati in maniera surreale con macchine parcheggiate ovunque e civili in difficoltà, il tutto abbellito da un fantastico sistema di meteo dinamico che alterna non solo giorno e notte ma anche sole, nebbia e neve andando ad influire sulla giocabilità e visibilità; ma giocando in cooperativa è possibile sfruttare al meglio le combinazioni delle varie build dei personaggi, che possono avere anche vari bonus di gruppo per curarsi o potenziarsi a vicenda, nonché rianimarsi in caso di abbattimento, cambiando totalmente l'esperienza di gioco.

La narrativa di The Division è abbastanza basilare se si guarda solamente alle missioni principali, che prevedono l'assalto ad aree occupate dai rivoltosi per liberare persone, recuperare rifornimenti e così via. Non ci sono colpi di scena o personaggi particolarmente memorabili, ma per chi esce dai binari delle sfide obbligatorie ci sono tantissime sfumature. Possiamo apprendere molto di più sul mondo di gioco recuperando registrazioni telefoniche, rintracciando persone scomparse, ascoltando i dialoghi dei vari personaggi e cittadini e rinvenendo registrazioni ECHO (ricostruzioni digitali di vari eventi): tutto questo ci pone davanti a storie di ogni genere vissute da persone qualunque che hanno dovuto fronteggiare un'emergenza senza precedenti. Storie come quelle di persone comuni che diventano spietati killer per poter sopravvivere, gente che impara a cacciare piccioni per mangiare, altri costretti a vedere i propri cari morire o ammalarsi gravemente, complottisti che sostengono folli teorie sull'origine del virus, ex-attori o addirittura ex-mafiosi che, colpiti dall'emergenza, si mettono a disposizione delle autorità: The Division è ricco di situazioni memorabili e toccanti. Un po' come succede ad esempio in The Walking Dead, fumetto o serie TV che sia, l'enfasi è sulle difficoltà delle persone, sulle tragedie personali e sui rapporti umani piuttosto che sull'epidemia in sé.

Completare la componente open world "classica" al 100% può richiedere tranquillamente una quarantina di ore da soli, eventualmente riducibili qualora si decida di grindare per arrivare a livelli più alti subito o giocando in gruppo dividendosi i compiti. Arrivati alla fine però si scopre di fatto un nuovo gioco, un profondo endgame dove ci si può potenziare e migliorare ben oltre il livello 30 che, al momento, è il level cap. Ci sono infatti sfide giornaliere di due difficoltà (Difficile e Molto Difficile) completabili per ottenere Crediti Phoenix, spendibili poi per comprare gli equipaggiamenti più rari e potenti, che uniti al sistema di casualità dei roll delle statistiche (nonché al crafting, alla possibilità di ricalibrare una statistica per ciascun oggetto e così via) conferisce al titolo una grande profondità a lungo termine. Ma non si tratta solo di rigiocare missioni già fatte o ripetere le stesse azioni; gran parte dell'azione avviene nell'innovativa Zona Nera.

Nella maggior parte di Manhattan, il giocatore e i suoi compagni sono di fatto soli e incontrano altri giocatori soltanto all'interno delle basi e degli avamposti, dove possono quindi socializzare, creare gruppi e così via. Tutto l'opposto avviene invece nella Zona Nera, un'area suddivisa in cinque zone di difficoltà crescente dove non ci sono regole: di fatto una zona PvP (Player vs Player) mista a PvE (Player VS Environment, ossia contro l'IA). Gli agenti qui si trovano a fronteggiare nemici più potenti del normale ma ricevendo anche ricompense di livello superiore, acquistabili con i crediti della Zona o trovandole in giro. Ma non è tutto, perché nella Zona Nera è possibile creare alleanze improvvisate ma anche tradire i propri compagni. Di base infatti tutti gli agenti sono alleati, ma il fuoco amico è possibile ed è anche permesso far strage dei propri alleati per rubare il loro bottino. Agendo in questo modo però si viene etichettati come traditori con la propria posizione segnalata sulla mappa, quindi a meno che non ci si trova in un gruppo forte è un'operazione rischiosa. Questi continui stravolgimenti di fronte rendono la Zona Nera appassionante e tesa, alla ricerca di materiali, equipaggiamenti, armi e contanti, cercando di rimanere vivi.

L'intera area è però contaminata e lo stesso vale per il loot trovato. Pertanto, per estrarre il bottino è necessario chiamare un elicottero in alcune aree specifiche e aspettare il suo arrivo per mandare "a casa" il proprio carico. Anche questa si rivela essere una situazione tesissima, perché l'elicottero arriva dopo 90 secondi e tutti sulla mappa sanno dove si trova l'estrazione, quindi è una lotteria. Arriveranno nemici dell'IA? Arriveranno altri agenti? Se sì, ci daranno una mano o tenteranno di eliminarci per rubare il nostro di loot e fare un'estrazione a loro volta? Molti degli scontri si svolgono appunto proprio in attesa degli elicotteri, e la tensione è alta perché morire significa perdere tutto ciò che si è trovato. Una vera e propria lotteria di tensione ed emozioni contrastanti.

Come già detto, completare la componente open world del titolo al 100% può richiedere circa una quarantina di ore, ma è l'endgame fatto di sfide giornaliere e della massiccia e profonda Zona Nera che può portare i giocatori a tornare per lungo tempo anche dopo aver finito tutto il resto. La caccia al loot di livello superiore, le esperienze cooperative e competitive e le sfide a livello Molto Difficile già ora contribuiscono ad una durata importante, che si allungherà ulteriormente con aggiornamenti e DLC sia gratuiti che a pagamento nei prossimi mesi, forse anni. Naturalmente, come con tutti i titoli tripla-A di Ubisoft, The Division è interamente tradotto in italiano, sia per quel che riguarda l'audio che i testi a video, ma nelle opzioni è anche possibile selezionare altre lingue per audio, testi e sottotitoli.

Amore

New York, New York

- Che sia il primo impatto col gioco o la centesima volta che si ripassa davanti al centro di comando a Manhattan, la città stravolta di The Division è davvero affascinante. Il tutto grazie a un motore grafico potente e stabile (rarissimi infatti i cali di frame-rate), effetti di luce fantastici uniti al meteo dinamico e uno stile artistico affascinante dominato da un tema natalizio congelatosi all'inizio dell'epidemia. Molto piacevole anche il look "digitale" dei menu e degli HUD. Per essere un titolo open world con elementi online è davvero un risultato impressionante, perché come look batte anche la maggioranza dei titoli single player lineari. Il tutto con caricamenti rarissimi e una stabilità di questi tempi purtroppo insolita. Una città che merita di essere esplorata, ricca delle storie emozionanti di altre persone.

Gameplay ben calibrato

- La giocabilità di The Division, alla base, non offre particolari innovazioni: si tratta di uno shooter in terza persona focalizzato sul pesante uso di coperture. Ma la grande varietà di armi, abilità, e le massicce possibilità cooperative rendono il tutto molto divertente e affascinante, specialmente nelle sfide a 4 giocatori a livello Molto Difficile dove bisogna davvero combinare al meglio le abilità di tutti, sfruttando strategie ben studiate per non trovarsi impreparati.

Un vasto open world…

- Si può tranquillamente dire che The Division è la combinazione di due giochi. Il primo è un titolo open world che prende spunto da altri giochi Ubisoft come Assassin's Creed e Watch Dogs, dove il giocatore è chiamato ad esplorare l'enorme Manhattan piena di nemici, missioni, incontri e collezionabili. Anche chi decidesse di ignorare l'endgame e la componente competitiva e cooperativa, con il nuovo titolo di Ubisoft ne avrà per un bel po'.

...e un profondo gioco di ruolo

- Il secondo gioco all'interno di The Division è invece la componente di gioco di ruolo e di competizione. Oltre alla possibilità di affrontare tutto il gioco in cooperativa, la Zona Nera offre un'innovativa e tesissima esperienza dove c'è guerra perenne contro l'IA ma bisogna anche fare attenzione agli sconosciuti che potrebbero rivelarsi sia alleati che ostili. Le ricompense in quest'area sono grandi, ma possono esserlo anche le perdite in caso di morte, andando così a creare tanta tensione e un gameplay imprevedibile. Se a ciò uniamo un sistema di loot profondissimo che se la gioca con Diablo 3 The Division si conferma essere anche un profondo action-RPG dove potersi migliorare sempre più invece di incontrare un qualche muro oltre il quale diventa impossibile potenziarsi.

La funzionalità prima di tutto

- Vedendo l'esperienza dei giochi degli ultimi anni, soprattutto quelli online, stupisce la stabilità generale di The Division. In una cinquantina di ore di gioco, solo una volta ho avuto problemi ad accedere ai server di gioco; anche bug, cali di frame-rate o situazioni insolite sono piuttosto rari. E non solo: con pochi semplici tasti e caricamenti pressoché inesistenti è possibile passare in qualunque momento dal single player alla cooperativa, dal matchmaking alla Zona Nera, così come incontrare perfetti sconosciuti e inserirli nel proprio gruppo è un gioco da ragazzi. Si vede che gli sviluppatori sono stati molto attenti al design e alla funzionalità.

Odio

Trama basilare

- Similmente all'altro ibrido MMO, Destiny di Bungie, la trama di The Division è semplice anche se qui ha un senso compiuto con tanto di inizio e fine, seppur molto sia lasciato aperto per una continuazione che avverrà nei contenuti dei prossimi mesi. Il tutto è lasciato alle (comunque affascinanti) storie raccontate dalle registrazioni ECHO, ai dialoghi dei personaggi minori e ai collezionabili. Questa parte è affascinante, ma sicuramente si sarebbe potuto fare di più nella narrativa generale.

Endgame con qualche dubbio

- The Division offre una grande mole di contenuti per qualunque tipo di giocatore. Molti dei contenuti avanzati, il cosiddetto endgame, saranno rilasciati nei prossimi mesi sia sotto forma di aggiornamenti gratuiti che di DLC a pagamento, ed è pertanto impossibile dire come sarà il titolo tra qualche mese e se varrà ancora la pena giocarci. Quello che c'è al momento è un endgame interessante, forse un po' ripetitivo, ma che grazie al sistema di loot offre notevoli variazioni nell'equipaggiamento. Il pericolo però è che si finisca nel ripetere alla nausea le stesse missioni e ad affrontare le sfide in una Zona Nera comunque non certo enorme. Tutto dipende quindi dai contenuti futuri, lasciandoci per ora con un endgame non pienamente soddisfacente..

Tiriamo le somme

La fusione tra open world, TPS, RPG e componenti online di The Division riesce a convincere appieno, con un gameplay azzeccato ed una Manhattan desolata e ricca di storie drammatiche. Che vogliate giocarlo da soli, in cooperativa o nel multiplayer della Zona Nera, le cose da fare sono molte così come tante sono le soddisfazioni, date dal profondissimo sistema di loot e quello di personalizzazione che permette ai giocatori di potersi migliorare costantemente. Unici nei la trama non memorabilissima ed un endgame per ora abbastanza ripetitivo sul lungo termine, ma in ogni caso il titolo ci mette di fronte ad un'esperienza di altissima qualità che dovrebbe mantenersi a lungo interessante grazie ai contenuti in arrivo con cadenza mensile. Già adesso è comunque un gioco imperdibile, specialmente per i giocatori online.
9.2

Recensione realizzata grazie al supporto di Ubisoft e Xbox.


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L'autore

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Prima di saper scrivere a mano, sapeva già immettere i comandi DOS per avviare Doom, ma dopo una lunga vita al PC, il mondo di Halo lo avvicina alle console Microsoft. Non si nega i classici giochi tripla-A, specialmente gli FPS competitivi, ma passa la maggior parte del tempo a scovare gemme nascoste, dagli indie insoliti ai folli shmup giapponesi.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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