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Brothers in Arms: Earned in Blood
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Recensione - Brothers in Arms: Earned in BloodXboxGame

Dopo poco più di un anno torna con un nuovo episodio la serie di Brothers In Arms, titolo che alla sua uscita si rivelò un’autentico gioiellino e fu acclamato dal pubblico "consolaro" come il migliore sparatutto in soggettiva della Seconda Guerra Mondiale mai creato, superando gli acclamati blockbuster di Activision (Call Of Duty) ed Electronic Arts (Medal Of Honor). Scopriamo insieme quali battaglie ci preparano questa volta gli sviluppatori di Gearbox Software.


Una premessa è d'obbligo per quelli di voi che non hanno conosciuto il primo episodio della serie. Mentre i due pezzi grossi Activision – EA si davano battaglia e facevano perdere smalto alle loro serie di punta con versioni console non propriamente esaltanti, Gearbox Software e Ubisoft lavoravano a braccetto per creare quello che si erano prefissati come obiettivo: il gioco su console che fosse più bello, ricco, crudo mai realizzato sulla grande guerra. Lo fecero con Brothers In Arms, titolo ispirato alla serie TV "Band Of Brothers" prodotta da persone del calibro di Steven Spielberg e Tom Hanks. La storia narrava di una squadra di paracadutisti della compagnia Fox che, abbattuta dalla contraerea tedesca, si disperse nelle campagne francesi. Gearbox rappresentò la guerra così, nuda e cruda, con corpi di paracadutisti uccisi ancor prima di toccare terra ed ancora appesi agli alberi, corpi orrendamente mutilati e cosparsi ovunque di sangue ma anche una splendida rappresentazione di bellissimi panorami, delle verdi campagne francesi e degli splendidi tramonti, oltre che ad una buona caratterizzazione dei personaggi, dai volti espressivi ai dialoghi. E’ stato questo il punto chiave che discosta, e di tanto, la produzione Gearbox dalla concorrenza: in BIA ci si affezionava ai personaggi, tutti avevano una storia, rispetto ad esempio a Call Of Duty in cui si cambiava troppo spesso di personaggio, non si sentiva veramente la solidarietà tra commilitoni.

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Gearbox fece centro, visto che in un solo colpo aveva tolto anche il maggior difetto di giochi tipo Medal Of Honor perchè qui non si gioca a fare i "Rambo", pena morte certa (a patto di giocare ad un livello di difficoltà elevato, il livello facile era un po’ troppo semplice): questa è la guerra e non siamo soli, siamo appoggiati da amici che fanno di tutto per noi, e piangeremo se uno di loro morirà perché abbiamo dato loro un comando sbagliato. Si, perché in BIA entrava in gioco anche la strategia, non più un puro FPS con l’eroe contro tutti, ma una giocablità più ragionata e strategica, con la possibilità di dare facilmente comandi ai nostri commilitoni come ad esempio farli attaccare, nascondere o semplicemente correre in un punto da noi indicato e nella maggior parte dei casi non deludevano, forti di una IA abbastanza credibile.


Il racconto del sergente Joe "Red" Hartsock
E qui comincia questo Brothers In Arms: Earned In Blood che sembra nascere dalla costola del primo titolo, un episodio parallelo ai fatti gia scritti e giocati lo scorso anno. Si parte dal racconto di Joe Hartsock, nuovo protagonista di questo gioco, narrato dopo la guerra ad un suo superiore. Proprio da questo discorso capiamo come Gearbox abbia voluto intrecciare le storie del primo BIA: Road To Hill 30 con questo, facendo iniziare il gioco proprio dall’aereo dove si buttò tutto il 101° aviotrasportati in cui era presente anche il sergente Matt Baker, protagonista dello scorso episodio. Rimasto appeso ad un albero dopo il lancio, Hartsock viene salvato proprio all’ultimo momento da un suo commilitone mentre sta per essere ucciso da un tedesco: recuperato il fucile ecco che inizia un gioco che fa dell’emozione uno dei suoi maggiori punti di forza. La trama scorre via liscia e senza grandissimi colpi di scena ma a volte ha il pregio di svelare molti retroscena del primo episodio, come l’epica battaglia sulla trentesima collina.


Qualcosa è cambiato
Il primo impatto chiaramente è quello grafico e bisogna dire che, a parte una leggera rifinitura nei dettagli e nelle espressioni dei visi, tutto è rimasto simile allo scorso episodio. Anche l’interfaccia non ha subito modifiche con il solito indicatore di munizioni e la bussola che con una freccia indica il prossimo obbiettivo. Purtroppo bisogna dire che il motore grafico (basato sul non più nuovissimo e tecnologico Unreal Engine) non è stato molto ottimizzato e, come già accadeva nel titolo precedente, spesso ci ritroveremo con occasionali cali di frame-rate proprio un attimo prima di un evento importante come una sparatoria, e questo non è bello se proprio davanti a noi appare un tedesco pronto a farci la pelle. Questa è forse colpa dei soliti dannati ristretti tempi di sviluppo (non è nemmeno passato un anno da Road To Hill 30), infatti non credo che il motore sia spinto al massimo e sicuramente l'Unreal Engine potrebbe fare di più, di poco forse ma un po’ di più.

Il vero miglioramento (e qui forse si sono indirizzati la maggior parte degli sforzi) va però segnalato nel reparto intelligenza artificiale: qui va un grosso plauso a Gearbox che è riuscita ad eliminare qualche difetto di troppo che era presente in Road To Hill 30. Come già accennato non ci si può trasformare in novelli Rambo ed ammazzare tutti, qui abbiamo tutto il bisogno dei nostri fratelli che opportunamente comandati offriranno un efficace fuoco di copertura. Sopra ai nemici è sempre presente un indicatore circolare che quando è rosso indica che sono pericolosi e precisi, ma quando saranno in difficoltà perché assediati da raffiche di colpi diventerà grigio: a questo punto entriamo in gioco noi e mentre i nemici in difficoltà sono impegnati in uno scontro a distanza con i nostri compagni noi potremo sorprenderli aggirandoli e ucciderli alle spalle. Inoltre Gearbox ha pensato bene di riprodurre i comportamenti delle armi della seconda guerra mondiale, quindi non aspettatevi precisione millimetrica come le armi di Halo perché a meno che non avete un bel fucile di precisione (anche questo molto impreciso se si è in piedi), è piuttosto difficile uccidere un nemico anche da vicino per via del grande rinculo delle vecchie e poco sofisticate armi. E’ questo ciò che differenzia questo titolo dagli altri: la guerra è massacranti scontri a fuoco, assalti, copertura e tanta fatica psicologica perché uno scontro si può vincere in cinque minuti, ma distruggere un intero reparto di fanteria è molto faticoso. Il bello è poi che i tedeschi si muovono, se in difficoltà indietreggiano ed all’occorrenza si ritirano e lo fanno sempre coprendosi in modo realistico magari ricongiungendosi ad altri.

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Tutto questo lavoro svolto sull’IA ha eliminato anche un altro difetto di Road To Hill 30, l’eccessiva facilità, infatti specialmente nei livelli di difficoltà più facili quel gioco diventava quasi una bella scampagnata mentre in questo nuovo capitolo tutto è diventato molto più impegnativo ed appagante e per tutti i 15 livelli della modalità Campagna sarete costantemente in difficoltà. Bella anche la possibilità di comandare diverse squadre, visto che durante il nostro viaggio troveremo altri soldati che non aspettano altro che essere comandati da noi trasformando ancora di più il gioco in un vero strategico capace di fare impallidire diversi esponenti del genere. Fondamentale e bellissima da vedere è la perfetta sincronia tra le varie squadre. Ad un certo punto bisognerà conquistare un piccolo ponte, ma dall’altra parte i tedeschi sono in gran quantità e come sempre dotati di una IA fenomenale: la differenza possiamo farla solo noi visto che siamo equipaggiati con un bellissimo fucile di precisione e gli avversari sono lontani. Sullo stretto ponte non si può passare, allora mettiamo una squadra alla destra ed una alla sinistra ed impegniamo col fuoco di copertura tutti i gruppi al di là del ponte. A questo punto ci accorgiamo che sentendosi sotto il fuoco nemico i tedeschi passano troppo tempo accucciati dietro i nascondigli. In qualità di sergente decido di indirizzare i colpi delle mie due squadre su un solo gruppo, e spostandomi aspetto che l’altro gruppo riprenda fiducia (ricordate l’indicatore? da grigio pian piano ridiventa rosso): a questo punto appena si affacciano li faccio secchi col mio fido fucile di precisione e metro dopo metro libero la zona: veramente galvanizzante.


Storditi dalla guerra
Dal punto di vista del sonoro non si segnalano novità e come nel primo episodio non esiste una colonna sonora durante il gioco ma soltanto nelle scene di intermezzo nei menù e durante i (lunghi) caricamenti. Restano come da marchio di fabbrica i grandiosi dialoghi tra commilitoni che parlano spesso e volentieri di varie cose proprio per sdrammatizzare e spesso si ha veramente la sensazione di trovarsi con loro: quando i nemici ti sfiorano con un colpo ti dicono "tieni giù la testa Red" ed allora nasce un processo di fratellanza. Anche le voci dei tedeschi sono riprodotte alla perfezione e particolarmente riuscite, soprattutto mentre li cogliamo alle spalle mentre ricaricano il fucile imprecando sicuri della loro vicina fine.
Ottimi anche i rumori di fondo come quando si corre dentro un fiumiciattolo e splendide le raffiche dei mitra: provate a stare dentro un nascondiglio con i vostri a amici e dopo poco avrete già una straordinaria sensazione di stordimento e vorreste scappare da quel posto solo per far riposare le orecchie.


SA: Stupidità artificiale
Purtroppo come si dice da sempre, non esisterà mai il gioco perfetto e anche Brothers In Arms: Earned In Blood non sfugge a questa regola: oltre ai già citati problemi al motore di gioco esistono anche altre piccole magagne proprio sulla finora tanto elogiata intelligenza artificiale. Molte volte i nostri commilitoni invece di coprirsi rimangono in bella vista ad aspettare di essere crivellati dai colpi nemici, altre volte si incastrano (ma capita piuttosto raramente a dire il vero) mostrando la solita imbarazzante compenetrazione con i muri ed altre volte alcuni nemmeno ci sentono mentre noi diamo ordini rimanendo proprio estranei al combattimento. Nulla di particolarmente grave se confrontato con il primo episodio però. Pesa molto anche l’impossibilità di non poter comandare un singolo uomo invece che tutta la squadra ordinando magari di seguirci e farci dare una mano durante un aggiramento.

Parlando di difetti è difficile non passare sopra anche ai soliti ed odiati check point, vera croce di questo genere di giochi. A dire il vero i checkpoint non abbondano, ce ne sono due o tre per ogni missione e ci domandiamo perché si sia optato per un pratico salvataggio manuale: doversi far ammazzare perché dopo quel check point siamo con la vita a zero è un po’ frustrante anche se a dire il vero come nel precedente titolo gli sviluppatori ci danno una mano con una mossa particolarmente azzeccata: se dopo un check point perdiamo la vita per tre volte, ci danno la possibilità (aiuto) di ricominciare quel punto completamente guariti sia noi che tutta la squadra. Sta a noi decidere questo piccolo "baro" decisamente utile però.

Impossibile non menzionare anche l’impossibilità (nonostante esista il tasto per saltare) di scavalcare piccoli muri o alberi caduti e, difetto ancora più vistoso gli, avvenimenti preregistrati (scriptati, in gergo) come un attacco nemico o un avvenimento importante che avvengono sempre appena raggiungiamo un determinato punto della mappa. Se si muore spesso questa sensazione porta al fastidio ed alla lunga stanca rifare lo stesso pezzo preregistrato, si perde tutta l’atmosfera.


Multiplayer
Ottima la possibilità di giocare nel sempre imperdibile regno di Xbox Live e buone anche le opzioni del multiplayer offline come la modalità Schermaglia che ci consente da soli o assieme ad un amico di impersonare un tedesco o un americano con relativa squadra ed affrontarlo in molte modalità come le solite Assalto, Obiettivo e molte altre che i fans di giochi come Halo troveranno familiari.

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Provare o non provare?
Non posso fare altro che raccomandare a tutti questo gioco, decisamente riuscito e capace di dare eccellenti stimoli anche emotivi: nonostante non sia cambiato molto sul fronte tecnico, piacerà anche e soprattutto a chi ha adorato Road To Hill 30. Agli altri consiglio vivamente di dare almeno una possibilità al titolo Gearbox che, come sempre ha svolto un eccellente lavoro limando i piccoli difetti del primo. Certo, a volte è un po’ frustrante soprattutto per la presenza dei checkpoint che non aiutano, ma la voglia di arrivare alla fine prevale. La sensazione comunque è che la vera rivoluzione la avremo con il terzo episodio, il gia annunciato Brothers In Arms in sviluppo su Xbox 360 dove Gearbox potrà veramente portare al massimo il realismo di questa serie grazie al già annunciato utilizzo dell’ormai notissimo motore Unreal Engine 3.


Ringraziamo Ubisoft per la collaborazione.
8.6

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L'autore

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Nasce nel 1979, dopo qualche mese vede Galaxian e da allora è amore per i vg. Da quando negli anni 80 il fratello maggiore acquista un Commodore 64, ha comprato praticamente tutti i videogiochi e le console che poteva permettersi e che ancora conserva gelosamente. Nel 2005 conosce Neural proponendosi come recensore, e da lì in poi oltre ad una collaborazione è nata una grande amicizia.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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