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MIO: Memories in Orbit

MIO: Memories in Orbit - provato in anteprima

Annunciato un anno fa e sviluppato da Douze Dixièmes, un piccolo studio situato in un sobborgo di Parigi, MIO: Memories in Orbit è un metroidvania con una grafica e un design molto accattivanti. Abbiamo avuto la possibilità di giocarlo in anteprima per qualche giorno: ecco cosa ne pensiamo!
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Nell’ultimo periodo la scena degli sviluppatori francesi, soprattutto quelli indipendenti, sta vedendo una nuova Belle Epoque. Studi come Sandfall Interactive, con il suo capolavoro Expedition 33, e ora Douze Dixièmes, cercano di svecchiare due generi storici che ormai sono stati spremuti quasi al massimo. Dopo l’uscita di Shady Part of Me nel 2020, Douze Dixièmes ritorna con MIO: Memories in Orbit, un progetto che ha richiesto ben quattro anni di sviluppo e che si basa su un motore grafico proprietario. A differenza del loro precedente titolo, uno strano quanto ispirato puzzle game con protagonisti una bambina e la sua ombra, e che consiglio a tutti di giocare qualora non l’abbiate già fatto, MIO: Memories in Orbit abbraccia pienamente il genere metroidvania, quello di Ori e Hollow Knight, per intenderci.

MX Video - MIO: Memories in Orbit

Il protagonista del gioco, MIO, è un piccolo robot costruito per un compito misterioso. La trama si sviluppa attorno al blackout e al caos che hanno colpito la nave orbitante Vessel, dove i Pearls, gli antichi custodi, hanno smesso di funzionare. Questo mondo offre un'ambientazione suggestiva, inizialmente integralmente in bianco e nero, ma che diventa colorata man mano che si procede con il gioco. Questa ambientazione è oltremodo ricca di segreti nascosti nelle memorie della nave, che MIO deve risvegliare per scoprire la verità sul proprio passato e la propria missione.

La demo ripercorre i momenti iniziali dell’avventura. Si inizia con MIO che appare come un semplice punto bianco immerso in un mondo fatto di linee e punti, evocando atmosfere simili agli abissi di Fl0w. Proseguendo, l’anima di MIO si reincarna nel suo corpo addormentato su un oscuro tavolo operatorio. I primi passi all’interno della nave orbitante mostrano un mondo grigio e morto, ma l’esplorazione porta presto alla scoperta del Nexus, una creatura madre enigmatica che consente di salvare i progressi e funge da punto di respawn dopo la morte.

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Ma Nexus non è l’unica creatura disposta ad aiutare MIO: è presente anche Mel, che una volta sbloccata sarà colei che potenzierà e farà evolvere le abilità della protagonista, a parte di avere sufficienti unità di madreperla, un materiale che funge da valuta all’interno del gioco. Lo sviluppo di MIO è infatti legato, oltre al ritrovamento di oggetti particolari che ne potenziano le abilità, anche all’acquisto da Mel di accessori e potenziamenti. Ogni volta che si muore però, si perde tutta la madreperla, a meno che questa non venga “cristallizzata” tramite un apposito robot che è possibile incontrare in giro per la mappa.

Il punto focale del gameplay però è dato dalla mobilità che MIO ha, e dalla sua agilità. Progredendo nel gioco si potranno sviluppare abilità come il doppio salto, il rampino, il deltaplano e l’arrampicata sulle pareti, che permettono un’esplorazione dinamica dell’astronave. L’interazione con l’ambiente, oltre a rivelare la storia del blackout e dei segreti della Vessel, consente di acquisire potenziamenti e modifiche alle armi per affrontare una vasta gamma di nemici e boss. Gli sviluppatori promettono oltre 30 tipi di nemici e 15 boss, le sfide sono costruite in modo da premiare strategia e preparazione, facendo leva su meccaniche come il reset del doppio salto colpendo un avversario.

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La demo testata includeva due boss fight che, pur non essendo particolarmente difficili, offrono una buona introduzione alle meccaniche del gioco e un bell’assaggio di cosa ci aspetterà. Il comparto artistico del gioco merita una menzione speciale: il mondo di MIO si evolve visivamente con il progredire dell’avventura, passando da tonalità grigie a una palette di colori vibranti e ispirati.

Nonostante un’impressione generalmente positiva, però, l’esperienza della demo mi ha lasciato un po’ una sensazione di essere abbandonati a sé stessi. Il tutorial iniziale, ammesso che si possa chiamarlo tale, è stato estremamente sbrigativo, e molte delle meccaniche introdotte durante la progressione sono state appena accennate, tanto che per padroneggiarle bisogna utilizzare spesso il trial and error e ciò alla lunga può alla lunga risultare frustrante. Mi auguro che nella versione definitiva questo aspetto venga rifinito.

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La demo durava circa due ore, appena sufficienti per farmi un’idea su cosa potrà essere la versione finale. Il titolo completo promette un’esperienza che può variare dalle 25 ore per i giocatori più rapidi fino alle 40 ore per coloro che amano completare ogni aspetto dell’avventura. Con un comparto audio ben curato e un design artistico che si distingue nettamente, MIO: Memories in Orbit è sicuramente uno dei giochi da tener d'occhio in questa seconda metà di anno.

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L'autore

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Quando gli hanno chiesto di comporre una Bio, ha pensato subito alla natura e all’ambiente. Una volta rinsavito, ci ha raccontato di essere un appassionato di Basket e Calcio, videogiocatore accanito, predilige RPG, FPS e TPS. In generale però non si tira indietro di fronte a nulla. A tempo perso è anche speaker in una Web Radio.

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