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Stranglehold
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Recensione - StrangleholdXbox 360Game

Prendete John Woo, il più grande regista di film d'azione contemporanei come il blasonato Face/Off, ed aggiungete il suo attore di punta Chow Yun Fat, protagonista del famoso film Hard Boiled. Metteteci dentro una rinomata casa produttrice di videogames, capace di stanziare un grande budget per un videogioco d'impatto cinematografico. Aggiungete sparatorie metropolitane e non solo sullo stile del vecchio ma pur sempre emozionante Max Payne, e mischiate il tutto con l’ormai ultra utilizzato Unreal Engine 3, aggiungendo come ciliegina sulla torta le avanzate routine fisiche del motore Havok ed affidando il tutto ad un gruppo di talento come lo studio Tiger Hill. Signore e signori, ecco a voi Stranglehold!



Se siete appassionati del grande John Woo, il personaggio dell’ispettore Tequila non vi tornerà nuovo. E’ passato poco tempo dalla sua ultima avventura narrata nel film Hard Boiled, e Stranglehold si propone proprio come un sequel spirituale del film datato 1992, sicuramente un grande ed originale esperimento interattivo che ogni buon fan che si rispetti non potrà davvero perdersi. La storia di Stranglehold inizia con un misterioso omicidio, cronaca quasi quotidiana e di routine in una zona malfamata della città, ma presto Tequila si accorge che la persona coinvolta è un suo collega di Hong Kong ed il tutto sembra essere ricollegato al rapimento della moglie da parte della mafia russa a Chicago. L’ispettore decide di fare giustizia a tutti i costi, andando spesso anche contro le normali regole di sicurezza della polizia, anche a costo di farsi giustizia da solo contro tutto e tutti. Inizia così una storia affascinante, avvincente e condita da scene coreografiche mozzafiato, tutte contornate dal solito massiccio uso del Gun Fu (termine ideato dal regista per uno stile di combattimento che fonde corpo a corpo - Kung Fu - ed uso di pistole - Gun) come nella migliore tradizione dei film di John Woo che nel gioco ha lavorato agli storyboard ed alla realizzazione di tutte le scene acrobatiche del titolo, e si vede.

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La fusione di tutti questi elementi ha dato l’opportunità al team Tiger Hill di creare uno sparatutto in terza persona dal sapore action condito da meccaniche molto arcade, concedendosi la libertà di prendere spunto qua e la da altri titoli blasonati, soprattutto dai due famosi Max Payne che hanno avuto il merito di proporre, per la prima volta in un videogioco, il rallentare del tempo a nostro vantaggio e piacimento, dandoci la possibilità di schivare le pallottole ed eseguire colpi acrobatici. Il tanto famoso “Bullet Time” di Max Payne venne clonato ed utilizzato da molti altri giochi successivi, ed anche Stranglehold lo utilizza e lo perfeziona, aggiungendo altre sfumature che descriveremo più avanti e che risultano azzeccatissime per le splendide sparatorie e coreografie create da John Woo per l’occasione. Questo è Tequila Time!


Inizia lo spettacolo
Iniziamo con il parlare della realizzazione tecnica di Stranglehold, che appare sin da subito capace di regalare momenti intensi e spettacolari, accompagnati ed altri un po’ sottotono, mostrando un carattere altalenante. Ad essere sinceri il primo livello, più che altro un tutorial per permetterci di apprendere i comandi del gioco, è forse uno dei meno riusciti, ma più avanti la situazione migliora. L’ispettore Tequila ovviamente è il personaggio più curato, ben caratterizzato ed animato grazie all’aiuto dell’attore cinese Chow Yun Fat, ed a volte stona con il look più anonimo dei nemici che sono realizzati con meno cura e molto spesso si ripetono con frequenza (i cecchini sulle navi ad esempio sono tutti uguali). Realizzati quasi in modo grezzo e dotati di meno poligoni ed animazioni, i nemici di Tequila sono la parte meno riuscita dell’intero progetto ed ogni tanto tendono ad incastrasi in parti di scenario, così come qualche lieve rallentamento avvertibile saltuariamente e qualche filmato che seppur spettacolare e curato artisticamente, non convince proprio a causa della spigolosità e legnosità dei personaggi secondari. Insomma, si è dovuto scendere a compromessi ma noi crediamo di sapere il perché.

Complice forse la necessità di fare uscire il titolo in tempo, o forse causa la poca conoscenza delle librerie grafiche UE 3 utilizzate dai ragazzi di Tiger Hill, Stranglehold non può essere certo definito come il top tecnologico e visivo raggiunto dalle console di nuova generazione, soprattutto dopo aver giocato a titoli come Bioshock sulla stessa console. A queste critiche però è doveroso accostare i pregi di questa produzione e forse proprio la “causa” del poco dispendioso utilizzo di poligoni per i coprotagonisti: in mezzo a tonnellate di proiettili da schivare al rallentatore, potremo godere della più spettacolare realizzazione di scenari “distruttibili” mai implementata in un videogioco. Dopo una furiosa battaglia, approfittando magari di una meritata pausa è veramente incredibile guardarsi intorno e vedere l’area dove abbiamo combattuto cadere letteralmente a pezzi. Nemmeno un uragano potrebbe devastare un’area in quel modo e trasformare un’ambientazione come ad esempio un bar in un inferno. Le nostre armi invece hanno potuto fare tutto questo e la cosa dà un immenso senso di appagamento al giocatore, ancor di più se è un fan di John Woo ovviamente.

A tal proposito, provando a distruggere un po’ di cose ho notato come il sistema di danneggiamento dello scenario sia alquanto preciso e curato. Accanendomi contro la fontana del primo livello è stato per me molto soddisfacente ed appagante notare come questa andasse in pezzi a seconda del punto in cui era colpita, così come convincente (anche se non proprio ben realizzata) era l’acqua che fuoriusciva da una piccola apertura creata in una sezione della vasca centrale.

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La cosa bella è che alla fine non esiste un rifugio sicuro dove nascondersi; anche un imponente pilastro che stiamo usando come nascondiglio, se esposto fuoco massiccio dei numerosi nemici presto andrà in mille pezzi lasciandoci scoperti, obbligandoci quindi alla ricerca di un nuovo nascondiglio o allo scontro a viso aperto. Ma noi abbiamo un prezioso alleato, il Tequila Time no?

Insomma alla fine, scesi a compromessi di questo tipo Stranglehold riesce a convincere anche sul lato squisitamente tecnico. Dal punto di vista del sonoro, il gioco farà felici i fan grazie alle buonissime musiche sempre tipicamente orientali e ad effetti sonori potenti. Sparare con le diverse armi a disposizione e sentirne il rumore sempre ben distinto e riconoscibile è un vero piacere, così come l’ottimo doppiaggio in italiano del titolo. Finalmente è stato scelto un cast di doppiatori convincente e perfettamente integrato con i personaggi presenti. Veramente un buon lavoro su questo fronte: di questi tempi molte altre case dovrebbero curare così le loro produzioni perché spesso un buon doppiaggio può fare la differenza.


Tequila Bomb
Stranglehold è uno sparatutto in terza persona dove le sparatorie e le coreografie rivestono un ruolo primario. Gli scenari, oltre ad avere un alto tasso di distruzione, offrono una libertà di azioni veramente appagante. La forte componente arcade del gioco fa si che azioni degne dei migliori film, impossibili da compiere nella vita reale, siano invece possibili tramite la pressione di un unico, semplice tasto. Scivolare sulla ringhiera di una scalinata, gettarsi su un carrello e sparare ai nemici in movimento o dondolarsi sparando da un lampadario sono azioni talmente facili da essere attivate semplicemente con la pressione sul grilletto sinistro del pad. Tutti i punti sensibili ed interattivi sono evidenziati con un bagliore bianco, e grazie alla sapiente regia di John Woo sono sempre numerosi ed amalgamati alla perfezione con il gioco. Quando ci si trova in questa situazione, non appena si avverte la presenza di un nemico nei paraggi si attiverà automaticamente il Tequila Time (la barra arancione sotto al nostro indicatore di salute), funzione che si attiva anche tuffandoci sempre con lo stesso tasto quando non puntiamo verso queste zone. E’ possibile comunque richiamare manualmente il Tequila Time, magari in situazioni di emergenza, con il tasto dorsale destro. La barra si del TT si esaurisce rapidamente, ma si ricarica in fretta quando questo effetto non è in uso.

Proseguendo nel gioco potremo inoltre sbloccare altre quattro varianti del Tequila Time: le Tequila Bomb. Richiamabili con la pressione della croce direzionale, le Tequila Bomb sono decisamente sfiziose da utilizzare ma consumano un’altra barra che va riempita eseguendo delle uccisioni spettacolari (colpi alla testa o in altri punti che assegnano delle stelle bonus) o grazie alla ricerca di particolari volatili di carta simili ai famosi origami giapponesi di diverse colorazioni sparsi per i livelli. La prima Tequila Bomb che sbloccheremo sarà la mira di precisione; attivandola premendo in su con il d-pad si entrerà per pochi istanti in una modalità al rallentatore ed avremo la possibilità di mirare a nemici lontani molti metri da noi. La cosa fantastica è che potremo decidere in che zona colpire i malcapitati e, non appena il colpo uscirà dalla canna della nostra pistola, la telecamera seguirà da dietro la pallottola durante il suo tragitto fino all'obiettivo. Inutile dire che tutte le zone del corpo diventano mortali, ed ognuna ha come degno finale una diversa animazione: provate ad esempio a sparare nei genitali, negli occhi o in bocca. Decisamente appagante ma molto violento: infatti il gioco è consigliato ai maggiori di 18 anni. Le altre tre Tequila Bomb non le svelerò lasciando a voi il piacere della sorpresa, ma sono altrettanto spettacolari e divertenti.

Altra tecnica molto coreografica, ma prevista dai programmatori esclusivamente in alcuni momenti del gioco, è quella dell’accerchiamento. A volte capita di essere circondati da nemici che ci puntano la pistola da tutti i lati: in pochi istanti avremo a disposizione entrambe le leve analogiche per cavarcela: con la destra dovremo schivare le pallottole muovendo il busto a destra o sinistra in perfetto stile Matrix, con la levetta sinistra dovremo prendere la mira e sparare ai nemici, o farli fuori usando elementi dello scenario come neon sopra le loro teste o bombole del gas, sempre riconoscibili grazie al bagliore bianco che emanano. Decisamente spettacolare.

L’altra faccia della medaglia del gioco è rappresentata da una leggera monotonia dettata dalla ripetitività di fondo propria a questo genere di giochi. Anche l’ IA dei nemici a volte sembra discreta grazie a manovre di accerchiamento e a pronte fughe verso ripari, ma in alcuni frangenti mostra evidenti lacune. Sicuramente un gameplay maggiormente raffinato avrebbe reso il tutto meno monotono, ma già così i fan possono ritenersi soddisfatti.


Tequila Live
Stranglehold è dotato anche di una componente multigiocatore exclusivamente su Xbox Live, quindi niente system link o split-screen sulla stessa console. Le modalità online presenti sono pochine, abbiamo il classico Deathmatch sia in singolo che a squadre, niente di particolare ma chi vuole passare un po’di tempo in compagnia di altri 5 giocatori lo può comunque provare, a patto però di trovarli visto che, come per altri titoli meno blasonati ed oscurati online da produzioni maggiori come Gears of War o Halo 3, anche qui trovare persone che giocano online è un evento abbastanza raro.

Certamente Stranglehold non brilla su questo versante e la modalità Xbox Live non può essere definita come il punto di forza della produzione Midway. Peccato, perché un maggiore interesse su questo fronte poteva benissimo compensare alle lacune trovate nel campo della longevità. Finire il gioco infatti non è un’impresa ardua e la durata può variare tra le 6 e le 10 ore, un po’ poco per un titolo così adrenalinico ed intenso: proprio per questo bisogna dire che queste già poche ore sembrino addirittura trascorrere più velocemente del solito.

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Face Off
Sequel spirituale e giocabile del film Hard Boiled, nonchè interessante esperimento di un regista osannato dai fans e dalla critica per i suoi lavori e le sue coreografie spettacolari a base di “Gun Fu”, Stranglehold si è rivelato essere tecnicamente godibile, a tratti spettacolare nonostante una qualità altalenante, ricco d’azione e dotato di ottima giocabilità. Rovinato soltanto da una certa ripetività di fondo e da una campagna single player corta e non supportata da un adeguato supporto online che risulta antiquato e sembra sia messo velocemente in piedi solo per "fare presenza". Rimane un acquisto obbligato per tutti i fan di John Woo ma anche per chi vuole un titolo vecchio stile divertente e spensierato. Provatelo!
7.8

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L'autore

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Nasce nel 1979, dopo qualche mese vede Galaxian e da allora è amore per i vg. Da quando negli anni 80 il fratello maggiore acquista un Commodore 64, ha comprato praticamente tutti i videogiochi e le console che poteva permettersi e che ancora conserva gelosamente. Nel 2005 conosce Neural proponendosi come recensore, e da lì in poi oltre ad una collaborazione è nata una grande amicizia.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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