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New Tales from the Borderlands

Recensione - New Tales from the BorderlandsXbox Series X | S Xbox One DigitalGame

Quasi un decennio dopo l'uscita dei "racconti dalle terre di confine" di Telltale Games, Gearbox Software ci propone il nuovo New Tales from the Borderlands scegliendo di svilupparlo internamente ed uscendo quindi dalla propria comfort-zone fatta di sparatutto in prima persona. Scopriamo insieme se il risultato finale sia all'altezza dell'alta considerazione in cui viene ancor'oggi tenuto il gioco del 2014.
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Il Gioco

Trovo che New Tales from the Borderlands sia un titolo decisamente azzeccato. Giusto che non sia un Tales From The Borderlands 2, perché le due vicende non sono tra di loro collegate (beh, oddio...) ed il cast dei protagonisti è totalmente diverso: insomma, non è un sequel. Ma al tempo stesso la fedeltà al primo Tales From The Borderlands è palese: nelle scelte stilistiche come in quelle di game design, Gearbox ha scelto di muoversi in fortissima continuità con l’illustre predecessore ed è pertanto giusto che questo secondo episodio ne riproponga con orgoglio (e contando su un sicuro “effetto nostalgia”) il nome. Iniziamo allora col dire in cosa consiste il gioco, per quelli (pochi, si presume) che non avessero familiarità con il catalogo Telltale. Si tratta di un'avventura cinematografica in cui il giocatore segue le vicenda non diversamente da come potrebbe fare con un film, salvo essere chiamato ad intervenire per determinare in quale direzione la trama debba muoversi: che si tratti di scegliere quale risposta dare a una domanda o decidere una tra varie azioni possibili, o superare o meno uno dei famigerati QTE ("Quick Time Events", momenti in cui il gioco, per dare la sensazione della concitazione di una scena, ci chiede di premere una sequenza di tasti col giusto tempismo), ogni nostro input ha delle conseguenze che fanno avanzare il gioco lungo un percorso diverso. Ne consegue che non c'è quasi mai un unico finale predeterminato e che comunque non c'è un solo modo per giungervi… tutto dipende dalle nostre scelte.

MX Video - New Tales from the Borderlands

Questa è la formula portata al successo da Telltale Games nello scorso decennio con numerosi titoli e a cui questo New Tales from the Borderlands si mostra del tutto fedele. Fedeltà che si ritrova anche nella suddivisione in episodi della trama (ne abbiamo cinque, ciascuno articolato in vari capitoli), anche se a differenza di quanto accadde a suo tempo, queste nuove Tales sono pubblicate fin da subito nella loro interezza, con tutti gli episodi disponibili e addirittura giocabili senza aver completato quelli precedenti: in tal caso il gioco applica in automatico delle scelte per consentirci di iniziare direttamente dal punto desiderato. Per quanto riguarda invece quanto già giocato, in ogni momento è possibile selezionare un determinato episodio/capitolo per poterlo rigiocare. Così facendo inevitabilmente viene azzerato il progresso già conseguito a partire dal punto selezionato, ma si può approfittare della comoda funzione di copia del salvataggio: abbiamo a disposizione 4 slot di salvataggio e possiamo quindi mantenerne uno come “master”, da duplicare di volta in volta per sperimentare gli effetti di una diversa decisione compiuta in un determinato frangente.

Altra caratteristica che accomuna New Tales from the Borderlands al suo predecessore è il rispetto per l’universo di Borderlands, raccontandoci un’avventura che si inserisce in maniera naturale nella timeline della saga. Il gioco è quindi assolutamente coerente e rispettoso del canone: gli eventi si svolgono circa un anno dopo quelli raccontati in Borderlands 3 ed il racconto (immancabile la presenza di Marcus come “voce narrante”) ci riporta subito sul pianeta Promethea, caduto nelle mani della Atlas Corporation di Rhys Strongfork a seguito di una furibonda lotta con la corporazione Maliwan. L’estroversa ed irascibile Fran gestisce dalla sua avanzatissima sedia a non-rotelle un negozio di frogurt nella principale città del pianeta, Meridian City. Nel suo negozio lavora come aiutante Octavio, teppistello con spericolate ambizioni di diventare un imprenditore di successo. L’unico legame di Octavio è con la Dott.ssa Anuradha Dhar, sua sorella non biologica (Octavio è stato adottato dalla famiglia di lei), con cui però i rapporti sono praticamente inesistenti: Anu, mentre brillantissima quanto socialmente inetta e cronicamente insicura, lavora conducendo ricerche sperimentali per la Atlas corporation e vivendo nel quartier generale orbitante dell’azienda. Quando la corporation rivale Tediore decide di “dichiarare guerra” alla Atlas invadendo sia la stazione spaziale che il pianeta sottostante, i tre si trovano riuniti dagli eventi, pronti ad intraprendere un’avventura che come prevedibile diventa anche un’occasione di crescita interiore e di rivalutazione dei loro rapporti, specie tra fratello e sorella.

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Questo il nuovo cast di anti-eroi che siamo chiamati ad impersonare per deciderne scelte ed atteggiamento. Nessuno di loro dispone di abilità sovrannaturali, sono persone comuni che gli eventi mettono al centro di una vicenda più grande di loro. Attorno al trio di protagonisti ruota una manciata di personaggi secondari, spesso memorabili, come da tradizione Gearbox: robot come TIMM-E (un nuovo Cl4pTr4p?) e l’androide L0U13 “Louie” protagonista della copertina del gioco, comprimari che si muovono in una zona grigia tra bene e male, come la ex-Psycho Stapleface ed infine i veri e propri cattivi, rappresentati in primis dalla CEO della Tediore, la spietata Susan Coldwell. Tutti i personaggi, ben delineati sotto il profilo caratteriale, contribuiscono ad arricchire la narrazione di scene e dialoghi dall’umorismo spesso dissacrante caratteristico della serie: non di rado le battute più divertenti si celano dietro scelte ben determinate, per cui bisogna sperimentare con le varie opzioni per essere sicuri di non perdersi qualche scenetta divertente!

Tutto qua il gameplay, quindi? Assistere alle scene, scegliere l’opzione che preferiamo quando ci viene chiesto ed eseguire correttamente i QTE quando arrivano (c’è un indicatore visivo – disattivabile nelle opzioni - che addirittura avvisa di un QTE in arrivo, probabilmente perché molti potrebbero addirittura decidere di posare il controller per godersi in pace le scene)? Ebbene no, non è tutto qua. A dare varietà al gameplay, Gearbox ha innanzitutto introdotto dei momenti di esplorazione libera, in cui ci viene dato l’effettivo controllo di uno dei protagonisti: possiamo aggirarci per un ambiente (di regola alquanto limitato) ed interagire con personaggi ed oggetti. Durante queste fasi siamo incaricati di un compito necessario per l’avanzamento della trama, ad esempio ritrovare un determinato oggetto, ma possiamo approfittarne per indulgere nell’attività più tipica di tutte le Borderlands: il saccheggio dei beni altrui! Qualunque oggetto interattivo può infatti essere aperto per impossessarsi delle banconote in esso contenute: il gruzzolo così raccolto può essere speso presso uno degli appositi “negozi” di customizzazione, dove possiamo acquistare vestiti e look alternativi per ciascuno dei tre protagonisti. La varietà del campionario in vendita è notevole e a dirla tutta forse fin troppo fantasiosa: alcuni look sono così poco plausibili che finiscono per compromettere la credibilità delle scene in cui i protagonisti appaiono così agghindati e non c’è modo di cambiare abbigliamento durante la partita, bisogna uscire oppure aspettare di imbattersi nel negozio successivo. In queste fasi di esplorazione “libera” abbiamo anche l’opportunità di andare a caccia di Vaultlanders: delle action figures con le fattezze dei personaggi più amati dell’universo di Borderlands e che costituiscono i collezionabili del gioco.

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I Vaultlanders ci forniscono lo spunto perfetto per passare all’altra innovazione introdotta da Gearbox: i mini-giochi. Quello più particolare e d’effetto è appunto quello che vede scendere in campo le statuine collezionabili in un combattimento che scimmiotta i più tradizionali picchiaduro. Non aspettatevi però combo complesse, i combattimenti si articolano semplicemente in una fase di attacco (in cui è sufficiente premere il tasto A) ed una fase di difesa con QTE gestiti analogamente a quanto accade durante la storia. Ogni Vaultlander ha un proprio livello di attacco e di difesa, per cui potete scegliere di scendere in campo con un personaggio bilanciato, oppure con uno molto forte in attacco ma carente in punti-vita, o viceversa. Naturalmente possiamo utilizzare soltanto i Vaultlander che siamo riusciti a scoprire durante il gioco, ma è sufficiente trovarli una volta affinché entrino a titolo definitivo nella nostra collezione, anche in salvataggi diversi. I combattimenti tra Vaultlander sono inseriti nella trama del gioco e nelle fasi di esplorazione libera, molto spesso attraverso la divertente figura di un soldato Tediore, incallito giocatore, che continua a spuntare dagli angoli più impensati per proporci nuove sfide e rivincite, ma si possono inoltre avviare direttamente combattimenti tra Vaultlander dalla modalità dedicata presente nel menu del gioco. Altri mini giochi sono collegati ai device elettronici di cui entra in possesso Octavio durante il corso degli eventi e che si dovranno utilizzare per disabilitare sistemi di sicurezza e altre attività simili. Purtroppo queste fasi sono a livello di gameplay ancora più basilari dei combattimenti, al punto che il gioco prevede anche la possibilità di skipparli senza incorrere in alcuna penalizzazione.

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Dal punto di vista stilistico, New Tales from the Borderlands si riallaccia con pieno successo alla tradizione dei Borderlands, affidandosi ancora una volta al riconoscibilissimo pseudo-cel-shading che fin dagli inizi è uno dei principali “marchi di fabbrica” della saga, con contorni delle figure fortemente marcati e una palette di colori di grande effetto. A livello visivo si gode dell’amorevole cura riposta in ogni dettaglio (per averne un esempio, basta soffermarsi sull’intricata mole di componenti che vanno a costituire l’ossatura di Louie…) e ho trovato generalmente convincenti anche le animazioni, specie se valutate nel contesto di un progetto che non mira certo all’assoluto realismo delle scene. Non che questo abbia molta importanza, ma confesso di essere invece rimasto in qualche modo deluso dalla composizione della colonna sonora del gioco. Il primo gioco ci aveva deliziato con efficaci scene di apertura per ciascun episodio, supportate da brani di sicuro impatto. New Tales from the Borderlands riprende l’idea di proporre in ogni capitolo una sorta di videoclip (di cui si serve per far progredire la narrazione e/o fornisci un po’ di contesto rispetto agli eventi che stiamo vivendo), ma nel complesso il risultato finale non ha lo stesso impatto, anche e soprattutto appunto per una compilation di canzoni parse più deboli.

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In generale dal punto di vista tecnico, New Tales from the Borderlands è un prodotto davvero ben realizzato. E’ un fatto sostanzialmente noto che il motore alla base di tutti i principali titoli Telltale avesse notevoli carenze a livello prestazionale. Abbiamo dovuto aspettare un po’ di anni, ma finalmente grazie al lavoro di Gearbox (con Unreal Engine 4) possiamo godere di un’avventura cinematografica in puro “stile Telltale” senza incertezze e vistosi cali di frame-rate. Il gioco vi terrà impegnati per una decina d’ore prima di arrivare ai titoli di coda: ma se avete voglia di scoprire tutti i possibili finali e le variazioni previste dagli sceneggiatori, avrete davanti ancora molto da tempo da passare in compagnia con queste New Tales from the Borderlands!

Amore

E' Borderlands!

- Esattamente come fu per il suo predecessore, grande merito di New Tales from the Borderlands è quello di restituirci sapientemente il fascino dell'universo narrativo di Borderlands. Abbiamo infatti un fan-service di qualità che farà la gioia degli appassionati della saga, i quali non potranno che apprezzare i cameo di Rhys e Fiona, così come i riferimenti alla Sirena Lilith ed in generale la quantità di citazioni disseminate nel gioco. Ma non è solo questo: gli autori hanno anche fatto centro nell'immaginare nuovi personaggi e situazioni in linea con lo spirito della saga (tenuto conto che i tempi cambiano ed è normale vedere abbandonati certi estremi), creando un gioco totalmente autonomo che va ad espandere la già vasta "lore" di questa IP. Ancora una volta in analogia a quanto conseguito da Telltale con il primo episodio, possiamo dire di trovarci di fronte ad un "un Borderlands" a tutti gli effetti, nonostante il genere assai diverso rispetto ai capitoli portanti della saga.

Un gran bel film

- Al di là della trama (decisamente sopra le righe nel finale, ma diciamolo: "sopra le righe" è uno dei marchi di fabbrica di Borderlands), New Tales from the Borderlands mi ha colpito per la godibilità delle cinematiche. La regia è molto efficace, dinamica senza risultare troppo invadente, ma è soprattutto la recitazione il fiore all'occhiello del gioco. Sia il voice-acting che le performance catturate in motion-capture sono eccellenti, un netto passo in avanti rispetto al primo episodio ed in generale tra le più convincenti che mi sia capitato di trovare in un gioco di questo tipo: complimenti quindi al cast (spendendo una citazione speciale per Michelle Rambharose e la sua Anu) e agli animatori di Gearbox.

Abbondanza di ramificazioni

- E' forse possibile sottostimare l'ampiezza delle ramificazioni previste dal gioco, anche perché nei primi episodi mancano quelle scelte drammatiche e radicali che invece Telltale non disdegnava di mettere sul cammino dei giocatori fin da subito. Ma questo non significa che New Tales from the Borderlands lesini sulle varianti inserite nel racconto: le nostre scelte hanno conseguenze non solo immediate, ma anche ripercussioni insospettate che si rivelano a parecchia "distanza" dalla scelta stessa. Ogni decisione ha un impatto tangibile sulla situazione, magari non necessariamente sugli avvenimenti ma sui rapporti di fiducia e considerazione tra i protagonisti.

Odio

Interazioni al minimo

- New Tales from the Borderlands è un gioco in cui si... gioca un po' poco: l'interattività è molto limitata, anche per un titolo di questo tipo, e le varianti al gameplay introdotte lasciano la sensazione di un'occasione sprecata, tenendo conto che si sta parlando di un gioco riservato a utenti maggiorenni. Anche impostati a livello difficile, i QTE risultano di norma comodi ed inoltre non sempre fallirli comporta ripercussioni tangibili. Ma sono soprattutto i mini-giochi quali le battaglie tra Vaultlanders e le fasi di hackeraggio ad essere banalizzati all'eccesso (inoltre, si possono del tutto skippare senza che ciò abbia il minimo effetto sulla trama). Va rispettata la scelta di fare di New Tales from the Borderlands un'avventura prettamente narrativa, però credo che un livello di sfida anche solo un poco più elevato avrebbe giovato al coinvolgimento: ad esempio abbiamo mini-giochi che si "risolvono" premendo ripetutamente il tasto A e che magari si sarebbero potuti concepire come semplici puzzle logici.

Una sceneggiatura un po’ molle

- La sceneggiatura di New Tales from the Borderlands intrattiene a sufficienza, ma non riesce a salire molto oltre questo livello. Non mancano certamente battute azzeccate e dialoghi ben scritti, ma nel complesso sono troppo pochi i momenti realmente drammatici, in grado di far palpitare e coinvolgere chi gioca. Inoltre, credo sia impossibile non notare una vistosa caduta di ritmo, all'incirca a cavallo tra il quarto ed il quinto episodio. Cercando di evitare spoiler, diciamo che da quando i protagonisti vengono separati dagli eventi e prima dell’epilogo (dove invece si torna su livelli più che buoni) la narrazione perde vigore, passando per alcune scene troppo didascaliche e prolisse in cui, francamente, un po' ci si annoia.

Un loot poco gratificante

- Ho apprezzato l'idea di introdurre fasi di esplorazione "semi-libera", ma si poteva fare di più: se le attività legate all'avanzamento della trama e alla ricerca dei collezionabili tutto sommato funzionano, le meccaniche di looting non hanno convinto. Certo, aprire casseforti e recuperare banconote da scatoloni abbandonati fa molto "Borderlands", ma spesso cozza con il contesto della narrazione. Inoltre, il denaro così raccolto può venire speso solo per acquistare nuovi look per i tre protagonisti: un po' poco per motivarci a frugare in ogni oggetto interattivo.

Tiriamo le somme

Il tasso di TPM (Tasti Premuti al Minuto) di New Tales from the Borderlands è alquanto basso, per cui è difficile consigliarlo a chi cerca l'azione, a meno che non sia un fan sfegatato di Borderlands. Chi invece non disdegna di intrattenersi con questi "film interattivi" si troverà di fronte una proposta valida che, pur non arrivando alle vette del primo episodio, quantomeno non sfigura in raffronto alla pesante eredità Telltale, con un mix di nuovi personaggi (principali e non) che funziona, dialoghi che spesso strappano un sorriso ed una direzione artistica degna della fama della saga.
7.0

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L'autore

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La sua passione per il gaming nasce nel lontanissimo 1982 con Gorf per Vic-20, ma da quando ha scoperto le "gioie" della caccia agli obiettivi, gioca solo su Xbox. Il suo nemico giurato è l'Arretrato, smisurato ed in costante aumento. Maguzzolo però non si arrende: armato di sei console ed un numero sterminato di controller, continua a dare battaglia.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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