Recensione - Destroy All Humans! (2005)
di
XboxMan
P
Queste sono le premesse di uno dei giochi più atipici dell’anno, che vi vedrà nei panni di Cryptosporidio 137 (Crypto per gli amici), un alieno scorbutico e arrabbiato che pratica il genocidio (lo sterminio di una specie) come unico hobby.
Sono grigio, non verde stupido umano...
Destroy all Humans!, come si vede sin dalle prime immagini è un gioco che mira a mettersi in mostra, non tanto per la struttura di gioco o per la grafica, anch’esse ben realizzate, quanto per la sua natura atipica che lo rende un titolo unico nel suo genere. Gli sviluppatori, che inizialmente avevano deciso di creare una sorta di gioco di battaglie stellari fra UFO, si sono subito accorti di stare creando un gioco inutile, ma da un errore può nascere un capolavoro, ed ecco a voi il primo GTA interpretato da un CJ verdognolo, anzi grigio come fa spesso notare crypto durante il gioco.
La struttura di gioco è quindi quella più classica di un clone di GTA da cui il gioco mutua i livelli di allerta e la loro gestione, oltre che la possibilità di guidare veicoli (il disco volante) e di distruggere praticamente tutto ciò che appare sullo schermo. Ma andiamo con ordine, la modalità principale del titolo (che è anche l’unica modalità) è basata su una struttura a missioni, 22 per l’esattezza, di difficoltà crescente, insomma il classico gioco d’azione, ma l’incontro con GTA sta nel fatto che, una volta terminata la missione, potrete girovagare liberamente per la città uccidendo, succhiando cervelli e completando le varie sottomissioni.
Le missioni inoltre riescono tramite artifici narrativi a non essere mai ripetitive, anche se indubbiamente, lasciando da parte i succitati artifici, le missioni si riducono tutte ad andare dal punto A al punto B dove dovremo uccidere qualcuno, ipnotizzarlo oppure dove partirà un minigioco in cui sarete chiamati a fare un discorso, il cui esito vi semplificherà o complicherà l’invasione. Gli artifici che rendono complessa questa semplicità sono puramente narrativi, e fanno in modo che il giocatore si immerga completamente nell’atmosfera di gioco. Esplicitando, vi ritroverete in una missione a camuffarvi con l’HoloBOB (equivalente dell’Edgar-abito del primo MIB, che permetterà al nostro alieno di assumere le fattezze di qualsiasi umano), per avvicinare un politico, e una volta addormentato tramite ipnosi potrete prendere il suo posto convincendo i cittadini che i dischi volanti sono oggetti dei comunisti. La stessa situazione viene ripetuta più avanti nel gioco in una parodia di Washington D.C. dove sarete chiamati a fare la stessa cosa col presidente degli stati uniti uccidendolo e ripetendo (dopo il discorso) la famosa scena di Independence Day. Il che è quantomeno esilarante ed insieme a tutte le altre gag inserite dagli sviluppatori rende l’esperienza di gioco godibile e divertente.
Un altro paio di maniche sono la longevità e le sottomissioni, infatti seppure vi siano parecchi bonus sbloccabili finendo il gioco al 100%, i più ghiotti di essi (un intero film in bianco e nero ed alcuni video) possono essere visionati semplicemente terminando la modalità storia. Questo sembra alquanto limitativo per un gioco del genere che pochi termineranno ad una percentuale superiore al 50%, ovvero il punteggio dato per un paio di passeggiate e per il completamento delle missioni. Le sottoquest inoltre non sono nulla di speciale, si tratta di corse per la città e di incarichi del tipo: uccidi un tot di persone prima che scada il tempo e raccogli un tot di DNA prima che scada il tempo. Sembra superfluo dire che il giocatore medio non troverà attraenti queste attività, né avrà voglia di trovare tutte le sonde nascoste dagli sviluppatori, limitando un gioco che non dura più di 25 ore. Nota di colore è invece la realizzazione delle armi, che terranno occupato il giocatore per ore, tanto sono divertenti: tra le più riuscite ricordiamo la sonda anale ed il disintegratore.
Un designer di un altro pianeta
Il design dei livelli come quello dei personaggi è tra i più ispirati mai visti in un videogioco, secondo solo a Conker (ovviamente considerando solo i giochi a sfondo comico), riuscendo a rivaleggiare persino con uno dei primi GTA, di cui però le città di DAH! Non raggiungono l’estensione. Questa piccola macchia è però perfettamente accettabile se consideriamo che la maggioranza degli elementi delle ambientazioni può essere distrutta, prelevata, bruciata e deatomizzata in una decina di modi diversi. Il motore fisico Havok 2 è stato applicato praticamente a tutto in maniera magistrale, ma una delle più grandi pecche del gioco è data da quel "praticamente", è infatti frustrante vedere la propria arma più potente fare cilecca contro un albero oppure contro una fontana(oggetti indistruttibili).
Le ambientazioni degli stati uniti ricostruiti da Pandemic prendono spunto tutte da città reali, che per un motivo o per un altro hanno avuto un posto di rilievo nei B-movie di metà del secolo scorso. Le più ispirate sono Capitol City (Washington D.C.), Rockwell e l’Area 42, ricostruite secondo i clichè trasmessi dal cinema di fantascienza in tutti questi anni.
Il comparto grafico è invece bene realizzato, lo si potrebbe definire come quello di un buon gioco per PS2 con qualche piccola eccezione, ovvero la realizzazione degli effetti particellari, che sono stati concretizzati tramite un misto di effetti luce precalcolati (ma ben fatti) ed un design da cartone animato in stile Warner Bros. Tutto questo conferisce al titolo un carisma senza eguali, ed un immedesimazione praticamente assoluta, rovinata solo in alcuni punti da una curva di difficoltà mal calibrata che sfocia nella frustrazione verso gli ultimi livelli. L’atmosfera del gioco è inoltre eccelsa, così come la gestione della colonna sonora, usata in modo simpatico e mai "invadente" nel corso del gioco, riuscendo a sottolineare perfettamente le varie fasi dell’azione, nonostante l’utilizzo delle solite musichette.
"Gli stupidi citano, i geni copiano: Io copio" (Quentin Tarantino)
Destroy all Humans! è un gioco che sin dalla sua prima scena, per tutte le 20 e passa ore di gioco, si infarcisce di citazioni e di scenette mutuate tanto dai classici della fantascienza, quanto dai B-movie degli anni 60, riportando alla mente dei giocatori più anziani un tempo in cui il cinema di fantascienza era destinato a quattordicenni a cui bastavano un paio di UFO per fare un buon film. Tornando a noi DAH! deve molto a questi film, di cui fa una parodia esagerata ma sempre divertente, in un tripudio di azione,demenzialità e divertimento. Il titolo non cita però solo questo genere di film, di cui inserisce un esponente nei bonus, ma anche Mars Attacks! classico mai dimenticato, di cui muta le atmosfere e da cui cita addirittura i caratteri del titolo. DAH! è, come avrete capito, un gioco unico nel suo genere, che non delude in nessun caso, speriamo solo che il più che probabile seguito riesca a pulire le macchie di quello che altrimenti sarebbe un gioco perfetto. 8.0
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