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Call of Duty: World at War
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Recensione - Call of Duty: World at WarXbox 360Game

Dopo l'episodio dell'anno scorso a cura di Infinity Ward, quest'anno tocca a Treyarch di prendere il timone di Call of Duty: il team californiano aveva l'arduo compito di soddisfare le attese dei fan, e sfornare con Call of Duty: World at War un titolo al livello del suo predecessore: ci saranno riusciti?



La guerra del Pacifico
Treyarch ci riporta per l'ennesima volta nella culla della serie Call of Duty, vale a dire lo scenario della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante questo periodo storico fosse già stato più volte affrontato nei precedenti titoli, i programmatori sono comunque riusciti a portare su schermo qualcosa di abbastanza inedito, e per farlo hanno deciso di evitare volontariamente gli eventi più importanti e rappresentativi di questo conflitto mondiale, spostando il raggio dell'azione più a oriente. La linea narrativa di Call of Duty: World at War si concentra infatti maggiormente sullo scontro nel Pacifico tra gli americani e l'esercito giapponese, e procede intrecciandosi parallelamente con l'avanzata russa da Stalingrado verso Berlino. La novità sta quindi nell'inedita ambientazione, che ci vede impegnati in scontri all'ultimo sangue contro il terribile esercito giapponese, il quale non lesina in trappole, agguati e attacchi kamikaze. Come da caratteristica della serie, le due linee narrative principali si intrecciano seguendo una sorta di schema temporale, che porta verso la conclusione degli scontri sui due fronti e quindi della guerra stessa.

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Una visione hollywoodiana della guerra
Il gameplay di Call of Duty: World at War è ripreso completamente da quello del predecedente episodio, anche se si è cercato di aumentare il numero dei nemici su schermo e la varietà delle missioni. Aspettatevi quindi battaglie su larga scala molto più cinematografiche che realistiche, e preparatevi anche a percorsi lineari e prestabiliti che vi guideranno attraverso il gioco, un po’ come un binario guida il tragitto di un treno fino al capolinea. L’iniziativa è perciò vincolata da “barriere virtuali” che delimitano la zona di gioco e solo in casi sporadici avremo la libertà di fare una scelta piuttosto che un’altra (ad esempio cercando di salvare un compagno aggredito da un soldato giapponese oppure lasciarlo morire), niente però che condizioni il proseguo della storia. Questi "limiti" sono però tipici della serie, la rendono molto spettacolare ed erano presenti anche nell'osannatissimo precedente episodio: nulla di cui ci lamentiamo, quindi.

Anche in questo episodio non mancano i continui colpi di scena, e l’azione è sempre incessante e ad altissimo ritmo, tanto che una volta entrati in battaglia vi farete trascinare dagli eventi e dagli scontri senza nemmeno accorgervene, pensando solamente a come sopravvivere alle imboscate dei soldati giapponesi o alle ondate di soldati tedeschi. Se il gameplay è basilarmente quello che conoscevamo, troviamo comunque alcune aggiunte interessanti come il lanciafiamme, che potrà essere utilizzato in alcune missioni e che risulta particolarmente curato ed efficace soprattutto per stanare i bunker giapponesi. In linea generale l’intelligenza nemica risulta buona, anche se spesso pare eccessivamente scriptata, probabilmente per rendere il gioco più coinvolgente. Parallelamente ai cambiamenti di scenario tra la campagna russa e quella americana, ci vengono proposte anche parecchie variazioni del gameplay che rendono alcune missioni davvero uniche: si passa infatti dallo scontro in campo aperto, alle battaglie nei bunker giapponesi, all’assalto con carri muniti di lanciafiamme, alle missioni da cecchino (molto simili a quanto visto in CoD4) fino alle più inedite battaglie aeree a difesa delle navi colpite dai terribili kamikaze. Si può proprio dire che, a fronte di una campagna decisamente breve (circa 5-6 ore a difficoltà normale), la varietà di gioco non manchi assolutamente.

Call of Duty: World at War si assesta quindi sui canoni della serie, senza apportare innovazioni importanti al gameplay e proponendosi come il classico gioco arcade/cinematografico sulla Seconda Guerra Mondiale, pertanto probabilmente non sarà apprezzato dagli amanti della simulazione estrema. Il lanciafiamme ad esempio è utilizzabile all’infinito e ha come unico limite quello del surriscaldamento, stesso dicasi per le torrette fisse mentre la corazza dei carri armati o la vita dei vari soldati si ristabilisce dopo un breve periodo al riparo dal fuoco nemico. Alcuni punti poi sono da affrontare a checkpoint, vale a dire che certi scontri prevedono nemici infiniti fino a quando non riusciamo a superare una sorta di linea immaginaria che ci permette di superare il checkpoint, salvare e terminare la battaglia; superata quella linea infatti improvvisamente l’ondata di nemici, che fino a poco prima uscivano da ogni dove, cesserà. Questa meccanica di gioco penalizza quindi gli appostamenti o gli approcci troppo tattici a vantaggio dell’azione e del continuo movimento, insomma anche in questa edizione il motto è “tirare fuori il fucile e buttarsi nella mischia”. Se la cosa risulta piuttosto agevole ai livelli di difficoltà più bassi, non si può dire lo stesso giocando a difficoltà esperto o veterano, dove superare alcuni checkpoint risulta anche abbastanza snervante. Tra le piccole modifiche da segnalare c’è poi il leggero ritardo nell’esplosione delle bombe, che rende più agevole il loro rilancio al nemico.

Una volta completata la campagna, viene poi sbloccata l’ormai famosa modalità Nazi-Zombie, nella quale dovrete resistere, da soli o con amici in cooperativo, a ondate di zombie di soldati nazisti. Il sistema vi premierà man mano con dei soldi che dovrete accuratamente spendere per rinforzare il vostro “Casolare-Bunker” o per acquistare nuove armi. La modalità si rivela piacevolmente divertente e curata, e aggiunge sicuramente ulteriori ore di divertimento.

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Un deja vu ancora molto piacevole
Il comparto tecnico di Call of Duty: World at War è indiscutibilmente di ottimo livello visto che riprende in pieno il motore grafico del suo predecessore,certo ci si sarebbe aspettato qualche passo avanti, ma in fondo non ci si può lamentare poiché a fronte di alcune texture ambientali non proprio dettagliatissime si ha un gioco decisamente fluido che non presenta rallentamenti nemmeno nei momenti più concitati, come in uno scontro su larga scala nella Berlino devastata dai bombardamenti. Soprattutto durante la campagna single player si può valutare l’ottima resa di questo motore grafico, che rende tantissimo soprattutto nelle curatissime ambientazione delle giungle orientali.

La quantità di soldati a video è aumentata e il frame rate non ne ha risentito, questo dimostra come sia stato comunque operato un lavoro di ottimizzazione. La resa del lanciafiamme e dei nemici che bruciano è particolarmente cruda e curata, anche se non aspettatevi una resa del fuoco come quella vista in Far Cry 2, poichè a parte gli alberi, alcuni barili e i nemici nient’altro prenderà fuoco: nemmeno i vostri compagni. In linea generale le animazioni dei soldati e degli scenari è molto curata, con chicche che saranno in grado di sorprendervi in molti momenti.

Le note negative però non mancano: ad esempio la fisica degli oggetti è quasi del tutto assente, così come lo scenario generale risulta fin troppo statico. In questo senso sembra che sia stato fatto addirittura un passo indietro rispetto al passato. Inoltre la qualità visiva perde punti nelle partite in multigiocatore, dove sono evidenti le differenze in qualità di modelli e texture ambientali rispetto al gioco single player. Probabilmente il fatto di dover ingrandire leggermente gli scenari di gioco per inserire anche i vari mezzi ha costretto i programmatori a rivedere la qualità visiva del gioco per non appesantirlo troppo, ma ci sono diversi giochi che riescono a mantenere una splendida grafica offline anche nel multiplayer, e qui ci saremmo aspettati lo stesso.

Il sonoro si adatta molto bene alla tipologia di gioco, con musiche tendenti al rock/metal che, più che in passato, accompagnano gli assalti e le scene epiche. Forse la scelta della musica non si adatta molto all’ambientazione della Seconda Guerra Mondiale, ma un tocco di modernità anche in questo scenario non guasta. Per quanto riguarda gli effetti sonori, questi restano di buon livello, alla pari di COD 4.


La vera guerra si gioca online
Il comparto multiplayer resta uno dei punti di forza della serie, soprattutto considerata l’eccessiva brevità dell’esperienza offline. Il sistema è stato copiato in blocco da quello di COD 4, per cui ritroviamo lo stesso tipo di matchmaking, lo stesso sistema di accumulo di esperienza, le varie sfide da sbloccare e i perks, il tutto ovviamente adattato all’ambientazione storica della Seconda Guerra Mondiale. In alcune mappe sono anche presenti i mezzi corazzati che erano stati volutamente omessi dal precedente episodio; un ritorno questo che non a tutti è piaciuto, soprattutto perché le mappe spesso non risultano così vaste da sfruttarli in modo sufficiente.

Ritroviamo le modalità tipiche del precedente capitolo, vale a dire i vari tipi di deathmatch sempre distinti tra modalità veterano o classica, le modalità search and destroy e così via. è stata aggiunta anche una modalità addestramento per raggiungere i primi livelli di esperienza e sbloccare quindi nuove armi; il sistema risulta però poco sensato, visto che spesso il matchmaking inserisce nelle partite anche coloro che hanno già raggiunto livelli particolarmente alti, e che quindi rischiano di sopraffare abbastanza facilmente i nuovi arrivati soprattutto grazie alla loro conoscenza delle mappe e alle armi migliori già sbloccate.

Grande novità del gioco è invece la possibilità di svolgere le missioni della campagna single player in cooperativa con gli amici. Il sistema è perfettamente riuscito, la quantità di nemici a video si bilancia in base al numero dei partecipanti (massimo quattro) in modo da garantire sempre un certo livello di sfida, e una volta che un compagno finisce KO c’è sempre la possibilità di rimetterlo in sesto andandolo a salvare. Anche dal punto di vista del netcode non si sono registrati momenti di lag nemmeno nelle fasi più concitate, e questo premia sicuramente il lavoro svolto dai programmatori.

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Conclusioni
Si sa, migliorare o superare un capolavoro non è mai facile: i ragazzi di Treyarch lo sapevano bene ed hanno quindi scelto di andare sul sicuro senza rischiare grandi stravolgimenti e riproponendo il collaudatissimo gameplay del titolo precedente. Call of Duty: World at War ricalca il suo predecessore in quasi tutti gli aspetti, distinguendosi per la campagna cooperativa, la modalità Nazi-Zombie e l’ambientazione storica. Fatta questa premessa, pensiamo si tratti comunque di un titolo che merita la considerazione degli appassionati, purchè siano consci però del fatto che la campangna single player non è altro che una breve esperienza di allenamento per prepararsi alle battaglie online, che rappresentano il vero e proprio cuore del titolo. Se in un gioco cercate una storia lunga ed immersiva da giocare in solitudine vi consigliamo di guardare altrove; se invece avete la passione per il gioco online è sicuramente un acquisto consigliato.
8.4

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