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Prince of Persia: Spirito Guerriero
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Recensione - Prince of Persia: Spirito GuerrieroXboxGame

Puntuale come un orologio svizzero il principe persiano torna a vestire i panni dell’eroe: questa volta le vesti non sono più splendenti e puliti ma, anzi, dipingono un eroe tutto coraggio e sprezzo del pericolo, sul quale incombe l'oscuro velo di una maledizione mortale. Affilate la scimitarra e siate pronti a produrvi in salti e capriole mozzafiato!



Un cambio di immagine
Il principe cambia look. I tempi cambiano e così anche il nostro eroe decide di seguire la moda, puntando su qualcosa di più aggressivo, di più cool.
E ci riesce il principino, eccome se ci riesce.
Ebbene, Ubisoft ci regala ancora una volta un gioiellino di azione mista platform e rompicapo che per la maggior parte ricalca e rinvigorisce la ricetta vincente del precedente episodio (che a sua volta aveva avuto il pregio di riesumare brillantemente l’originale e indimenticato Prince of Persia di qualche era fa) e in parte esplora e potenzia elementi innovativi per la serie.

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Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo ci aveva catturato con la sua atmosfera incantevole e orientaleggiante, ci aveva ammaliato con la sua scenograficità e ci aveva stuzzicato con i suoi enigmi.
Prince of Persia: Spirito Guerriero ricalca la stessa strada: ancora una volta ci cattura con la sua diversissima atmosfera, ancora una volta ci ammalia con la sua più profonda scenograficità e ancora una volta ci incuriosisce e ci soddisfa con la sue meccaniche di gioco.
Il cambiamento radicale riguarda come dicevamo il look del principe, che di conseguenza va a rivoluzionare in gran parte l’atmosfera e gli ambienti che avremo modo di esplorare in lungo e in largo: gettati gli abitini tutto promufo e candore, il principe si veste da vero guerriero, da gladiatore quasi, e fa del suo visino da ragazzino un volto eroico ed estremamente duro. E’ così che l’avventura si adegua a questo cambiamento e propone scenari molto gotico-orientali, a tratti decadenti, che offrono spesso viste e panorami mozzafiato.

Il resto della ricetta viene, come detto, ripreso e sapientemente potenziato: azione che alterna momenti di combattimento a fasi di studio e di tipico movimento platform: la sensazione è però quella che ora tutto sia molto più incentrato sull’utilizzo delle armi e sugli scontri, in accordo con il look più guerrafondaio del principe.
Saranno dunque preponderanti le fasi di battaglia e proprio per tale motivo Ubisoft ha svolto un ampio (e ottimo) lavoro a livello di amplificazione e miglioramento delle mosse e dei movimenti attuabili del nostro eroe, che ancora una volta dimostra di essere il più abile degli acrobati per la gioia dei nostri occhi.
Ciò detto, ci troveremo a esplorare in lungo e in largo l’Isola del Tempo sulla quale sorge un enorme palazzo nel quale dovremo viaggiare indietro nel tempo, o più precisamente giocare con il tempo, per tornare a eventi che precedono quanto narrato in Le Sabbie del Tempo così da evitare la creazione delle Sabbie stesse, ora fatali per il principe.


Design e sonoro: coppia vincente
Graficamente parlando Prince of Persia: Spirito Guerriero non può che farci strizzare gli occhi increduli: il design sempre ispirato e originale dei livelli e delle stanze del palazzo che esploreremo trova conforto e compimento in una realizzazione grafica di primissimo livello che riesce nel difficile intento di ricreare visivamente la giusta atmosfera in ogni momento. Gli effetti grafici alternano ambienti nebulosi a visioni più definite ed evocative, mentre le sfocature dettate dal cambio di inquadratura sono sempre e semplicemente stupende ed indicate. Il principe fa sfoggio di movimenti complessi in tutta fluidità e leggerezza, si propone in piroette, salti e capriole che raramente abbiamo potuto ammirare in un videogioco. Ciò che stupisce è proprio la scioltezza e l’eleganza con la quale tali movimenti ci si parano davanti agli occhi, così che mai avremo la sensazione di avere a che fare con un burattino abilmente mosso dalla regia ma tutto sembrerà effettivamente farina del nostro sacco: presto impareremo a conoscere e sfruttare al massimo grado la miriade di combo che il nostro eroe potrà mettere in atto con il conseguente concerto di salti e combinazioni altamente e spettacolarmente scenografiche.
Lo stile gothic-dark anche un po’ orientaleggiante è senza dubbio originale e sicuramente ben realizzato e non fa rimpiangere le locazioni del primo episodio: da una parte funge da ottimo scenario per i combattimenti e dall’altra offre spunti interessanti per le fasi platform-esplorative.

Molto cool sono le sequenze in moviola (settabili per quanto riguarda la loro frequenza durante l’azione di gioco) che rallentano le mosse più spettacolari del principe, come decapitazioni a doppia lama o combo allucinanti. Ottimi anche i filmati d’intermezzo in computer grafica, un po’ meno quelli con grafica in game, leggermente spigolosi.
Il risultato che si ottiene a livello visivo è semplicemente stupendo ma d’altronde non potevamo che fidarci di sviluppatori, quelli di Ubisoft Montreal, che hanno dalla loro titoli certo non indifferenti sotto il profilo tecnico, Splinter Cell su tutti.

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Molto controverso è invece il comparto sonoro del gioco: controverso nel senso che o piace o lo si odia. Tutto perché l’accompagnamento alterna fasi di silenzio a fasi di rock duro che di norma cadono durante i combattimenti, anche se non di rado ci saranno duelli che si protrarranno nel più totale silenzio. Ora, se detestate il rock estremo e non concepite pause di silenzio assoluto potreste storcere il naso; dalla nostra possiamo dire che la miscela silenzio-fracasso ben si adatta allo svolgersi dell’azione, sia essa concitata o meno. Certo la scelta di un accompagnamento così forte pare inizialmente quasi stonare con l’ambiente che si ha attorno, ma con il passare del tempo si avrà modo di apprezzarne anche i più piccoli risvolti.
Buono il doppiaggio in italiano che però come spesso accade contrappone voci non sempre ispirate a interpretazioni più decise: in questo caso sembra forse troppo scialbo il tono di Gabriel Garko per la durezza e la virilità del principe, mentre migliori sono le interpretazioni della bella Monica Bellucci (una delle due sventole “cattive”) e di diversi personaggi secondari.


Salti, capriole e lame affilate
Il punto si cui Ubisoft ha certamente concentrato molta attenzione riguarda le movenze del protagonista: se già in Le Sabbie del Tempo il principe si esibiva in proiezioni incredibili, ora tutto sembra potenziato al massimo grado. Ciò trova compimento soprattutto nelle fasi di combattimento, nelle quali potremo davvero mettere in atto una mole infinita di combo altamente scenografiche: salti sul nemico con decapitazione finale, piroette aeree con calci a 360° o balzi su muri e sporgenze con picchiate fulminee sono solo pochi esempi di quanto avremo a disposizione. Ed è proprio questa vastità di repertorio che pian piano andrà a stuzzicare in noi la curiosità e la voglia di provare nuove combinazioni di tasti per goderne l’effetto sui malcapitati nemici: in tal modo vengono giocoforza eliminati eventuali e pericolosi momenti di frustrazione, con il conseguente risultato di un’azione sempre viva e in equilibrio tra la sottile linea che in Spirito Guerriero divide il combattimento dalle fasi platform.

Di contro se da una parte avremo dunque a che fare con un attento marchingegno che ci offrirà un sfida sempre misurata (anzi a volte anche un tantino difficoltosa) dall’altra potrà essere facile perdere la pazienza per i bisticci con le inquadrature: delle volte infatti la telecamera viene disposta in modo tale rendere davvero difficoltoso il ponderare la direzione e l’entità dei salti da spiccare, con conseguenti e letali cadute a terra. Purtroppo in questo caso anche l’evocativa visuale a volo d’uccello dimostra la sua evidente inutilità a livello pratico.
Da sottolineare è anche l’eccessiva lentezza in alcune fasi di combattimento che fa sembrare l’azione quasi una sorta di moviola perenne: ciò non è comunque sempre un difetto, perché in tal modo diviene facilmente distinguibile persino il più piccolo dei movimenti del principe.

Se la varietà di nemici da affrontare non è poi così vasta, innumerevoli sono invece le armi che potremo impugnare: la principale novità in questo senso è prima di tutto la possibilità di utilizzare ora due armi contemporaneamente. Potremo infatti raccogliere da terra qualsiasi arma nemica troveremo e decidere se scagliarla ai rivali o tenerla per sfruttare il vantaggio di avere due armi a disposizione per prodursi in decapitazioni a dir poco stilose e che vi lasciamo ovviamente immaginare.

La nuova avventura sarà in grado di garantire sane ore di divertimento ricercato, anche se dovremo spesso visitare aree già esplorate dell’immenso palazzo, pur sempre cambiate per via del fatto che viaggeremo a ritroso e in avanti nel tempo in un susseguirsi di scambi temporali.
Come accennato anche la difficoltà messa a punto dagli sviluppatori darà del filo da torcere anche a livello normale, così che dovremo fare tesoro dell’essenziale potere di tornare indietro nel tempo per evitare di compiere errori fatali. Molto in Warrior Within viene infatti giocato sull’attento e puntellato utilizzo di tale potere che farà spesso la differenza tra la vita e il game over.

Ad aggiungere nuova sfida ci penseranno poi le modalità Live incluse in questo secondo episodio per Xbox: traendo evidente spunto da quanto fatto in Ninja Gaiden, avremo la possibilità di prendere parte a livelli o arene nei quali il punteggio che totalizzeremo verrà pubblicato in classifiche mondiali osservabili online. Presente poi la possibilità di scaricare nuovi e futuri contenuti e la funzione Live Aware, tramite la quale si potrà visualizzare la propria lista amici anche durante il gioco in singolo.

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Scimitarra alla mano!
Prince of Persia: Spirito Guerriero riesce nell’intento di riproporre la ricetta vincente di Le Sabbie del Tempo pur andandola a modificare in alcuni suoi punti: tutti noi ci saremmo aspettati un seguito sulla falsariga del capitolo precedente, e invece Ubisoft mischia, seppur solo in parte, le carte in tavola e ci presenta un titolo decisamente accattivante che ha il pregio di puntare più sul combattimento che sulle altre componenti che avevano fatto grande il gioco precedente senza tuttavia venire meno all’anima tutta originale e singolare dello storico Prince of Persia, fatto di armi, enigmi e piattaforme.


Ringraziamo Ubisoft per la collaborazione.
8.4

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