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Star Wars Jedi: Survivor
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Recensione - Star Wars Jedi: SurvivorXbox Series X | SGame

A meno di tre anni e mezzo dal lancio di Fallen Order, Respawn Entertainment è finalmente pronta a consegnare nelle mani dei giocatori Star Wars Jedi: Survivor, l’atteso sequel di uno dei titoli a tema Guerre Stellari più acclamati ed apprezzati di sempre. Scopriamo insieme se la Forza scorre potente anche nel nuovo capitolo!
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Il Gioco

Sono passati cinque anni da quando il giovane Cal Kestis ha accettato di riprendere il suo percorso come Cavaliere Jedi per provare a contrastare l’espansione dell’Impero Galattico, che dopo la caduta dell’Ordine dei Jedi e la successiva epurazione perpetrata dagli Inquisitori sembra davvero inarrestabile. Dopo essere stato stato salvato da Cere Junda, una ex-cavaliere Jedi, e dal suo pilota, Greez Dritus, il protagonista ha preso parte a una pericolosa missione volta a rifondare da zero l’Ordine e ristabilire, per quanto possibile, la pace in tutta la galassia. Dopo gli eventi narrati nel primo capitolo, sul quale non rivelerò altri dettagli per evitare fastidiosi spoiler a chi non lo ha giocato, qualcosa però è cambiato. Il gruppo si è separato e ognuno ha seguito la propria strada. Cal ha proseguito il suo percorso di addestramento e, nel frattempo, si è unito a un gruppo di ribelli sotto la guida di Saw Guerrera.

MX Video - Star Wars Jedi: Survivor

Ed è proprio durante una missione di recupero di informazioni imperiali top-secret, ambientata nella capitale Coruscant, che prende il via Star Wars Jedi: Survivor, il secondo capitolo della saga action in terza persona sviluppata da Respawn Entertainment. Dopo una rocambolesca serie di eventi e una fuga miracolosa, Cal è costretto ad effettuare un atterraggio di fortuna con la Mantis, la nave spaziale lasciatagli in eredità da Greez Dritus, su Koboh, un pianeta remoto situato nei pressi dell’Orlo Esterno che ben presto diventa una sorta di base operativa per il cavaliere Jedi. Qui,oltre a ritrovare un vecchio amico, Cal si imbatte infatti in un segreto rimasto letteralmente sepolto sotto la roccia dai tempi dell’Alta Repubblica, un’epoca di pace e prosperità ormai andate perdute. Un segreto che potrebbe permettere all’Ordine dei Jedi di rinascere e, probabilmente, di rovesciare l’esito della guerra. Cal intraprende così un viaggio attraverso la galassia che, nelle 20 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda, lo porterà a visitare 5 pianeti diversi e ad affrontare non solo l’Impero Galattico, ma anche una fazione completamente inedita conosciuta come i “Predoni del Caos”.

Al netto delle ovvie differenze per quanto riguarda trama e sceneggiatura, Star Wars Jedi: Survivor si propone come un sequel diretto di Jedi Fallen Order e, come tale, ripropone la maggior parte delle caratteristiche peculiari del suo predecessore. Alla base del gameplay troviamo un’altra volta il mix di esplorazione in stile “metroidvania” e combattimenti in terza persona, con tante piccole aggiunte e modifiche sotto tutti i punti di vista. Grazie a quanto appreso nel corso della prima avventura e del successivo addestramento, Cal può muoversi in modo estremamente agile grazie alla Forza, aggrapparsi sulla maggior parte delle sporgenze e sfruttare molti elementi dello scenario per arrampicarsi, calarsi o, più in generale, raggiungere luoghi apparentemente inaccessibili. Il protagonista, proprio come in passato, può inoltre interagire con numerosi elementi presenti nelle ambientazioni, come funi ed ascensori, per aprire scorciatoie o passaggi alternativi, eseguire una breve corsa orizzontale sulle pareti e così via. Cal è inoltre ancora in grado di percepire gli echi della Forza, attraverso i quali può rivivere alcuni eventi del passato e scoprire maggiori dettagli sugli eventi.

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La prima novità che salta all’occhio da questo punto di vista è che adesso non bisogna più utilizzare il grilletto posteriore per aggrapparsi, visto che questa azione viene eseguita in automatico. La seconda aggiunta riguarda invece la possibilità di nuotare sia sulla superficie dei vari specchi d’acqua presenti nel gioco sia immergendosi. Nelle fasi iniziali dell’avventura Cal entra poi in possesso di un utile rampino, che può utilizzare per aggrapparsi a numerosi punti di aggancio sparsi in giro per le ambientazioni. Durante il viaggio il protagonista apprende inoltre alcune nuove abilità, come la possibilità di eseguire un scatto in avanti durante i salti o di sfruttare alcuni piccoli palloni come trampolino da cui effettuare un balzo in avanti nella direzione desiderata. Grazie alla sue capacità di percepire gli echi della Forza, Cal può infine accedere ad alcune sfide speciali, che mettono a dura prova le sue abilità in battaglia in scontri ambientati in un’arena speciale. A queste abilità si affiancano poi quelle apprese grazie ad alcuni preziosi alleati che il giovane Jedi incontrerà sul proprio cammino, ovvero Merrin e Bode.

La prima è una vecchia conoscenza della saga e farà il suo ritorno anche in questo secondo capitolo, fornendo assistenza a Cal in più di un’occasione. La “Sorella della Notte” può infatti creare degli appigli extra per il rampino del protagonista o sfruttare la Forza per riassemblare macerie e altri elementi per aprire nuovi percorsi. Ad un certo punto del viaggio, Merrin insegna inoltre a Cal come eseguire uno scatto speciale, con cui è possibile attraversare alcune barriere energetiche. Bode è uno degli altri soldati al servizio di Saw Guerrera e decide di unirsi alla squadra di Cal dopo gli eventi di Coruscant. Sfruttando il suo prezioso jetpack, Bode può raggiungere punti fuori dalla portata del protagonista per sbloccare meccanismi, spostare piattaforme e così via. Oltre al supporto di questi due preziosi compagni di viaggio, Cal può come sempre contare sul fido BD-1, un piccolo droide in grado di scansionare tantissimi elementi, così da fornire maggiori informazioni sulla storia o gli eventi passati, di sbloccare lucchetti elettronici e di manomettere in modo più o meno elaborato i sistemi dei droidi da combattimento che incontriamo lungo il cammino.

In questo nuovo capitolo il piccolo droide entra inoltre in possesso di alcuni moduli extra, che gli consentono di sbloccare alcune funzioni speciali come il “kobo-polverizzatore” e “l’elettro dardo”. Nel primo caso, BD-1 può spruzzare un tracciato di kobomateria, un materiale particolare che reagisce all’energia emessa da speciali generatori, per bruciare alcuni ostacoli. Nel secondo caso invece può lanciare un piccolo dardo in grado di fornire energia elettrica in gradi di attivare alcune specifiche parti elettroniche collegate a porte, pannelli, gru e molto altro. Su alcuni dei pianeti presenti in Star Wars Jedi: Survivor Cal può poi addomesticare alcune creature e sfruttarle come vere e proprie cavalcature o appendersi per un breve periodo ad alcuni volatili, detti “alaplani”, o droidi per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. La somma di tutti questi elementi, unita ad un level-design pensato per valorizzare l’esplorazione e spingere il giocatore a visitare più volte ogni area in cerca di nuovi percorsi, rappresenta anche in questo secondo capitolo il “cuore” dell’esperienza esplorativa del gioco, che pad alla mano risulterà estremamente familiare a chi ha giocato il precedente capitolo.

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Le uniche vere novità in tal senso ruotano tutte intorno al pianeta di Koboh e al suo avamposto principale, Meta Promessa. Il piccolo villaggio riveste infatti il ruolo di hub centrale per l’intera avventura, con il suo saloon sempre pronto ad accogliere nuovi NPC con cui chiacchierare, vari vendor con cui scambiare i vari collezionabili raccolti durante l’esplorazione per ottenere nuovi elementi cosmetici o preziosi potenziamenti e tutto il necessario per prepararsi al meglio tra una missione e l’altra.Nel corso del proprio viaggio, Cal si imbatte in alcuni personaggi speciali, che potrebbero decidere di trasferirsi in zona fornendo il proprio supporto al protagonista. Sul pianeta di Koboh sono poi nascoste alcune Camere di Meditazione Jedi, delle stanze speciali nei quali Santari Khri, un’antica Jedi, ha celato preziosi insegnamenti protetti da rompicapo ambientali particolarmente elaborati, da risolvere facendo appello alle proprie capacità di osservazione, alla logica e alle abilità speciali di Cal.

Il secondo elemento centrale di Star Wars Jedi: Survivor è ovviamente rappresentato dal sistema di combattimento, che in modo analogo a quanto accaduto con le fasi esplorative riprende in maniera fedele le meccaniche presenti nel primo capitolo e le espande con tante nuove possibilità. Cal è un Jedi e, come tale, predilige l’uso di un solo strumento durante gli scontri, ovvero la sua spada laser. Alla base di tutto troviamo nuovamente il sistema di controllo basato su attacchi standard e attacchi con la Forza, ai quali si affiancano i poteri “base”, ovvero “Spinta”, “Attrazione” e “Rallentamento”, che permettono rispettivamente di lanciare i nemici, di trascinarli verso il protagonista o di rallentare brevemente tutti i nemici che lo circondano. Avanzando con la storia, Cal apprende inoltre come confondere i propri avversari, per lasciarli temporaneamente storditi o per spronarli ad attaccare un altro bersaglio (alleati inclusi), come sollevare i nemici e come far schiantare a terra con violenza avversari e oggetti. Il supporto di Merrin e Bode non si limita solo alle fasi esplorative, ma trova ampio spazio anche durante gli scontri. In molte occasioni Cal si trova infatti a combattere fianco a fianco con i propri alleati, che vengono gestiti dalla I.A. e che possono essere indirizzati verso uno specifico avversario dal protagonista se necessario.

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La vera novità da questo punto di vista è però rappresentata dalla presenza di 5 stili di combattimento diversi, che si traducono in altrettanti modi differenti di impugnare la spada laser e interpretare gli scontri. Lo stile Singolo, ovvero quello in cui il Cal brandisce l’arma con una sola mano, è quello più tradizionale e, di conseguenza, quello più equilibrato. Lo stile a Doppia Lama, ovvero l’impugnatura a mo’ di bastone resa celebre da Darth Maul, è invece improntata alla rapidità ed all’agilità, due caratteristiche fondamentali quando si affrontano gruppi di nemici numerosi. Cal può poi optare per lo stile offensivo “a Due Spade”, che come facilmente intuibile si basa sull’utilizzo di due lame contemporaneamente, o sulla “Guardia Incrociata”, che prevede l’impugnatura a due mani per sferrare colpi estremamente potenti, seppur molto lenti. L’ultimo stile è quello denominato “Blaster”, che affianca all’uso della nobile lama Jedi quello di una “volgare” arma da fuoco che permette a Cal di colpire i nemici anche a distanza, con il caricatore che si riempie progressivamente in base ai colpi messi a segno con la spada.

In ogni momento, escluse alcune specifiche sequenze, Cal può equipaggiare due diversi stili e passare rapidamente da uno all’altro attraverso la croce direzionale, così da adattare rapidamente il proprio modo di combattere alla situazione da affrontare. Ogni stile propone poi il proprio percorso di miglioramento, il che ci porta a parlare del sistema di progressione presente in Star Wars Jedi: Survivor. Proprio come per il precedente capitolo, Respawn Entertainment ha optato per un approccio in stile “souls-like”, ma meno integralista. Uccidendo nemici e esplorando le ambientazioni, il protagonista ottiene punti esperienza che, una volta raggiunto il quantitativo necessario, permettono di sbloccare punti abilità da spendere per sbloccare nuove abilità in uno dei 9 skill-tree presenti nel gioco. In caso di sconfitta, il protagonista lascia sul terreno quanto in suo possesso e, per poterlo recuperare, è necessario tornare nello stesso punto. In alcuni casi sarà sufficiente raccogliere dal terreno ciò che si era perso mentre in altre situazioni sarà necessario colpire (non necessariamente sconfiggere) l’avversario che ci ha mandato al tappeto in precedenza.

Sia la progressione sia la rinascita passano attraverso i Punti di Meditazione, dei luoghi speciali che è possibile incontrare durante l’esplorazione e presso i quali è possibile ripristinare le energie, modificare gli stili di combattimento equipaggiati, sbloccare nuove abilità, accedere all’addestramento e decidere quali “Benefici” attivare. Nello specifico si tratta di 25 potenziamenti unici che è possibile raccogliere proseguendo nell’avventura, completando le Camere di Meditazione o scambiando collezionabili con uno specifico NPC. Ognuno di questi potenziamenti influenza uno o più aspetti, incrementando per esempio i danni di un certo tipo, migliorando i tempi di recupero o garantendo un bonus nei punti esperienza raccolti, e occupa un certo numero di slot tra quelli a disposizione del protagonista. Durante l’esplorazione Cal potrebbe inoltre imbattersi in speciali “echi” che, una volta raccolti, vanno a potenziare in modo permanente la salute e la quantità massima di Forza o che forniscono punti abilità extra.

I nemici, dal canto loro, non resteranno certo fermi mentre Cal tenta di farli letteralmente a pezzi con la sua spada laser. In Star Wars Jedi: Survivor sono presenti oltre 60 tipologie differenti di avversari, che spaziano dai classici soldati imperiali a una vasta gamma di bestie ostili che è possibile incontrare sui vari pianeti, passando per varie tipologie di droidi e fazioni speciali come i Predoni del Caso e gli Haxion. Anche se in tanti casi si tratta di “varianti”, specie all’interno delle fazioni più organizzate, ogni unità ha i propri punti di forza e le proprie debolezze, che vengono ricapitolate nella guida tattica accessibile dal menù di gioco dopo averne scansionato i resti. Come da tradizione del genere souls-like, anche il nuovo capitolo della saga di Respawn Entertainment alterna scontri con nemici standard a combattimenti con boss secondari e principali, generalmente identificati con un nome unico e con una rappresentazione a schermo intero della barra della salute. Rispetto al precedente capitolo, il nuovo episodio propone alcune novità come i nemici leggendari, tra cui ricade anche il Rancor mostrato in uno degli ultimi trailer, e i fuorilegge sulla cui testa pende una taglia, che è possibile ottenere interagendo con un NPC che staziona fisso al Saloon del pianeta di Koboh.

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A completare l’offerta troviamo nuovamente la possibilità di personalizzare nei minimi dettagli la spada laser di Cal, modificando separatamente tutte le parti e variando il colore della lama, o l’aspetto di BD-1, per il quale è ora possibile selezionare skin differenti per le varie parti del “corpo”. Il nuovo capitolo introduce inoltre la possibilità di modificare capigliatura e barba del protagonista, di variarne l’abbigliamento nel corso dell’avventura e di personalizzare l’aspetto del blaster in dotazione. Tutte queste meccaniche si basano sulla raccolta di parti o capi di abbigliamento, generalmente custodite nelle casse sparse per le ambientazioni o acquistabili presso i vari vendor su Koboh. Anche dal punto di vista della difficoltà, questo secondo capitolo prosegue sulla strada tracciata dal predecessore e permette al giocatore di selezionare il livello di difficoltà tra quattro diverse opzioni prima di iniziare la partita e di variarlo in qualunque momento attraverso il menù di gioco. Una volta conclusa la prima run, si sblocca poi la modalità Nuovo Gioco +, che permette di rigiocare da zero l’intera avventura mantenendo la maggior parte dei progressi ottenuti e dei collezionabili raccolti.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, Star Wars Jedi: Survivor propone due differenti modalità grafiche su Xbox Series X. La modalità Qualità, quella che è indicata anche dagli sviluppatori come quella standard, permette al gioco di raggiungere i 4k nativi con frame-rate bloccato a 30 fps. Attivando la modalità “Prestazioni” la risoluzione massima si assesta invece sui 1440p, così da consentire al frame-rate di puntare ai tanto agognati 60fps. Su Series S troviamo invece una sola modalità grafica in 1080p a 30fps. Entrambe le versioni supportano la tecnologia HDR e possono godere di tempi di caricamento decisamente inferiori rispetto a quanto accadeva nel primo capitolo, sia quando si avvia una partita sia quando si muore o si sfrutta il viaggio rapido. Il comparto audio è invece affidato a una colonna sonora originale in perfetto stile Star Wars, che miscela le sonorità classiche della saga a brani inediti perfettamente in linea con le atmosfere del gioco. Buone notizie infine per chi non ama giocare titoli in una lingua diversa dall’italiano: anche questo secondo capitolo è infatti interamente localizzato nella nostra lingua sia per quanto riguarda i testi sia per quanto riguarda i numerosi dialoghi presenti nel gioco.

Amore

Combat System

- Il punto di forza principale di Star Wars Jedi: Survivor risiede, proprio come nel primo capitolo, nel sistema di combattimento messo a punto dagli sviluppatori, che permette al giocatore di calarsi completamente nel ruolo di cavaliere Jedi e combattere a colpi di spada laser e poteri della Forza. Se però in Jedi Fallen Order il “piacere” derivava principalmente dall’apprendere progressivamente nuove abilità, in questo caso sono la varietà di approcci e la libertà di interpretare ogni scontro a fare la differenza. I 5 stili di combattimento presenti consentono infatti al giocatore di decidere in modo molto più libero che tipo di Jedi essere e come approcciare ogni battaglia, affiancando alle abilità con la spada una selezione di poteri che, se ben combinati tra di loro, possono dare vita a combattimenti davvero memorabili.

Esplorazione

- Il secondo pilastro sul quale si regge il gameplay di Star Wars Jedi: Survivor è ovviamente rappresentato dalle fasi esplorative, che in perfetto stile metroidvania continuano ad offrire nuovi spunti al giocatore dall’inizio alla fine dell’avventura. Ogni nuovo capitolo e ogni nuovo pianeta portano con sé nuove abilità e nuove opzioni per il giocatore, che una volta padroneggiate in quella specifica situazione entrano a far parte delle possibilità di Cal e possono essere sfruttate in tutte le altre ambientazioni per raggiungere aree inesplorate. Un ruolo fondamentale da questo punto di vista è ricoperto dal level-design, che si conferma ancora una volta il fiore all’occhiello della produzione con percorsi ingegnosi, una gestione oculata delle scorciatoie e una struttura generale dei livelli capace di mettere sempre alla prova le abilità del giocatore, il tutto nonostante l’aumento considerevole delle dimensioni di ogni singolo pianeta.

L’unione fa la Forza

- Normalmente non sono un amante dei “companion”, ma devo ammettere che in Star Wars Jedi: Survivor gli alleati vengono gestiti in modo equilibrato e, soprattutto, davvero funzionale al gameplay. Nelle fasi esplorative sia Merrin sia Bode permettono a Cal di eseguire azioni altrimenti impossibili, di raggiungere luoghi inaccessibili o di sfuggire a situazioni apparentemente senza via di uscita con sequenze al cardiopalma. In combattimento, entrambi gli alleati rappresentano un valido aiuto nelle situazioni più complesse, specie durante le boss-fight e anche in assenza di costanti indicazioni da parte del giocatore, condendo il tutto con animazioni e mosse finali di squadra davvero spettacolari. Un risultato davvero inaspettato.

Un finale in crescendo

- Sarò sincero. Star Wars Jedi: Survivor non ha una trama memorabile. Si lascia giocare senza problemi dall’inizio alla fine, prosegue nel modo corretto sulla strada lasciata dal predecessore e non sfocia mai nel fanservice eccessivo, ma nulla di più. Nell’ultima parte del gioco però le cose cambiano. La trama si infittisce, il ritmo di gioco aumenta e, più in generale, tutto diventa puù emozionante grazie ad alcune trovate interessanti e alla presenza di alcuni colpi di scena in grado di rendere l’intera vicenda meritevole di essere vissuta sia dagli amanti della saga sia da chi cerca un action dotato di una sceneggiatura di buona qualità.

Panorami mozzafiato

- Pur senza raggiungere l’eccellenza dal punto di vista tecnico, Star Wars Jedi: Survivor stupisce per la qualità delle ambientazioni, per la profondità visiva e per lo straordinario colpo d’occhio che tutti i pianeti, anche quelli apparentemente meno accattivanti, sanno regalare. Nel corso dell’avventura Cal attraversa una serie di location molto diverse da loro, tra cui pianeti selvaggi, paludi, basi militari, strutture segrete e luoghi antichi tutti ricchi di dettagli ed elementi iconici capaci di farci sentire davvero parte del meraviglioso mondo di Star Wars

Longevità

- Come ho scritto nel corpo della recensione, per completare Star Wars Jedi: Survivor si impiegano circa 20 ore, variabili come sempre in base alle proprie abilità, al livello di difficoltà selezionato e a quanto tempo si decide di dedicare all’esplorazione. Questo dato si riferisce però solo al tempo necessario per raggiungere il finale, nel mio caso con una percentuale di completamento generale pari al 70%. Chi vuole raggiungere il 100% deve mettere in conto almeno altre 10 ore, che diventano molto di più se si decide di cimentarsi anche in una nuova run in modalità Nuovo Gioco +. Un dato estremamente positivo per un gioco del genere, anche in virtù del fatto che il backtracking non è mai noioso o privo di stimoli grazie all’ottimo lavoro svolto sul fronte del level design.

Odio

Boss fight dimenticabili

- Una delle cose che più non mi ha convinto di Star Wars Jedi: Survivor sono gli scontri coi boss, che a parte un paio di rare eccezioni non riescono a rimanere impressi nella memoria per più di qualche secondo a causa di arene poco ispirate, moveset non particolarmente elaborati e, più in generale, per l’assenza di tutti quegli elementi capaci di rendere davvero unico lo scontro con un avversario potente. Si tratta di un elemento fondamentale all’interno dei generi a cui la saga di Respawn si ispira e che potrebbe davvero permettere agli sviluppatori di fare il salto di qualità se ben implementato.

I.A. migliorabile

- Lo so che, sin dai tempi della prima trilogia, i soldati imperiali non hanno mai brillato per furbizia e gestione tattica degli scontri, ma personalmente mi sarei aspettato una maggiore profondità da questo punto di vista in Star Wars Jedi: Survivor, almeno da parte dei soldati umani e dei droidi più avanzati. La presenza di tantissime unità diverse viene purtroppo ridimensionata da questo elemento, che di fatto appiattisce un po’ l’esperienza di gioco sul lungo periodo nonostante la costante introduzione di nuove minacce o di varianti di unità già note. La gestione delle ambientazioni da questo punto non aiuta perché nella maggior parte dei casi ci troviamo ad affrontare i nemici frontalmente senza che questi possano in qualche modo attuare delle tattiche diverse, se non in rarissime occasioni. Un vero peccato.

Meccaniche poco rifinite

- Star Wars Jedi: Survivor è un sequel ambizioso, che mette sul piatto tante novità rispetto al suo predecessore. Se da un lato è vero che la maggior parte di esse funziona bene, dall’altro è impossibile non notare che alcune meccaniche risultano un po’ grezze o poco integrate all’interno del sistema di gioco. La meccanica di salto sui palloni, per esempio, è abbastanza confusa e non sempre i controlli rispondono come si deve. Lo stesso si può dire di alcune sequenze di esplorazione, nelle quali il percorso corretto da seguire non è chiaro nemmeno dopo averle superate, o della gestione delle cavalcature, davvero poco approfondita e poco gratificante. Una maggiore attenzione da questo punto di vista non avrebbe guastato.

Troppi elementi da scansionare

- Se avete letto la mia recensione di Star Wars Jedi Fallen Order, sicuramente vi ricorderete del mio apprezzamento per la presenza di pochi collezionabili ben inseriti nel contesto di gioco. Da questo punto di vista, il nuovo capitolo non si discosta molto dal suo predecessore se non per un particolare: gli elementi che è possibile ispezionare con BD-1 per raccogliere informazioni. Il numero di informazioni è davvero mastodontico, tanto che in alcune zone il piccolo droide è costretto a salire e scendere costantemente dalla spalla di Cal per indicare tutti gli oggetti con cui è possibile interagire. Si tratta di una meccanica che rischia di spezzare il ritmo di gioco, specie nelle sequenze più action, e che, in molti casi, non aggiunge nulla di particolarmente interessante alla vicenda o al contesto.

Tiriamo le somme

Star Wars Jedi: Survivor è un sequel solido, vasto e ambizioso che parte dalle fondamenta poste dal primo capitolo nel 2019 per dare vita ad un’avventura a tinte action capace di soddisfare tutti gli amanti del genere e i fan di Star Wars. Le tante novità introdotte sul fronte dell’esplorazione e del combattimento permettono al gameplay di evolvere e di risultare più completo rispetto alla prima missione di Cal & soci, il tutto senza abbandonare le dinamiche da metroidvania e souls-like tanto apprezzate da pubblico e critica. Un titolo non perfetto, che presta il fianco ad alcune critiche nella trama e nella gestione degli scontri, specie quelli con i boss, e che, in alcune occasioni, non riesce a risultare rifinito o bilanciato in tutti i suoi elementi, ma che nonostante tutto diverte e coinvolge senza particolari difficoltà dall’inizio alla fine. Un gioco che merita sicuramente di entrare nella vostra lista dei desideri se avete giocato ed apprezzato il primo capitolo o, perché no, anche se siete “solo” alla ricerca di un titolo d’azione in terza persona capace di regalare tante ore di sano divertimento.
8.8

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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