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Protocol

Recensione - ProtocolXbox One DigitalGame

Lo studio russo Fair Games ci propone Protocol, avventura in prima persona nata originalmente per la VR e che approda ora anche su Xbox adattata agli schermi e controlli classici. Cosa accade in caso di contatto con gli alieni? Dobbiamo ovviamente seguire il Protocollo: ecco come.
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Il Gioco

La ricetta del titolo indie di cui vi parlo quest'oggi prevede numerosi ingredienti. Si parte da una base di avventura in prima persona, con un'abbondanza di puzzle e qualche pizzico di sparatutto, il tutto con un contorno sci-fi ironico e autoreferenziale condito da una sana dose di horror spaziale alla Prey. E, come fosse una ricetta, il giocatore è chiamato a seguire istruzioni molto precise, assicurandosi di non allontanarsi mai dal Protocollo preimpostato, poiché questo potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

MX Video - Protocol

Il protagonista del gioco è un soldato scelto per condurre il primo contatto con una misteriosa forma di vita aliena in Antartide, un'evenienza che è stata studiata e preparata per anni e anni e per la quale gli scienziati hanno creato un rigoroso "Protocollo", una serie di regole da seguire in casi come questo. Si tratte di regole rigidissime da seguire per evitare contaminazioni e non creare conflitti con le forme di vita aliene: queste ci vengono comunicate da una voce IA, fin dall'atterraggio sul luogo del contatto con la nostra capsula passando per ogni azione ed interazione durante l'intera avventura. Questo rende il gameplay sempre molto contestuale, ogni enigma da risolvere è infatti un ordine del Protocollo da seguire, con leve e pulsanti da manovrare, oggetti da portare da un punto all'altro, materiali da combinare e così via.

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Le conseguenze di un fallimento nel seguire queste istruzioni sono letali: l'immediata eliminazione del protagonista e dell'intera missione, per evitare rischi di contaminazione o qualunque altro pericolo. Questo rende il gioco piuttosto complesso e, talvolta, frustrante. Del resto, fin dal primo avvio, è il gioco stesso ad avvertirci di ciò: alcuni Protocolli sono rigidi, non è facile trovare la soluzione, quindi si morirà spesso, costringendoci giocatore a ricominciare delle sequenze anche molto lunghe. Trial and error per definizione e per volontà degli sviluppatori, dunque. Le origini VR del titolo si notano inevitabilmente nel sistema di controllo, con tantissime situazioni in cui dobbiamo muovere con precisione degli oggetti, pensate originalmente per i precisi controller della VR e che invece con un classico pad risultano più macchinose ed imprecise. Quando dobbiamo premere un pulsante, ad esempio, dobbiamo muovere la mano del protagonista, puntare il dito con la pressione di un tasto e premere il pulsante, mentre in un normale titolo non avremmo trovato altro che un comando tipo "premi A per azionare il pulsante".

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Dopo qualche ora, i classici enigmi ad interazione lasciano spazio anche a sempre più sezioni action, dove un gameplay da sparatutto in prima persona piuttosto lento e basilare è alla base di combattimenti a ondate contro robot, alieni e così via. E questa evoluzione non avviene solo lato gameplay, ma anche nelle ambientazioni: quello che inizia come qualcosa di abbastanza plausibile e realistico in una stazione in Antartide dà ben presto spazio ad aree sovrannaturali, talvolta stravolgendo le regole del nostro mondo.

La storia è narrata principalmente tramite note, messaggi e schermate sui computer che narrano meglio cos'è successo in questa base, con l'IA che diventa parte integrante degli eventi una volta che l'efficacia dei Protocolli viene messa in dubbio. Non vi svelerò i colpi di scena della trama, ma come in tanti giochi del genere l'impressione iniziale non è assolutamente indicativa di come stanno veramente le cose. Nel bene o nel male, gli enigmi lenti e macchinosi portano il gioco ad avere una discreta durata per gli standard di questo tipo di videogame, con almeno 5-6 ore richieste anche per chi cerca di affrettare un po' i tempi, visti i ritmi molto bassi.

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Graficamente il titolo è appena sufficiente, con modelli poligonali abbastanza soddisfacenti ma ambienti spogli e texture sfocate che tradiscono l'origine VR del titolo. I movimenti, la visuale e le interazioni sono molto lente e macchinose, che poi è uno dei principali motivi della durata abbastanza elevata del titolo. Manca infine la localizzazione italiana.

Amore

Attenersi al Protocollo!

- Molti titoli si possono ridurre alla riproduzione costante di una formula di gioco, che sia l'alternanza tra copertura e attacco di certi sparatutto o la costruzione e assalto nei giochi di strategia. In Protocol ogni livello prevede di dover seguire un certo Protocollo, che sia per sbloccare una porta, far ripartire una centralina o assumere sostanze: sta a noi capire come seguire le istruzioni, spesso con risultati divertenti quando falliamo in questi compiti apparentemente semplici. Un'idea di gioco sicuramente molto interessante.

Odio

Trial and error letale

- Protocol è un gioco impegnativo, frustrante, dove ci vuole tanta pazienza. Fin troppa, a esser sincero. Alcuni enigmi e situazioni di gioco possono essere impegnativi, ma il grosso della difficoltà arriva da input confusi, comandi imprecisi, performance dubbia e un motore fisico che spesso rende oggetti importantissimi piuttosto difficili da notare o raggiungere. Spesso e volentieri c'è un tempo limite per svolgere un certo compito, e fare un'azione sbagliata ci riporta all'ultimo checkpoint costringendoci a rifare ancora una volta una lunghissima sezione monotona. Un titolo che punta su enigmi complessi e gameplay che cambiano da una stanza all'altra non dovrebbe essere così punitivo.

Poco curato

- Che molti giochi VR non siano per forza dei capolavori a livello grafico è appurato, si sa che è una tecnologia che richiede molta potenza hardware e si fanno compromessi con la grafica. E la resa grafica poco impressionante sarebbe un problema minore, ben più grave invece la performance del gioco ballerina, che obiettivamente frustrante e poco godibile quasi ogni elemento del gioco, specialmente le parti di stampo FPS. Si nota particolarmente questo problema in un mondo old school nella seconda metà del gioco, dove ci sono grafiche che ricordano gli FPS degli anni '90; offrire prestazioni così carenti, mentre si cerca di omaggiare ad alcuni degli sparatutto più reattivi e precisi della storia, è decisamente una pessima idea.

Italiano non pervenuto

- Una delle poche cose abbastanza riuscite del titolo è il concept e la piccola storia di mistero che si sviluppa nel corso dell'avventura. Sono supportate tante lingue, tra cui l'inglese, il tedesco e il russo, ma purtroppo dell'italiano nessuna traccia, problema che limita ulteriormente il titolo nel nostro paese.

Tiriamo le somme

Come per altri porting dal mondo VR, anche il titolo di Fair Games non riesce a convincere perché era inizialmente pensato per un tipo d'esperienza molto diversa. Protocol sarà stato anche un'esperienza interessante in VR, ma pad alla mano si rivela essere un action/puzzle game lento, noioso, frustrante, approssimativo e ripetitivo. C'era il potenziale narrativo ed atmosferico per creare un buon titolo anche per i classici controller, ma si sarebbe dovuto riprogettare gran parte del game design e del sistema di controllo. Così com'è, non me la sento di consigliarlo nemmeno ai fan sfegatati dei puzzle in prima persona.
4.5

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L'autore

autore

Prima di saper scrivere a mano, sapeva già immettere i comandi DOS per avviare Doom, ma dopo una lunga vita al PC, il mondo di Halo lo avvicina alle console Microsoft. Non si nega i classici giochi tripla-A, specialmente gli FPS competitivi, ma passa la maggior parte del tempo a scovare gemme nascoste, dagli indie insoliti ai folli shmup giapponesi.

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Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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