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Bloodstained: Curse of the Moon

Recensione - Bloodstained: Curse of the MoonXbox One DigitalGame

In attesa di Bloodstained: Ritual of the Night, Koji Igarashi fa uscire a sorpresa uno spin-off che richiama look, design e gameplay dei primissimi Castlevania 8-bit. Scopriamo insieme Bloodstained: Curse of the Moon!

Il Gioco

Avviando Bloodstained: Curse of the Moon per la prima volta si viene trasportati in un'altra epoca, quella del NES quando usciva il mitico Castlevania III: Dracula's Curse. Gli elementi ci sono tutti: un cacciatore di demoni con frusta, un suo alleato che lancia coltelli, edifici gotici pieni di mostri e fantasmi, tesori da raccogliere, porte da attraversare per passare tra le aree dei livelli, temibili boss… persino i menu e l'HUD sono identici a quelli dell'epoca, per non parlare dell'epica colonna sonora 8-bit. Sì, è proprio come se fosse un sequel dei primissimi Castlevania, anche se per motivi si copyright personaggi e storia sono necessariamente diversi.

Ma per quanto Bloodstained: Curse of the Moon sia un gioco creato appositamente a quella nicchia di giocatori che ha adorato proprio quell'epoca specifica di Castlevania, è giusto partire dal presupposto che non tutti conoscono tali classici che hanno contribuito a dare vita al genere noto oggi come metroidvania, nato proprio dall'unione delle due saghe storiche che hanno meglio caratterizzato questo design: Metroid e Castlevania. Bloodstained: Curse of the Moon è alla base un platform game bidimensionale mirato all'azione, al combattimento invece che a salti millimetrici o acrobazie alla Super Mario. I livelli presentano molte piattaforme mobili, pozzi senza fondo e trappole, ma si tratta solitamente dei piccoli intoppi che vanno affrontati anche in concomitanza con alcuni nemici che rendono la vita più difficile, anche perché essere colpiti ci spinge all'indietro con il famoso effetto knockback, portando così facilmente a una morte prematura in trappole che sembravano già superate. Sono proprio questi nemici il punto focale, l'elemento principale del gameplay, e qui entrano in gioco i combattimenti alla Castlevania tra spade, fruste, coltelli, e abilità magiche.

MX Video - Bloodstained: Curse of the Moon

Non sarà comunque necessario memorizzare una marea di tasti per i numerosi attacchi che ci propone il titolo, poiché ogni personaggio ha solamente un attacco corpo a corpo e un'abilità distinta. Ognuno dei primi 4 livelli superati sblocca un nuovo compagno di viaggio che a sua volta ha diverse funzionalità, sia d'attacco che di movimento. Il personaggio femminile del secondo livello, per esempio, può fare delle scivolate per terra che le permettono di passare attraverso passaggi angusti, nonché un attacco corpo a corpo che arriva più lontano. La sua abilità secondaria, però, per bilanciare le cose, risulta essere più debole. Ogni personaggio ha quindi pregi e difetti, e possiamo passare da uno all'altro in qualunque momento per sfruttare i punti di forza di ognuno. Essendo anche dotati di barre di vita separate, cambiare personaggio diventa effettivamente un modo anche per allungarsi la vita in caso di guai.

E i guai, giustamente, sono frequenti. Bloodstained: Curse of the Moon è un gioco davvero ostico, soprattutto per chi non è abituato a giocare ai classici Castlevania o altri Metroidvania classici. I nemici possono ucciderci con pochi colpi, e a causa anche di trappole e cadute varie si fa presto a consumare i tre "cuori" a disposizione. Perderne uno riporta il giocatore a rifare sezioni di livello anche piuttosto lunghe, interi livelli in alcuni casi, ma perderli tutti ci riporta alla schermata iniziale e a dover ripartire dal primissimo livello. Fortunatamente c'è anche una modalità per i giocatori più "casual", con vite illimitate e knockback disattivato. Anche in questa modalità superare i livelli rimane comunque una discreta impresa, ma almeno in questo caso il fallimento è meno punitivo.

La storia è completabile in poche ore se si è abbastanza abili con questo genere di giochi, ma il gioco non finisce assolutamente lì. Troviamo difficoltà aggiuntive da sbloccare, con tanto di nuovi boss al seguito, per non parlare dei percorsi aggiuntivi e scorciatoie che è possibile trovare nei livelli, resi disponibili dallo sblocco di nuove abilità dei vari personaggi che permettono per esempio di planare sulle piattaforme o passare sotto a strettoie con una scivolata. Un'esperienza single player corta ma piuttosto rigiocabile, insomma. Farà storcere il naso ad alcuni invece l'assenza della localizzazione italiana, ma anche questo, nel bene e nel male, è un tuffo nel passato all'epoca del NES.

Amore

Dove non arriva Konami…

- I fan di Castlevania purtroppo sanno bene che Konami non sembra avere molta intenzione di riproporre questo tipo di gioch; meno male che c'è Koji Igarashi, una delle menti dietro a molti di questi classici, che oltre al più moderno e ambizioso progetto Kickstarter per Bloodstained: Ritual of the Night ha lavorato in parallelo anche su questo titolo che rievoca grafica, design e feeling dei primi tre Castlevania.

Boss creativi

- Se buona parte del gioco è al limite del plagio autoreferenziale (persino porte e scale sembrano prese pari pari dai classici Castlevania), lo stesso non si può dire dei boss, che sono davvero atipici e spassosi, a partire dal bestione meccanico del primo mondo. Non voglio rivelarvi troppo, ma vi posso anticipare che ci sono novità in questo senso anche rigiocando il titolo alle difficoltà aggiuntive, sbloccate dopo il completamento del gioco. Tra abilità nuove che cambiano il modo di affrontare i livelli, percorsi alternativi e punteggi da battere, senza dubbio vale la pena riaffrontare più di una volta questi temibili boss e i livelli ad essi legati.

Odio

Troppo retrò?

- Shovel Knight è un esempio straordinario di come prendere uno stile e un design di gioco molto retrò aggiornando però il progresso, il sistema di movimenti e bilanciando il tutto per un'esperienza molto più moderna di quanto la grafica pixelosa possa far intendere. Bloodstained: Curse of the Moon è invece, nel bene e nel male, un'esperienza completamente retrò: 3 vite, knockback sui colpi subiti con conseguenti cadute letali, movimenti limitati tra cui l'impossibilità di saltare mentre si è su una scala e così via. Concordo sul fatto che ci sia bisogno di più giochi simili ai classici Castlevania, ma non vuol dire che se ne debba replicare i limiti tecnici e di design.

Difficoltà punitiva

- Complice il già citato design molto retrò, Bloodstained: Curse of the Moon punisce gli errori dei giocatori in maniera davvero troppo severa. Si parte con sole 3 vite e perderne una rimanda spesso indietro di numerosi minuti di gioco, mentre perderle tutte costringe a ripartire dall'inizio del gioco. Visto che certi nemici e soprattutto alcuni boss ci fanno inevitabilmente fuori diverse volte prima di poterne comprendere il funzionamento effettivo, l'inevitabile perdita dei progressi può portare a un po' di frustrazione.

Tiriamo le somme

Bloodstained: Curse of the Moon è praticamente un viaggio nel tempo. Probabilmente si tratta dell'esperienza Castlevania più vicina ai classici originali dello scorso secolo; in questo spin-off dell'imminente Ritual of the Night, Koji Igarashi riesce a catturare feeling, level design e gameplay dei primi capitoli, mantenendone però anche alcuni difetti e soprattutto i limiti tecnici. E' un titolo corto seppur rigiocabile, ma incredibilmente soddisfacente per chi è cresciuto su Castlevania anche se una svecchiata ad alcuni aspetti non avrebbe certo guastato.
7.5

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L'autore

autore

Prima di saper scrivere a mano, sapeva già immettere i comandi DOS per avviare Doom, ma dopo una lunga vita al PC, il mondo di Halo lo avvicina alle console Microsoft. Non si nega i classici giochi tripla-A, specialmente gli FPS competitivi, ma passa la maggior parte del tempo a scovare gemme nascoste, dagli indie insoliti ai folli shmup giapponesi.

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Commenti

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