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Painkiller: Hell & Damnation
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Recensione - Painkiller: Hell & DamnationXbox 360Game

Tradizionalmente il periodo estivo non offre grandi proposte per ciò che concerne il mercato videoludico, vuoi perché la soffocante calura non inviti molto a chiudersi in casa davanti ad un monitor, vuoi soprattutto perché gli sviluppatori riserbino i pezzi da novanta, i titoli tripla A, per la ben più ricca stagione autunnale. In ogni caso qualche titolo potenzialmente interessante fa capolino tra scaffali dei negozi come nel caso di Painkiller: Hell & Damnation, remake dell’ omonimo FPS uscito nel lontano 2004, che si propone di condurci in un infernale viaggio dalle tinte estremamente violente.

Il Gioco

A seguito di un terribile incidente stradale che ha spezzato la sua vita e quella della sua amata consorte, l’anima di Daniel Garner, protagonista di questo sparattutto in soggettiva, si trova al cospetto del Tristo Mietitore, la Morte in persona, che, in una sorta di perverso e macabro gioco gli offre la possibilità di ricongiungersi con l’anima dell’amata compagna di vita, smarrita in una sorta di limbo, afflitta da eterna sofferenza. Il patto è semplice: poiché la Morte, a seguito di una scommessa con il Demonio ha perso settemila anime, Daniel sarà chiamato a recuperarle, fronteggiando e massacrando le schiere demoniache, forte di un vasto quanto particolare arsenale, ma soprattutto della Soul Catcher, una potentissima arma offertagli proprio dalla Morte per accelerare l’operazione di “raccolta”.

Questa l’esile base narrativa su cui poggia il gameplay di un FPS dalle meccaniche molto tradizionali, che ci vedrà impegnati attraverso i quattro atti che ne compongono la campagna single player, nel massacro delle orde infernali e degli enormi boss di fine livello.

Essendo Painkiller: Hell & Damnation remake dell’omonimo titolo uscito ormai ben dieci anni fa, era piuttosto scontato aspettarsi una meccanica di gioco in linea con le produzioni dell’epoca. Ed infatti è esattamente così. Painkiller: Hell & Damnation è uno shooter piuttosto “ignorante”, che richiederà in buona sostanza di “blastare” tutto ciò che tenti di frapporsi tra noi ed il prossimo checkpoint, scaricando copiose dosi di rovente piombo (ma non solo!) sui malcapitati demoni accorsi alla mattanza ed acquisendone le anime, attraverso le quali potremmo tra l’altro accedere alla forma demoniaca del nostro alter-ego, in grado di mutare in un’inarrestabile e drammaticamente letale macchina di distruzione.

La stessa struttura dei livelli, estremamente lineare e concepita come una serie di aree da ripulire in successione palesa la natura “old” del titolo: non è dato spazio all’esplorazione, non c’è il rischio di perdersi attraverso i livelli: in Painkiller: Hell & Damnation si avanza, e si massacra. Punto!

Amore

Violenza gratuita

- Occulto, violenza, scene macabre e splatter. E’ fondamentalmente attraverso questi tre capisaldi che Painkiller: Hell & Damnation tenta di solleticare l’interesse del giocatore, ed in effetti in un certo qual modo ci riesce pure. Girare attraverso gli stages eliminando nei modi più atroci i nostri opponenti, impalandoli ai muri mediante la nostra “lancia pali” o affettandoli, decapitandoli e smembrandoli utilizzando le lame della Soul Catcher, o ancora facendoli saltare in aria mediante barili esplosivi in un tripudio di sangue e brandelli di carne riesce sempre a generare un sano, macabro divertimento. Peccato che...

Odio

Inferno visivo

- ...peccato che visivamente l’engine grafico non riesca a rappresentare le scene “gore” con il dovuto realismo, sostituendo il raccapriccio con la delusione e palesando l’età del motore di gioco che, nonostante il lifting apportato dall’Unreal Engine 3, risulta visivamente molto deludente. Praticamente ogni aspetto che possa essere ricondotto alla voce “grafica” non convince per nulla, sia che si parli di dettaglio delle texture, oppure che si vada ad analizzare il sistema di illuminazione. In alcuni casi, specialmente negli scontri con i boss di fine livello, può capitare di imbattersi in odiosi crolli del frame rate, tra l’latro quasi inspiegabili vista la povertà di elementi visualizzati su schermo. Le stesse location che visiteremo soffrono moltissimo di tale pochezza visiva, ed a peggiorare le cose subentra anche il fatto che esse siano piuttosto anonime e poco ispirate, quasi sempre ambientate in spazi chiusi (non che nei pochi scorci all’aperto le cose cambino molto, sia chiaro) che in ogni modo non riescono a trasmettere quel senso di claustrofobia che ci si potrebbe aspettare da un’ambientazione come quella di Painkiller: Hell & Damnation.

Soundtrack

- Painkiller. Già il nome potrebbe far accendere più di qualche lampadina nella mente dei fan del metal old school. Aspettate però, calma! Nella colonna sonora del gioco non troveremo alcun pezzo di mitici Judas Priest, anche se le tracce che accompagneranno i nostri massacri sono decisamente heavy. Purtroppo però, anche in questo caso, la ripetitività sopraggiunge puntuale come la morte, ed i graffianti e ruvidi riff di chitarra elettrica vengono ben presto a noia.

Quando i demoni non terrorizzano

- Altro aspetto che lascia molto amaro in bocca è costituito dalla rappresentazione dei nostri nemici, ai quali si è forse voluto conferire un aspetto grottesco per enfatizzare l’atmosfera “malata” del titolo, ma il risultato non è stato certo dei migliori, finendo piuttosto per renderli, in alcuni casi, semplicemente ridicoli. In maniera particolarmente negativa m’hanno colpito i demoni-clown, creature dal potenziale “horrorifico” elevatissimo, ma la cui rappresentazione risulta francamente risibile. Altra pecca legata ai nemici è data dalla loro pessima intelligenza artificiale, che li vedrà in ogni occasione correrci in contro in gruppo in maniera del tutto scoordinata, senza una benché minima traccia di pianificazione strategica: carne da cannone pronta a mettersi a completa disposizione delle nostre bocche da fuoco.

Neanche un'anima on-line

- Sebbene Painkiller: Hell & Damnation possa fregiarsi di un comparto on-line abbastanza ricco - si va dalla campagna in co-op ai classici death match, a squadre e non, fino alle immancabili modalità stile “orda” - riuscire ad accedere ad una partita di qualsiasi tipo potrebbe essere impresa più ardua del previsto. Durante la mia prova del gioco, ho cercato partite più o meno a qualsiasi fascia oraria, del giorno e della notte, ma mi sono dovuto costantemente scontrare con stanze completamente deserte e con la conseguente impossibilità di testare il codice del gioco on-line. Particolare non certo irrilevante per l’autonomia totale del gioco considerandone la scarsa longevità della campagna in singolo, che difficilmente vi occuperà per più di un sette/otto ore; in questo caso il multiplayer avrebbe potuto aumentare sensibilmente la curva di interesse nei confronti del titolo, il cui destino è altrimenti quello d’essere abbandonato rapidamente.

Tiriamo le somme

Painkiller: Hell & Damnation è un titolo vecchio quasi una decade ed i i suoi anni li dimostra proprio tutti, sotto ogni punto di vista. Un titolo dal gameplay datatissimo, dove l’unica preoccupazione del giocatore è farsi strada attraverso livelli dal non certo impeccabile level design, ammazzando nemici dall’ IA pari a quella di uno zombie lobotomizzato, in scenari a dir poco spartani. Unica nota d’interesse, qualora foste in astinenza da FPS e voleste approcciarvi al titolo, attirati dalla sua violenza, è il prezzo “budget” al quale viene venduto. Al di là di questo, titolo assolutamente evitabile.
5.0

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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