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Recensione - Dragon Age: InquisitionXbox One Xbox 360Game

Dopo il mezzo passo falso di Dragon Age II, Bioware torna a narrarci le oscure vicende nelle terre del Thedas tra intrighi politici, guerre e poteri sovrannaturali. Dragon Age: Inquisition rappresenta quindi l'opportunità perfetta per la software house canadese di riconquistare i suoi fan, e potrebbe esserci riuscita alla grande...

Il Gioco

Immenso. Se dovessi riassumere in un'unica parola lo spirito di Dragon Age: Inquisition questa sarebbe sicuramente la mia scelta, ma procediamo con ordine iniziando dalla trama. Il gioco inizia poco dopo l'epilogo di Dragon Age II, con il Campione di Kirkwall scomparso e il Circolo dei Maghi e l'Ordine dei Templari in cerca di una soluzione ai loro conflitti sanguinosi. Il Conclave al quale era presente la Divina Justinia e numerose altre importanti cariche della Chiesa riunite proprio per tentare di risolvere questa crisi, viene distrutto da una potente esplosione seguita da un enorme Squarcio verde nel cielo, da cui iniziano ad uscire demoni e mostri dell'Oblio. Tutti i presenti rimangono uccisi ad eccezione di una persona, la quale viene accusata di essere l'esecutore dell'attentato. Quella persona sarà proprio il personaggio che andremo ad interpretare nel corso dell'avventura, e il primo passo sarà quello di darle l'aspetto che più ci aggrada. Già da questa fase iniziale si può intuire il perchè si tratti di un gioco immenso in ogni sua parte: una volta scelta la razza (e il sesso) del nostro eroe tra Umano, Elfo, Nano e, per la prima volta nella serie, Qunari, la quantità di dettagli che si possono andare a modificare al millimetro è enorme. Altezza degli zigomi, posizione delle orecchie, larghezza delle narici, tipo di pelle, tatuaggi, cicatrici e loro intensità. Tutto può essere modificato in maniera maniacale fino ad ottenere l'aspetto desiderato, e una volta completata questa fase siamo finalmente pronti per iniziare la storia.

Durante i primi minuti ritroviamo subito delle vecchie conoscenze da Dragon Age II, ovvero la Cercatrice Cassandra e il nano Varric, ai quali si aggiunge presto il mago elfo Eretico Solais. Si tratta solo di una piccola parte dei compagni che è possibile reclutare (sono 9 in totale), e come da tradizione Bioware ognuno ha un ricco backgroud da scoprire tramite dialoghi a scelta multipla, inoltre ciascuno ha una propria moralità e ideologie. Le scelte che faremo nel corso della storia andranno quindi ad influire sia sul corso stesso degli eventi che sul rapporto che abbiamo con i nostri compagni, arrivando in casi estremi anche alla rottura definitiva dell'amicizia se ci si trova spesso in disaccordo o, al contrario, a storie d'amore in caso di alta affinità.

Il party è quindi decisamente eterogeneo sia per quanto riguarda le personalità sia per i ruoli durante le battaglie, e saper sfruttare i punti di forza e conoscere le debolezze dei nostri alleati è fondamentale per sopravvivere, soprattutto a causa della maggior difficoltà del gioco rispetto ai precedenti capitoli della saga. In particolare pesa l'assenza di magie curative, oltre al fatto che la salute non si rigenera nemmeno una volta concluso uno scontro: avere comunque un mago nel team sarà vitale, infatti l'unica possibilità per non subire troppi danni sarà ricorrere ad una serie di magie protettive e abilità che forniscono corazze temporanee, oltre ad uno uso strategico e studiato di ogni potere a disposizione dei personaggi. Una delle maggiori critiche mosse a Dragon Age II riguardava infatti la deriva maggiormente action intrapresa nel combat system, ma Bioware sembra aver imparato la lezione proponendo un ibrido che fa uso sia della frenesia del secondo capitolo (con il grilletto sinistro per gli attacchi base e i tasti frontali del pad associati a due griglie di abilità speciali) sia della strategia di Dragon Age: Origins. Proprio dalla versione PC di quest'ultimo torna la Visuale Tattica, che tramite la pressione di un tasto mette in pausa l'azione passando ad una telecamera “a volo d'uccello”, offrendoci una panoramica del campo di battaglia e permettendoci di impartire ordini ad ogni singolo personaggio, come usare determinati attacchi, decidere quale nemico colpire oppure spostarsi in posizioni più favorevoli. Questa soluzione mista ha diversi pregi e difetti, ma di questo parlerò più nel dettaglio più avanti.

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Tornando per un attimo alla trama, ben presto il nostro eroe scopre di avere un misterioso potere legato alla sua mano destra che gli permette di chiudere gli Squarci del Velo, ovvero delle fratture nel cielo da cui le creature demoniache dell'Oblio riescono ad entrare nel nostro mondo. Il nostro scopo sarà quello di chiudere il Varco principale e gli Squarci minori sparsi per tutto il Thedas. Naturalmente si tratta solo della punta dell'iceberg di una trama lunga e ricca di sfaccettature, storie secondarie appassionanti e colpi di scena, senza contare che, come già accennato, diversi elementi e situazioni cambieranno a seconda delle nostre azioni.

Le due principali regioni che potremo visitare sono il Ferelden (già teatro degli eventi di Dragon Age: Origins) e l'Impero di Orlais, più volte accennato nel corso dei precedenti capitoli ma che viene reso esplorabile solo in questo capitolo. Tuttavia Dragon Age: Inquisition non presenta un'unica mappa open-world, ma una serie di aree più o meno estese liberamente esplorabili. Il gioco risulta comunque enorme e alcune zone da sole richiedono ore per essere esplorate del tutto, inoltre sono letteralmente infarcite di missioni e attività sia principali sia secondarie: è veramente difficile camminare per più di pochi minuti senza che imbattersi in qualche evento o collezionabile da raccogliere, ma il pratico Giornale ci aiuta a tenere conto di ogni missione in corso suddividendole per area. Le zone inoltre sono ben caratterizzate e diverse, passando da rigogliose foreste attraversate da fiumi a secchi deserti, passando per paludi tempestose e città abitate.

Le fortezze di Haven e Skyhold inoltre fungono da hub centrale dove gestire le missioni dell'Inquisizione: attraverso il Tavolo di Guerra si può accedere ad una mappa del Ferelden e di Orlais con la possibilità di inviare soldati, spie o diplomatici in diversi incarichi a tempo, al termine dei quali potremo raccogliere le relative ricompense. Il sistema ricorda quello della gestione degli Assassini in Assassin's Creed Brotherhood, inoltre svolgendo alcuni incarichi si possono sbloccare nuove aree da visitare o Punti Influenza. Questi servono per attivare dei veri e propri “perk” divisi in quattro categorie, che permettono ad esempio di avere maggiori opzioni di dialogo grazie ad un approfondimento su alcuni argomenti, portare un maggior numero di oggetti nell'inventario o pozioni e così via. Attraverso i normali Punti Esperienza invece si possono sbloccare abilità speciali e potenziamenti passivi attraverso lo skill-tree di ogni personaggio, che a seconda della classe può specializzarsi quattro varianti: ad esempio un Mago può concentrarsi sulla magia protettiva oppure concentrarsi su quella offensiva scegliendo tra incantesimi di tipo elettrico, fuoco o ghiaccio.

Infine in Dragon Age: Inquisition è presente anche un comparto multigiocatore online, dove fino a 4 utenti possono unire le forze e affrontare degli specifici dungeon in stile raid MMO.

Amore

La tattica prima di tutto

- Ho trovato decisamente soddisfacente il sistema di combattimento ibrido di Dragon Age: Inquisition. E' vero che l'impronta action introdotta nel secondo capitolo è ancora presente, tuttavia già a livello di difficoltà Normale l'uso della Visuale Tattica si rivela necessario se non si vuole arrivare ad un prematuro game over, specialmente contro i boss o in scontri numerosi. Se invece scegliete Difficile o Incubo allora la strategia diventa un obbligo, e anche il nemico all'apparenza più semplice se affrontato senza una corretta pianificazione può rivelarsi fatale.

Intelligenza Artificiale

- I nostri compagni sembrano capire bene cosa significa il gioco di squadra e nella maggior parte dei casi riescono a reagire adeguatamente alla situazione usando saggiamente le abilità in loro possesso. Magari nelle battaglie più lunghe può capitare di dover prendere direttamente il loro controllo perché ad esempio non si spostano da una zona pericolosa o si stanno concentrando sul nemico sbagliato, ma in linea generale non si può che essere soddisfatti delle tattiche che il gioco prende in autonomia.

La bellezza del Thedas

- Dragon Age: Inquisition è un vero spettacolo per gli occhi. In particolare i protagonisti sono ricchi di dettagli e l'illuminazione dinamica offre armature scintillanti e realistiche, così come anche il colpo d'occhio generale degli scenari è decisamente convincente. Esaminando i particolari si possono notare sporadici casi di texture in bassa qualità o che si caricano in ritardo, ma si tratta veramente di cercare il pelo nell'uovo. Non siamo di certo di fronte ad un miracolo tecnico, ma va sempre tenuto in conto che stiamo parlando di un gioco enorme che deve calcolare in tempo reale centinaia di elementi, per cui non posso che fare un plauso a Bioware. Ottimo anche il frame rate, con piccoli cali paradossalmente solo in alcune cutscenes, mentre durante gli scontri (nonostante siano un tripudio di colori, esplosioni e mosse appariscenti) il gioco risulta sempre fluido. Ovviamente questo vale per quanto riguarda la versione Xbox One, mentre non posso esprimermi sulla versione old-gen in quanto non ho avuto modo di provarla.

Raccontami la tua storia

- I 9 compagni reclutabili, tra vecchie conoscenze e nuovi volti, si sono rivelati tutti carismatici e interessanti e ho passato letteralmente ore ad ascoltare i loro aneddoti, racconti personali e consigli, inoltre anche diversi personaggi secondari si sono rivelati più interessanti di quanto pensassi.

Doppiaggio

- Se è vero che i personaggi sono ottimamente caratterizzati, oltre al buon lavoro di sceneggiatura buona parte del merito va anche dell'eccezionale doppiaggio inglese, con voci sempre adatte e con un livello di recitazione veramente alto.

Così tante cose da fare…

- Come già accennato in apertura, Dragon Age: Inquisition è un gioco veramente immenso, e non è un'esagerazione. Tanto per darvi un'idea, la vera storia inizia solo dopo la conquista della fortezza di Skyhold, ma prima di arrivarci tra esplorazione, quest secondarie e altro il mio contatore aveva già superato le 27 ore. Non credo serva aggiungere altro: siamo di fronte ad un titolo che, concentrandovi solo sulla storia principale vi terrà impegnati dalle 40 fino a superare le 60 ore, alle quali potrete aggiungere ancora altre decine d'ore se vorrete fare anche tutto il resto, senza contare il multiplayer.

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Odio

...forse TROPPE cose da fare!

- Se da una parte l'impressionante mole di attività rende il gioco enorme, il rovescio della medaglia purtroppo è dovuto all'eccessiva frammentazione della storia. Più di una volta ho perso il filo logico degli eventi e, trascinato da trame secondarie e missioni varie, sono arrivato a dimenticare quale fosse la quest principale magari accantonata ore prima.

Cavalli? No grazie

- Le aree esplorabili di Dragon Age: Inquisition come già detto sono molto vaste, tanto che è possibile in qualsiasi momento chiamare il proprio cavallo (o altri tipi di animali una volta sbloccati) per andare più velocemente da un punto all'altro. Peccato che le animazioni delle cavalcature siano tra le più brutte mai viste negli ultimi anni, tanto che sembrano arrivare direttamente da due generazioni fa. Non si tratta ovviamente di un difetto tale da compromettere il gameplay, ma in un gioco con una direzione artistica così bella vedere queste povere bestie animate malissimo stona veramente tanto.

Un multiplayer necessario?

- Il comparto multigiocatore di Dragon Age: Inquisition non mi ha convinto particolarmente. Sia chiaro, non ha particolari difetti o problemi, quello a cui mi riferisco è la sua utilità: si tratta infatti di una modalità totalmente slegata dalla storia, con personaggi e scenari a sé stanti, e i progressi che si compiono non portano alcun vantaggio alla campagna single-player. Si tratta comunque di una gradita aggiunta, ma avrei preferito una maggiore integrazione tra storia in singolo e multiplayer, magari anche solo come la stessa Bioware aveva fatto con Mass Effect 3.

Qualche piccola imperfezione tecnica

- In un gioco enorme come Dragon Age: Inquisition era prevedibile la presenza di numerosi bug e glitch, anche se va specificato come questi siano in numero molto ridotto rispetto alle mie aspettative, e soprattutto non ho mai riscontrato problemi tali da compromettere l'esperienza di gioco. Solo una volta un bug mi ha costretto a spegnere e riaccendere la console, ma per il resto si tratta solo di piccole e rare sbavature come corpi che volano, icone che non scompaiono e simili.

Ma di cosa sta parlando?

- Dragon Age: Inquisition può essere giocato anche da chi non ha provato i precedenti capitoli, ma non mi stupirei se più di una volta qualcuno non capisse nulla di cosa stia succedendo. La trama è strettamente legata agli eventi passati, con continui riferimenti e situazioni che risultano pienamente comprensibili solo a chi ha familiarità con la saga. Il gioco è comunque pieno di libri e testi che spiegano nel dettaglio i fatti principali del passato, ma se è il vostro primo Dragon Age vi consiglio quantomeno di cercare su Internet un riassunto delle vecchie trame e biografie dei personaggi, se non volete sentirvi spaesati.

Tiriamo le somme

Inutile girarci intorno: Bioware si è fatta perdonare alla grande dopo la delusione di Dragon Age II, e oserei dire che questo nuovo Dragon Age: Inquisition potrebbe essere considerato il migliore GDR occidentale attualmente sul mercato. Le mappe vastissime e ricche di missioni e attività secondarie, la trama coinvolgente, i compagni carismatici e un sistema di combattimento ibrido che mescola azione e strategia rendono il gioco imperdibile per tutti gli amanti del genere, anche se ancora sono presenti delle piccole sbavature. Da non perdere!
9.0

Recensione realizzata grazie al supporto di EA e Xbox.


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L'autore

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I videogame lo intrigano fin da piccolo nonostante il disappunto della nazi-mamma, che alla fine è costretta a cedere e sopporta anche la sua mania per i Comics, i Manga e il collezionismo di Limited Edition. Spera di farsi strada nel mondo del giornalismo videoludico iniziando nel dicembre 2011 a collaborare per MX, inoltre studia psicologia per cercare di capire il comportamento dei fanboy.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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