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The Town of Light

The Town of Light - anteprima hands-on

L’ID@Xbox Showcase tenutosi recentemente a Milano è stato l’occasione per annunciare la versione Xbox One di The Town of Light, titolo dei toscani LKA.it recentemente approdato su Steam che ci immerge nelle atmosfere di un manicomio italiano prima della chiusura di tali strutture. Un'avventura? Un horror? Un thriller psicologico? L’abbiamo provato per cercare di definire i contorni di questo promettente gioco in prima persona: ecco cosa abbiamo scoperto.
E’ un emozionato Luca Dalcò, fondatore e Creative Director di LKA, quello che vediamo apparire quando Agostino Simonetta (ID@Xbox Regional Lead EMEA) lo invita sul palco in occasione della giornata dedicata agli sviluppatori indipendenti italiani. Ed "emozione" sarà una parola che ricorrerà moltissime volte durante la sua presentazione, perché è da questo sentimento che, ci racconta, ha preso origine il progetto del suo team. La scoperta del Manicomio di Volterra, ma avrebbe potuto essere qualsiasi altra di quelle strutture disseminate in Italia prima che venissero chiuse alla fine degli anni 70 grazie alla legge Basaglia, ha spinto Dalcò in questa avventura con l’obiettivo di trasmettere al giocatore le emozioni di un orrore della realtà. L’impatto emotivo generato da una sua visita in questo ex-ospedale psichiatrico abbandonato è stato così forte che lo ha spinto ad adattare le sue competenze aziendali sul 3D in tempo reale ad una sceneggiatura per la creazione di questo gioco. E così, dopo aver studiato le realtà manicomiali di quegli anni e raccolto informazioni sufficienti per iniziare a stendere la storia, tre anni fa ha costituito un team di persone che hanno creduto fortemente in questa idea sino ad autofinanziarsi per riuscire a portare alla luce The Town of Light.

Italia, prima metà del 20° secolo: la sedicenne Renée viene strappata al suo mondo, privata di tutto e rinchiusa in un manicomio. Il suo unico difetto era quello di vivere un’età critica in cui tutti passiamo, quando cominciamo a porci domande e, non trovando risposte, magari assumiamo atteggiamenti che vengono mal giudicati, soprattutto in quegli anni. "Un pericolo per sé stessa, per gli altri e una causa di pubblico scandalo": questo è quanto compare nel verbale redatto dalla polizia che diventerà il suo foglio di via per l’ospedale psichiatrico. Non troverete traccia di Renée nelle cronache italiane di quegli anni, o meglio, sicuramente ne troverete troppe perché la ragazza simbolizza le tante vite perdutesi negli istituti psichiatrici. La storia di The Town of Light è un viaggio nell’inferno dei manicomi, un'avventura psicologica raccontata in prima persona in un luogo realmente esistito e che è stato meticolosamente ricostruito. Esplorare e interagire con l'ambiente ci permetterà di rivivere la storia della protagonista dal suo confuso punto di vista.

MX Video - The Town of Light

Dopo la presentazione, ed affascinato da questo concept, mi ritrovo finalmente al fianco di Luca che mi passa il controller per una sessione di prova del gioco. Metto la cuffia solo su un orecchio per poter conversare con lui mentre gioco, e si parte proprio dall'inizio del gioco. E’ pieno giorno, mi trovo in prossimità del manicomio e sullo schermo appare la scritta "Italia 2016": la storia non prevede l’identità del giocatore, potrei essere un investigatore, un parente di Renée o un semplice curioso affascinato dalla struttura abbandonata di questo ospedale psichiatrico. Mi incammino e prendo confidenza con il paesaggio, una bellissima grafica disegna il vialetto pieno di alberi ed erbacce. Sulla sinistra vedo alcuni giochi per bambini, in metallo come venivano fatti una volta. Mi spingo più avanti e c’è una struttura diroccata, un grosso capanno. La porta è chiusa da un enorme chiavistello, ma mi basta puntarlo e premendo un pulsante lo apro. Entro e con un altro pulsante attivo una torcia per illuminare gli oggetti abbandonati. Fatto un rapido giro esco e mi avvio verso un cancello che è la vera entrata del manicomio. Ed ecco finalmente la struttura, un grosso caseggiato stile anni ’30 circondato da reti metalliche con filo spinato, detriti e sporcizia. E mentre mi avvicino sento provenire dal nulla una voce femminile (doppiata in italiano) che si pone delle domande.

Entro nel manicomio, dove il tempo sembra essere rimasto congelato - almeno a livello di atmosfere - alla fine del 1970 mentre il tempo trascorso appare evidente dai muri scrostati, vetri rotti e la ruggine che copre tutto. Ed ecco ancora la voce, che stavolta si rivolge a me parlando di una bambola: devo trovarla. Mi muovo per gli ambienti che risultano ben dettagliati e tutti diversi gli uni dagli altri. I cartelli anatomici sulle pareti si alternano a muri scrostati e a disegni angoscianti, che immagino fossero stati fatti dagli internati o da qualche visitatore di un passato più recente. Al termine di un corridoio, una scatola metallica attira la mia attenzione: sembra un interruttore generale per l’elettricità, lo accendo ed ottengo la luce nell’edificio. Alcune porte si aprono senza problemi, altre sono bloccate e la voce riappare incitandomi a trovare la bambola. Ne approfitto per chiedere a Dalcò l'estensione del gioco, apprendendo che The Town of Light si svolge in tre padiglioni più l’esterno del manicomio.

Ritorno ad esplorare e raccolgo libri e cartelle cliniche dei pazienti. Tutto questo andrà a popolare un menu di memorie che posso consultare richiamandolo quando voglio. Mi avvio verso un ascensore, che mi porta al secondo piano dove trovo gli ambulatori medici. Mentre cerco la bambola mi imbatto in scritti che raccontano la storia vissuta lì dai pazienti: anamnesi scrupolose o diagnosi che sembrano scritte in tutta fretta. Su un lettino trovo la bambola, ed improvvisamente parte un flashback in stile cartone animato: tinte scure e disegni stilizzati mi fanno partecipe di un pezzo di vita di Renèe e della sua bambola Charlotte. Riprendo il controllo, e la voce mi invita a trovare il modo di riscaldare la bambola che ha freddo, aiutandomi anche a trovare una sedia a rotelle per portare Charlotte in chirurgia. Una volta accese le lampade per riscaldare la bambola, Renèe mi indica quello che sarà veramente l’inizio della storia, dove tutto è iniziato. Dalcò mi spiega che, da questo momento in poi, gli aiuti ci saranno solo se volontariamente li richiamerò schiacciando un pulsante sul controller, altrimenti il tutto sarà svolgibile con la sola esplorazione e scoperta. Entro poi nel reparto di Osservazione, e la musica cambia. Effetti sonori e giochi di luce mi catapultano nel baratro della storia di questo posto. Mi muovo come in un disegno di Escher senza rendermi conto se cammino, corro o se è il tutto che sta ruotando intorno a me. Sto entrando nella mente dei pazienti di questo luogo. Sto per iniziare a vivere il vero dolore della realtà.

Mi fermo con gli occhi ancora sovraeccitati dalle ultime immagini: la coda degli altri giornalisti che vogliono provare il gioco preme e la demo sembra giunta ad un punto in cui potremmo non sganciarci più dal controller. Ringrazio Dalcò e mi faccio dire più o meno quanto durerà l'avventura: il gioco avrà la durata media di circa 4 ore, ma la non linearità dell’esperienza con cui possiamo ricostruire gli eventi ci permetterà evoluzioni diverse della storia.

Come avrete capito, The Town of Light ci propone un tipo di orrore ben diverso da quello dei classici mostri come zombie e assassini psicopatici. L'unico orrore che troverete nel titolo di LKA.it è la verità della storia italiana: un colpo al plesso solare, molto più intenso rispetto a qualsiasi presenza soprannaturale. Sicuramente un titolo al quale tutti gli amanti delle avventure esplorative e delle atmosfere ricche di tensione dovrebbero guardare con interesse: al momento l’uscita del gioco su Xbox One è prevista per la metà del 2016.

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L'autore

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Amante degli animali, tecnologo, videogiocatore da sempre, passa dai Laboratori di Ricerca in Biologia Molecolare alle Multinazionali IT Americane nei gloriosi anni ‘90. La giornata perfetta: un paio di Martini molto secchi, Frank Zappa nelle orecchie, 3-4 ore divise tra Doom e Half-Life e al fianco la sua "ferocissima" bassottina a pelo duro.

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