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The Crew - la beta messa alla prova

A poco più di un mese dal suo arrivo nei negozi abbiamo avuto l’occasione di partecipare alla closed-beta di The Crew, il nuovo titolo Ubisoft dedicato all’universo delle auto, con una forte componente online/social e sviluppato da Ivory Tower in collaborazione con la divisione Ubisoft Reflections. Scopriamo meglio quali sono le caratteristiche che contraddistinguono questo nuovo racing per capire cosa aspettarci al lancio, e soprattutto se il titolo riuscirà a distinguersi dagli altri giochi di corse che già cominciano ad affollare gli scaffali dei negozi.
Iniziamo subito col dire che The Crew ha una storia di fondo che fa da collante a tutti gli eventi e gare che si affronteranno nel corso del gioco. Il protagonista si chiama Alex, è un bravo pilota d’auto col “difetto” di praticare le corse clandestine. Per questo, proprio all’inizio del gioco, ci ritroviamo in fuga alla guida di un veloce pick-up, inseguiti dalla polizia a sirene spiegate. Giusto il tempo di un po’ di fuoristrada, tanto per farci capire che The Crew non è solo gare su asfalto e pista ma anche molto off-road tra terra e polvere, ed ecco che veniamo contattati da nostro fratello Dayton che ci chiede di accompagnarlo ad un appuntamento notturno con il capo di una crew di piloti clandestini. Purtroppo durante l’incontro la situazione precipita, e Dayton viene freddato mentre sul luogo giunge la polizia che trova Alex con il cadavere del fratello tra le braccia e lo arresta per omicidio. L’arrivo così tempestivo della polizia non però è casuale; uno degli agenti intervenuti è corrotto ed in combutta con l’assassino di Dayton. Alex viene comunque condannato e messo dietro le sbarre. Cinque anni più tardi Zoe, un’ agente delle FBI, va a trovare Alex in cella e gli propone uno scambio: infiltrarsi nella nuova rete di piloti clandestini che nel frattempo si è creata, denominata 5-10 e capitanata dallo stesso uomo che ha sparato a suo fratello, cioè Denni "Shiu" Jefferson, per aiutarla poi ad incastrare un poliziotto corrotto al quale Zoe sta dando la caccia da anni che, guarda caso, è lo stesso che ha fatto arrestare Alex cinque anni prima, tale David Coburn. Vale la pena sottolineare come tutti i dialoghi siano doppiati in italiano ed anche piuttosto bene, soprattutto considerata la natura del titolo.

Il cerchio quindi si chiude ed ecco che il gioco comincia a prendere forma; Alex deve farsi una reputazione e scalare i ranghi dei 5-10, vincendo e mettendosi in mostra per arrivare, di volta in volta, a contattare il leader della zona e procurarsi un tatuaggio che attesti il suo nuovo grado, fino ad arrivare alla corte di Shiu. A questo punto Zoe ci porta nell’officina che funge da base per le operazioni, la prima di molte altre postazioni simili, dove è possibile scegliere un’auto, modificarla sia esteticamente che a livello meccanico e spendere i punti abilità guadagnati. Ma andiamo con ordine. Nella beta possiamo scegliere tra quattro macchine: una Chevrolet Camaro, una Nissan 370Z, una Ford Mustang GT 2011 e una Dodge Challenger SRT8. Prima di acquistare un’auto, ovviamente finanziati dall’FBI, possiamo testarla facendo qualche giro per capire quale si adatti meglio al nostro stile di guida. All’inizio comunque tutte le macchine si assomigliano come resa e guidabilità, ma già dopo qualche gara, e relative modifiche, la situazione comincia a migliorare. La componente tuning è decisamente ricca e permette di personalizzare l’auto a 360 gradi, attraverso tutte le modifiche estetiche immaginabili di interni ed esterni assieme ovviamente a tutti i potenziamenti di ogni singola parte meccanica, ma non solo.

Infatti per ogni vettura è possibile modificarne anche la natura di base attraverso gli starter kit, che sono di cinque tipi e comprendono tuning, off-road, xtreme, raid e pista. Questo significa che un’auto stock come la Camaro può essere modificata e adattata al fuoristrada attraverso lo starter kit dedicato all’off-road e allo stesso modo un pick-up della Ford può essere trasformato in una veloce auto da pista. Vincere le gare non significa solo guadagnare soldi e nuove parti per truccare le nostre auto, ma anche punti esperienza per migliorare in modo permanente le abilità del nostro pilota. Le skill dove spendere i punti sono 5, e spaziano dall’ottenere una frenata migliore a sconti crescenti per i pezzi d’auto fino ad arrivare a bonus per l’intera crew. Infatti, come il nome del gioco lascia palesemente intuire, il fulcro del nuovo racing Ubisoft è proprio l’aspetto social. Tutte le gare sparse per la mappa possono essere affrontate da soli oppure con un gruppo di altri 4 giocatori, la nostra crew appunto. Affrontare queste sfide in gruppo si traduce, oltre che in un maggiore divertimento, in ricompense più sostanziose per tutti i partecipanti.

Una volta scelta la nostra prima auto si apre finalmente la tanto famigerata mappa del gioco che, a detta degli sviluppatori, sembra essere la più grande mai realizzata per un titolo di corse e, dopo avere giocato a fondo la beta, ammetto che non ho motivo di dubitare di tale affermazione. La mappa si estende infatti dalla costa est alla costa ovest degli Stati Uniti ed è divisa in cinque macroregioni: East Coast, Midwest, Stati del Sud, Mountain States e West Coast. Nella beta era accessibile soltanto la zona del Midwest, più precisamente l’area di Detroit e le varie zone limitrofe. In qualsiasi momento è possibile passare alla visuale da satellite e avere una panoramica più ampia della mappa per poi scegliere di viaggiare velocemente in tutte le aree già visitate e sbloccate, oppure piazzare un indicatore per tracciare la strada da seguire.

Con la stessa facilità, premendo lo stick destro si richiama il menu a scomparsa con il quale si interagisce con gli altri giocatori online; si può scegliere di formare una crew con i nostri amici oppure con altri giocatori che sono presenti in quel momento nella nostra partita. Basta selezionare il nome di un altro giocatore e invitarlo nel nostro gruppo, sia durante la guida libera, sia quando sta per iniziare una gara. Tutto avviene in modo molto facile e intuitivo, si entra e si esce da una crew in pochi attimi e senza troppi vincoli, magari anche solo per un singolo evento. Le gare e gli eventi sparsi nella mappa della beta erano davvero tanti; oltre alle missioni principali fondamentali per progredire nella storia, sullo schermo c’erano decine e decine di icone posizionate a distanza davvero ravvicinata tra loro. Questo è un chiaro segnale che lascia intuire come, nella versione finale del gioco, i giocatori che vorranno completare tutte le sfide dovranno spendere un monte ore davvero elevato in compagnia di The Crew perché si prospetta, almeno da questo punto di vista, un prodotto longevo come pochi.

MX Video - The Crew


Gli eventi testati nella beta sono state principalmente gare a giri su una porzione di strade urbane e non, sempre ben delimitate da segnaletica o barriere poste ad hoc, senza possibilità di sbagliare percorso o perdersi. Altre gare invece prevedevano l’eliminazione di un singolo avversario che andava rincorso e tamponato energicamente dopo averlo inseguito in zone molto ampie posizionate tra aperta campagna o lunghissime spiagge. Non sono infine mancate le sfide minori e molto veloci da terminare, come lo slalom nel traffico, tragitti brevi senza urtare nessuno oppure altri nei quali invece bisogna distruggere determinati elementi dello scenario entro un preciso lasso di tempo. Niente di troppo originale, ma comunque una diversificazione in grado di garantire una buona varietà di base.

Inoltre, le parole di Zoe hanno lasciato intuire come alcune missioni più avanti nella storia richiederanno la collaborazione di più membri della crew per essere affrontate e completate, ma nella beta non mi è stato possibile provarle; quindi non so quanto questi eventi saranno articolati o differenti rispetto alle altre sfide testate. Per quel che riguarda invece l’altro punto cardine del gioco, cioè la giocabilità, purtroppo le cose non vanno troppo bene. La manovrabilità delle auto, come già anticipato, all’inizio è un dramma; le macchine pattinano e scodano rendendo frustrante ogni curva, come se si guidasse sul sapone. Le modifiche per fortuna sistemano un po’ la situazione, ma nonostante nella beta io sia salito di diversi livelli e sia riuscito a montare diverse nuove parti alle mie macchine, non ho mai provato un feeling completamente soddisfacente con le vetture. Certo, la guidabilità è palesemente tarata verso l’arcade più puro, ma questo non significa che non si possa comunque avere un feedback migliore quando si è al volante. Le auto sembrano avere un perno sotto al cofano e ruotano intorno ad esso tornando subito in assetto verticale appena si finisce la traiettoria; una specie di effetto elastico che fa perdere maneggevolezza all’auto e anche secondi preziosi durante le sfide. Un pochino meglio invece sembra essere la situazione per le off-road, dato che il tipo di guida più permissiva che contraddistingue questi eventi riesce in parte a mitigare i controlli approssimativi del gioco impattando in modo meno rigido sul gameplay.

Un altro aspetto non del tutto riuscito, almeno dopo la prova di questa beta, è il comparto tecnico che, allo stato attuale, restituisce un quadro globale sporcato da parecchie scalettature, come se il filtro anti-aliasing fosse stato applicato in modo davvero blando. Se questo espediente fosse servito ad ottenere un buon frame-rate allora si sarebbe anche potuto chiudere un occhio, ma purtroppo non è così. Il motore di gioco fatica a far girare il tutto a 30fps costanti e i cali di frame sono all’ordine del giorno, anzi di curva. E’ infatti nei cambi netti di direzione che si notano gli scatti principali che affliggono The Crew e quando su schermo ci sono più macchine contemporaneamente. Eppure i modelli poligonali delle auto e gli shader delle carrozzerie non sono così dettagliati e curati come si è visto su altri titoli, anzi a dirla tutta sembrano presi pari pari da quelli di giochi di 2/3 anni fa, tranne che quando ci si trova nel garage per le elaborazioni dove la situazione migliora sensibilmente.

C’è comunque da dire che i paesaggi che ho potuto visionare nella beta sono molto vari e ben caratterizzati e spaziano dai grandi centri urbani ad aree verdi rurali fino ad arrivare a zone balneari con spiagge e porti, passando anche per le tipiche zone paludose americane. Il prezzo da pagare per tanta varietà è però un basso livello di dettaglio che certamente non riesce a stupire il giocatore e che, a parte un buon sistema di illuminazione, non restituisce un impatto grafico al passo coi tempi e con le più recenti produzioni di titoli simili. E’ pur vero che The Crew vanta una mappa e una struttura open-world immensa che inevitabilmente ha portato gli sviluppatori a scendere a dei compromessi, ma forse con più tempo si poteva riuscire a migliorare la cosmesi generale e, cosa più importante, stabilizzare il frame-rate che in un racing-game è fondamentale. Ovviamente la build provata non rappresenta la qualità finale del prodotto, e la speranza che il codice finale venga ripulito dai difetti citati è più che lecita.

Allo stato attuale, The Crew appare come un progetto molto ambizioso e ampio, dove molti elementi MMO cercano di fondersi nella struttura tipica dei racing games open-world per restituire un prodotto vario e longevo che, nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe incollare al pad i giocatori per collaborare a risolvere le vicende di Alex mentre si gareggia in lungo e in largo per tutti gli Stati Uniti. Il tutto risulta però minato da una giocabilità tutt’altro che appagante e non sempre divertente, appesantita da un motore grafico zoppicante e un look generale piuttosto datato. Appuntamento quindi all’11 novembre, quando The Crew arriverà sugli scaffali nella sua versione definitiva e finalmente potremo capire se sarà valsa l’attesa.

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