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Tunic

Tunic - anteprima hands-on

Durante un recente evento ID@XBOX organizzato da Xbox Italia a Milano abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima Tunic, uno dei titoli indie più interessanti in arrivo su Xbox tra quelli visti all'E3. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Tunic è un avventura con visuale isometrica chiaramente ispirata ai primi capitoli della saga Legend of Zelda (senza disdegnare influenze dalla serie Dark Souls) che, sin dal reveal, ha saputo catturare l’attenzione dei giocatori grazie ad una direzione artistica ispiratissima e di grande impatto. Il titolo è sviluppato principalmente da un singolo autore, Andrew Shouldice, con il supporto tecnico dei texani Finji e mette il giocatore nei panni di una simpatica volpe antropomorfa impegnata ad esplorare un mondo colmo di misteri da risolvere, enigmi da decifrare e, ovviamente, nemici da sconfiggere. Al momento non sono purtroppo disponibili altre informazioni riguardo alla trama del gioco che, anche da quanto visto e provato, si preannuncia particolarmente criptica.

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La versione messaci a disposizione dagli sviluppatori durante il recente evento ID@Xbox a Milano permetteva infatti di testare le primissime fasi del gioco senza fornire particolari indicazioni al giocatore. Dopo aver avviato la demo, si assisteva ad una brevissima sequenza introduttiva che, partendo dall’alto, zoomava sul protagonista permettendoci di dare uno sguardo d'insieme ad una parte del variopinto mondo di gioco prima di lasciarci il controllo della simpatica volpe. Dopo aver familiarizzato con il sistema di movimento, affidato esclusivamente alla levetta sinistra, e con la gestione della telecamera, che può essere alzata ed abbassata ma non ruotata, inizia l'esplorazione. Subito mi imbatto nei primi nemici, una coppia di simpatiche creature saltellanti, ed un pop-up a schermo mi suggerisce di premere LT per agganciare i bersagli, una funzionalità utile ma che al momento non posso sfruttare a mio favore dato che sono disarmato. Sfruttando la rapidità del protagonista mi inoltro in una caverna situata a pochi passi dalla mia posizione, dove trovo uno prezioso scrigno che custodisce un temibilissimo… ramo. Avrei preferito una spada come prima arma, ma meglio di niente! La finestra di dialogo mostrata a schermo dopo aver raccolto l’oggetto sottolinea un altro degli aspetti peculiari di Tunic: praticamente tutte le scritte presenti nel gioco, compresi i cartelli con le indicazioni e le istruzioni sui controlli, si basano su un sistema di scrittura tramite simboli che, almeno nelle fasi iniziali, non avrà molto senso. Presumibilmente, proseguendo nell'avventura potremo apprendere o decodificare questo linguaggio, ma anche in questo caso non ci sono informazioni certe.

MX Video - Tunic

Un paio di suggerimenti a schermo mi spiegano rapidamente come aprire l’inventario premendo RB per assegnare l’arma ad uno dei tasti frontali, così da poterla utilizzare. Decido quindi di saggiare subito il combat system indirizzando la mia ira su alcuni vasi presenti nella caverna, e così facendo metto involontariamente alla prova il sistema fisico presente nel gioco. Dopo essere stati colpiti, i frammenti dei vasi infatti cadono realisticamente sul terreno e lì restano senza scomparire, reagendo in modo credibile al passaggio del protagonista. Una volta tornato all’aperto libero la zona dalle due creature incontrate precedentemente e mi rimetto in marcia. Nei minuti successivi esploro buona parte dell’area a disposizione e mi accorgo che, come prevedibile, molti percorsi per il momento risultano inaccessibili a causa di porte chiuse o oggetti - soprattutto cespugli - che bloccano i passaggi. Mentre sono alla ricerca di un modo per proseguire mi imbatto anche in alcuni oggetti curativi, che possono essere equipaggiati come le armi, in un paio di meccanismi da attivare per aprire specifiche porte o liberare utili scorciatoie, e in alcune gigantesche statue che fungono da classici checkpoint. Dopo aver attraversato l’ennesima caverna ed aver sconfitto un gruppetto particolarmente agguerrito di nemici, composto da altri esseri saltellanti e da un fastidioso animale a due zampe capace di colpire anche dalla distanza, riesco finalmente a recuperare una spada, che oltre a causare più danni può essere utilizzata per tagliare i cespugli ed aprire nuovi passaggi.

Proprio uno di questi sentieri inediti mi permette di raggiungere un utile scudo, protetto da un ragno particolarmente scontroso e che, una volta equipaggiato, può essere utilizzato premendo RT per parare i colpi dei nemici. Decido di metterlo subito alla prova contro un nuovo tipo di avversario armato di tutto punto, e scopro che lo scudo ha una resistenza limitata, che diminuisce in seguito ad ogni colpo subito. Una volta esaurita la resistenza lo scudo diventa inutilizzabile per un breve periodo, per poi riacquistare gradualmente le sue capacità difensive. Nei minuti successivi attraverso un paio di caverne, aprendo nuovi passaggi e combattendo gruppi di nemici via via più pericolosi prima di raggiungere quello che ha tutta l’aria di essere un boss. Si tratta di una gigantesca creatura di pietra a tre occhi che, una volta risvegliata, inizia ad attaccarmi con colpi potenti. Io invece schivo e paro, ma non riesco ad attaccare. Alla fine trovo un varco nella difesa nemica, ma mi espongo troppo e vengo colpito perdendo un cuore e mezzo sui due a disposizione del protagonista. Arretro e uso l’unica pozione curativa in mio possesso mentre ragiono sulla strategia da utilizzare. Cerco di memorizzare le sequenze di attacco dell’avversario, schivo e attacco. Così facendo riesco a colpirlo più volte, ma proprio quando mi sembra di aver padroneggiato la situazione ecco che mi distraggo, mostrando il fianco ad un attacco che si rivela letale.

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La mia prova di Tunic terminava qui. Nonostante sia come sempre difficile dare una valutazione approfondita dopo pochi minuti, possiamo comunque fare qualche considerazione. Il titolo sviluppato da Andrew Shouldice sembra infatti avere tutte le carte in regola per trasportare le atmosfere di zeldiana memoria anche sulle console di ultima generazione grazie ad una realizzazione tecnica di ottima qualità e ad un gameplay semplice ma capace di coinvolgere. Il comparto grafico di Tunic, volutamente low-poly ma ricco di dettagli, ha fascino da vendere ed il mondo di gioco ad ispirazione fantasy beneficia di un level design che, già allo stato attuale, risulta ben strutturato. Anche la scelta di rendere il titolo volutamente più criptico rispetto allo standard sembra azzeccata, ma per averne davvero conferma dovremo ovviamente attendere di scoprire maggiori informazioni sulla trama e sullo sviluppo della stessa. Il sistema di controllo si è dimostrato estremamente semplice: con la levetta sinistra si controlla il personaggio, con A si può schivare e rotolare, mentre con gli altri tasti frontali si possono utilizzare armi ed oggetti dopo averli inseriti nei rispettivi slot rapidi tramite l’inventario. Il combat system, per quanto basilare, mi è parso divertente e si accompagna ad un tasso generale di sfida abbastanza alto, non tradendo peraltro qualche influenza souls-like. Per quanto visto i nemici possono causare danni ingenti alla piccola volpe, e se non si sta attenti si rischia dunque di morire prematuramente per aver subito giusto un paio di colpi. Resta ovviamente da valutare la longevità del titolo e la varietà di oggetti che potranno essere raccolti. Ogni nemico abbattuto rilascia delle gemme che, presumibilmente, potranno essere spese per acquistare oggetti, equipaggiamento o power-up ma nulla di tutto questo era presente nella demo.

A conti fatti posso quindi ritenermi soddisfatto di quanto visto e provato. Se il prodotto finale riuscirà a mantenere le promesse ed a supportare il tutto con una trama all’altezza e con una progressione adeguata, potremmo davvero ritrovarci tra le mani un’avventura isometrica come non se ne vedevano da tempo. Non ci resta dunque che attendere per saperne di più in vista dell’uscita anticipata su Xbox, attualmente prevista per il 2019.

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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