MondoXbox

Live your
passion!

MondoXbox

MondoXbox



img Mad Max
copertina

Recensione - Mad MaxXbox OneGame

Dopo che il film di Miller ha fatto faville al botteghino convincendo anche i detrattori più scettici, gli sguardi di tutti gli appassionati di videogiochi si sono spostati su Mad Max di Warner Bros e Avalanche Sudios: sarà riuscito il nuovo titolo ad essere all'altezza della pellicola cinematografica? Proviamo a scoprirlo nella nostra recensione: ammirateci!

Il Gioco

Max Rockatansky era un poliziotto, un padre, un uomo. Poi la follia degli uomini ha distrutto ogni cosa: il suo mondo, la sua famiglia, la sua sanità mentale. Vive giorno dopo giorno senza notarne i confini, in un inferno dal gusto di sabbia e saturo dell’odore di oceani in putrefazione. Non pianifica, non spera. Cammina, respira e cerca di non diventare un ricordo fatto di ossa che sbiancano al sole. Se riesce a vedere volta dopo volta il sole tramontare è solamente grazie alla sua macchina. Interceptor, un mastino superbo anche in questo mondo di belve fatte di ruggine e olio.

Lord Scrotus, figlio di Immortan Joe, non ha rispetto della vita e conosce solo la brama di potere. Il suo regno su Gas Town e territori limitrofi è un regno del terrore, capace di superare le già disumane condizioni che hanno portato l’umanità ad assomigliare ad una carcassa trascinata dalle maree del tempo. In quelle maree il Lord è un pescecane affamato di morte, un essere feroce che nella sua depravazione incrocia il cammino di Max, e decide di impossessarsi della sua macchina. Lo scontro è breve, un solo uomo sfinito non può molto contro un gruppo di Figli della Guerra, i combattenti di Scrotus. Ma il prezzo da pagare per il tiranno è alto: durante la lotta Max gli pianta una motosega nel cranio. Una motosega accesa. A quel punto, presa la macchina, il drappello si dà alla fuga alla ricerca di riparo dietro le mura di Gas Town. Da quel momento Max non è più un emarginato, un relitto. Max ora è vendetta, furia, ali nere che portano ombre su un mondo bruciato dal sole e bagnato dal sangue. Ora è Mad Max.

Dopo lo scontro con Scrotus, Max si trova ferito, a piedi, nel cuore di un deserto post-apocalittico che non ha la minima pietà nei confronti di quello che rimane della razza umana. A salvarlo è l’incontro con Chumbucket, un meccanico bravo con tutti gli ingranaggi del motore ma che ne ha persi un buon numero di quelli nella testa. Chum riconosce in Max il Santo della sua fede, un credo basato sull’Angelo della Combustione ed il cui scopo supremo è costruzione della Magnus Opus: la macchina perfetta. Prende così il via Mad Max di Avalanche Studios; per riuscire nella sua crociata di vendetta, Max si affida al suo nuovo compagno che dal canto suo vede nell’uomo pestato a sangue il profeta da lungo atteso e al quale mettere a disposizione tutto se stesso. La prima tappa dei due è la ricerca di un riparo, un alleato. Nel regno di Lord Scrotus vi sono alcune fortezze, tutte assoggettate controvoglia al suo dominio. La prima visitata da Max e Chum è quella di Jeet, che offre loro riparo in cambio di aiuto nel contrastare la violenza del figlio di Immortan Joe. In quel preciso momento il titolo Avalanche scopre tutte le sue carte.

La meta finale è Gas Town, dove Max spera di recuperare il suo V8. Per poterci arrivare ha bisogno di un mezzo altrettanto potente, capace di contrastare le orde di Figli della guerra e gli assalti isolati di altri derelitti affiliati a fazioni come quella dei Porcospini o delle Carcasse. Il potenziamento della Magnus Opus è uno dei pilastri fondamentali dell’esperienza offerta da Mad Max. La macchina può essere modificata in tre macro categorie: prestazioni, difesa e attacco. Nel primo caso bisogna recuperare motori più potenti, pneumatici dalla tenuta perfetta, sospensioni migliori, un impianto nitro sempre più esplosivo e via dicendo. In fase di difesa tutto si basa sul rafforzamento della carrozzeria con una corazza, mente sul lato offensivo le cose si fanno molto più interessanti. La prima basilare arma è la fisica: una macchina lanciata a piena velocità è sostanzialmente come il proiettile di un cannone. A questo punto basta dotarla di paraurti grossi come ancore, di lame sulle ruote ed ecco che la palla di cannone diviene più una sentenza di morte sfamata a gasolio. Ma non è tutto, compiendo il suo viaggio in compagnia del Ditonero rinnegato (Chumbucket è un meccanico allontanato dalle grazie di Scrotus), Max può contare su un armiere che man mano viene in possesso di un arpione e di un lanciarazzi. Come ciliegina sulla torta, infine, non bisogna dimenticare il fucile a canne mozze e il suo modo tutto particolare di bussare sui finestrini degli inseguitori. O delle prede, perché in Mad Max sopravvive solo chi alla fine dello scontro non è diventato una palla di fuoco insieme alla su macchina, non vi sono altre regole.

Tutti questi miglioramenti possono essere ottenuti in tre modi: pagandoli con i rottami, la valuta del mondo di Mad Max, compiendo missioni principali e secondarie o liberando il mondo di gioco dalla presenza di Scabrous Scrotus. Nell’ultimo caso bisogna vagare per le terre alla ricerca di obiettivi specifici, che consistono in Spaventapasseri, dei macabri totem posti a ricordo di chi comanda e da abbattere con l’arpione, cecchini, convogli di rifornimento, campi minati e accampamenti. Man mano che si eliminano queste minacce cala il livello totale di controllo dell’area da parte di Scrotus, sbloccando nuove parti per la macchina.

Fra tutti il discorso più complesso riguarda gli accampamenti, che costituiscono delle vere e proprie fortezze da espugnare combattimento dopo combattimento. Per l’occasione anche Max dispone di un sistema di crescita che lo vede entrare in possesso di tirapugni sempre più letali (uno è composto da chiavi inglesi all’altezza delle nocche, la rappresentazione meccanica del dolore), di giacche sempre più corazzate, di tecniche di combattimento sempre più devastanti. Il modo in cui Max combatte è figlio del concetto espresso da Rocksteady con i suoi Batman basati su contrattacco e ritmo, ma approcciarlo nello stesso modo sarebbe fallimentare. Il Cavaliere Oscuro è intoccabile, volteggia fra i nemici in una danza trita-ossa basata su velocità ed eleganza, mentre Max Rockatansky è un folle, una persona che punta solo a restituire due pugni per ognuno ricevuto. Il sistema di combattimento in Mad Max è lento, pesante, viscerale, violento. Arrivare alla fine dello scontro con quasi tutte le ossa rotte non è inusuale, l’importante è che i nemici non possano beneficiare di quel “quasi”. Vi è anche un’altra differenza: Batman non uccide, Max non risparmia. Per questo, una volta entrati nel ritmo, nello stile voluto da Avalanche, ci si scopre ad assaporare ogni pugno, ogni colpo di fucile, ogni osso che scricchiola e cede sotto gli scarponi del nostro errante.

Liberare gli accampamenti è il modo migliore per ottenere rottami, visto che una volta svuotati di ogni Figlio della Guerra vengono presi dagli abitanti della zona che si premurano di offrire a Max un tributo ogni tanto. Inoltre i loro cunicoli, pontili e baracche sono i posti migliori per recuperare reperti storici, dei collezionabili che gettano uno spiraglio di consapevolezza sul percorso che ha portato il mondo alla rovina, e progetti per le fortezze. Una volta raccolti tutti i progetti e realizzati all’interno delle rispettive zone, permettono a Max di trovare al suo ritorno benzina, munizioni, energia e acqua per la sua borraccia – l’equivalente dei kit medici.

Nel vagare per le terre desolate è possibile incappare anche in bivacchi minori che, una volta ripuliti, offrono rottami e, a volte, macchine rare o collezionabili di un certo valore. Abbattere gli spaventapasseri, liberare gli accampamenti, eliminare i cecchini e i convogli è il modo migliore per potenziare Max e inoculare il suo virus nel sistema di Scrotus che, pezzo dopo pezzo, vede ritirarsi il suo regno come si sono ritirate le acque dal mondo decenni prima.

Amore

Il morbo di Mad Max

- Tendenzialmente, nei giochi ambientati in un mondo aperto sono ossessivo compulsivo: non mi presento alle porte del boss finale senza prima aver ripulito tutta l’area della sua presenza come una malattia che prosciuga la vittima prima di darle il colpo di grazia. Mad Max sembra essere pensato per questo scopo. È sempre possibile procedere ottenendo il minimo sindacale in termini di potenziamenti, arrivando al cospetto di Scrotus con quello che basta per competere ad armi pari, ma a mio avviso è preferibile arrivare di fronte a lui come una condanna senza appello. Spogliarlo pezzo per pezzo di ogni suo possedimento, diventare una leggenda ancor prima di bussare alla sua porta - sapendo di avergli tolgo il sonno, la speranza, i seguaci - è una soddisfazione profonda e basata su fondamenta di pazienza e meticolosità. Uno stile di gioco che forse non a tutti può andar bene, ma chi apprezza tali meccaniche ne troverà in Mad Max la quintessenza.

Ammirate la Magnus Opus!

- All’inizio è dura, la Magnus Opus delle prime ore perderebbe il confronto con una 600 Mirafiori guidata dal nonno di ritorno dal mercato, ma pezzo dopo pezzo, motore dopo motore, l’opera di Chumbucket prende la forma di un Cerbero su gomma e quando tutto è pronto i bruciatori issano lingue di fuoco e il rombo dei pistoni lanciati a folle velocità contro il nemico culmina in esplosioni che innalzano verso il cielo un solo feroce grido: “Ammiratemi!”. Vi sono momenti in cui gli scontri fra Max e i suoi avversari appaiono più come degli inseguimenti degni di un Benny Hill Show, con i due mezzi impelagati in un cerchio continuo nel tentativo di speronarsi a vicenda, però quando la Magnus Opus inizia a montare l’equipaggiamento giusto Mad Max restituisce degli inseguimenti, specie ai convogli, capaci di pompare adrenalina e donare nuova vita al termine “epico”. Per fare un esempio: monto sul tragitto di un convoglio, lancio la macchina a tavoletta fino a raggiungere la coda della carovana. Aggancio il paraurti dell’ultima macchina e con una spinta a base di nitro passo attraverso le lamiere della vittima mentre si sgretolano nel fuoco scaturito dall’esplosione del suo serbatoio. Nel frattempo mi affianco a due mezzi carichi di uomini pronti ad abbordarmi e li supero lanciando dalle fiancate delle lingue di fuoco che lasciano carne bruciata sui cassoni dei camion, arrivo all’altezza del mezzo pesante a difesa del camion. Il fidato Chumbucket spara un colpo di lanciarazzi disintegrando la corazza e io inizio a macinare la carrozzeria con le lame sui cerchioni, fino a quando il mezzo si ribalta e rotola lungo la scarpata. A quel punto è rimasto solamente il camion: lo supero, faccio testacoda e mi metto sulla sua traiettoria. Con l’arpione aggancio la ruota anteriore, gliela strappo e mente il bisonte di metallo inizia a sbandare mostrandomi il fianco, parto in accelerazione e con il nitro aperto al massimo impatto sulla cisterna illuminando il mondo con un nuovo sole. Sentite anche voi, ora, il bisogno di spruzzarvi vernice cromata sui denti?

Sabbia e cenere. Rovine ed echi

- La mitologia creata da Miller nella saga cinematografica di Mad Max avrebbe potuto comprensibilmente mettere in soggezione Avalanche Studios, ma il team svedese ha accettato la sfida e nel suo Mad Max ha dato vita a delle terre desolate affascinanti, nonostante fosse alto il rischio di annoiare visto il tema desertico di tutto il mondo di gioco. Ambientato sul fondo di un oceano ormai evaporato, Mad Max mi ha sorpreso chiedendomi di giocare con l’immaginazione nel momento in cui mi sono reso conto che tutte le strutture che vedevo non erano altro che costruzioni una volta bagnate dall’acqua e ora in secca. Non sono mura quelle all’orizzonte ma i moli di un porto, non è una torre la fortezza dove trovo riparo ma un faro, il mio nemico non risiede in un castello ma in una piattaforma petrolifera ormai alta come un grattacielo. Più avanti nell’opera si arriva addirittura a giocare con gli opposti: dove prima vi era oceano ci sono scogliere come monti e dove prima vi era l’uomo ora tutto è sommerso dalla sabbia. Infine, l’ultima area offerta da Mad Max è l’esaltazione della rovina dell’uomo, soffocato dai suoi stessi scarti, dai suoi stessi veleni ed errori.

È tempo di sloggiare!

- In uno strano scherzo del destino, un gioco creato per un mondo dove il motore è un oggetto divino e le macchine sono la cosa più sacra in circolazione, ho apprezzato maggiormente le parti a piedi, nello specifico le fasi in cui bisogna liberare gli accampamenti. Come già detto il combattimento corpo a corpo è tagliato su misura per la realtà in cui vive il nostro Santo Riluttante, e ogni accampamento risulta sempre diverso da quello precedente nella struttura e nelle sfide. Alcuni offrono, infine, dei panorami da screenshot selvaggio. Nota a margine: tutto il mondo di Mad Max sembra offrire l’esplosione come soluzione definitiva. Devi aprire una porta? Falla esplodere! Fermare una macchina? Falla esplodere! Abbattere una torre? Falla esplodere! Se l’umanità dovesse riuscire a risorgere dalle sue ceneri sarà un mondo di sordi.

Odio

Salve, mi chiamo Max e ho problemi motori

- Una volta sceso dalla macchina controllare Max si è rivelato una spesso una sfida. Se ad un certo punto una missione avesse previsto di ramazzare il suolo, non mi sarei sorpreso di vedere il mio uomo sfilare una scopa dal fondoschiena e mettersi all’opera. Un problema ancor più fastidioso sta nella decisione degli sviluppatori di usare il tasto A per tutte le azioni, dividendole in quelle dove bisogna premere velocemente il pulsante e quelle dove bisogna tenerlo premuto. Peccato che spesso tale divisione sia controproducente: per raccogliere un’arma da terra bisogna tenere premuto il tasto. Un’azione che nel mezzo di una rissa all’ultimo sangue, mentre si controlla una persona con evidenti danni al centro dell’equilibrio, risulta spesso e volentieri in un Max che si inginocchia verso un bastone solamente per prendersi una scarpata nel plesso solare. Una volta, nel tentativo di mangiare una scatoletta per cani, sono scivolato dal ponte sospeso sul vuoto sfracellandomi sulle rocce a fondo valle. È morto per del mangime per cani perché non sapeva ruotare il busto. Lui, il Santo, il salvatore, il cavaliere della strada. Vorrebbe il Valhalla, questo.

Am-Mi-Ra-Te-Mi

- Mad Max ha compiuto un’impresa: è uscito senza patch al day one. La cosa divertente è che in realtà ne avrebbe bisogno. Diversi bug, non gravi e principalmente legati all’interfaccia, affliggono il gioco e nelle aree avanzate, dove il numero di nemici tende ad aumentare, il frame-rate cala tanto da entrare nella fascia del “va a scatti”. Mentre si sta inseguendo un'orda di macchine corazzate e capaci di sparare fiamme, diventa un problema tanto grave da portare a rivalutare tutto il pacchetto. La speranza è che la cosa possa trovare presto una soluzione, anche se non mi sembra vi siano dichiarazioni in tal senso.

Questa è la tua storia? Mediocre!

- La trama di Mad Max si dipana attraverso una serie di missioni principali che tendono ad apparire decisamente poco incisive, soprattutto se poste a confronto con quello che si può fare in libertà vagando negli accampamenti o fra le dune. Verso gli ultimi atti torna ad alzare la posta in gioco, ma nulla di memorabile.

Ma quanti spaventapasseri hanno messo?!

- Fra le note positive citavo il sistema di conquista dei territori e di come il mio stile di gioco si sia trovato subito in sincronia con quanto proposto da Mad Max. Posso comunque comprendere chi dovesse trovare noiose e ripetitive meccaniche del genere, arrivando a vedere nel titolo un gioco diluito oltremisura con la speranza di allungare l’esperienza offerta (completare il gioco in maniera meticolosa mi ha richiesto circa 50 ore). A tal proposito consiglio un’attenta valutazione agli interessati che hanno trovato snervante liberare le torri di Far Cry, cercare le piume di Assassin’s Creed e via dicendo.

Tiriamo le somme

Mad Max è un gioco più che un’esperienza. Non offre una grande trama e certe scelte di gameplay potrebbero risultare ripetitive, oltre che sapere di già visto. Questo è decisamente un grosso punto a sfavore in un titolo che promette di tenervi impegnati diverse decine di ore, ma Avalanche nel farlo ci ha messo una cura che può scaturire solo dalla passione per il mondo creato da Miller e i giochi open-world, una combinazione che agli atti finali presenta un’opera solida, divertente e comunque in grado di offrire al giocatore uno scopo, un motivo per tornare volta dopo volta a bordo della Magnus Opus e puntare verso l’orizzonte. Supponiamo vi sia un seguito dove Avalanche risulti in grado di migliorare quello che non ha funzionato in questo primo viaggio: sarà sicuramente splendente e cromato.
8.0

Recensione realizzata grazie al supporto di Warner Bros. e Xbox.


c Commenti (9)

copertina

L'autore

autore

Un giorno qualcuno gli disse che c'erano altri giochi oltre Age of Empire. Da quel momento è alla ricerca dell'esperienza definitiva, molti sostengono faccia apposta a non trovarla per poter continuare a giocare. Convinto sostenitore de "il voto non fa il gioco", scrive su diversi siti, un paio addirittura creati da lui. Un giorno scomparira nel nulla in un vortice di gameplay, o impazzito scenderà in strada urlando di minacce a New York e brandendo una spada immaginaria.

c

Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
x Invio commenti disattivato per gli articoli più vecchi di tre mesi.
caricamento Caricamento commenti...