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Battlefield 4 (X1)
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Recensione - Battlefield 4 (X1)Xbox OneGame

Dopo aver analizzato la versione di Battlefield 4 per le console di vecchia generazione, è il momento di mettere sotto la lente d’ingrandimento quella per Xbox One: scopriamo insieme quali sono le novità proposte in multiplayer e se sono presenti dei miglioramenti a livello tecnico.

Il Gioco

È l’anno 2020 e ancora una volta le tensioni tra Stati Uniti d’America e Russia dominano lo scenario geopolitico mondiale, ma a subentrare con prepotenza nel conflitto è la grande potenza cinese: l’Ammiraglio Chang, con il supporto segreto dei russi, ha messo in piedi un colpo di Stato facendo credere ai media mondiali che il leader del governo Jin Jié sia stato assassinato dalle forze americane. Nel frattempo, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico sta navigando la portaerei d’assalto USS Valkyrie che ospita anche la Squadra Tombstone e il suo protagonista indiscusso, Daniel “Reck” Recker. Dopo una missione di ricerca informazioni a Baku, Azerbaijan, la notizia del colpo di stato viene confermata e così raggiunge le orecchie del Capitano Garrison che mette subito in piedi un piano. Da questo punto si districano tutte le vicende della campagna single-player di Battlefield 4 in cui la Squadra Tombstone sarà impegnata in varie missioni tra Medio Oriente, Asia e Cina: la formula rimane essenzialmente invariata, con la classica squadra formata da 3-4 componenti che è chiamata ad eliminare orde di nemici cinesi e russi nelle variegate ambientazioni proposte con tutte le armi e i mezzi a propria disposizione. Le uniche novità sono rappresentate dall’inserimento di una classifica single-player a punteggio (un po’ come era già stato proposto da Bulletstorm e tanti altri FPS), dove a seconda del tipo di uccisione effettuata si guadagnano un certo numero di punti utili a far sbloccare medaglie, e le Assegnazioni, ovvero mini obiettivi secondari presenti all’interno delle stesse missioni principali. Per quanto riguarda la longevità, che varia sempre a seconda della difficoltà scelta, la campagna si attesta intorno alle 6-8 ore di gioco.

Al centro dell’intera produzione rimane però il multiplayer, che questa volta riesce a portare su Xbox One le partite a 64 giocatori in Conquista e altre cinque modalità di gioco per un massimo di 32 giocatori, abbattendo finalmente quel muro fatto di caratteristiche tecniche esclusive che erano precedentemente riservate unicamente alla versione per PC. Quindi, oltre al ritorno delle favorite Conquista e Corsa, insieme a Deathmatch a Squadroni, Deathmatch a Squadre e Dominio che vennero introdotte nei più recenti capitoli della serie, vi sono le due nuove modalità denominate Annientamento e Disarmo: entrambe basate sul concetto di bomb-based gamemodes, ovvero sul piazzamento di una bomba sul territorio nemico, nel primo caso si gioca in squadroni da 12 giocatori ciascuno mentre nel secondo le due squadre sono composte da 5 giocatori ciascuna, non ci sono ticket di respawn e la partita si ritiene conclusa al termine di 6 turni da 1-3 minuti circa.

Per quanto riguarda le ambientazioni, questo quarto capitolo presenta al lancio 10 mappe, con le relative varianti dedicate alle singole modalità, alle quali si aggiungono i quattro scenari del DLC China Rising presente in tutte le confezioni del day-one e altre mappe che arriveranno con il programma Premium. Se negli anni siamo stati abituati a features come “Destruction” e “Destruction 2.0” che permettevano al giocatore di distruggere muri e piccoli abitati sul campo di battaglia, in Battlefield 4 fa il suo debutto “Levolution”, un sistema che attraverso determinate azioni simultanee dei giocatori è in grado di mutare radicalmente lo scenario (da una diga che viene fatta saltare in aria ad un gigantesco grattacielo di Shangai che collassa a terra e così via). Sul sistema di matchmaking, rimane invariata la ricerca automatica e manuale con il server browser, mentre il Battlelog ci aiuta a districarci con facilità tra tutte le varie opzioni del nostro soldato: da segnalare però la mancanza di una pre-lobby in cui potersi organizzare con degli amici ed entrare così a far parte di una stessa partita. Infine, sempre presente la modalità Comandante che questa volta può essere anche attivata e sfruttata attraverso un tablet appositamente collegato con la console.

Amore

Salto grafico

- Rispetto alla versione Xbox 360, su Xbox One si nota il netto salto grafico sia nella campagna in single-player che nel comparto multigiocatore: ci sono veramente tanti effetti d’illuminazione e filtri in più, ma il meglio ce lo regalano le numerose esplosioni generate da carri e granate, per non parlare di quando le fiamme iniziano ad avvolgere prepotentemente una determinata area della mappa. Un lavoro magistrale, grazie anche alla terza versione del motore Frostbite, che si avvicina sicuramente agli scenari che è in grado di regalare un PC con scheda grafica di fascia medio-alta. Da segnalare anche la totale assenza di tearing.

Level design

- Come sempre, oltre al comparto grafico l’altro fiore all’occhiello delle produzioni Battlefield è il team di designers: anche questa volta sono riusciti a ricreare delle ambientazioni interessanti che non annoiano facilmente e che cercano di diversificare quanto più possibile gli scontri, senza ricorrere ad una riproposizione eccessiva degli stessi pattern.

Un pizzico di stealth

- Ho trovato gradevole l’inserimento di fasi stealth all’interno della campagna, in cui siamo chiamati a non farci scoprire da guardie o veicoli, anche se alla fine tutto ciò si limita a pochi minuti di azione nell’ombra visto che bisogna necessariamente passare all’azione successiva e allertare la fazione nemica. Più che proporre questo schema a spizzichi e bocconi, sarebbe stato molto più efficace dedicare più della metà di un determinato capitolo a questo genere di approccio.

60fps e 64 giocatori

- Dopo anni passati a 30 frame al secondo, ritrovarsi i 60fps anche su Battlefield fa un certo effetto: le nostre azioni sono infinitamente più fluide e gli eventi spettacolari offerti dalla storia ne guadagnano in realismo. In multiplayer, le partite di Conquista a 64 giocatori riescono finalmente a popolare ogni angolo della mappa, quando invece in passato il massimo di 24 giocatori in ambienti così vasti ci costringeva quasi a vagare per molti secondi in un deserto fatto di cemento o fogliame. Che dire se non: finalmente!

Capacità di coinvolgimento

- L’esperienza multiplayer questa volta è più che mai coinvolgente, grazie alle numerose ambientazioni ben ricostruite sia nell’aspetto che nel design e alle modalità offerte. Una volta messo piede sul campo di battaglia, in particolar modo nelle zone più chiuse, si riesce a vivere una delle realtà belliche più divertenti e appassionanti di sempre. Se a tutto ciò uniamo lo spirito di squadra quando si gioca insieme ad amici e si comunicano strategie e posizioni nemiche, si può dire che Battlefield 4 proponga un online contenutisticamente perfetto.

Una Corsa tutta da rivivere

- Se in Battlefield 3 avevo preferito nettamente la modalità “Conquista”, in questo caso mi trovo a ribaltare completamente il mio giudizio: “Corsa” riesce ad offrire un giusto mix tra azione strategica e adrenalinica rispetto alla sua controparte storica, probabilmente per la definizione precisa dei ruoli nel corso di un intero turno senza scambi tra Aggressori e Difensori e delle mappe più adatte a questo tipo di meccanismo. Non volendo abbandonare del tutto l’idea di un “Cattura e mantieni la Bandiera”, ho invece ritrovato il mio ambiente ideale in “Dominio”, ovvero una sorta di “Conquista” concentrata e in miniatura dove non bisogna scorrazzare troppo tra un obiettivo e un altro e l’azione è più frenetica.

Che precisione!

- Spariti magicamente tutti i problemi di hitbox che affliggevano il gioco sulla 360, il pad della nuova Xbox risulta essere molto preciso nel puntamento dei nemici e molto più fluido negli spostamenti. La combinazione di questi due fattori migliora notevolmente il feeling delle sparatorie, a cui si aggiunge la vibrazione dei trigger che, soprattutto all’inizio, danno veramente la sensazione di star impugnando l’arma del nostro personaggio.

Odio

Bug e crash: maledizione infinita!

- Qui si apre il capitolo più grave del gioco, tanto da portare a chiedersi se il titolo sia stato sottoposto alla fase di testing. Se su 360 i salvataggi della campagna in singolo mi si sono corrotti al termine dell’avventura, su Xbox One non ho fatto in tempo ad iniziare il terzo capitolo che al successivo avvio del gioco sono stato costretto a ricominciare da capo: di conseguenza non ho potuto nemmeno verificare e confrontare i bug delle missioni “Mar Cinese Meridionale” e “Tashgar”. I caricamenti che bloccavano totalmente la console sono invece stati sostituiti dai crash: in questo caso, per fortuna, il sistema ci riporta automaticamente alla schermata Home e da lì possiamo tentare di riprendere il gioco.

Il lag non perdona

- Stranamente, la versione next-gen risente della presenza massiccia del lag rispetto a quello che avevo visto e provato sui server della vecchia generazione. Non c’è differenza tra una partita a 32 giocatori ed una 64: il ritardo sembra essere piuttosto stabile e costante, senza quindi essere influenzato dal maggior numero di persone presenti. Probabilmente questa latenza è anche dovuta all’affollamento generale e ai problemi tecnici dei primi giorni del lancio: confido che nel giro di 2-3 settimane tutto tornerà alla normalità, ma valeva la pena sottolineare questa ennesima differenza.

Una storia piena di cliché

- Se già nel terzo capitolo la Campagna di certo non brillava, in Battlefield 4 si è riusciti persino a peggiorarla: la trama risulta essere scialba, con una caratterizzazione dei personaggi poco approfondita e l’adozione di situazioni trite e ritrite: il protagonista che non parla, la squadra che miracolosamente si salva fin troppe volte, tradimenti e presunti tali che minano la fiducia del team, ecc. Ciò che manca è anche una certa creatività nell’armamento: non ci sono sorprese tecnologiche che possano modificare radicalmente gli eventi in corso e ci si rifà al classico arsenale militare visto in mille altri titoli. È ora di iniziare a riprendere la serie Bad Company che più di tutte era riuscita a costruire un buon intreccio, condito con tanta ironia e coralità.

I.A. – Incapacità Artificiale

- Nella maggior parte delle situazioni, i nostri compagni guidati dalla CPU risultano essere abbastanza inutili, forse anche per scelta dei programmatori. Ma la cosa più grave è il deficit di intelligenza delle truppe nemiche: scelgono posti ovvi per nascondersi, attaccano nei momenti sbagliati, non approfittano delle nostre debolezze. Non è nemmeno bello vederli seguire sempre uno stesso preciso comando: quando muore un loro compagno ad una torretta, subito, come soldatini perfettamente addestrati, gli si sostituiscono prendendone il posto. Il tutto ripetuto ad ogni nemico abbattuto nelle vicinanze, senza lasciar spazio ad altre tattiche offensive.

Tiriamo le somme

Battlefield 4 è riuscito ancora una volta a dare il meglio di sé nel comparto multigiocatore: il gioco potrà regalare un’infinità di ore a tutti gli appassionati del genere bellico e degli sparatutto online grazie all’ottimo design delle mappe e alla varietà delle modalità. La campagna single-player, al contrario, ha subito un drastico peggioramento a livello di trama, personaggi e situazioni proposte. Purtroppo il titolo presenta anche sulla nuova console Microsoft gli stessi gravi bug della versione 360 che rovinano completamente l’esperienza di gioco: di conseguenza entrambe le versioni della produzione non offrono distinzioni consistenti, se non nel miglior comparto grafico e di modalità online maggiormente popolate.
8.2

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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