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Cloudberry Kingdom

Recensione - Cloudberry KingdomXbox 360 DigitalGame

I platform game hanno fatto la storia dei videogiochi, e dopo un periodo di appannamento sembrano ora essere tornati più vigorosi che mai grazie all'impegno di sviluppatori indipendenti che stanno addirittura cambiando i connotati al genere, adottando stili spesso dissacranti e implementando trovate che stanno facendo una nuova scuola. Cloudberry Kingdom si affaccia quindi su un panorama in pieno fermento: vediamo se la sua proposta avrà l’impatto sperato dal team di sviluppo.

Il Gioco

Sviluppato da Pwnee Studio, Cloudberry Kingdom ha avuto la fortuna, per stessa ammissione dei due creatori, di incrociare il cammino di Ubisoft. Il colosso francese, apprezzando l’idea alla base del gioco, ha deciso quindi di portarlo su console. Quale idea, direte voi? La casualità. Attraverso un algoritmo in sviluppo da più di un anno, Cloudberry Kingdom è in grado di generare gli elementi dei livelli in modo sempre diverso. Non solo: i livelli non sono del tutto casuali ma tagliati sulle abilità dei giocatori come un vestito di fine sartoria. Bob, il protagonista del gioco, deve attraversare circa 500 (cinquecento!) livelli per poter andare a salvare la sua principessa, signorina di reale famiglia che lo ritiene un completo incapace e si guarda bene dal ricambiare la passione romantica che spinge il nostro avatar a rischiare la vita nei modi più assurdi possibili.

Questa, di fatto, è la descrizione della “campagna”, una delle tre modalità presenti nel gioco. Le altre due permettono di impostare moltissimi parametri per poter affrontare dei livelli su misura in grado di mettere alla prova anche i veterani di titoli come VVVVVV e Super Meat Boy. Le due modalità differiscono, sostanzialmente, per l’approccio iniziale. Se una permette di scegliere quali ostacoli inserire con maggior frequenza e quali togliere perché poco simpatici, l’altra è una semplice escalation di sadismo ludico che porta il giocatore verso vette in cui i riflessi umani dovrebbero andare a braccetto con il senso di ragno di Peter Parker.

Oltre a tutto questo, Pwnee Studio ha deciso di rendere variabile anche il personaggio con cui si gioca. Bob, oltre a poter essere personalizzato in aspetti come la capigliatura, il colore del mantello e del vestito, sarà vittima di alcune variazioni di gioco create per aumentare ulteriormente la difficoltà. In campagna, così come nelle modalità libere, mi sono trovato a controllare un personaggio rimpicciolito e alleggerito, uno armato di jetpack, addirittura uno legato ad una ruota di pietra che non poteva fare altro che rotolare e saltare. Tutte queste variazioni, quando non sono imposte (come in campagna) possono essere scelte liberamente per... masochismo? Nell’insieme superano la decina.

Come ciliegina sulla torta c’è l’elemento social. Avete superato un livello particolarmente ostico e volete vedere se i vostri amici ci riescono? Basta salvarlo e inviarlo. I malcapitati potranno così giocare quello stello livello, mettendo “in pausa” la generazione casuale delle stanze. Un modo come un altro per vendicarsi di qualche sgarro.

Amore

Ehi! Sei uno tosto...

- Cloudberry Kingdom è difficile. Cloudberry Kingdom ti sorride in modo infame e poi ti schiaffeggia con un laser, una palla chiodata, una piattaforma fantasma. Cloudberry Kingdom ti costringe a agire di puro istinto. Strizza l’occhio a titoli altrettanto difficili come i già citati VVVVVV e Super Meat Boy, offrendo una sfida fortemente consigliata solo a chi vuole sudare le proverbiali sette camice. Nota positiva a riguardo: i livelli hanno una durata che farebbe di Cloudberry Kingdom un ottimo gioco anche per piattaforme mobile come PS Vita, Nintendo 3DS o tablet. Beccando i salti giusti, un livello può infatti essere completato in meno di due minuti. Poi ne rimangono altri… tanti.

Non sono ancora stanco, fatti sotto!

- Le modalità libere, la campagna lunghissima e le molte personalizzazioni del gameplay fanno di Cloudberry Kingdom un titolo potenzialmente infinto, e, grazie alla generazione casuale dei livello, sempre diverso. Della serie: potete giocarci anche fra un anno tanto per vedere se avete ancora lo smalto del campione, o i riflessi del pensionato.

Odio

… sì, ma non ti allargare!

- Quando si parla di titoli difficili, erroneamente si tende ad associare “difficile” con “Impossibile” anche se sono due cose completamente diverse. Cloudberry Kingdom rientra spesso nel secondo termine. Alcuni livelli, specialmente fra quelli della modalità sopravvivenza, richiedono doti da medium per poter essere portati a termine. Tanto che ho avuto la sensazione, trovandomi di fronte a una parte farcita con un centinaio di laser, di essere in presenza di una trollata da parte degli sviluppatori (o del codice del gioco se vogliamo metterla in questi termini). Un livello del genere non era umanamente fattibile eppure c’era… quello non è essere “difficili” è essere… bhè, si capisce.

Abbiamo l’algo, sistemiamo il ritmo.

- Prendiamo un altro cavallo di razza della scuderia Ubisoft: Rayman. La melanzana sa essere bastarda, sa metterti in difficoltà, ma gode di una calibrazione tale che il suo muoversi è musica, è danza. Con il giusto tempismo è possibile attraversare un livello senza mai fermarsi, attraversando ogni ostacolo con un ritmo impeccabile e, dal punto di vista visivo, magico. Cloudberry Kingdom non riesce, purtroppo, ad offrire la stessa cosa. Principalmente per due motivi: l’algoritmo funziona, ma non così bene. È come se andasse a “gradoni”, quando vede il giocatore in difficoltà ricalibra la cattiveria del livello su un gradino più basso. Il problema è che queste variazioni hanno uno spettro di larghezza forse troppo ampio. Si passa dal morire per colpa di una commistione letale di piattaforme, palle chiodate e laser, all’attraversare il tutto sbadigliando perché sono state rimosse. Inoltre l’inerzia del personaggio, specialmente nelle sue varianti più strane, non è esattamente allo stato dell’arte. Molto spesso sono morto perché una volta atterrato, Bob ha deciso di slittare di qualche millimetro finendo in una della tante trappole. Un po’ come se fosse sulla luna, con una gravità tutta sua. Dopo un poco ci si abitua, ma rimane comunque la sensazione di non poter… danzare.

Noi ci siamo già visti…

- Lo stile grafico e artistico di Cloudberry Kingdom è coloratissimo ma non originale. La somiglianza, dal punto di vista estetico con altri esponenti più celebri (e non solo in ambito videoludico, si prendano Binding of Isaac o South Park ad esempio) viene affiancata da una scarsa originalità dei nemici. Hanno facce buffe e sono simpatici, ma siamo ben lontani dalle visioni di Braid o dalla raffinatezza di Rayman. Mario poi non lo chiamo nemmeno in causa perché se ne uscirebbe con un “It’s a Me!” un poco alla “You don’t say?!”

Tiriamo le somme

Cloudberry Kingdom è un titolo che offre molti contenuti e ha delle idee interessanti (più dell’algoritmo, personalmente ho apprezzato alcune trovate legate al personaggio, come il Wheelman o la navetta spaziale). È potenzialmente in grado di offrire una sfida infinita, purché si sia alla ricerca di qualcosa che non ha remore a colpire ai garretti appena si perde la concentrazione. Chi vuole solamente godersi un platform ispirato artisticamente potrebbe rimanere perplesso, e non poco, di fronte alla creatura Ubisoft.
7.0

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L'autore

autore

Un giorno qualcuno gli disse che c'erano altri giochi oltre Age of Empire. Da quel momento è alla ricerca dell'esperienza definitiva, molti sostengono faccia apposta a non trovarla per poter continuare a giocare. Convinto sostenitore de "il voto non fa il gioco", scrive su diversi siti, un paio addirittura creati da lui. Un giorno scomparira nel nulla in un vortice di gameplay, o impazzito scenderà in strada urlando di minacce a New York e brandendo una spada immaginaria.

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Commenti

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