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Need for Speed: Most Wanted
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Recensione - Need for Speed: Most WantedXbox 360 KinectGame

Nel tentativo di risollevare le sorti di una serie che con il passare del tempo ha subìto un drastico calo dell’apprezzamento da parte degli appassionati, Electronic Arts ha deciso di affidare lo sviluppo del nuovo Need for Speed: Most Wanted a Criterion Games, già autrice del capitolo Hot Pursuit uscito nel 2010 e, soprattutto, creatrice dell’ottimo Burnout. Fin dall’inizio dello sviluppo, lo studio inglese ha promesso ai fan del genere un nuovo punto di riferimento nel mondo dei racing game arcade, unendo in un solo gioco le caratteristiche migliori di Burnout e Need for Speed: saranno riusciti i ragazzi di Criterion a portare a termine un’impresa di questa portata? Scopriamolo nella nostra recensione.

Il Gioco

Sono passati addirittura 18 anni dal debutto della serie Need for Speed, con il primo capitolo che fece la sua comparsa nel 1994 su 3DO, PC, Playstation e Saturn. Il gioco ottenne fin da subito un enorme successo, puntando tutto su un modello di guida che all’epoca era uno dei più completi mai realizzati e su ciò che sarebbe diventato uno dei tratti distintivi dell’intera saga, ovvero gli inseguimenti della polizia. Da allora più di 20 diversi capitoli hanno invaso il mercato al ritmo di un gioco (a volte anche due) all’anno, inserendo di volta in volta qualche novità per mantenere vivo l’interesse del pubblico o, a volte, stravolgendo del tutto il gameplay per offrire qualcosa di totalmente nuovo. E così, sotto il nome di Need for Speed si sono avvicendati nel tempo racing game dalle caratteristiche più disparate: modelli di guida più o meno arcade, tuning, gare in città, gare su circuito, inseguimenti nei panni della polizia e chi più ne ha più ne metta. Questi continui cambi di rotta si sono però tradotti in numerosi alti e bassi nelle vendite e nell’apprezzamento di critica e pubblico, con vere e proprie killer application alternate a terribili flop. Per lo sviluppo del nuovo Need for Speed: Most Wanted, che porta lo stesso nome dell’amatissimo capitolo di debutto della serie su questa generazione di console, Electronic Arts ha chiesto e ottenuto la collaborazione di Criterion Games, studio inglese specializzato nella creazione di racing game arcade essendo lo sviluppatore che sta dietro all’apprezzata serie Burnout ed avendo lavorato anche a Need for Speed: Hot Pursuit.

E l’impronta di Burnout è chiarissima fin dalla prima partita a Need for Speed: Most Wanted: il gioco è infatti un racer open-world, ambientato nella fittizia città americana di Fairheaven. Il nostro scopo è quello di scalare la classifica dei piloti Most Wanted della città, sfidando ognuno di loro per poter vincere la loro macchina e sopravanzarli nella graduatoria. Per sbloccare i duelli contro i Most Wanted è necessario accumulare un determinato quantitativo di Speed Points, ovvero punti premio ottenibili vincendo le varie gare presenti nel gioco, sfuggendo alla polizia (e distruggendo i suoi veicoli durante gli inseguimenti), sfondando i cartelloni pubblicitari e i cancelli sparsi per la gigantesca città, sfrecciando a velocità folle davanti agli autovelox, provocando la distruzione dei veicoli avversari durante le gare (ovvero i celebri “Takedown” visti in Burnout) e portando a termine con successo derapate, sorpassi al limite, salti e via dicendo. Ma ovviamente la stragrande maggioranza di Speed Points si ottengono nelle gare, che rappresentano il vero cuore pulsante del gameplay di Need for Speed: Most Wanted: ce ne sono 5 per ogni auto, con difficoltà e numero di avversari variabili. Esse sono suddivise in 4 tipi: le classiche gare sprint, in cui andare dal punto A al punto B; le gare su circuito cittadino; le gare di velocità, in cui si è soli in pista ed è necessario arrivare al traguardo mantenendo una velocità media superiore a quella indicata a schermo; le Imboscate, in cui bisogna sfuggire alla polizia entro un tempo limite. In alcune di esse è presente la variabile della polizia, che come di consueto tenterà di fermarci in tutti i modi con strisce chiodate, posti di blocco e manovre aggressive in gran quantità. A seconda della posizione finale ottenuta, si guadagna un determinato quantitativo di Speed Points e la possibilità di applicare nuove modifiche all’auto utilizzata per migliorarne la performance. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, gli Speed Points non valgono anche come crediti da utilizzare per gli acquisti, visto che a conti fatti non servono: infatti le auto non vanno comprate nelle concessionarie come accade di solito in questo genere di giochi, ma vanno semplicemente trovate.

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Ognuna delle 41 auto (tutte su licenza) presenti nel gioco dispone infatti di 3 punti di scambio sparsi per la città, che una volta individuati durante l’esplorazione libera danno accesso all’auto che si trova in quel punto. 31 automobili sono presenti nel mondo di gioco fin da subito, mentre le altre 10 sono quelle guidate dai piloti Most Wanted e, come detto precedentemente, si vincono sconfiggendoli in complicate gare testa a testa. Una volta ottenuta un’auto, è possibile salirvi a bordo in qualsiasi momento semplicemente selezionandola dall’elenco. La lista delle auto possedute, le modifiche applicabili, le gare, la classifica dei Most Wanted, l’accesso alle partite multigiocatore e tutto quello che ci si aspetterebbe di trovare nel menu di gioco è in realtà consultabile direttamente in-game tramite il comodo sistema EasyDrive, che con l’utilizzo della croce direzionale permette di fare praticamente qualsiasi cosa senza mai uscire dall’abitacolo, tant’è che un vero e proprio menu al di fuori del gioco nemmeno esiste.

A livello di gameplay, Criterion ha creato un modello di guida leggermente più complesso rispetto al puro arcade della maggior parte dei Need for Speed ma, comunque, lontano anni luce dal livello di simulazione offerto da titoli come Forza Motorsport: le auto si comportano infatti in maniera tutto sommato realistica, anche se durante le derapate, le sportellate con le altre vetture o gli scontri con gli elementi dell’ambiente viene fuori tutto il lato arcade del titolo. Per quanto riguarda infine l’aspetto multiplayer, Electronic Arts continua sulla strada intrapresa negli ultimi anni riproponendo il celebre sistema AutoLog, che punta a creare un mondo di gioco in cui single e multi si integrino indissolubilmente: ad esempio, chi tra i nostri amici possiede il gioco comparirà nella classifica dei Most Wanted anche durante le nostre sessioni di gioco in single player (a patto ovviamente di essere connessi ad Xbox Live), così come ad ogni autovelox verranno indicate le velocità raggiunte dagli amici e su ogni cartellone pubblicitario comparirà l’immagine giocatore di colui che è già riuscito a sfondarlo. Il vero comparto multiplayer è invece accessibile utilizzando l’EasyDrive, e permette di sfidare amici e sconosciuti nelle stesse modalità di gara del single player, attraverso le quali è possibile guadagnare Speed Points che vanno a sommarsi a quelli ottenuti giocando da soli, e sbloccare diversi elementi utilizzabili per personalizzare le targhe dei propri veicoli.

Amore

Feeling totale

- Criterion è riuscita nell’impresa di creare un modello di guida che non si discosta troppo da quello a cui tutti i fan di Need for Speed sono abituati, ma che al tempo stesso aggiunge quel pizzico di complessità in più che rende la guida davvero appagante pur senza raggiungere alti livelli di simulazione. La difficoltà nel controllare le supercar incluse in Need for Speed: Most Wanted è assolutamente ben calibrata: dopo qualche ora a prendere confidenza con il sistema di controllo e il comportamento delle varie auto si raggiunge infatti un feeling pressoché totale con il sistema di guida, ma per portare a termine le gare più difficili in prima posizione rimane comunque necessario dare il meglio di sé in quanto a concentrazione e prontezza di riflessi. In definitiva, Need for Speed: Most Wanted dispone di un modello di guida a mio modo di vedere assolutamente soddisfacente, complicato al punto giusto e ricco di sfaccettature che i capitoli precedenti non avevano.

A chi serve il menu?

- Ho particolarmente apprezzato il funzionamento del sistema EasyDrive, che come detto in precedenza permette di fare praticamente qualsiasi cosa utilizzando il D-Pad senza la necessità di uscire dal gioco o di metterlo in pausa. Questo sistema di controllo è fatto in modo che bastino un paio di pressioni sul pad per selezionare praticamente qualsiasi cosa, riducendo davvero al minimo i tempi morti tra una gara e l’altra. In più, tramite l’EasyDrive è possibile avviare direttamente una gara senza doversi recare sul posto (a patto di averla già affrontata in precedenza, magari con un’altra auto) o salire a bordo di una vettura già ottenuta, senza dover raggiungere il punto di scambio. Insomma, pur trattandosi di un sistema tutto sommato semplice da realizzare, si tratta di una trovata che a mio modo di vedere calza alla perfezione con il funzionamento di un racing game open-world come questo.

Racing community

- Electronic Arts si conferma all’avanguardia nell’offrire un sistema che permetta di rimanere connessi con gli amici in qualsiasi momento, anche durante le partite in single player: il sistema Autolog permette infatti di tenere traccia dei risultati ottenuti dai componenti della lista amici che possiedono il gioco, potendo confrontare i traguardi raggiunti o sfidando i punteggi altrui per scavalcarli nelle classifiche dedicate. Come per altri titoli EA, la sensazione di far parte di un mondo condiviso con altri è effettivamente molto forte, e la continua ricerca di punteggi stellari per farsi notare nelle classifiche degli amici aggiunge indubbiamente qualche stimolo in più per continuare a giocare.

Aggressività prima di tutto

- Criterion ha dotato i piloti avversari e i poliziotti di un’aggressività decisamente sopra le righe, che trasforma ogni gara o inseguimento in una vera e propria battaglia suon di sportellate, tamponamenti, tagli di strada e via dicendo. Durante le gare i nostri avversari non perderanno infatti occasione per sbatterci fuori strada o contro qualsiasi ostacolo dell’ambiente circostante, al punto che i “takedown” diventano fondamentali per vincere una gara al pari della velocità pura. Ma in Need for Speed: Most Wanted anche i poliziotti non sono certo da sottovalutare: durante gli inseguimenti infatti le auto della polizia non lesineranno manovre estremamente aggressive nel tentativo di fermarci, anche a costo di mettere a rischio la loro stessa incolumità. Insomma, i piloti controllati dall’IA non solo sono davvero veloci, ma sono anche estremamente aggressivi: una variabile che aggiunge sicuramente un po’ di pepe al gameplay di questo titolo.

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Odio

Toh, una Lamborghini abbandonata!

- Il fatto che le auto vadano semplicemente trovate durante le fasi di esplorazione libera di Fairheaven, piuttosto che comprate o vinte (a parte le 10 possedute dai piloti Most Wanted), è di sicuro una caratteristica che modifica il gameplay in maniera sostanziale e che potrebbe far storcere il naso a molti. Infatti, dal mio punto di vista il fatto che fin dall’inizio sia possibile ottenere la stragrande maggioranza delle auto senza dover prima accumulare crediti né vincere gare a ripetizione toglie al gioco un pizzico di sfida, visto che di solito i titoli di questo genere sono basati su un sistema che richiede al giocatore di accumulare molti crediti da spendere nelle concessionarie o di vincere un grande numero di gare, prima di poter ottenere le auto migliori. Per come invece è strutturato Need for Speed: Most Wanted, la soddisfazione nell’ottenere una determinata auto è praticamente pari a zero.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

- Chi ha giocato ad un qualsiasi capitolo della serie Need for Speed conoscerà alla perfezione il cosiddetto “fattore elastico”, che purtroppo fa il suo ritorno anche nel nuovo titolo di Criterion. In pratica, questo sistema fa sì che maggiore è il distacco tra due auto e maggiore è la velocità della vettura che si trova ad inseguire, con il risultato che accumulare ad esempio 5 secondi di vantaggio non serve a niente in quanto l’auto che segue finirà sempre e comunque per rimontare nel giro di un paio di curve, trasformandosi per qualche centinaio di metri in un missile su quattro ruote. Lo scopo di questa funzione è presumibilmente quello di rendere ogni gara avvincente fino all’ultima curva, ma alla prova dei fatti non fa altro che limitare l’abilità del giocatore, visto che guidare alla perfezione serve a ben poco se in ogni caso l’auto che ci insegue troverà il modo di raggiungerci prima della fine della gara: è davvero difficile capire perché si continui ad insistere su questa strada, nonostante ad ogni capitolo della serie il pubblico critichi pesantemente la presenza di questo fattore.

E le personalizzazioni?

- Quasi tutti i capitoli della serie targata EA si sono sempre contraddistinti per la possibilità, più o meno massiccia, di personalizzare esteticamente la propria auto con modifiche sia fisiche (body kit, spoiler, cerchioni e via dicendo) che grafiche, con l’apice raggiunto nei capitoli Underground in cui la personalizzazione estetica era portata davvero all’estremo. Ma in Need for Speed: Most Wanted questa caratteristica è sparita del tutto, visto che l’unica possibilità di modificare esteticamente la propria vettura è passare davanti ad uno dei tanti meccanici sparsi per la città, che oltre a riparare ogni danno esteriore della vettura ne modifica all’istante il colore della carrozzeria, tra l’altro senza nemmeno la possibilità di sceglierlo. Anche le modifiche meccaniche, utili a migliorare esclusivamente la performance dell’auto, sono meno di 20 e sono le stesse per ogni vettura: decisamente poche possibilità di personalizzazione, per un titolo appartenente ad una saga che ne ha sempre fatto una caratteristica distintiva.

Tiriamo le somme

Questo gioco finirà per provocare giudizi estremamente diversi tra i giocatori: chi si era affezionato all’arcade nudo e crudo e alle possibilità estreme di personalizzazione che avevano caratterizzato la saga di Need for Speed nella maggior parte dei capitoli usciti fino ad ora, probabilmente storcerà il naso di fronte al nuovo Need for Speed: Most Wanted, che effettivamente ha poco in comune con gli episodi precedenti; quelli che invece amano i racing game di stampo arcade in generale, senza preferenze per una serie piuttosto che un’altra, potrebbero trovare nell’ultima creazione Criterion un titolo su cui passare davvero tante ore di gioco. Personalmente, pur non ritenendo Need for Speed: Most Wanted un nuovo punto di riferimento per i titoli di questo genere, lo trovo decisamente divertente, con un sistema di guida stimolante e un’ottima intelligenza artificiale, anche se parzialmente inficiato da qualche difetto e qualche scelta discutibile in alcuni ambiti del gameplay. Per questo gioco più che mai, consiglierei una prova joypad alla mano: solo così si può davvero capire se si adatti ai propri gusti.
8.3

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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