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Sherlock Holmes: The Devil's Daughter
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Recensione - Sherlock Holmes: The Devil's DaughterXbox OneGame

Dopo i consensi di critica e pubblico ricevuti per l'episodio Crimini e Punizioni, i ragazzi del team Frogwares ci riprovano con una nuova avventura grafica di stampo investigativo del mitico detective Sherlock Holmes. Accantonato definitivamente lo sviluppo su piattaforme di precedente generazione, come se la sarà cavata stavolta lo studio ucraino con Sherlock Holmes: The Devil's Daughter? Scopritelo nella nostra recensione.

Il Gioco

Sherlock Holmes: The Devil's Daughter è il diretto seguito della precedente avventura, Sherlock Holmes: Crimini e Punizioni, uscita nel 2014; un’avventura grafica di genere investigativo in cui vestiamo i panni del celebre investigatore Sherlock Holmes coadiuvato dal fedele amico e collega dottor Watson, alle prese con dei casi da risolvere nella Londra vittoriana minuziosamente descritta nei libri di sir Arthur Conan Doyle. Durante le nostre indagini abbiamo a disposizione i talenti peculiari del protagonista per analizzare e interrogare i sospettati e, ovviamente, passare al setaccio le scene del crimine. Sherlock Holmes infatti gode di un intuito senza eguali, riprodotto videoludicamente attraverso due distinti modi di percepire la realtà, attivabili mediante la pressione dei due tasti dorsali del pad. La prima delle due visuali, richiamabile con il dorsale destro, ci permette di accedere a una sorta di sesto senso con cui Sherlock Holmes potrà individuare alcuni elementi dello scenario abilmente celati, mentre l’altra ci consente di concatenare elementi accaduti nel passato e ricostruirli per comprendere al meglio la dinamica del caso che saremo chiamati a risolvere. Tali abilità visive, per quanto richiamabili a piacimento, sono comunque richieste solo in alcuni momenti precisi del gioco. Un altro talento di Holmes su cui possiamo sempre contare è il suo spirito di osservazione, che ci troveremo a utilizzare ogni qual volta dovremo interrogare un sospettato. Sfruttando questa particolare abilità, che ci permette di passare letteralmente al setaccio il corpo del nostro interlocutore con lo sguardo attento di Holmes, possiamo tracciare un identikit del sospettato e accedere ad alcune deduzioni che potremo utilizzare a nostro vantaggio attraverso dei quick-time-events durante gli interrogatori, scoprendo così se il sospettato ci sta mentendo o ci sta nascondendo parte della verità.

Se nel titolo precedente, Crimini e Punizioni, impersonavamo uno smargiasso Sherlock Holmes perennemente in cerca di emozioni forti, alle prese con indagini di ordinaria amministrazione; in questo Sherlock Holmes: The Devil's Daughter scopriamo invece un lato più umano e paterno del protagonista, che sarà chiamato risolvere dei brutali casi di omicidio apparentemente slegati tra loro ma che poi si riveleranno collegati da un elemento comune che coinvolgerà il povero Holmes in prima persona. Come se non bastasse, il protagonista dovrà inoltre far fronte anche alla convivenza con una misteriosa e affascinante vicina di casa e all’inaspettata visita di Kate, figlia adottiva di Sherlock, reclamata da forze maligne appartenenti a un antico e pericoloso rivale.

MX Video - Sherlock Holmes: The Devil's Daughter

Sherlock Holmes: The Devil's Daughter introduce svariate novità rispetto al precedente capitolo. E’ possibile ad esempio notare fin da subito un comparto grafico migliorato, in cui i modelli di Holmes e di Watson sono stati ridisegnati e ringiovaniti, assumendo maggiormente le sembianze delle loro controparti cinematografiche interpretate rispettivamente da Robert Downey Jr. e Jude Law. Il titolo propone anche un’interfaccia di gioco più snella e la possibilità di giocare l’intera avventura in prima persona, fattore che si sposa perfettamente con l’elemento innovativo più importante introdotto dal team di sviluppo: l’esplorazione degli ambienti. In questo capitolo, infatti, abbiamo la possibilità di vagare liberamente per le vie di Londra all’interno dei differenti quartieri che visiteremo per raccogliere indizi sulle scene del crimine. Ovviamente non sarà possibile farlo in tutte le location in cui ci recheremo, ma diciamo che la maggior parte delle zone in cui ci troveremo ad investigare saranno così dense di vie e vicoletti, da farci perdere l’orientamento e costringerci a chiedere ai passanti informazioni sulla giusta strada da percorrere.

A questo proposito il team di sviluppo ha fatto un buon lavoro sulle scenografie dei labirintici vicoli di Londra, fumosi, sporchi e per lo più malfamati, spesso abitati da mendicanti o ubriachi che smaltiscono la sbornia straparlando e barcollando. Peccato che la stessa cura non sia stata destinata ai passanti e ai personaggi di contorno, complessivamente realizzati piuttosto male e molto poveri di dettagli, specie se visti da vicino, ma nel complesso il colpo d’occhio è davvero buono complici i filtri, il nuovo sistema d’illuminazione e i magnifici effetti particellari utilizzati da Frogwares. Oltre a godere degli scorci grotteschi della Londra di fine ‘800, l’esplorazione delle location ci dà anche la possibilità di prenderci una pausa dalle indagini e farci un giretto tra le vie di Baker Street, quartiere in cui vive e opera Sherlock Holmes, prendendo parte a varie attività ludiche presenti in strada. Possiamo infatti cimentarci in gare di tiro al bersaglio con alcuni agenti di polizia, oppure prendere parte ad incontri di boxe clandestino con dei teppisti locali, o magari prediligere delle più tranquille competizioni di freccette o di braccio di ferro.

Tra le altre aggiunte importanti fornite al titolo vanno segnalati nuovi minigiochi che ci permettono di origliare delle conversazioni o ad attraversare dei passaggi in equilibrio su travi, mediante l’uso combinato delle levette analogiche. Durante alcuni minigiochi, poi, il titolo ci mette talvolta anche ai comandi di altri personaggi, come ad esempio l’infaticabile Wiggins, il piccolo informatore di Holmes, con il quale possiamo effettuare dei pedinamenti, oppure Toby, l’indolente cagnolone di Holmes, per sfruttare il suo infallibile olfatto alla ricerca di tracce odorose, ed è possibile impersonare anche Watson per usare le sue abilità con la rivoltella e aiutare il protagonista in alcune fasi di gioco in cui saranno indispensabili delle azioni combinate tra i due. Oltre a tutti i già ben collaudati minigiochi visti in Crimini e Punizioni, relativi allo scassinare serrature e utilizzare i vari strumenti di ricerca presenti all’interno dello studio di Sherlock Holmes, in questo capitolo sono poi presenti anche delle fasi stealth di blanda fattura e numerose scene d’azione che spesso premono con forza il pedale del ritmo di gioco, pur non snaturandone troppo la struttura di avventura grafica ragionata.

Nonostante le aggiunte, la struttura di Sherlock Holmes: The Devil's Daughter rimane per lo più la stessa già vista sul capitolo precedente, mutuandone purtroppo le stesse problematiche. Tralasciando il comparto tecnico, migliorato ma ben lontano dall’essere impeccabile, il titolo soffre ancora una volta di caricamenti estenuanti che si presentano anche piuttosto spesso durante l’avventura, dato che le indagini di Holmes ci portano a visitare luoghi differenti e a tornare spesso in studio per analizzare le prove. C’è di buono almeno che, durante le lunghe traversate in carrozza che hanno la funzione di schermata di caricamento, possiamo ingannare il tempo ripassando gli indizi in nostro possesso sul taccuino di Holmes e consultare il menu delle deduzioni, una sorta di schema mentale già visto nel capitolo precedente in cui il protagonista può concatenare tra loro le varie prove ottenute al fine di giungere alla conclusione del caso. Conclusione che in questo capitolo può anche essere errata, permettendoci comunque di proseguire verso il caso successivo dei cinque totali, che dopo una quindicina di ore di gioco, ci condurranno infine a un’ultima impresa al cardiopalma.

Amore

Papà Sherlock

- La versione del protagonista ritratta in Sherlock Holmes: The Devil's Daughter si dimostra più assennata e meno eccentrica di quella vista sul capitolo precedente, che si lasciava spesso andare in comportamenti psicotici, al limite della demenza senile. Forte della sua eleganza e del suo inarrivabile carisma, superati solo dall'enorme talento e l’incrollabile freddezza, l’incarnazione della creatura di Conan Doyle riproposta dal team Frogwares in questo titolo rende più che mai giustizia al personaggio dei romanzi, conferendogli anche un’insolita umanità e un inaspettato istinto paterno che lo rende insicuro, fragile e fallibile, tutti fattori che aumentano non poco la drammaticità della narrazione, già di ottima fattura.

Andiamo a farci un giro

- Oltre all’introduzione della visuale in prima persona, ennesima aggiunta di peso in Sherlock Holmes: The Devil's Daughter è la possibilità di esplorare a piacimento molte delle location in cui verremo chiamati ad investigare. La zona più grande da visitare è proprio Baker Street, il quartiere dove vive Sherlock Holmes, in cui possiamo prendere parte a svariati minigiochi per ingannare il tempo. E’ possibile praticare incontri di boxe clandestini, prendere parte a gare di tiro al bersaglio, di freccette e di braccio di ferro. Non tutte le zone esplorabili conterranno elementi con cui interagire, ma la maggior parte di queste offrono degli scorci londinesi molto evocativi.

Più minigiochi, più azione

- Rispetto al precedente capitolo, Crimini e Punizioni, il titolo offre una maggiore varietà in quanto a gameplay, introducendo nuovi minigiochi in cui controlliamo non solo Sherlock Holmes ma anche altri personaggi, prendendo parte a pedinamenti e a fasi stealth in cui dovremo superare delle aree di gioco ben sorvegliate da nemici senza farci individuare. Non mancano ovviamente tutti i minigiochi già visti sul capitolo precedente, che ci consentono di scassinare le serrature, raccogliere e analizzare gli indizi nello studio del protagonista, e le sezioni in cui ci troveremo a gestire sia Sherlock Holmes che Watson per agire su meccanismi combinati.

Odio

Caricamenti estenuanti

- Uno dei problemi maggiori legati al gioco sono i lunghi caricamenti durante gli spostamenti tra una location e l’altra. Alcuni di questi riescono a durare anche interi minuti e purtroppo una delle aree di gioco che il titolo impiega maggior tempo a caricare è Baker Street, il quartiere in cui risiede lo studio di Holmes e in cui dovremo fare spesso ritorno per consultare gli archivi e utilizzare il laboratorio del protagonista. Nonostante la possibilità data dal team di sviluppo di ingannare il tempo consultando le prove e il menu delle deduzioni durante le traversate in carrozza (ovvero le fasi di caricamento presenti tra una zona e l’altra) i caricamenti risultano comunque estenuanti, soprattutto perché affrontando i cinque casi che compongono il titolo, ci troveremo spesso a spostarci tra le varie location presenti nel gioco e l’attesa generata dai caricamenti spezza molto il ritmo generale.

Nuova avventura, vecchi problemi

- Nonostante le migliorie introdotte sul comparto tecnico da Frogwares grazie all’abbandono della matrice di sviluppo cross-generazionale, Sherlock Holmes: The Devil's Daughter è ancora un titolo graficamente altalenante che mutua le stesse perplessità già viste in Crimini e Punizioni. Le animazioni dei personaggi sono ancora legnose, a cominciare da quelle del protagonista. Fortunatamente la visuale in prima persona viene incontro a questa défaillance evitandoci lo spettacolo del povero Holmes che cammina e corre come se avesse una grossa stampella infilata nella giacca (per non dire altrove…) ma purtroppo il problema persiste anche sugli altri personaggi, specie quelli di contorno sparsi per le vie di Londra, realizzati con un dettaglio grafico spesso imbarazzante.

Tiriamo le somme

Sherlock Holmes: The Devil's Daughter introduce nuovi interessanti elementi narrativi che conferiscono maggiore umanità e carisma al protagonista e arricchiscono il pathos dell’ottima trama affiancandoli a gradite novità del gameplay come la visuale in prima persona, i nuovi minigiochi ed una maggior dose d'azione in generale; protagonisti assoluti dell’opera restano comunque l’investigazione e tutti quegli elementi di gameplay che hanno reso il precedente capitolo, dal quale però ha purtroppo ereditato anche i difetti. Personaggi poco dettagliati e dalle animazioni legnose, unitamente agli estenuanti caricamenti, sottraggono infatti valore ad un titolo altrimenti molto valido. Tirando le somme, consiglio l’acquisto immediato del titolo principalmente agli inguaribili fan del mitico Sherlock Holmes, mentre gli altri potrebbero voler attendere un ribasso di prezzo.
7.6

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L'autore

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Classe '79, sound designer di professione. La sua incrollabile passione per i videogiochi nasce solo all'inizio degli anni '90 e viene presto affiancata da quella per il doppiaggio. Col passare del tempo la sua carriera di videogiocatore onnivoro si focalizza sulla scena PC, ma poi assume sembianze più mature con l'avvento di PlayStation e di tutte le successive console che prenderanno lentamente possesso di casa sua.

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