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Syndicate
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Recensione - SyndicateXbox 360Game

Con la fusione dello studio Bullfrog all'interno di EA UK, il destino delle proprietà intellettuali nate dalle menti di Les Edgar, Peter Molyneux e compagnia sembrava ormai segnato. A ridar vita ad uno di questi brand ci pensa però Starbreeze, proponendo al pubblico un Syndicate completamente ripensato (da strategico a sparatutto in prima persona) per rispecchiare i tempi moderni. Scopriamo insieme cosa ha da offrirci questo reboot della storica serie.

Il Gioco

È l’anno 2069 e sono passati diversi decenni da quando l’Eurocorp diede vita al Dart, un microchip installato nel corpo degli uomini con la funzione di visualizzare e connettere altri dispositivi in modo semplice e rapido. Con il passare del tempo sono nate altre corporazioni che hanno ridefinito le società e praticamente sostituito i centri di potere; ad oggi sono in lotta tra loro per cercare di dominare su tutta la concorrenza e cercare ovviamente di non farsi rubare i propri progetti e brevetti. In un mondo in cui ormai la tecnologia la fa da padrone, gli umani che non si prestano all’inserimento dei chip non risultano altro che pedine sacrificabili se si trovano nel bel mezzo di uno scontro tra due organizzazioni. Nel frattempo alla Eurocorp si sta testando da molto tempo una nuova versione del Dart, la numero 6.1, e l’agente Miles Kilo è uno dei pochi privilegiati a poter provare questa nuova revisione del chip prima della sua messa a punto definitiva. Proprio da qui parte la storia di Syndicate: nei panni di Kilo ci troviamo legati ad una sedia e veniamo svegliati bruscamente da un soldato che in qualche modo sembra ci stia aiutando ad inizializzare il sistema, ma in realtà non vuole altro che farci del male. Mentre gli altri militari stanno per scoprire cosa sta succedendo, visto che abbiamo fatto fuori uno di loro, riusciamo a liberarci grazie alla pressione ripetuta del tasto X: d’ora in poi sarà un susseguirsi di fughe e sparatorie in cui ci faremo conoscenza con l’interfaccia del Dart 6 ed effettueremo le prime violazioni. Gli eventi ci porteranno poi a fare la conoscenza di personaggi centrali per la storia: la dottoressa Lily Drawl, l’agente Merit e Jack, ovvero colui che è a capo della Eurocorp.

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Dopo una introduzione con i fiocchi, si entra infine nel vivo dell’azione: con il passare delle missioni abbiamo a disposizione sempre più aggiornamenti e potenziamenti veramente utili sul campo di battaglia, soprattutto perché coinvolgono non un singolo individuo ma più persone. Prima dell’utilizzo di questi poteri veniamo catapultati in camere virtuali in cui poterli provare: in sostanza sono dei tutorial davvero particolari e ben fatti, anche se brevi, in cui poter mettere alla prova le nostre capacità su soggetti, luoghi e situazioni prodotte artificialmente. Una volta in battaglia non saremo sempre in grado di poter sfruttare queste funzionalità: dopo il primo utilizzo il sistema ci richiederà altra adrenalina da impiegare per questi poteri e la potremo guadagnare solo uccidendo ed agendo al meglio. Più serie di distruzioni e violazioni si effettueranno, più adrenalina guadagneremo e potremo spendere per questi bonus. Le venti missioni proposte hanno una durata variabile e alla fine di ognuna il gioco produce un riepilogo in cui poter visualizzare tutte le nostre statistiche (tempo impiegato, distruzioni effettuate, adrenalina guadagnata, danni subiti…) e anche i nostri record personali, visto che ogni volta potremo migliorarli rigiocando un determinato capitolo. Oltre alla campagna single-player, Syndicate può vantare una modalità cooperativa in cui quattro agenti, ognuno con classi diverse, poteri personalizzati ed ovviamente chip Dart innestati, devono collaborare per portare a termine con successo vari compiti assegnati dal sistema.

Amore

Oscar al team artistico

- Il lavoro svolto dal team artistico, in collaborazione naturalmente con quello grafico, è davvero notevole specialmente nel ricreare un’atmosfera perfetta per tutte le ambientazioni futuristiche proposte: dai dettagli di un determinato locale, all’illuminazione e agli effetti di luce, alle texture e alle palette cromatiche. Sembra, in certi contesti, di ritrovare, in forma tecnicamente inferiore, tanti elementi da prossima generazione offerti nella tech demo Samarithan di Epic: luci, ombre e riflessi sono curati sotto ogni aspetto e la loro resa è realistica.

Un mondo credibile

- Grazie anche ad una realizzazione tecnica sopra la media e alle idee degli sviluppatori nel creare ambientazioni, stili ed atmosfere adatte per il periodo preso in considerazione, il mondo di gioco risulta molto credibile: nulla di troppo esagerato o lontano da una realtà futuristica e da una società che tende sempre a voler avanzare tecnologicamente. I due aspetti che mi sono piaciuti maggiormente, e che andavano certamente approfonditi, sono stati quello dello spionaggio industriale e del controllo dei cittadini.

Dart-6

- L’idea di costruire un’interfaccia futuristica che possa esprimere al meglio la condizione di quegli uomini che hanno scelto di integrare nei loro corpi un chip della Eurocorp è riuscita ottimamente nella selezione di aggiornamenti e potenziamenti, un po’ meno in ciò che si visualizza a schermo (ma questo lo analizzeremo in seguito). La parte più interessante è la possibilità di manipolare la mente degli altri utilizzatori di chip neurali attraverso poteri come Suicidio (il soggetto che si uccide coinvolge anche gli altri nelle vicinanze) e Persuasione (il soggetto vede come nemici i suoi precedenti alleati) e di effettuare violazioni per capovolgere la situazione a nostro vantaggio (convertire ad esempio una torretta nemica). Molto utile, infine, la possibilità di rallentare la realtà per una maggior precisione dei proiettili o per permetterci di eseguire più azioni in un tempo limitato.

Esperienza tosta

- Solitamente quando il gioco si presenta frustrante di proposito tendo ad inserirlo come un punto a sfavore del titolo. In questo caso penso che gli sviluppatori abbiano voluto rendere tutto più tosto per due semplici motivi: dimostrare che il protagonista non può essere sempre il solo a prevalere sugli altri in un mondo che dovrebbe essere vasto e popolato da altrettanti abili individui, e realizzare delle boss fight degne di questo nome. Parlando di quest’ultime, il team di sviluppo si è concentrato nel trovare idee originali: citando solamente il primo boss, molti usciranno pazzi a seguirne i suoi movimenti vista la capacità di sdoppiarsi, duplicarsi, muoversi velocemente e fare uso di acrobazie molto coreografiche. Non mancheranno infine situazioni estreme con inseguimenti difficoltosi e sparatorie intense: non arrendersi mai e usare sempre il Dart è ciò che serve sapere per concludere l’avventura con meno fallimenti possibili.

Sorpresa cooperativa

- Sono rimasto veramente colpito dal comparto multigiocatore di Syndicate e tutte le mie perplessità sono subito svanite. L’intento è molto simile a quello proposto da Brink, con l’unica differenza che qui non abbiamo come nemico alcun avversario umano. Il nostro compito è portare a termine, insieme ad altri tre compagni, la missione che ci è stata assegnata nel minor tempo possibile e con il maggior numero di aiuti, violazioni, uccisioni e combo per ottenere quanti più punti possibili. A disposizione dei giocatori ci sono 9 ambientazioni (tutte ben strutturate e mai scontate), diverse classi predefinite ma completamente personalizzabili e la versatilità dei potenziamenti Dart. Appagante, frenetica e divertente: un vero e proprio colpo messo a segno.

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Odio

Storia poco profonda

- Uno dei difetti principali di Syndicate è da riscontrarsi nella trama decisamente poco sviluppata che riesce a risollevarsi solo nelle battute finali dove, naturalmente, tutti i nodi devono venire al pettine. Per la maggior parte delle missioni ci si limita a portare a termine un comune obiettivo come può essere quello di recuperare informazioni fondamentali, fermare un tentativo di spionaggio industriale oppure raggiungere un determinato luogo. Il giocatore, senza poter sapere subito quale sia lo sviluppo prossimo della storia, viene così intrattenuto con task secondari che ormai sono troppo comuni nel campo degli sparatutto in prima persona. C’è da dire inoltre che il team di sviluppo poteva impegnarsi maggiormente nel fornire un’esperienza single-player più longeva, soprattutto per le potenzialità di un titolo del genere, piuttosto che andare verso le solite 10-12 ore di gioco.

Interfaccia complicata

- Fin dai primi capitoli ho trovato l’interfaccia di gioco abbastanza complicata, non perché necessiti di impegno per essere memorizzata ma perché è fin troppo ricca di dettagli (quasi ogni oggetto restituisce un’informazione a schermo) e le scritte che compaiono in caso di violazioni, potenziamenti e obiettivi sono troppo piccole anche stando a distanza ravvicinata. In diverse occasioni ho trovato inoltre una leggera difficoltà a ritrovare il percorso giusto o l’azione da compiere per andare avanti: si tratta di esplorare e interpretare il gioco in tempo reale per capire cosa bisogna fare. Visto che è sostanzialmente un FPS molto guidato, bastava indicare meglio la posizione da raggiungere.

Questione di tentativi

- Più volte mi sono ritrovato ad andare avanti per tentativi, specialmente in situazioni che non sembrano chiare a prima vista: si trattava sostanzialmente di scegliere quale approccio adottare (tattico, aggressivo, …) e se ciò che si era scelto di fare non era in linea con ciò che il gioco richiedeva in tale momento, allora il rischio fallimento era praticamente dietro l’angolo. Un chiaro esempio è rappresentato da uno dei livelli ambientato sulla “Balena” (tra l’altro riportata come “Ballena” nelle schermate di caricamento) dove all’improvviso si attivano droni-torretta a ripetizione, oltre a trovarsi davanti tre soldati e un percorso fin troppo scoperto. Avevo così scelto di eliminare i droni uno ad uno e poi procedere: inutile provarci, meglio essere dinamici.

Tiriamo le somme

Syndicate è un prodotto ottimamente confezionato dal punto di vista tecnico e gli sviluppatori si sono concentrati più sulla costruzione di meccaniche di gioco efficenti e di ambienti adatti al contesto piuttosto che ad una storia longeva, ricca e profonda. Con una trama più avvincente, particolareggiata e duratura ed una struttura più libera che guidata, il titolo di Starbreeze avrebbe rischiato di diventare un vero e proprio gioiellino da prendere come modello per i futuri FPS appartenenti allo stesso genere: la mossa del publisher e del team di sviluppo ha un retrogusto amaro e si ha quasi la sensazione che quel che si ha di fronte non sia altro che un esperimento alla Mirror’s Edge: in breve, tante potenzialità poco sfruttate a causa di decisioni inspiegabili. Per il resto, si tratta di uno sparatutto in prima persona che potrà soddisfare i gusti della classica platea da FPS e dei fan del genere ma che deluderà quasi sicuramente chi è alla ricerca di un’esperienza alla Deus Ex. Certamente da provare, tenendo però in considerazione i difetti già citati.
8.0

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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